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Autore: Ambros    31/08/2015    1 recensioni
AU!Artists!Klaine
Dal testo:
-Quindi ora che cosa siete?-
Blaine guardò Sebastian e poi Kurt, che stava ballando da solo completamente perso nel suo mondo: -Una supernova.- mormorò, una stella che muore perché sta bruciando con troppa intensità.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note:
Buon compleanno Fravah. Forse un pochino ti voglio bene. Non troppo peròh.

La storia è (vagamente) ispirata a quella di Ulay e Marina Abramovic, qui trovate un link se voleste informarvi (vi consiglio davvero di farlo perché bho, I FEELZ.); l'ultima parte della FF è ispirata all'evento The Artist Is Present, creato proprio da Marina Abramovic al MOMA. Un'opera citata nella FF appartiene a Rebecca Horn, le altre (si noterà perché io di arte non so gnenteh) sono di mia invenzione. 
Il titolo è preso dalla canzone Clarity, di cui personalmente preferisco questa cover quah.
Uhm.
Penso basti ...?
Okay.
Grazie a Ginny, la mia significant otter, e ad Annalisa e a Zeppaolah per avermi su(o)pportato.
Fatemi sapere, okayh? *sbatte ciglia*
Buona lettura :*
(Qui la mia pagina Facebook per scleri eccetera, e per tenervi aggiornati su una challenge che sto mettendo su!)
 


 
A Fravah, ai nostri Gini, alle ore di audio su Uozzapp,
al cibo spazzatura che dobbiamo ancora mangiare e all'Uni che è organizzata di merda,
ai nostri headcanon, agli spuntinamenti e al tuo futuro gattino tigrato di nome Blaine.



 

If our love's insanity, why are you my clarity?

 

Dicono che l'universo sia esploso da un punto di densità e temperatura infinite - così grandi che non bastano i numeri a descriverle e si devono cercare dei non-numeri come l'infinito, che non ha nessun significato, significa solo che non lo possiamo comprendere -, che ad un certo punto sia stato scagliato in avanti, come una lancia che si è trascinata dietro il tempo nel nulla che c'era prima. Quel punto era così inconcepibile che attorno non gli valevano neanche le leggi della fisica, se ne sarebbero dovute inventare di nuove solo per lui, un mondo a parte. 

È per colpa sua che non si può tornare indietro - che certe cose rimangono spezzate e poi si va avanti, solo avanti, colpa di un punto che non possiamo nemmeno immaginare.

Però c'è un ragazzo. L'universo è esploso e va avanti e si raffredda, eppure c'è un ragazzo con le galassie negli occhi e attorno a lui non valgono più le leggi della fisica, ti senti lo stomaco che ti sale fino alla gola e la testa leggera e le parole ti si attorcigliano attorno alla lingua, anche per lui andrebbe inventato un mondo tutto nuovo, ed è un universo che continua ad esplodere e ti porta con sé, ti fa a pezzi e ti lancia in avanti insieme alle costellazioni e manda indietro il tempo per ricostruirti e ricominciare tutto daccapo.

Ci sono universi che esplodono e punti di singolarità e numeri che non sono numeri - ma c'è un ragazzo, e forse tutta questa cosa del punto comincia ad avere senso.


 

- B. A.



*


Kurt continuava a scivolare via dall'obiettivo di Blaine, si muoveva in continuazione piegandosi e rialzandosi, e la macchina fotografica non riusciva mai ad inquadrarlo per più di qualche millesimo di secondo.

-Metti giù quell'affare e vieni a darmi una mano.-

Blaine intrappolò la linea dritta del naso di Kurt, lo scintillio azzurro del suo occhio e le sue labbra sottili che si arricciavano attorno ad una parola, un ciuffo di capelli castani che gli ricadeva sulla fronte e le sue dita che sfioravano la gola pallida: -Un giorno smetterai di mancare di rispetto alla mia macchina fotografica.-, ma la abbassò comunque e la poggiò sull'unico angolo di divano che non fosse sommerso da schizzi e disegni.

-Probabilmente no- rispose Kurt con aria distratta, troppo impegnato a comparare l'oggetto che aveva in mano ad uno dei suoi schizzi per prestare attenzione, -Perché non capirò mai come la fotografia sia considerata un'arte.-

(Blaine si limitò a scuotere il capo con lo sguardo rivolto verso il soffitto e gli angoli delle labbra sollevati verso l'alto, perché si ricordava degli occhi lucidi di Kurt in più di una mostra di fotografia a cui l'aveva trascinato.)

