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Autore: Elrais    31/08/2015    2 recensioni
Prima di questo caso, il suo mondo era costituito da un’ordinata sequenza di azioni e reazioni: il suo scopo era trovare la corrispondenza biunivoca tra una premessa e una conseguenza.
Era una legge di cui si fidava, ma ora questa legge gli sembra fasulla.
Ce n’è una nuova, che non sa applicare.

Piccolo viaggio nella mente di L, sempre che ciò sia possibile.
Prima classificata al contest "L come..." indetto da Mirella.EFP e Scintilla19.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Light/Raito
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Elrais
Titolo storia: Un passo indietro
Rating: giallo
Prompt scelti: leccornie, lingua, logica, lacerare, Light.
Genere: introspettivo
Avvertimenti: missing moments
Note autore: storia partecipante al contest “L come…” indetto da Mirella.EFP e Scintilla19.
Solo qualche piccola precisazione, poi vi lascio: il rating giallo è stato scelto in quanto alcune descrizioni della condizione psichica di L potrebbero risultare un po’ sanguigne, mettiamola così… nulla di che, ma per correttezza non mi sembrava che il verde fosse completamente appropriato; la one shot si colloca in un preciso periodo temporale, ovvero il momento di scoramento del detective subito dopo aver ammanettato Light a sé (il famoso: “Ryuzaki, anche se ci siamo trasferiti in questo quartier generale, non mi sembra che tu abbia voglia di lavorare.” “Voglia di lavorare, dici? Non ne ho… Per la verità, sono depresso.”). Ci tengo a sottolinearlo perché, in qualsiasi altro momento del manga, avrei descritto i pensieri di L in maniera totalmente diversa.
Ultima cosa, poi termino queste noiosissime note (che sono quasi più lunghe della one shot… XD): la visione di L (e di Light) che vi propongo è particolare, è incentrata più sul manga che non sull’anime. Spero possiate apprezzarla comunque!
Bene, ho concluso! Buona lettura. :)

Un passo indietro

Quella posizione accovacciata gli permette di sfruttare appieno le sue doti intellettive, ma nell’ultimo periodo non è per questo motivo che la assume. Sente le spalle più pesanti del solito, lo trascinano verso il basso.
Allunga il braccio per prendere un pezzo di torta, tuttavia – per quanti zuccheri ingerisca – il risultato non cambia: se qualcuno controlla il potere di Kira dall’alto, non importa quante persone lui acciuffi. Le marionette sono legate al marionettista tramite un filo, ma in questo caso il collegamento gli sfugge.
Amane, persino Light… tutto tempo sprecato.
Si porta alla bocca il pezzetto di torta, senza desiderarlo davvero. È alla fragola, la sua preferita: Watari gliela cucina spesso ultimamente, sperando in una ripresa psicologica del ragazzo che considera un figlio, ma non sortisce alcun effetto.
Le leccornie delle quali si ingozza non gli danno piacere, manca quel quid in più, quello stimolo a mangiare per far funzionare il cervello; la sua mente è in panne e riempirla di carburante non sembra migliorare la situazione.
Sente in bocca la consistenza pastosa della crema, il suo sapore dolciastro: rotea la lingua in un bacio mai dato, lasciando che essa si immerga nella poltiglia zuccherina, e ne rimane disgustato.
Allontana il piatto da sé con un gesto stizzito, che non è da lui.
Light si volta a guardarlo, stupito.

Light.

Per la prima volta nella sua vita, il miglior detective del mondo viene sfiorato dal dubbio.
Da giorni, ormai, avverte quella familiare sensazione alla base dello stomaco: non è un dolore lancinante, ma un lento aggrovigliarsi di viscere.
Lo spasimo sale – pian piano, senza fretta – arriva ai polmoni per togliergli l’aria, giunge alla gola, serrandogliela in una morsa; è preciso e puntuale, lo lacera con la cura di un bisturi tenuto in mano da un sapiente chirurgo. Lo dilania lasciandolo intatto, ma la sensazione di essere spaccato in due resta lì, se la sente nelle ossa accartocciate.
Si gratta la testa, non vuole pensarci; torna a prendere il piattino con la torta e ne ingurgita un boccone, poi un altro ancora.
Continua a mangiare, il braccio va dal piatto alla bocca in un gesto automatico, ma lui non sente neanche il sapore del cibo.
Lo sguardo è vitreo, fisso su un monitor che non sta realmente guardando.
L, però, non è mai riuscito a impedirsi di pensare: non comincerà certo ora. Frasi sconnesse riprendono  a vorticargli davanti agli occhi, le stesse che lo tormentano da giorni.

Non sei abbastanza.

Il suo ego si rifiuta di crederlo, ma la sua mente razionale non può negare quella possibilità.

Pensavi di aver trovato la tua strada e invece non sei abbastanza.

