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Autore: Arain    31/08/2015    1 recensioni
Dal testo:
"Inoltre aveva nevicato tanto di recente e benché fossero entrambi ottimi piloti non era mai bello procedere di notte sulla strada ghiacciata. Cas era comparso da poco, a caccia finita. Avevano concordato in precedenza di incontrarsi lì per poi tornare al bunker insieme."
Letteralmente scritta di getto durante un viaggio in auto di otto ore. Quindi non ha nessuna pretesa. Destiel of course
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Si trovavano in uno dei soliti motel, perché il caso era troppo lontano per poter tornare al bunker in giornata. Era stata una caccia di routine, un fantasma di un uomo creduto morto suicida che invece era stato ucciso e cercava di ottenere la giustizia non ricevuta in vita. Era bastato bruciare le ossa per risolvere in fretta la situazione, solo che il posto distava più di tredici ore dal bunker, e sia Dean che Sam erano troppo stanchi per guidare. Inoltre aveva nevicato tanto di recente e benché fossero entrambi ottimi piloti non era mai bello procedere di notte sulla strada ghiacciata. Cas era comparso da poco, a caccia finita. Avevano concordato in precedenza di incontrarsi lì per poi tornare al bunker insieme. Anche lui aveva guidato per molte ore, e benché non avesse bisogno di riposare gli avevano preso una stanza. Ora si trovava in camera con Dean: stavano aspettando che Sam tornasse con la pizza (e un pezzo di crostata, sperò Dean).
Dean osservò curioso Cas, che a sua volta era intento a guardare fuori dalla finestra: la luce calante del tramonto illuminava il piccolo cortile, in cui un bambino sui cinque anni giocava nella neve con il padre. Stavano cercando di costruire un pupazzo, ma la neve era troppo friabile ed inevitabilmente la testa crollava da un lato.
-Dean, perché gli esseri umani sono così attratti da questo particolare stato dell'acqua?-
Cas ora stava fissando lui, gli occhi azzurri puntati nei suoi, la testa lievemente piegata da un lato. A Dean ricordò tanto il Castiel dei primi tempi, quello che ancora non capiva quasi un accidente delle "faccende umane". Per un attimo pensò di rispondergli "perché è divertente" ma poi si rese conto che sembrava passata un'eternità dall'ultima volta in cui l'angelo gli aveva rivolto una domanda così innocente, così disinteressata, posta non perché servisse a qualcosa, ma per il puro piacere di capire meglio la natura umana. E allora gli sembrò di doverglielo, di avere la responsabilità di fargli capire.
-Beh... la neve è bella. Lo sai, per i paesaggi e tutto. Ed è divertente giocarci, i bambini ne vanno matti, ma anche gli adulti. Poi, uh, un sacco di sport si fanno sulla neve.-
Si fermò, e vide che Cas continuava a guardarlo, gli chiedeva tacitamente di proseguire, perché entrambi sapevano che non era di certo finita lì.
-Poi, uhm, quando cresci e vai a scuola... spesso la chiudono se nevica tanto. Quindi i ragazzini ovviamente la adorano.-
Alta pausa, altro scambio di sguardi.
-È perché è così bianca.- Si sentì mormorare alla fine.
-È bianca e copre ogni cosa. Credo... credo che la gente pensi che possa nascondere tutto. Arriva, così bianca e fredda e pesante, e il mondo sparisce. Rimangono solo i contorni sfumati. E c'è silenzio, tanto silenzio. Tutto viene ovattato, anche i pensieri sembrano acquietarsi.-
Dean fu sorpreso, non era da lui parlare tanto di cose astratte. Guardò Castiel e capì che anche lui era stupito, i vividi occhi azzurri più grandi del solito, l'espressione rapita e attenta.
Allora decise che ormai tanto valeva concludere.
-La neve sembra... innocente. Quando cade... in tutto quel bianco non c'è spazio per il nero, non c'è spazio per il dolore o per il male. E pare che non possa tornare mai più il caldo e il movimento, che tutto debba rimanere così fermo e congelato per sempre. E a volte... a volte il pensiero non è così male.- Concluse, e Cas tornò a guardare fuori dalla finestra. Ormai padre e figlio erano rientrati e nel cortiletto illuminato dai lampioni e dagli ultimi raggi del sole morente era rimasto solo un pupazzo lasciato a metà a testimoniare il loro passaggio.