-Ora vieni a darmi una mano.-

Blaine esalò un piccolo sospiro e si infilò le mani in tasca, scavalcò un paio di pile di fogli e gli si mise di fronte, le spalle rilassate e un sopracciglio inarcato: -Cosa dobbiamo fare?-

Kurt non rispose, si limitò a gesticolare verso il suo viso: -Occhiali.-

Blaine li tolse e li poggiò su uno schizzo di quelle che sembravano ali di stoffa; Kurt gli fece cenno di avvicinarsi ancora un po' e sollevò l'oggetto in legno che aveva studiato quasi per tutta la giornata per porlo di fronte al proprio viso: -Fai come me.-

Blaine scrutò per qualche secondo Kurt e il modo in cui aveva poggiato determinate parti dell'oggetto al proprio viso prima di capire cosa avrebbe dovuto fare: lo strumento non doveva essere più alto di venti centimetri e profondo dieci, costruito interamente in legno, e aveva una struttura a specchio, che si rifletteva in modo tale da poter essere usato contemporaneamente da due persone: ogni parte presentava tre fasce di legno incurvate, disposte in modo tale che vi si potessero poggiare la fronte, il naso e il mento, che costringevano i due a tenere il capo fermo, i visi rivolti uno verso l'altro.

Blaine sollevò lo sguardo quando ebbe finito di sistemarsi, e si rese immediatamente conto di trovarsi alla mercé degli occhi di Kurt, che erano troppo vicini per essere evitati; si sentì il suo respiro sulla pelle e poteva solo guardare, perdersi.

È questo il problema delle persone che sono come universi, che se ti ci perdi poi non ti ritrovi più - non c'è forza di gravità e non tocchi terra, continui a scivolare fuori da te stesso finché non scompari.

-Odio questi tuoi cosi.-, Blaine chiuse per un attimo gli occhi perché aveva bisogno di qualche secondo di pausa da Kurt, dal suo respiro, dalle lentiggini che si intravedevano dalla sua pelle e dai suoi occhi che sapevano di oceano - si sentiva affogare, i polmoni stretti e la gola chiusa.

-Non sono cosi.-, Kurt stava sorridendo, lo si intuiva dalla sua voce, -Apri gli occhi.-

Blaine li riaprì lentamente e quasi si pentì di averlo fatto perché c'era qualcosa sul fondo degli occhi di Kurt che stava brillando, come una fiamma nel buio: -Non sei a tuo agio. È perfetto. La vicinanza ci spaventa, Blaine, ci mette a disagio. Non siamo capaci di guardarci negli occhi.-

Qualche secondo di silenzio e Blaine lasciò andare un sospiro attraverso le labbra. 

-È perché siamo come le stelle.- e Blaine stava scherzando solo a metà, sentì la propria pelle scivolare contro il legno ruvido quando le sue labbra si curvarono in un mezzo sorriso rassegnato, -Ci orbitiamo attorno senza toccarci perché altrimenti esploderemmo.-

-È questo il punto. Io voglio esplodere.-, gli occhi di Kurt stavano bruciando, come se la fiamma li avesse divorati, -Perché ne abbiamo paura?-
Blaine alzò gli occhi al cielo e curvò le mani sull'onda familiare dei suoi fianchi: -Non siamo tutti folli e capaci di rimettere insieme i pezzi come te.-

Kurt lo guardò coi suoi occhi brillanti, vicino, troppo vicino, -Tu esploderesti con me.-, ed era quasi una domanda.

Blaine scavò i suoi occhi coi propri, gli finì dentro perché si era perso molto tempo prima e la gravità di Kurt l'aveva trascinato via, e non gli rispose; si limitò a stringergli le dita sui fianchi e gli bruciarono le labbra finché Kurt non lo baciò, lo strumento in legno abbandonato quasi sugli occhiali di Blaine, ed esplose.

Esplose con le fibbie delle loro cinture che facevano rumore contro il pavimento, con i loro respiri pesanti e con il colore delle loro pelli, con i loro occhi chiusi e con il modo in cui si muovevano insieme, troppo vicini per vedersi chiaramente.


