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Autore: Reiko_Hatsune    30/08/2015    1 recensioni
Scritta con la collaborazione di Akari Sakura Uchiha ♥
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Quattro amiche ricevono all'improvviso un incarico piuttosto impegnativo che le costringerà a viaggiare per tutto il Giappone e ad avere a che fare con i Miracoli e con i Generali Senza Corona, come reagiranno alle contrastanti personalità dei giocatori più forti di tutta la Nazione? Cosa succederà quando si riuniranno tutti in un unico luogo?
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ATTENZIONE: potrebbero esserci modifiche nel rating.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiseki No Sedai, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 3
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Aprì pigramente gli occhi e, con la vista ancora appannata, cercò di distinguere quello che era di fronte a lui. Gli ricordava vagamente un volto, ma sapeva che Tatsuya durante il sonno era praticamente immobile, tanto che delle volte sembrava un cadavere. Dopo qualche secondo riuscì a mettere a fuoco e per poco non cacciò un urlo, si trattenne anche dal saltar via dal futon non appena si accorse del suo braccio che stringeva delicatamente quella vita tanto sottile:
  “A-Akari.”, Kagami prese a guardarsi attorno confuso mentre il suo volto diventava di un colore simile ai capelli di un certo Diabolico Imperatore.
Un soffio leggero gli giunse alle orecchie e vide Himuro che si portava un dito davanti alle labbra tese in un leggero sorriso:
  “Non fare rumore, rischieresti di svegliarla.”, per poco Taiga non lo insultò, ma si limitò a fulminarlo con lo sguardo prima di riportarlo sulla ragazza.
  “Che diamine di fa lei qui?”, cercò di sussurrare, ma gli uscì comunque un mezzo urlo e Sakura, disturbata, mugugnò arricciando il naso.
  “E lo chiedi a me?”, domandò Tatsuya divertito dalla reazione del suo migliore amico che non smetteva di agitarsi.
Dopo dieci minuti buoni passati a discutere sopra la testa della ragazza che continuava a riposare incurante, i due decisero di uscire dalla stanza cercando, ovviamente, di fare quanto meno rumore possibile. Una volta fuori i due ripresero a discutere sul perché ci fosse Sakura nella loro stanza.
 
La mattina era arrivata prima del previsto e per  Reiko fu una tortura diversi alzare, soprattutto al ricordo di quanto era successo la sera prima. Si costrinse a scendere dal comodo e caldo letto e a raggiungere la cucina in perfetto stile zombie dove ad attenderla c'era un sorridente Teppei; non si dissero nulla, entrambi la mattina erano ancora troppo addormentati per dire qualsiasi cosa all'infuori del buongiorno spontaneo.
Non sapeva con esattezza il motivo, ma Hatsune si sentiva addosso una strana sensazione, come se qualcosa stese per accadere qualcosa di brutto. C'era qualcosa che le attanagliava lo stomaco e che non le permise di toccare cibo, cosa insolita vista la sua costante e implacabile fame, e proprio per quel motivo, Hatsune aggiunse un punto a favore del suo brutto presentimento.
Le cose nel corso della mattinata non fecero che peggiorare, alle prove infatti mancava Yuki:
  “Che fine ha fatto quella?”, sbottò Hana facendo guizzare tutt'intorno i suoi occhi cremisi. Era davvero arrabbiata con la rossa.
  “Itou-senpai, magari è in ritardo.”, Kagami tentò di giustificare Nagai, ma con scarso successo.
 
Non era andata alle prove perché non aveva voglia, a dire il vero moriva dalla voglia di provare le nuove bacchette, ma si era sentita il dovere di fare prima una cosa importante.
Mosse esitante un passo e, così facendo, varcò il cancello dell'istituto superiore Kaijou. Si sentì subito addosso gli occhi di tanti, troppi ragazzi, ma fece del suo meglio per ignorarli. Raggiunse svelta l'ingresso curandosi bene di non guardare negli occhi nessuno. Una volta all'interno dell'imponente e ultramoderna struttura iniziò a guardarsi intorno smarrita, era più grande della Seirin, più piccola della Morisaki, ma faceva comunque un effetto di immensità impressionante.
Prese a girovagare senza una meta ignorando gli sguardi perplessi di studenti e insegnanti finché non riconobbe una certa voce. Si diresse verso la fonte che se ne stava in quella che doveva essere la sua classe. Lui era circondato da un ammasso di ragazze urlanti e dagli occhi a forma di cuoricino, tutto quello Yuki lo trovava semplicemente rivoltante. Il ragazzo biondo stava tentando di liberarsene con i suoi sorrisi, e quando notò la rossa i suoi occhi si illuminarono:
  “Nagaicchi!”, santo cielo che nomignolo imbarazzante. Kise si fece strada a forza finché, con un ultimo slancio, si ritrovò di fronte alla giovane batterista.
  “Idolatrato come al solito vedo.”, disse lei con una punta di fastidio.
  “Sì, ogni giorno è sempre la stessa storia. Comunque, come mai sei qui?”, il modello rise appena prima di puntare il suo sguardo nelle iridi color miele della ragazza.
  “Ero venuta qua per ringraziarti delle bacchette.”, ammise spontanea lei senza celare l'imbarazzo.
  “Figurati, è stato un regalo, e poi mi hai ringraziato di già.”, disse lui sorridente e raggiante come suo solito.
  “Quando?”, domandò lei che, in tutta franchezza, non se lo ricordava.
  “Quando siamo usciti insieme.”, il biondo si era abbassato per poterle sussurrare nell'orecchio,  e quando il messaggio venne recepito, Yuki non poté non sobbalzare.
 
