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Autore: Kim WinterNight    30/08/2015    5 recensioni
[STORIA REVISIONATA IL 30 APRILE 2017]
Questa è una song-fic che vuole raccontare la serata tipo di un ragazzo (?) di ventisette anni, Tony, e di quello che potrebbe capitargli andando a festeggiare il compleanno di un suo amico, in un locale con musica dubstep a palla e tante belle ragazze intorno.
Potrebbe veramente succedere di tutto, specialmente quando l'ispirazione viene da "Hot Situation" dei Train To Roots. Se non conoscete il brano e volete dargli un ascolto, cliccate all'interno della storia, sul titolo, e verrete reindirizzati al video ufficiale su YouTube!
PRIMA CLASSIFICATA al contest "Storie da pentagramma" indetto dalle pagine Down Hanna's Ally e Beauty is truth, truth beauty su facebook. [https://www.facebook.com/events/1431107353884643/?ref=5&action_history=null]
Genere: Demenziale, Parodia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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And when I see you don’t know what I wish to make you









Mi guardo allo specchio e mi trovo bellissimo.

Devo uscire stasera, non posso certo starmene chiuso in casa. Mi sono sistemato per bene, laccato e profumato, mi sento fresco come una rosa.

Oggi poi è il compleanno del mio amico Giuliano e ha organizzato una bella festa in un localino serio, di quelli dove ci si può divertire in tanti modi. Musica a palla, in questo caso dubstep, perché Giuliano ha le sue fisse periodiche e bisogna accettarle. Poi tante ragazze, di sicuro.

Mi do un ultimo sguardo: sono uno schianto.

Ho addosso una camicia bianca che aderisce sul mio corpo asciutto, farò sicuramente colpo, poi con questi jeans neri che sono uno spettacolo... sì, non ho dubbi.

La cosa più importante è la prima impressione, perciò salgo a bordo del mio BMW m4 Cabrio nero, lucido e fiammante. Non posso certo presentarmi su un mezzo qualunque, non ci penso neanche.

E poi oggi c'è un bel fresco e posso certamente permettermi il lusso di abbassare il tettuccio e guidare come se fossi diretto in California. Mancano soltanto le palme ai lati della strada, ma cerco di non pensarci.

Musica rigorosamente a palla e rigorosamente reggaeton, almeno le persone capiscono subito con chi hanno a che fare.

Giunto fuori dal locale, tutti si voltano a guardarmi. Qualcuno mi riconosce e mi saluta con un cenno della mano, mentre delle ragazze cominciano a ridacchiare e mi guardano come se volessero mangiarsi la mia auto con gli occhi. Meglio così, era quello che volevo!

Scendo dalla macchina e mi dirigo con passo sicuro verso l'ingresso. La musica proviene ovattata dall'interno, simbolo che non sono arrivato troppo presto. È da poco passata la mezzanotte e comunque molti degli invitati non sono ancora arrivati, ci scommetto.

Qualche ragazza mi saluta con un: «Ciao Tony!», segno tangibile del fatto che la mia presenza si nota da subito. Nei locali più fighi della zona sono abbastanza famoso, specialmente per la mia dolce Cabrio che mi contraddistingue da molti tamarri che arrivano a bordo di Fiat Punto o giù di lì.

Io, la Cabrio, me la posso permettere...

Sulla porta del locale incontro Giuliano, lo abbraccio con fare fraterno e gli urlo un caloroso augurio nell'orecchio sinistro. Lui è già mezzo ubriaco, ma del resto me l'aspettavo.

Io ho bevuto qualche birra durante la cena, me la prendo sempre con calma e ho bisogno di una certa energia per uscire di casa, specialmente in occasioni così speciali.

Una volta dentro, individuo subito il bar e mi ci fiondo, ho bisogno di un bicchierino per riuscire a scatenarmi meglio in pista.

La musica mi piace, comunque. Il DJ è bravo, pompa i bassi a palla nei momenti giusti, sa cosa piace ai presenti e ci va giù pesante. Ottimo, sapevo che una festa organizzata da Giuliano non mi avrebbe deluso.