Dean, stremato e affamato, si stese sul suo letto, chiedendosi se chiamare o no Sam per sapere dove diavolo fosse finito con la sua pizza.
-Ho capito.- Il sussurro di Cas lo fece sobbalzare. L'angelo si alzò e andò a sedersi sul letto di Sam, girato verso di lui.
Dean pensò ancora una volta a quanto gli sembrasse di nuovo il vecchio Cas, e per un attimo credette di cogliere la stessa decisione che allora animava il suo sguardo. Ma poi i ricordi della ribellione dell'angelo, dell'apocalisse, del suo tradimento, del purgatorio e di tutto ciò che ne era derivato lo colpirono con la forza di un pugno. E allora nel viso di Cas riuscì a scorgere la stanchezza, la stessa che sentiva addosso a sé. E anche se l'angelo non poteva invecchiare era sicuro che le rughe che circondavano la sua bocca e segnavano la sua fronte non erano state così evidenti quando quel corpo apparteneva ancora a Jimmy.
Cas continuava a guardarlo e Dean continuava a fissare lui, ma non c'era imbarazzo. Sentiva che in quel momento anche l'angelo stava rimuginando pensieri molto simili ai suoi. Lo capì soprattutto quando vide il suo sguardo incupirsi, e il ben noto senso di colpa, compagno costante nella vita dei Winchester, fare capolino da dietro la barriera della sua espressione indecifrabile.
-A volte le scelte di mio padre per questo mondo mi lasciano perplesso.- Disse Castiel, la voce un po' roca dopo essere stato in silenzio così a lungo.
-La neve è, anzi era, una di queste. Capisco perfettamente il procedimento fisico per cui si forma, ma non ne capivo il senso. Perché ghiacciare il suolo e impedire all'uomo di lavorare la terra. Non soffre già abbastanza?-
Fece una pausa e spostò lo sguardo da Dean alla finestra. Ormai il sole era definitivamente tramontato, ma l'aria era più chiara del solito. Un altro effetto della neve che venne subito notato dall'angelo.
-Non è mai buio quando nevica...-
Dean aspettò, in silenzio, che continuasse.
-Ora però... ho capito. Non... non c'entra quasi nulla con il tempo atmosferico. È... la neve è per l'anima, Dean. E ora ho capito perché ti piace così tanto.-
Concluse con un piccolo sorriso malinconico. Per un attimo l'istinto prese il sopravvento e Dean aprì la bocca per negare; poi la richiuse, perché Castiel aveva ragione e non c'era ragione di negare l'evidenza.
-Credo... credo che ora piaccia anche a me.- Aggiunse Cas, e il suo sorriso si allargò. Dean non poté impedirsi di piegare le labbra all'insù di rimando, felice che la malinconia fosse scomparsa dal viso dell'angelo.
-Ormai è troppo buio, ma la prossima volta che troveremo della neve potremmo prenderci qualche ora. Fare un giro con lo slittino, palle di neve e cose così.- Disse, ignorando la parte del suo cervello che gli diceva che era un adulto, e che gli adulti non giocano con la neve.
Lo sguardo di Cas si accese.
-Potremmo fare un pupazzo!- Esclamò convinto. Dean rise e disse: -L'ultima volta che ho fatto un pupazzo con Sammy...- Si bloccò, e la risata gli morì sulle labbra, il ricordo dello sguardo spaventato di suo fratello impresso a fuoco nel cervello. John era comparso all'improvviso mentre giocavano, un braccio insanguinato e un lupo infuriato alle calcagna. Era riuscito ad ucciderlo proprio in quell'istante, prima che li raggiungesse. Rammentò l'ansia di fare i bagagli di corsa, mentre il padre si occupava del corpo, e l'immagine vivida del pupazzo lasciato a metà visto dallo specchietto retrovisore dell'Impala...
-Dean.- Cas gli aveva appoggiato una mano sul braccio. Si riscosse, e incrociò il suo sguardo preoccupato.
-Non... non è niente Cas. Vecchi ricordi di un cacciatore stanco.- Mormorò per rassicurarlo.