*


Sebastian li guardò entrare nel bar con un sopracciglio inarcato e gli occhi verdi che scintillavano di malizia, le labbra chiuse attorno al collo di una bottiglia di birra.

-Siete in ritardo di mezz'ora.- commentò con un'occhiata eloquente quando lo raggiunsero, e fece schioccare la lingua contro il palato per trattenere il sapore della birra sulle proprie labbra.

-Avevamo da fare.- rispose Blaine con un mezzo borbottio, le parole soffocate dalla sciarpa che si stava togliendo mentre si sedeva.

-Non ne dubito.-

Kurt lanciò un'occhiataccia a Sebastian e si rivolse a Blaine dopo essersi sfilato i guanti: -Vado a prendere qualcosa da bere. Vuoi il solito?-

Blaine annuì e si sfiorò inconsciamente il collo mentre lo guardava farsi largo tra la folla per raggiungere il bancone; Sebastian scosse la testa e gli passò un braccio dietro le spalle per posarlo sullo schienale del divanetto: -Per quanto tempo gli permetterai di farti del male prima di cominciare ad odiarlo?-, gli chiese, la musica abbastanza alta perché dovesse parlare ad alta voce per superarla.

Blaine alzò gli occhi al cielo e si allontanò da lui per quanto gli fosse possibile: -Lo sai come siamo.-, gli rispose, -Kurt ... Non mi fa del male.-

Sebastian inarcò le sopracciglia e gli indicò un punto tra la folla con un gesto del capo mentre prendeva un altro sorso di birra; Blaine sapeva già cosa avrebbe visto, e si sforzò di mantenere un'espressione neutrale quando vide Kurt avvolto da mani che non erano le sue, Kurt che forse si era già dimenticato, Kurt che non dava importanza alla vicinanza, un Kurt che non era il suo.

Ma poi era sempre quello il problema, che non era mio. Potevo perdermici dentro di lui, ma significava solo che gli sarei appartenuto - non il contrario. E più lo guardavo, con le sue galassie e le sue notti infinite, più mi rendevo conto che non sarebbe mai appartenuto a nessuno - era troppo immenso per essere posseduto.

-Non stiamo insieme.- disse Blaine dopo qualche secondo con una scrollata di spalle, sfilando la bottiglia dalle mani di Sebastian per bagnarsi le labbra con la birra, -Può fare quello che vuole.-

-Certo.- rispose Sebastian con una mezza risata sarcastica, -Come se non fossi completamente distrutto ogni volta che lo guardi.-

-Non sono distrutto.- ribatté Blaine ruotando gli occhi, non ho più gravità, è come perdersi nel posto più familiare che tu conosca. -Lui torna a casa con me, Sebastian.- gli disse con durezza quando lui sbuffò, -Può ballare con chi vuole e farsi toccare da chi vuole, ma lui torna a casa con me.-

Sebastian lo guardò con freddezza: -Stai scambiando l'egoismo per amore.-

Gli occhi di Blaine bruciarono di rabbia nascondendo ceneri di dolore: -Forse sono la stessa cosa.- e si alzò portando via la birra quasi finita per cercare qualcuno che lo facesse esplodere.


*


L'alcol gli stava scorrendo troppo velocemente nelle vene e dietro gli occhi, nelle tempie e sulla punta delle dita e Blaine sentiva il proprio respiro amplificato, come se avesse i polmoni in gola, e c'era il profumo di Kurt, KurtKurtKurt, la sua pelle e le sue dita e a volte sono innamorato di te. Anche quando mi fai male sono innamorato di te, e non si accorse della rigidità che si impossessò dei muscoli di Kurt, del modo in cui i suoi occhi si spalancarono nel buio del loro appartamento e del ritmo frenetico a cui il suo cuore cominciò a battere.

A volte sono innamorato di quello che potrebbe essere.


*


Quando Blaine si svegliò era da solo nel letto e dietro i suoi occhi c'era una pressione che continuava a pulsare dolorosamente contro le sue pupille, aveva la lingua incollata al palato e le braccia pesanti; si passò lentamente le mani sul viso strofinandosi le palpebre con la punta delle dita.

Trovò la forza di alzarsi soltanto venti minuti dopo e sentì la musica che proveniva dalla camera di Kurt, la cui porta chiusa indicava che stava lavorando a qualche progetto.