Intanto le ragazze non sono da disdegnare. Sono tutte in tiro, tutte belle in mostra per noi maschietti, sanno che siamo qui per ammirarle e per fantasticare su di loro.

Ma il mio rituale non consiste soltanto in fantasie erotiche, devo portare a termine almeno una conquista, un rapporto concreto, altrimenti mi sento un adolescente incapace e questo non lo posso sopportare.

Ho ventisette anni, mica sono un moccioso, io.

Scolo gli ultimi sorsi di whisky e mi butto in pista, strofinandomi casualmente contro qualche ragazza.

Una in particolare non fa che osservarmi da un po': non è tanto alta, capelli lisci a caschetto, sembrano rossi, porta la frangia. Il suo corpo è fasciato da un provocante vestito rosso, le arriva quasi ai piedi ma ha una profonda scollatura sul davanti. Mi lecco involontariamente le labbra, mi sembra già di sentire il suo sapore...

Lei mi fissa intensamente, sbattendo le ciglia. Non l'avevo mai vista prima, ma forse lei mi conosce, sa chi sono e sa della mia Cabrio. Se così fosse, buon per me: sarei già avvantaggiato nella conquista.

Fa qualche passo verso di me e mi posa una mano dalle unghie smaltate di rosso sulla spalla, inclinando leggermente la testa da un lato. Noto che è truccata pesantemente, una cosa che apprezzo perché riesce così a valorizzare i suoi tratti, le sue labbra carnose e gli occhi da cerbiatto. Questa sa come fare per farsi notare.

Non c'è niente da dire, cominciamo a ballare l'uno contro l'altra, questa tipa sa dove mettere le mani, dove far aderire il suo corpo per farmi desiderare di concludere presto la nostra conoscenza, nel senso che voglio proprio che rimaniamo soli e giochiamo un po' insieme.

Mi accarezza sensualmente il braccio, poi mi bacia sul collo, mentre io sento di non poter resistere a lungo. Non so neanche come si chiama, ma questo è importante in maniera relativa. Mi basta anche una botta e via, probabilmente non la rivedrò più. Oppure potremmo divertirci altre volte insieme, ma adesso penso al presente e la guardo negli occhi, mentre le accarezzo la coscia, lentamente.

«Andiamo da me» ordina, con gli occhi che brillano per il desiderio.

Sì, va bene che c'è il compleanno di Giuliano, ma cazzo... io una scopata del genere non me la perdo!

Annuisco, non ho voglia di sprecare fiato, sono i gesti a parlare.

Mentre esco dal locale, noto Giuliano che barcolla da una parte all'altra, stringendosi una mano sullo stomaco. Dev'essere un momento difficile per lui, non lo disturberò e lui non si accorgerà neanche che io non ci sono più.

Una volta nel parcheggio, indico alla ragazza la mia Cabrio e lei se ne esce con un gridolino d'approvazione. Accarezza con delicatezza la carrozzeria, poi mi rivolge un'occhiata eloquente.

Mi piacerebbe divertirmi con lei nella mia Cabrio, ma se possiamo stare più comodi non vedo perché non approfittarne.

«La prossima volta usiamo la Cabrio» dico, mentre lei si siede sul sedile del passeggero e mi lancia un'occhiata colma di significato. È impaziente quanto me, se non di più.

Mi indica la strada e io guido in silenzio, non penso neanche di accendere lo stereo per sparare il mio solito reggaeton, sono troppo concentrato a tenere le mani strette sul volante, senza cedere alla tentazione di metterle da qualche altra parte...

«Io sono Loretta» dice lei, con voce sensuale.

Il nome è un po' di merda, ma tutto sommato non me ne fotte.

«Ah, sì... io sono Tony.»

«Ho sentito parlare di te e della tua macchina, pensavo fossero cazzate...»

«Ma quali cazzate, figurati!»

«Ti chiami proprio Tony?»

Oh, ma cos'è tutta questa curiosità improvvisa? Siamo qui per un interrogatorio?

«Antonio.»