L'angelo strinse le labbra ma non commentò, e Dean pensò che, anche se aveva riottenuto la sua grazia, l'essere stato umano lo aveva cambiato per sempre. Non era sicuro di voler sapere se in meglio o in peggio. Osservò ancora una volta i suoi lineamenti, ormai familiari quasi tanto quelli di suo fratello, e sorrise. Il calore della sua mano sul suo braccio lo tranquillizzava. Era un tocco che sapeva di casa.
Cas aprì e chiuse la bocca un paio di volte, come per decidersi a parlare. Dean aspettò paziente.
-Dean, io-
Ma venne interrotto dalla porta che si aprì all'improvviso, lasciando entrare un Sam infreddolito e portatore di cibo. Spiegò che tutte le strade erano bloccate a causa della neve, e che per questo aveva dovuto farsi tutta la strada a piedi. Mangiarono in silenzio, mentre Cas li osservava. O meglio, guardava entrambi, ma i suoi occhi finivano sempre per posarsi un po' più a lungo su Dean, che dal canto suo avrebbe voluto chiedere cosa stava per dirgli prima, ma aveva la sensazione che la presenza di Sam glielo avrebbe impedito.
Più tardi dopo aver parlato un po' della caccia ed essersi accordati con Cas sull'orario della partenza del giorno seguente l'angelo li salutò e si diresse alla sua stanza, che si trovava a due ingressi di distanza.
Sam e Dean si misero subito a letto, ma mentre suo fratello si addormentò subito, stremato, lui non riuscì a prendere sonno. Decise di uscire a fare due passi. Appena fuori dalla porta rabbrividì nell'aria gelida della notte e fece per rientrare a prendere il giubbotto, ma si accorse di aver lasciato dentro le chiavi. Non volendo disturbare il sonno di Sam si diresse svelto verso la camera di Cas, sperando di poter passare di lì per rientrare dal corridoio interno. Bussò e sibilò: -Cas, sono io, fammi entrare che mi sto congelando.-
L'angelo aprì subito la porta, sorpreso. In risposta al suo sguardo interrogativo Dean mormorò: -Mi sono chiuso fuori, ora fammi entrare prima che muoia assiderato.-
Castiel si spostò e lo fece passare. Lui si lasciò cadere sul letto, ovviamente intonso, continuando a rabbrividire. Cas chiuse la porta, si tolse il trench e glielo posò sulle spalle, poi appoggiò due dita sulla sua fronte, e Dean si sentì invadere da un fantastico tepore. Si strinse nel trench ed avvertì per un attimo l'odore di Cas. Non riusciva a dire a cosa somigliasse, ma sapeva di buono.
L'angelo si sedette di fronte a lui su una sedia, fissandolo.
-Potrei stare a guardarti per sempre.- soffiò piano, e Dean non aveva idea

di come rispondere, quindi si passò una mano tra i capelli ed esclamò -Adesso torno in camera, scusa il disturbo.- e stava per alzarsi, quando Cas disse -Se ti sei chiuso fuori senza chiave non puoi aprire la porta.-
Dean si immobilizzò, folgorato da questa verità. Era bloccato.
Per un attimo pensò che avrebbe potuto dormire lì, dato che l'angelo non aveva bisogno del letto, ma l'altro che avrebbe fatto? L'avrebbe guardando dormire per tutta la notte? Scosse la testa come per scacciare l'immagine e mormorò -Vado a chiedere alla reception una copia della chiave.-
-A quest'ora è chiusa.-
Dean sbuffò. Ovviamente aveva ragione.
Stava ancora cercando una soluzione per quella situazione incresciosa, quando Cas sussurrò:

-Prima che arrivasse Sam... volevo dirti una cosa. Vuoi ancora saperla?-
Dean si fece immediatamente attento e annuì, aspettando che proseguisse. Cas guardò fuori dalla finestra e disse -Sono contento che ci sia la neve.- Poi spostò gli occhi su Dean e proseguì. -Non è facile, non è piacevole. Ma ho già sperimentato troppe volte quanto sia più sbagliato e porti più dolore nasconderti le cose.- Si interruppe, e Dean ebbe paura. Desiderò di fermarlo, di dirgli di non proseguire. Non voleva dover soffrire ancora una volta. Non credeva di essere in grado di sopportare altro male provocato da una persona importante per lui. Da una persona che da tempo era la sua famiglia. Ma dalla sua bocca non uscì un suono, perché la curiosità era più forte.