Andò a fare colazione con una scrollata di spalle, ma non vide Kurt fino a quella sera - e lo vide solo di sfuggita, i capelli scompigliati ad arte e una traccia di eyeliner ad affilargli lo sguardo, un paio di pantaloni neri e stretti e una maglia viola che lasciava intravedere le sue clavicole e metteva in risalto la sua pelle bianca.

Blaine lo guardò con aria confusa dal divano: -Non mi ricordavo che dovessimo uscire stasera.-

Kurt non incrociò lo sguardo, controllò più volte di aver preso tutto, telefono, portafoglio, chiavi, telefono, portafoglio, -Infatti non dobbiamo uscire. Esco io.-, chiavi.

Blaine strinse le dita attorno alla coperta che aveva portato sul divano: -Domani devi lavorare.- provò ad obiettare debolmente.

Kurt rise a metà con uno sbuffo: -Non ho bisogno di essere sobrio per pulire dei tavoli.-

-Sei sicuro che non vuoi che venga?-

-Sì.- tagliò corto Kurt, e fu l'ultima cosa che gli disse prima di uscire.


*


Blaine sbatté le palpebre con aria confusa contro il buio del salotto, ma i rumori lo raggiunsero prima che i suoi occhi si abituassero alla poca luce.

Passi e respiri pesanti, il fruscio dei vestiti e qualche mormorio privo di senso, e Blaine chiuse gli occhi e deglutì contro il dolore che gli stava lacerando la gola.


*


Blaine tornò a casa dopo l'ora di cena, il borsone della palestra buttato su una spalla e i capelli ancora bagnati dalla doccia. Aveva fame ed era stanco - era stanco di compensare per i vuoti che l'assenza di Kurt gli lasciava tra le braccia ed era stanco di combattere per qualcosa che continuava ad affondargli delle spine nelle mani e nel petto.

Kurt era in piedi accanto al tavolo della cucina, avvolto in una felpa troppo grande con le mani chiuse attorno ad una tazza di tè, e sollevò immediatamente lo sguardo quando lo sentì.

I suoi occhi erano chiarissimi, e Blaine desiderò per un attimo di avere con sé la propria macchina fotografica per intrappolarlo, con la sua vulnerabilità e i suoi capelli scompigliati, le sue dita graffiate dal legno e tutta quella paura che si portava sulle spalle.

-Blaine.- lo chiamò, ma si dovette schiarire la voce perché quasi non emise nessun suono.

Blaine chiuse gli occhi e deglutì, ogni massa possiede una forza attrattiva gravitazionale. Quella esercitata tra di noi ha un valore insignificante se paragonata a quella che ci tiene ancorati al terreno. Almeno solitamente.

-Cosa c'è.-, il suo tono era talmente stanco che non suonò nemmeno come una domanda.

Kurt mosse qualche passo in avanti, incerto, le dita chiuse strette attorno alla ceramica della tazza; aveva paura e Blaine provò dolore, un bruciore sulla pelle delle braccia.

-Lo sai cosa siamo.- gli sussurrò alla fine, gli occhi celesti e le ciglia che si muovevano a scatti con le sue palpebre.

Blaine si sentì pugnalare al petto, lo sai che noi non siamo niente, e provò dolore per se stesso: -Certo.-, un sorriso amaro e cattivo gli incurvò un angolo delle labbra, -Tu sei un egoista bastardo e vigliacco. E io sono l'idiota che si fa scopare.-

Kurt trattenne silenziosamente il fiato, immobile, una gamba poggiata contro il tavolo come se avesse paura di cadere: -Hai detto di essere innamorato di me.-, glielo disse come se quello dovesse spiegare tutto, -Eri ubriaco e hai detto che sei innamorato di me.-

-È questa la tua scusa?- Blaine si sentiva male, poteva vedere le dita di Kurt che tremavano attorno alla tazza e dovette stringere le mani a pugno per non fare qualcosa. -Lo sai perfettamente che è così, senza bisogno che te lo dica.-

-Non ...-

-Sì invece.- Blaine gli si fece più vicino col cuore che gli martellava nelle orecchie, -Dici di voler esplodere? Allora fallo.- forzò il proprio sguardo nel suo, -Guardami negli occhi e dimmi che non è vero.-, ma Kurt rimase in silenzio, gli occhi spalancati e le labbra strette, -Dimmi che non facciamo finta entrambi di non saperlo perché se lo sentissi ad alta voce te ne andresti.-

-Pensi che usarlo contro di me ti renda meno egoista di me?- ringhiò Kurt in risposta, ma non c'era convinzione dietro le sue parole, era come se si stesse difendendo per abitudine, finì solo col trovarsi ancora più vicino a Blaine, troppo vicino.