«Tony è più figo, in effetti.»

E stiamo zitti. Meno male che questa ha finito di indagare, non ho commesso nessun omicidio e se continua così mi fa passare pure la voglia.

Alla fine mi parcheggio e lei mi fa strada dentro casa.

Non appena chiude la porta, mi sbatte contro il muro e mi mette una mano in mezzo alle gambe.

Ahi, questa qui sa esattamente cosa vuole e la sua libido è evidente in ogni gesto.

Con entrambe le mani la afferro per le natiche attraverso il vestito e lei comincia a leccarmi il collo, sicuramente è impaziente e non vede l'ora di spogliarsi, dato che è così bollente.

«Andiamo di sopra» mugola, mentre le faccio sentire la mia presenza scenica (e che presenza!) premendo il mio bacino contro il suo. L'ha voluto lei, se l'è cercata.

Saliamo le scale quasi di corsa, senza staccarci l'uno dall'altra, è arrivato proprio il momento di concretizzare tutta questa eccitazione.

Ci ritroviamo in una camera da letto che non sto neanche a osservare, non è certo questo che mi importa. Il letto, comunque, è matrimoniale.

«Vivi sola?» domando, mentre la spingo con forza sul materasso e strattono un lembo del suo vestito.

«Sì, sì... tranquillo...»

Le sollevo il vestito e lo faccio arrivare fino ai fianchi, arrotolandolo.

E rimango per un attimo spiazzato, perché Loretta non porta le mutandine. Me ne esco con un fischio d'approvazione e mi chino per annusarla.

Lei sospira, fremendo leggermente.

Cazzo, questa ha un sacco di sorprese in serbo per me, evidentemente è uscita con lo stesso intendo con cui sono uscito io, stasera.

Anche se, per quanto mi riguarda, l'intento è sempre lo stesso.

Finisco di sfilarle l'abito e noto che la biancheria manca anche nella parte superiore del suo corpo. La sua pelle è completamente liscia e depilata, questa qui sembra avermi letto nel pensiero.

Comincio subito a toccarla ovunque, non ce la faccio più, l'erezione mi sta esplodendo nei pantaloni e spero proprio che Loretta si dia una mossa...

O forse vuole che mi spogli per conto mio?

Se così fosse, mi smonta proprio.

Mentre lei geme come una gattina in calore, decido di fermarmi e la sento sospirare per la frustrazione.

Si mette a sedere e mi trascina a sé, poi mi fa sdraiare sulla schiena e si siede a cavalcioni su di me. Lei è completamente nuda, sono certo che ora si occuperà anche di me.

E così fa, perché deve aver capito che sono eccitatissimo.

Quando si è liberata di tutti i miei vestiti, lasciandoli cadere a terra con noncuranza, mi squadra da capo a piedi, poi mi dà una pacca sulla coscia ed esclama: «Niente male!».

Eh lo so, Loretta, faccio sempre questo effetto.

Adesso, per favore, datti una mossa però...

Loretta si mette giocherellare tra le mie gambe, facendomi provare subito il piacere sperato.

Sto già immaginando il momento in cui glielo potrò mettere...

Si ferma all'improvviso e si irrigidisce su di me.

«Che c'è?» sbotto, non capendoci un cazzo di tutta quella situazione. Che le prende?

«Merda...»

«Cosa?»

Lei rimane in silenzio, con una mano a mezz'aria, intimandomi di tacere.

Allora lo sento. Una porta si apre, scricchiola e, sbattendo, si richiude. Al piano di sotto.

C'è qualcuno.

«Oh no, il mio ragazzo... oh mio dio!» sibila Loretta, saltando giù dal letto e cercando di riprendere il suo abito dal mucchio di vestiti sul pavimento.

Io sono scioccato, dico solo: «Merda, ma non vivevi da sola?».

Poi sento dei passi che salgono su per le scale e allora capisco che devo darmela a gambe.

«Vattene, vattene!» bisbiglia lei, indicandomi la finestra.

Ma che cazzo dice? È pazza, completamente fuori di testa!