-Non credo che ci sia un modo facile per... Dean, ti amo.- Sputò Cas in fretta, come per togliersi un dente.
Dean lo fissò negli occhi, cercandovi una spiegazione a ciò che aveva appena udito. Ma quelli restarono gli stessi di sempre, l'azzurro che gli perforava l'anima.
Aprì la bocca e la richiuse, senza sapere cosa dire. Alla fine se ne uscì con una domanda che sembrò brutale anche alle sue stesse orecchie.
-Come mi ami?-
Cas sospirò e parlò come se stesse spiegando ad un bambino.
-Ti amo come essere umano buono, altruista e coraggioso. Ti amo come cacciatore, quando salvi le persone senza chiedere nulla in cambio. Ti amo come persona piena di dubbi e paure ma che nonostante tutto va avanti. Ti amo come anima luminosa e pura, anche se tu non pensi che sia così. E ti amo come uomo.- Concluse, distogliendo lo sguardo sulle ultime parole.
Dean rimase immobile, cercando di metabolizzare ciò che l'angelo gli aveva appena detto.
-Come uomo?- Si disse che di tutte le domande che gli frullavano nella testa era riuscito a porre quella più stupida.
Per la prima volta vide tentennare anche Cas.
-Beh, tu sei... sei un bell'uomo.-
Nella stanza calò un silenzio imbarazzato. Dean stava ancora provando a mettere un po' d'ordine tra i suoi pensieri, inutilmente. Ciò che lo sconvolgeva di più, probabilmente, era la totale assenza di sconvolgimento. Era sorpreso, certo, stordito, ma non per quello che Cas aveva detto, si rese conto, ma perché non pensava che l'angelo avrebbe mai potuto dirlo.
Sentì che il suo cuore accelerava i battiti mentre sentimenti e sensazioni che aveva cercato di reprimere con tutte le sue forze tornavano a colpirlo. Non osò ancora sfiorare la parte del suo cervello in cui stava sbocciando una piccola bolla di felicità, ancora fragile e pronta a scoppiare al primo movimento brusco.
Deglutì, cercando ancora qualcosa da dire, ma Cas si alzò e lo precedette.
-Ti lascio, così puoi dormire tranquillo. Se vuoi che vada via ora invece che domani con voi capi- Si bloccò perché Dean gli aveva afferrato un braccio. Lo guardò e rimase sconvolto, vedendo la rabbia nei suoi occhi.
-Non ci provare nemmeno. Questa volta non ti permetterò di andare via, dovessi bucarti le gomme di quel catorcio che chiami macchina.- La presa sul suo braccio aumentò.
-Rimani.- Concluse Dean, lo sguardo ora carico di una speranza quasi dolorosa.
Lo tirò per il braccio, facendolo sedere accanto a lui. Mollò la presa, e titubante risalì con le dita lungo il suo braccio, fino ad arrivare a posare la mano sul suo viso. Cas rimase immobile sotto il suo tocco, lo sguardo incatenato con il suo. Ancora una volta non c'era più imbarazzo, perché erano solo loro due e si conoscevano da tanto ormai. Non c'era più spazio per l'imbarazzo. Dean avvicinò lentamente il viso a quello di Castiel. Si bloccò a pochi centimetri, aspettando. Voleva, per una volta, che qualcun altro agisse per lui. Voleva che Cas si sbilanciasse per primo, voleva che gli confermasse ciò che gli aveva appena confessato. Sapeva che quello era un punto di non ritorno, e non voleva essere il primo a varcarlo.
