Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    31/08/2015    2 recensioni
Si tratta di una serie di One-shot per la Shaosaku week (che cadeva dal 20 al 26 luglio). Alcune sono AU, altre riguardano i viaggi nelle varie dimensioni, seguendo il tema di quel giorno.
Sette date, otto mondi fantastici in cui vivere esperienze straordinarie.
Genere: Angst, Avventura, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura, Syaoran, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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NB: Crossover con CCS!
Avviso: è alquanto diverso dagli altri capitoli. Capirete leggendo ^//^

 
 
Day 7.2 – CONFESSIONS
 
~ The warm heart of the travelers ~
 
Una luce abbagliante, il vuoto, lo spazio intero a portata di mano, poi il suolo. Per una volta atterrarono sui propri piedi, sfiorando il terreno asfaltato con la punta delle scarpe, quasi timorosi di una rivolta da un momento all'altro. Erano fuggiti da una sanguinosa guerra e temevano più di ogni altra cosa quello che li aspettava al di là della bocca di Mokona - eccezion fatta per Kurogane, ovviamente, che aveva finalmente potuto confrontarsi con un vero esercito.
Tra i cinque viaggiatori, colei che ne aveva sofferto di più era Sakura: tutta quella devastazione, quella distruzione, quella povertà, quella decadenza l'avevano dilaniata dal profondo, scavando un senso di miseria e frustrazione in lei. Si era sentita inutile perché non poteva far altro che riprendersi la piuma per liberarli da quella follia omicida. Ma la miccia che s'era accesa non si poteva spegnere con tanta facilità; così erano stati costretti a fuggire, come dei conigli, per non diventare anch'essi vittime e precipitare negli squarci conseguenti a quel violento terremoto.
Si guardarono intorno, sollevati da tanta tranquillità, anche se avevano imparato a stare all'erta perché dietro ogni quiete infuriava una tempesta, e provarono un senso di dejà-vu. Fu Mokona ad esprimere quel senso comune.
«Sembra il mondo in cui vive Yuuko!», gioì, le orecchie le si rizzarono, ondeggiando per l'emozione.
«La strega?», chiese Kurogane, afferrando l'esserino magico per tenerlo fermo.
«Siamo tornati al punto di partenza, quindi?», osservò Fay con un sospiro.
Shaoran rivolse un'occhiata a Sakura, rivivendo quel terribile giorno ancora una volta nei suoi ricordi. Le piume che si disperdevano. L'anima che volava via. Il suo corpo, gelido tra le sue braccia. Il calore svanito. L'immobilità. La morte. La pioggia che gli batteva sulla testa e che in seguito aveva asciugato le sue lacrime. La perdita.
Strinse i pugni, prendendo un respiro. Ora Sakura stava bene, non importava che non si ricordasse di lui. Come gli disse anche lei una volta, avrebbero creato dei nuovi ricordi, insieme. E anche se quel sentimento ormai lontano non fosse mai tornato, lui sarebbe rimasto al suo fianco. Per sempre. O, almeno, finché lei non si sarebbe stancata di lui. E allora si sarebbe limitato a vegliare su di lei da lontano, affinché un evento tanto angosciante non potesse ripetersi. L'aveva promesso, l'avrebbe protetta anche se il prezzo fosse stato la sua stessa vita. Ad ogni costo.
Lei non sembrò accorgersi del monsone estivo che scuoteva l'animo del ragazzo, troppo presa a guardarsi intorno con aria confusa. Se Moko-chan non si sbagliava erano già stati in quel luogo, ma lei non poteva ricordarlo. Lei non era ancora... sveglia.
Si rattristò, considerandosi ancora una volta un fardello per il gruppo, e tenne lo sguardo inchiodato ad un albero in fiore. Non erano ancora sbocciati tutti,  eppure quei petali rosati le erano vagamente famigliari. Le ricordavano il paese di Oto, anche se questo era un posto completamente diverso. C'era una schiera di numerose casette moderne, allineate l'una accanto all'altra, delimitate da giardini e recinzioni, che si alternavano ad edifici più alti, in vetro, simili a grattacieli. Torri e abitazioni si fondevano e si incrociavano in un labirinto di strade e vicoli ricoperti da ciottoli, completamente vuoti. Sentiva nell'aria la presenza costante di vita. Una vita serena, libera da crucci, senza pensieri. Ma non capiva da dove provenisse. Dov'erano tutti gli abitanti?
«Mekkyo! Percepisco due forti oscillazioni!»
Tutti si voltarono a guardare Mokona.