I suoi occhi dorati si fecero stanchi in un battito di ciglia; mosse le mani in avanti con le labbra strette, fletté le dita e alla fine gli premette i palmi sulle guance, il respiro che gli lasciava a fatica la bocca: -Penso che quando ci stancheremo di farci del male sarà perché di noi non sarà rimasto più niente.- sussurrò.

Kurt deglutì, con gli occhi lucidi e le mani chiuse inconsciamente attorno agli avambracci di Blaine; non trovò niente da dire. 

Aveva le parole incastrate nella gola e negli occhi e si limitò ad aggrapparsi a lui con più forza, i polpastrelli che affondavano nel suo braccio per non lasciarlo andare.

Blaine sospirò piano, poggiò lentamente la propria fronte contro la sua e chiuse gli occhi. 

Quando si tratta di buchi neri lo chiamano orizzonte degli eventi; è quel punto da cui poi non si torna indietro, e non c'è modo di sapere cosa accada una volta che lo si è superato. Però non si raggiunge mai il fondo, perché la forza gravitazionale è così grande che deforma la materia, la tende fino a renderla sottile e fragile - e alla fine la spezza.


*


-Cosa stai facendo?-

Kurt sollevò lo sguardo e lo guardò da sotto le ciglia chiare, il labbro intrappolato tra i denti in un'espressione concentrata: -Arte.-

Blaine abbassò lo sguardo su di sé e vide che Kurt aveva legato insieme rispettivamente la propria gamba destra e la sua sinistra utilizzando un largo pezzo di stoffa morbida, e stava facendo la stessa cosa con le loro braccia.

Blaine abbandonò la testa sul proprio cuscino: -Sei pazzo.-

-È solo ...-, Kurt fece un nodo perché le loro braccia fossero a contatto dal gomito alla punta delle dita, -Il modo in cui due persone si possono muovere insieme.- ma era quasi come se stesse parlando a se stesso, flettendo le proprie dita contro quelle di Blaine così da creare dei movimenti a specchio.

Blaine inarcò le sopracciglia con espressione eloquente e fece scivolare la propria mano sulla sua schiena nuda: -Qualcosa in particolare che ti ha ispirato?-

Kurt gli baciò la gola, il bacino premuto contro il suo: -Forse. Qualcuno.-, le parole che scivolavano via dalle sue labbra e sulla pelle di Blaine, la voce spezzata da minuscoli respiri più profondi di cui aveva bisogno per gestire il contatto.

Le dita di Blaine scivolarono fino alla curva delle sue natiche, affondarono nella carne: -Non credo che questa sia arte adatta ad un pubblico che non sia io.- gli mormorò in un orecchio con tono possessivo, i denti e le labbra che si muovevano sul suo lobo, sulle pelle della sua gola.

Kurt legò insieme le dita delle loro mani, già unite dalla stoffa, e si tirò indietro quel tanto che bastava a guardarlo negli occhi: -No?- gli chiese, le sopracciglia un po' inarcate e le labbra arricciate in un sorriso.

L'espressione di Blaine si fece più seria, soffice; gli scostò un ciuffo di capelli dalla fronte muovendo il viso contro il suo: -No.- mormorò.

Kurt annuì lentamente: -Okay.-


*


-Cosa stai facendo?-, il tono di Kurt era tinto di impazienza mentre le sue dita lavoravano velocemente con ago e filo su un enorme pezzo di stoffa bianca.

Blaine si passò la lingua sulle labbra con la macchina fotografica premuta contro il viso: -Foto.-

Kurt alzò gli occhi al cielo: -Ovviamente.-

-Dovrai sopportarmi.-

-Hai soltanto foto mie là dentro.-

Blaine lo guardò e pensò certo. -È per scarsità di modelli.-

Kurt gli lanciò un'occhiata da sopra la spalla con un mezzo sorriso: -Mh-hm.-


*


-Quindi ora che cosa siete?-

Blaine guardò Sebastian e poi Kurt, che stava ballando da solo completamente perso nel suo mondo: -Una supernova.- mormorò, una stella che muore perché sta bruciando con troppa intensità.