«Ma che caz...»

I passi continuano ad avvicinarsi, le cose si stanno complicando.

Sì, mi muovo.

«Lorettina, sono a casa!» tuona una voce maschile dalle scale.

Questo mi dà finalmente la spinta giusta. Salto giù dal letto, agitatissimo, muovendo le gambe come se camminassi sui carboni ardenti.

Mi avvio come un pazzo verso la finestra, sento che il tipo si è fermato dietro la porta.

Loretta spalanca la finestra e mi spinge.

Solo in quel momento mi rendo conto che sono completamente nudo, ma non ho assolutamente il tempo di recuperare i miei vestiti.

«Aspetta, Giorgino mio, mi sto preparando...»

Loretta è una vera e propria troietta, non c'è che dire. Mi viene quasi da ridere, ma lei mi spinge ancora e mi ritrovo in poco tempo a cavalcioni sul davanzale, con una gamba a penzoloni nel vuoto. Cerco di non farmi male ai genitali, ma la troietta è abbastanza agitata.

Intimandomi di sparire, afferra i miei vestiti e li lancia di sotto.

Ho giusto il tempo di aprir bocca per insultarla, che la porta si apre e sulla soglia si materializza una figura massiccia e infinitamente tarchiata. Il tipo ha il capo completamente rasato, indossa un paio di occhiali a specchio dalle lenti arcobaleno (quale utilità abbiano alle due del mattino, con il buio, questo non lo capisco); ha il corpo muscoloso fasciato da una canottiera grigia super aderente e da un paio di bermuda da surfista che la dicono lunga sul suo stile nell'abbigliarsi. Passa un attimo in cui ci fissiamo in cagnesco, poi lui si accorge che io sono nudo e Loretta contemporaneamente comincia a urlare e a dire che sono entrato dalla finestra per stuprarla e che Giorgio deve assolutamente chiamare la polizia.

Ma che cazzo dice?

Allora Giorgio spalanca le gambe e le braccia, con fare minaccioso, e comincia a camminare con passo deciso verso di me. Per mostrare la sua virilità, cammina con le braccia allargate, staccate dal corpo, sembra proprio un lottatore di sumo fallito e decaduto da sempre. È patetico.

Gli rido in faccia, poi lancio un'occhiata al giardino sottostante: posso saltare, non è poi così lontano, posso farcela.

«Prendimi se ci riesci, mammut!» grido e con un balzo mi getto di sotto, atterrando sulle ginocchia. Meno male che questi due hanno un bel prato verde curato, altrimenti mi sarei scorticato.

Sento Giorgio inveire contro di me, affacciandosi alla finestra. Fa per saltare ma Loretta lo abbraccia da dietro e gli grida di lasciar perdere, perché non ne vale la pena.

Nell'oscurità della notte riesco a trovare i miei vestiti, ma non perdo tempo a infilarli. Devo filarmela, perché Giorgio è molto incazzato e lo sento riscendere di corsa le scale, bestemmiando e gridando improperi irripetibili.

Immediatamente mi metto a correre e raggiungo la mia auto, l'ho parcheggiata in fondo alla strada. Solo ora ricordo che Loretta non voleva che posteggiassi di fronte a casa sua, dicendo che i vicini avrebbero rotto le palle. Altro che vicini, è arrivato mister Giorgio mammut a rovinare tutto!

Be', lui e Loretta la troietta stanno proprio bene insieme, ripensandoci lei non fa proprio per me, non è affatto una donna di classe. Che poi, ha fatto credere a quel povero idiota che io volessi stuprarla. Sì, decisamente patetica!

Raggiungo la mia Cabrio e mi nascondo tra l'auto e il muro, mentre sento il vocione di Giorgio che mi insulta, uscito da poco da casa sua. Fortunatamente non può vedermi, però sento che sale a bordo di una macchina e, dopo aver sbattuto lo sportello, parte sgommando nella mia direzione.

Rimango rannicchiato nell'ombra, sono un po' teso perché non mi sono ancora rivestito, altrimenti lo prenderei a calci in culo senza problemi, quel gorilla tutto arie!