Cas capì, e azzerando la distanza tra di loro premette dolcemente le sue labbra su quelle di Dean. Fu un bacio breve e si staccò subito, cercando gli occhi del cacciatore. La separazione fu come una ventata gelida sulla sua bocca. Ne voleva ancora, ne voleva di più. Così spostò la mano sulla nuca dell'angelo e se lo tirò contro, premendo con forza le labbra sulle sue. Cas le socchiuse lievemente, e Dean cautamente lo sfiorò con la lingua. Sentendo il suo sapore dolce gli mancò il respiro, e quando sentì che l'altro rispondeva timidamente al suo bacio smise di trattenersi e si lasciò andare, muovendo con decisione la bocca e cercando la lingua di Cas con la sua. Avvertì le mani dell'angelo afferrargli i capelli, e lui passò le proprie sulla sua schiena. Il trench gli era scivolato giù dalle spalle, ma lui si sentiva andare a fuoco. Dean continuò a baciarlo, ma perse l'equilibrio e cadde sopra di lui sul letto. Si staccarono un attimo per riprendere fiato. La vista di Castiel ansante, con i capelli spettinati, le guance rosse e gli occhi liquidi gli mozzò il fiato. Tornò a chinarsi su di lui, appoggiando nuovamente la bocca su quella dell'angelo, mentre con una mano si puntellava per non gravargli addosso con tutto il suo peso, mentre con l'altra continuava ad accarezzargli il volto. Dopo un inizio incerto anche Cas stava rispondendo con forza al bacio, la sua lingua che si muoveva insieme alla sua, come se non avessero fatto altro per tutta la vita. Quando si separarono nuovamente, ansanti, Dean pensò che sembravano incastrarsi alla perfezione. Voleva tuffarsi di nuovo su quelle labbra incredibilmente soffici e calde, ma Cas mormorò -Credo che tu debba dormire, Dean. Domani dovrai guidare a lungo.- All'inizio Dean ci rimase male, poi capì che aveva ragione. L'angelo proseguì -Dormi qui. Io vado a..- Ma le parole gli morirono in gola quando vide l'espressione di Dean, che lo fece alzare, poi si infilò sotto le coperte e lo chiamò accanto a sé. Cas lo osservò titubante, poi lo seguì e si stese su un fianco, poggiando il suo petto contro la schiena di Dean, le gambe che si aggrovigliarono alle sue, un braccio ad avvolgergli il torace. Era una posizione così naturale per entrambi che sembrava non avessero fatto altro che dormire abbracciati per tutta la vita. Stettero per un po' fermi, in silenzio, godendo del lieve contatto dei loro corpi.
-Perché?- sussurrò Dean ad un tratto.
-Perché ora? Perché qui?-
Non poteva vedere Cas, ma poteva sentire che stava sorridendo.
-Per la neve. Perché, come hai detto tu, rende tutto immobile. E io mi sono accorto che ero bloccato come lei. Allora ho sciolto la neve.-
Questa risposta non aveva senso, eppure Dean capì benissimo. Tra le braccia di Castiel quella notte dormì bene come non gli capitava da anni, e svegliarsi con il suo calore contro il proprio corpo era di sicuro una cosa a cui potersi abituare.
Sam lo guardò sospettoso quando gli spiegò come mai aveva dormito in camera con Cas ma non fece domande, e Dean gliene fu grato, perché non era ancora pronto ad affrontare questo argomento con lui. Si mise al volante dell'Impala, impaziente di tornare al bunker e continuare la sua, ehm, discussione con Cas più approfonditamente. Vide la sua auto nello specchietto retrovisore e sorrise. Sam lo fissò stranito ancora una volta, ma Dean non disse nulla, per una volta non perché non voleva farlo preoccupare ma perché, egoisticamente, voleva tenere ancora un po' solo per se stesso quella meravigliosa sensazione di felicità che provava. Sapeva che non sarebbe stato sempre così, che con la vita che faceva non sarebbero mancati momenti di sconforto e dolori quasi intollerabili.
Ma per un unico, scintillante momento voleva trastullarsi con l'immagine di sé che si svegliava tutte le mattine tra le braccia di Cas. Perché sapeva che sarebbe bastato questo a non far scoppiare la piccola bolla di felicità e speranza che ormai stava mettendo radici dentro di lui. Vide la neve che si scioglieva ai lati della strada, e per resto del tragitto il sorriso non abbandonò più le sue labbra.


NOTE DELL'AUTRICE
Se non si fosse ancora capito, io amo la neve. Sì, so che siamo ancora in estate, ma il mio cervello ha deciso che in questa storia dovevamo parlare di neve, e allora neve sia.
Ringrazio tutti quelli che leggeranno e/o recensiranno.
Un bacio,
Arain

 

   
 
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