*


Blaine conosceva le mani di Kurt meglio delle proprie.

Conosceva la curvatura del suo palmo e le linee che gli segnavano le dita affusolate e i suoi polpastrelli induriti dal legno, i suoi polsi sottili e la pelle tra il pollice e l'indice; conosceva le vene che gli correvano sul dorso e l'ombra che le nocche proiettavano sulle falangi.

Ma non conosceva la sensazione che si provava a tenere il proprio palmo premuto contro il suo e le loro dita allacciate nel vuoto.

Sfiorò il suo polso con le dita e lo vide sussultare appena, così si limitò a sfiorare la sua spalla con la propria camminandogli più vicino - il palmo della mano gli bruciava come se l'avesse immersa nel fuoco.


*


-Sei sicuro di non volere una mano?-

Kurt annuì con aria concentrata e finì di allacciarsi l'ultima cintura sul petto - erano sette in totale, partivano dalle sue caviglie e gli arrivavano fin sotto le clavicole, bianche, creavano un contrasto quasi crudele col nero dei suoi vestiti.

Della stoffa altrettanto bianca gli ricadeva ai lati del corpo, cucita alle cinture e legata attorno ai suoi polsi, sorretta da un'intelaiatura di plastica leggera.

Kurt prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, sollevando le braccia lentamente - erano sul tetto del loro appartamento e tirava un vento leggero che gli scompigliò i capelli.

Due ali di stoffa bianca si gonfiarono piano di fianco a lui seguendo i movimenti delle sue braccia, e Blaine non poté far altro che guardarlo col fiato incastrato nella gola, era come veder sorgere il sole, le guance arrossate dal freddo e il sorriso incontrollato che si impossessò delle sue labbra quando aprì gli occhi - così chiari da sembrare specchi - e vide la stoffa tesa dal vento.

Rise - rise e sapeva di libertà, e Blaine ebbe quasi l'impressione di star guardando una partenza. -Hai intenzione di volare via?- gli dovette chiedere, perché la risposta era sì e forse se gliel'avesse sentito dire non avrebbe fatto così male.

Ma Kurt si limitò a rivolgergli uno sguardo intollerabilmente dolce, la stoffa bianca che rifletteva la luce sul suo viso e nei suoi occhi.


*


È vero quello che dicono delle stelle - più sono grandi, più splendono e meno vivono; ma soprattutto, più brillano e più è disastrosa la loro fine. Eppure, quando muoiono, le stelle non fanno rumore. Non un rumore che ci è concesso sentire, almeno. 


*


-Eu ...-, Kurt si dovette schiarire la voce, gli occhi fissi sull'opuscolo patinato che aveva di fronte, -Europa.- ritentò, come se gli stessero graffiando la gola. 

Blaine annuì lentamente senza guardarlo: -È un'opportunità che non posso perdere.-

Kurt lo guardò con uno scatto del capo, gli occhi lucidi e così incredibilmente vulnerabili che Blaine si sentì male dentro, tra lo stomaco e i polmoni e il cuore, e noi cosa siamo? Un'opportunità che abbiamo già perso?

-Kurt ...-

Ma Kurt lo fermò con un gesto secco della mano, il volto pallido e gli occhi cerchiati di rosso: -No.-


*


Kurt gli si sedette a fianco lentamente, come se fosse più consapevole dei loro corpi, del modo in cui spostavano l'aria attorno che li circondava, di quanto molecole fossero compresse tra di loro e li tenessero separati; tirò su col naso e gli si avvicinò un po' di più, il cemento del tetto freddo sotto i palmi delle sue mani.

Blaine lasciò che Kurt gli si poggiasse addosso e non chiese niente quando lo vide legare i loro polsi insieme con un sottilissimo pezzo di stoffa rosso.

-Forse è solo il momento sbagliato.-, le parole di Kurt si trasformavano in condensa nel buio, tremavano.

E se fosse sempre il momento sbagliato?

Blaine intrecciò le sue dita alle proprie e le lasciò nel vuoto per qualche secondo: -Forse.- sussurrò.