Lui passa dritto, con il finestrino della sua Golf scassata spalancato. Lo sento allontanarsi nella notte, le sue imprecazioni si disperdono pian piano nel silenzio.

Mi rimetto in piedi e scoppio a ridere.

Ho proprio fatto bene a bere qualcosa, senza la carica giusta forse non avrei saputo affrontare così bene questa situazione.

Afferro i vestiti e me li infilo con calma, intorno a me c'è un'atmosfera tranquilla e ciò mi permette di rilassarmi completamente.

Cerco le chiavi nella tasca dei jeans, ma non ci sono.

«Cazzo.»

La rabbia monta, facendomi tremare. Perché cazzo tutto deve succedere a me, oggi?

Mollo un pugno al muro dietro di me e mi scortico le nocche, bravo coglione!

Cammino avanti e indietro, giro intorno all'auto e mi massaggio la mano, cominciando a bestemmiare a mia volta. Mi sento Giorgio in questo momento, così comincio a insultarlo finché non mi accorgo che ho alzato la voce un po' troppo.

Un centinaio di metri alla mia destra, sento un rumore e poi qualcuno che grida: «Razza di cretino, vieni a riprenderti le chiavi!».

Loretta è affacciata a una finestra del pianterreno e si sbraccia per attirare la mia attenzione, facendo tintinnare il mazzo delle mie chiavi.

Mi guardo intorno, non vorrei dover perdere tempo a pestare Giorgio, non ho proprio voglia di sporcarmi le mani a causa di un troglodita come lui. È un vero tamarro, giuro che mi fa proprio ridere e provo pena al pensiero di gonfiarlo di botte, sospetto che si metterebbe a piagnucolare come una femminuccia fin da subito.

Ma di lui nessuna traccia, intorno a me il silenzio è intervallato soltanto dai richiami di Loretta.

Appurato ciò, mi metto a correre nella sua direzione e la raggiungo in un attimo. Le strappo le chiavi dalle mani e me ne torno indietro, senza neanche degnarla di uno sguardo.

Lei se la ride, poi richiude la finestra e la notte incombe nuovamente silenziosa su di me.

Poi in lontananza si sente il rumore di un'auto in avvicinamento.

Forse Giorgio sta rientrando, mi devo dare una mossa.

Salto sulla Cabrio e metto in moto, poi pesto sull'acceleratore e mi allontano a tutta velocità, diretto verso casa.

Non mi preoccupo neanche di scoperchiare la macchina.

Dopo aver svoltato a sinistra, noto dei fari in lontananza e poco dopo la Golf di Giorgio mi passa accanto. Lui non mi degna di uno sguardo, evidentemente è così incazzato e convinto di trovarmi a piedi per la strada, che non immagina neanche che io sia in possesso di una bella macchina come questa. La sua, in confronto, è un vecchio catorcio senza alcuno stile.

In poco tempo sono a casa e sono così stanco che mi getto sul letto senza neanche spogliarmi.

Prima di addormentarmi, penso che prima o poi mi prenderò una rivincita contro quella troietta di Loretta.

Col sorriso sulle labbra, scivolo nel sonno senza neanche accorgermene.



* * *



Salve a tutti coloro che hanno avuto la forza e il coraggio di giungere fin qui.

Questa storia, come da presentazione, è stata scritta appositamente per partecipare a un bellissimo e originalissimo contest organizzato dalle dolci Hanna e Mary ♥

Ragazze, siete state grandi, questo contest sembrava fatto apposta per me, che sono appassionata di musica in modo patologico.

La canzone a cui mi riferisco in questa one shot è un brano tratto dall'ultimo album dei Train To Roots, un gruppo reggae italiano che ormai è molto conosciuto e apprezzato anche a livello internazionale.

Il link del brano, con relativo video, lo trovate in alto, se cliccate sul titolo della storia potete ascoltarlo :3

Spero che questo scempio sia di vostro gradimento, se vi va fatemelo sapere!

A presto,

Kim ♥

  
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