Fortunatamente era finita in fretta, la ragazza dagli indomabili capelli biondi finì di riporre la sua fidata pianola e guardò il grande orologio all’interno della palestra. Era ancora presto e sarebbe stata finalmente in grado di visitare la biblioteca consigliatale da Kuroko.
Non era troppo lontana, ma necessitava comunque mezz’ora a piedi per poterla raggiungere, la Tokyo no Raiburari sarebbe presto diventata la sua piccola area paradisiaca.
Non appena si ritrovò immersa nella foresta di libri, Hana prese a curiosare un po’ in tutti gli scaffali finché non intravide una figura in lontananza. Con tutta la nonchalance che possedeva si avvicinò finché non ebbe le sue conferme, ossia che aveva proprio avvistato la guardia tiratrice della Generazione dei Miracoli; gettò una veloce occhiata al settore e notò con sorpresa che era il suo preferito. Senza rendersene conto si mise ad estrarre tutta una serie di volumi e si avvicinò involontariamente al ragazzo occhialuto. Stava per afferrare il quinto libro quando una mano incontrò la sua:
  “Oh, mi scusi.”, disse cortese e, quando si voltò, per poco non mollò la presa facendo cadere il suo pesante carico.
  “Attenta, nanodayo.”, disse lui quasi seccato reggendola con un braccio attorno alla vita.
  “Scusami, è colpa mia.”, Itou si inchinò appena stringendo i pugni. Non seppe il motivo, ma era stranamente agitata.
  “Mmh. Comunque è strano vedere una ragazza in questa sezione, vai all’università? Non si direbbe.”, il ragazzo dai capelli verdi aiutò la bionda a reggere tutto il peso che le gravava fra le braccia fino a un tavolo lì vicino.
   “No, sono al decimo anno.”, disse lei sgranchendosi le spalle indolenzite e sedendosi. L’altro fece lo stesso di fronte a lei dove aveva già la sua postazione di studio.
  “Io al nono. Sono poche le persone che riescono a capire la fisica quantistica senza studi precedenti, fai dei corsi?”, sembrava quasi interessato.
  “Affatto, ho sempre studiato da sola le materie universitarie sin dalle medie.”, spiegò lei soddisfatta della sua intelligenza.
  “Capisco.”, il ragazzo si sistemò gli occhiali con un veloce gesto delle dita fasciate.
  “Che maleducata, non mi sono presentata! Io sono Itou Hana.”, ebbe un lampo e i suoi occhi color sangue si distolsero per un breve attimo dalle complesse formule stampate sulle pagine dinanzi a lei.
  “Midorima Shintarou.”, l’altro aveva quel modo sbrigativo di fare che lei odiava, ma a Itou non importò.
 
Si annoiava, tanto, troppo. Sakura fece penzolare mollemente la testa a destra e sinistra mentre fissava assorta la televisione:
  “Mi annoio!”, esclamò ad un certo punto facendo sobbalzare Himuro che, di fianco a lei, seguiva attentamente la trasmissione sul basket.
  “Vuoi fare qualcosa?”, propose il moro con un sorriso dolce e la voce pacata.
  “Sì!”, Tatsuya constatò come la ragazza si sentisse  in vena di urlare e ridacchiò appena alzandosi.
  “Allora mi accompagneresti fuori?”, propose sperando che, magari, ne avrebbe approfittato per passare meglio il tempo che aveva con lei.
Erano da soli in casa perché Kagami aveva chiesto ad Hatsune di accompagnare lui e Kiyoshi a fare compere per il club. Himuro sperò solo di non avere eventuali spiacevoli incontri o si sarebbe dovuto ribeccare una sceneggiata del suo migliore amico; poi si ricordò di una persona che sicuramente in quel momento stava vagando per le strade in cerca di qualche mini-market.
Fuori non faceva né freddo né caldo, era la temperatura ideale per andare in giro e Akari si stava divertendo un mondo. A Himuro piacque il suo modo quasi infantile di ridere e indicare le altalene del parco, la facevano apparire come qualcosa che va protetto. La guardò mentre si dondolava avanti e indietro e sentì un sorriso fiorirgli sulle labbra, era davvero graziosa.
Eppure non tutto poteva andare bene, c’era qualcosa che attendeva lui e Akari proprio dietro l’angolo del palazzo di fronte a loro.
 