Una lacrima perlacea scivolò lungo la guancia di Kurt: -Mi dispiace. Mi dispiace di non saperlo vivere.-

Blaine sollevò di poco il capo e gli baciò lentamente la fronte, chiuse gli occhi: -Shh. Va bene.- però tremarono un po' anche le sue parole, la condensa formò degli arabeschi sottili di fronte al suo viso.

Kurt spinse il viso contro la sua guancia e inspirò a fondo, Blaine

-Quando tornerò sarai famoso.-

Una risata debole e sorpresa sfuggì alle labbra di Kurt e le lacrime ripresero a scorrergli sulla pelle: -Probabile.-

Rimasero in silenzio, senza condensa o parole tra di loro, e Blaine se lo strinse ancora più vicino perché gli sembrava che il freddo stesse aumentando - Kurt fece scivolare via il laccio che legava i loro polsi.

Blaine chiuse gli occhi e una lacrima gelata gli scivolò sul viso.


*


Ogni corpo celeste possiede una velocità di fuga - è la velocità minima che una massa deve possedere per riuscire a sfuggire alla sua forza gravitazionale.

Forse stavamo solo aspettando di essere forti abbastanza da poter andare via.



*
 

Cinque anni dopo


Kurt chiuse gli occhi e respirò a fondo - sentì i passi che si avvicinavano e la sedia che scivolava sul pavimento ma aspettò, aspettò finché le sue ciglia non smisero di tremare, finché non si sentì pronto di nuovo.

Occhi. Sguardi. Migliaia.

Un susseguirsi di colori, emozioni, rimpianti, paure, luci. Così tanti che aveva paura di perdersi ogni volta che sollevava lo sguardo, lì, seduto nel bel mezzo di una stanza del M.O.M.A. con storie che gli venivano presentate perché lui le guardasse e le vivesse tutte daccapo - ora, ora non aveva paura di esplodere.


*


Chiuse gli occhi - ancora.

Respirò - i suoi polmoni che si riempivano e si svuotavano e ormai gli sembrava di star respirando vite.

Aprì gli occhi, le ciglia chiare che sfioravano l'aria, e sollevò il capo. Esplose. Un tremito incontrollabile gli attraversò la spina dorsale e le braccia, gli arrivò fino alle dita e nelle palpebre, si sentì scuotere dentro, nelle ossa, nelle vene, gli si impigliò il respiro nella gola ed ebbe paura di soffocare, pensò che non sarebbe mai più riuscito a muoversi -

Ma poi Blaine scosse piano il capo, con un sorriso leggero che gli stava all'angolo delle labbra, e gli rivolse uno sguardo che lo avvolse e lo portò lontano - su un tetto tra della stoffa bianca e tra parole non dette e tra la paura e la vita, Blaine continuò a sorridere come se la Terra non avesse appena smesso di girare sul proprio asse.

Kurt sbatté le palpebre e si sentì le labbra umide, e Blaine inclinò un po' il capo su una spalla, piangi?

Una risata spezzata gli sfuggì dalle labbra e pensò che non sarebbe mai riuscito a trovare le parole adatte per dirgli che gli era mancato il modo in cui i loro corpi, insieme, cambiavano la consistenza del mondo che gli stava attorno -, così lo guardò negli occhi e lasciò che l'universo cadesse a pezzi dentro le sue iridi.

Gli porse lentamente una mano sfiorando il legno del tavolo col braccio perché se non l'avesse toccato non sarebbe riuscito a restare intatto nella tempesta solare che aveva nel petto, e quando Blaine gli prese la mano gli lesse il sole negli occhi e pensò adesso ho imparato, adesso - 

Con le dita che tremavano sciolse il pezzo di stoffa rosso che teneva avvolto attorno al proprio polso e si legò a Blaine, stretto perché stavolta non l’avrebbe lasciato andare.

(Alcuni pensano che arriverà un momento in cui l'Universo si strapperò al centro, incapace di espandersi ancora, perché forse niente è fatto per andare avanti in eterno.

Vorrà dire che gli stringerò le dita un po' più forte - perché suppongo che si tratti di questo: tenersi e tenersi stretti anche quando l'Universo si strappa e ti lascia agli angoli opposti del niente.)



The end

*

  
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