Prima di questo caso, il suo mondo era costituito da un’ordinata sequenza di azioni e reazioni: il suo scopo era trovare la corrispondenza biunivoca tra una premessa e una conseguenza.
Era una legge di cui si fidava, ma ora questa legge gli sembra fasulla.
Ce n’è una nuova, che non sa applicare.

Una formula che va a finire tra tutte quelle che osserva accadere senza comprenderle sul serio.
Ce ne sono tante, nel mondo, di leggi che regolano le vite degli esseri umani e che sembrano di primaria importanza; tuttavia, per quanto lui provi a stringere, alcune di esse gli scivolano tra le dita.
Famiglia, amore, amicizia. Tutti sostantivi che pronuncia dacché ha memoria, che vede concretizzarsi nelle esistenze altrui, davanti ai suoi occhi, ma che non lo toccano davvero.
Studia i sentimenti con la stessa curiosità con cui un chimico osserva una reazione: gli altri esseri umani dentro una provetta e lui al di fuori.
Lui, sempre al di fuori. Un passo indietro.
Ha visto accadere quelle reazioni così tante volte che sa precisamente quali parole usare, quale tono di voce impostare – oh, eccome se lo sa!

Light… Light è il mio primo, vero amico.

Sorride al ricordo: crede di essere stato convincente. Chissà se Light ci ha mai creduto.
Conoscendolo, forse no.
Pensandoci bene, tutto tra di loro è una farsa: ogni sorriso, ogni parola, ogni gesto; persino il lavorare assieme, fianco a fianco, non è altro che un continuo tenersi d’occhio, un giocare d’astuzia.
Nessuna vera amicizia e forse è una fortuna che sia così: perché lui, L, non saprebbe neanche come offrirla, la propria amicizia.
È ironico pensare che abbia dovuto fingere anche con l’unica persona realmente stimolante che abbia mai conosciuto.
Però forse anche Light non è da meno, forse la sintonia che c’è tra di loro non deriva solo dall’innegabile connessione mentale: forse ciò che li lega è proprio l’incapacità – insita in entrambi – di relazionarsi profondamente con coloro che li circondano.
Due attori formidabili che si sono incontrati per caso e che riconoscono, l’uno nell’altro, un compagno di palcoscenico; discernono, sulla bocca di colui che si definisce ‘amico’, le battute imparate dallo stesso copione.

Light.

Anche rispetto a lui, sempre un passo indietro.
Light, colui che sarebbe potuto essere il suo primo, vero amico, se solo… beh, se solo non fossero stati quel che in realtà sono: due esseri umani, ma soltanto all’apparenza.

Light… Light è il mio primo, vero amico.

Gli altri, però, ci sono caduti di certo! D’altronde, ha eviscerato quei sentimenti minuziosamente: ormai li imita con maestria, pur senza comprenderli.
Ma la logica, quella la capisce. Lui, il miglior detective del mondo.

Non sei abbastanza.

Lo spasimo ricomincia, sale fino al petto. Ha la sensazione che, abbassando gli occhi, potrebbe ritrovare le sue viscere lacerate disperse sul pavimento.
Si abbraccia le gambe con forza per vincere quella sensazione dilaniante, accovacciandosi ancora di più, cercando di mantenersi unito.
Fa schioccare la lingua rumorosamente in un gesto di esasperazione e, di nuovo, sente lo sguardo perplesso di Light su di sé.
Il detective sta quasi per riprendere a mangiare – almeno per recuperare un atteggiamento che gli sia familiare, che faccia desistere il ragazzo ammanettato a lui dal guardarlo con quell’espressione preoccupata – ma la vista della torta di Watari lo nausea.
Non gli era mai capitato, prima d’ora, di non riuscire a mangiare qualcosa di dolce.

Appoggia la fronte alle ginocchia, nascondendo il viso; nelle orecchie il ticchettio dei tasti del computer, tasti che Light continua a premere velocemente.
Il bambino che è in lui, quello infantile e testardo, vorrebbe impuntarsi, ricominciare da capo; ma la verità è così palese che lo annichilisce.

Non sei abbastanza.

Eppure, forse la chiave è proprio questa: la totale mancanza di logica. Se alcune leggi che regolano il mondo – come l’amore, l’amicizia, l’odio – sono prive di un fondamento razionale, allora l’unico modo è guardare il tutto da una nuova prospettiva.
Forse…

“Ryuzaki!”

La voce di Light gli arriva distorta e percepisce in essa una sorta di eccitazione. Si volta a guardarlo, gli occhi che fanno capolino da sopra il braccio, nascosti dai capelli.

“Ryuzaki, so che non hai molta voglia di lavorare, ma vieni a vedere questo.”

Il detective si avvicina al ragazzo svogliatamente; poi la schiena si raddrizza, gli occhi tornano a spalancarsi.
Di nuovo azione e reazione sembrano funzionare, la sua mente può inseguire leggi biunivoche.
Il filo dei pensieri precedenti sfugge alle sue dita e alla sua memoria; sbiadisce, dimenticato.
   
 
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