Le facevano male i piedi, ma non disse nulla, non voleva essere di disturbo anche se stava trovando tutto sempre più barboso. Stavano camminando da minimo tre ore e lei non aveva ancora mangiato nulla. Davanti a lei Kiyoshi e Kagami stavano parlando, manco a dirlo, di basket quando all’improvviso qualcuno la urtò:
  “Mi scus- EHI!”, se n’era accorta subito della mano che si era infilata nella tasca del suo giaccone e non perse un attimo per mollare tutto e correre dietro al bastardo che le aveva appena fregato il cellulare. Nemmeno badò a Taiga e Teppei che rimasero bloccati con le facce stupite, pensò solo a raggiungere e menare colui che si era messo contro la persona sbagliata.
 
Avevano deciso di lasciare il parco a causa dello stomaco di Sakura che si era messo a brontolare, era tutta rossa per l’imbarazzo mentre camminava a testa bassa. Aveva un’espressione imbronciata ed era troppo occupata a guardare per terra per accorgersi di Himuro che aveva salutato qualcuno, lo fece solo quando lui la richiamò:
   “Sakura-san, lui è il mio amico.”, disse pacato accennando all’enorme presenza che si era unita al loro duo.
   “Murasakibara Atsushi, giusto?”, deglutì a fatica, sapeva chi era.
   “Oh-? Muro-chin, chi è lei?”, quel suo tono annoiato così caratteristico ricordò alla castana qualcuno che lei conosceva bene.
   “Lei è Sakura Akari, te ne avevo parlato se non sbaglio.”, disse Himuro rivolto al colosso della Yosen.
   “Ah-? Davvero? Aki-chin, hai da mangiare?”, la mente di Murasakibara era sempre e comunque focalizzata sul cibo, proprio come una certa persona.
   “No, mi spiace MuraMura.”, cercò di essere più disinvolta possibile quando all’improvviso non venne quasi travolta sa un ragazzo che stava correndo a perdifiato.
 
Stava correndo e riconobbe in lontananza la sagoma di Akari che, insieme a Himuro e qualcun altro che non distinse per la fatica della corsa, stavano tenendo fermo il suo scippatore.
Li raggiunse con il fiatone che le mozzava il respiro e poco dopo venne ricongiunta a Kagami e Kiyoshi. Il primo rivolse una breve occhiata alla ragazza dagli occhi color ametista piegata nel tentativo di non morire per mancanza d’ossigeno, ma subito il suo sguardo cadde su Tatsuya e Sakura:
  “Voi, cosa…”, cominciò, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa venne trascinato via da Teppei rincorso poi dalla castana e dal moro.
Intanto Hatsune era riuscita a recuperare un po’ di energie e si era rialzata, la vista era appannata e si sentì dondolare; mosse comunque qualche passo e non si accorse della persona contro la quale andò inevitabilmente a sbattere:
  “Mmh-?”, sembrava che nemmeno lui si fosse accorto di lei. Reiko alzò lo sguardo per poi spalancare gli occhi.
  “A-Atsushi.”, boccheggiò iniziando a sudare freddo. Non era pronta, non a quello.
 
  “Tai-chan fermati!”, Sakura si sentì in colpa per aver abbandonato l’amica in un momento critico come quello in cui si era cacciata, ma l’istinto l’aveva portata a correre dietro alla Tigre. Il ragazzo si era liberato di Kiyoshi e stava marciando con un espressione di pura rabbia.
  “Taiga, almeno rallenta!”, anche Himuro tentò di far ragionare il suo migliore amico, ma era stato inutile.
  “Kagami Taiga, se non ti fermi immediatamente io me ne vado a stare da Teppei insieme a Rei-chan!”, disse ad un certo punto Akari, esasperata. Entrambi i ragazzi si fermarono stupiti e si misero a guardarla, aveva un’espressione mista fra la collera e la frustrazione. Dopo averli guardati rabbiosa prese a camminare da sola allontanandosi da loro, ma si dovette bloccare dopo pochi metri:
  “Sak- no, Akari!”, la voce potente la fece sobbalzare.
  “Dimmi tutto Ta-”, non finì la frase che aveva iniziato con tono gelido, lui non glielo permise.
  “Esci con me!”, la voce risoluta insieme quello sguardo perforante che si sentì sulla nuca la fecero tremolare appena. La ragazza dagli occhi smeraldini si voltò e, rossa come un peperone, poté solo annuire flebilmente.
   
 
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