«Da che parte?», chiese Shaoran, preparandosi come un corridore in attesa dello sparo, su una linea di partenza immaginaria.
Sakura si disse che non sarebbe rimasta indietro, così si preparò a seguirlo, ovunque lui l'avesse portata.
«Sono due direzioni opposte. Anche se a destra sembra più forte. Ma è una strana sensazione...», osservò, indicando ad ambo i lati.
Shaoran annuì e prese per mano Sakura.
«Allora dividiamoci. Io vado da questa parte con la principessa, sono sicuro che anche lei sarà in grado di sentire qualcosa.»
Lui, si affidava a lei. Lei se ne rese conto per la prima volta da quando erano partiti. Era già trascorso un anno... Il tempo, che concetto astratto. Variabile. Diverso, in ogni dimensione, tanto che non avevano avuto la possibilità di festeggiare il loro compleanno. Non ne poteva essere certa, ma sentiva il peso di questi mesi. Si rendeva conto di quanto fossero cresciuti e maturati, tutti insieme. Lo vedeva soprattutto in Shaoran. Più andavano avanti, più aumentava la sua forza, più il suo fascino la ammaliava, più il suo sorriso la riscaldava, più la sua voce la tranquillizzava, più il suo sguardo, posato su si lei, la faceva sentire viva. Lui le aveva dato un ruolo a questo mondo. Se lei esisteva era soltanto grazie a lui.
«D'accordo, ragazzo. Noi allora andiamo da questa parte con la polpetta bianca. Entro il tramonto ci rincontreremo qui.», annunciò Kurogane, appropriandosi di Mokona.
«Se non vi vediamo arrivare vi veniamo a cercare.», aggiunse Fay e Shaoran annuì.
«Lo stesso vale per noi.»
Si divisero, ognuno continuando per la propria strada e, seguendo le indicazioni di Sakura, raggiunsero una casa. Sembrava come tutte le altre ma da questa Sakura percepiva una forte energia. Non era come con le piume: era qualcosa di più grande, di primitivo, che non riusciva a spiegarsi. Qualcosa che riguardava il suo passato.
Senza indugiare ad oltranza Shaoran si avvicinò e bussò alla porta, la quale dopo poco si aprì lasciando sbucare fuori il viso di una ragazza familiare. Fin troppo conosciuta. Sbatté gli occhi più volte, convinto che i sensi gli stessero giocando un brutto scherzo. Ciò che era più assurdo era che sembrava riuscisse a metterla meglio a fuoco con l'occhio destro. Era la prima volta che gli succedeva una cosa simile. Ma cosa stava succedendo?
«Shaoran... Kun?», chiese la padrona di casa, altrettanto confusa. Com'era possibile una cosa simile? E quando era diventato così grande?
Shaoran spalancò gli occhi, riconoscendo quella voce da bambina.
«Hime?», chiese incredulo e lei arrossì di botto. Il fumo le uscì dalle orecchie, mentre esclamava un «HOEEEEEE?!», facendosi sentire per tutto il vicinato.
Lui cercò di ragionare, non poteva essere Sakura perché lei si trovava accanto a lui. Si voltò alla sua destra ma un brivido gli percorse la spina dorsale quando si accorse che era sparita.
In realtà lei non si trovava da nessun'altra parte, aveva soltanto smesso di seguirlo prima di entrare perché la sua attenzione era stata attirata da qualcun altro. Un ragazzo, pareva più piccolo di loro, camminava nella loro direzione e quando incrociò il suo sguardo si pietrificò. Lei cercò di razionalizzare quello che stava vedendo, ma non aveva senso. Quello davanti ai suoi occhi era proprio...
«Sakura?! Ma che? Cosa?» La confusione del suo sguardo rifletteva quella di lei. Un affetto materno uscì fuori dalle porte sbattenti del suo cuore, guardando quel viso infantile. Era così tenero! L'istinto prese il sopravvento e si gettò su quel bambino, stringendolo al suo petto. Avrebbe voluto riempirlo di coccole e carezze. Quest'ultimo, tuttavia, parve quasi svenire. Da quando Sakura era diventata così... Aggraziata? E impulsiva?
Ad uno sguardo più attento comprese che si sbagliava. Non era lei, anche perché la sua Sakura aveva appena emesso uno dei suoi gridi caratteristici. La sconosciuta gli si allontanò, trasalendo per lo spavento, e lui ne approfittò per sgusciare via ed entrare nel cortile della sua ragazza... incrociando lo sguardo di un altro se stesso.
«Ma cosa diamine sta succedendo?», sibilò tra sé e Sakura subito ottenne la sua attenzione.
«Shaoran-kun!! Questo ragazzo ti somiglia!! Mi ha chiamata "Principessa"! Credo mi abbia scambiata per qualcun altro, ma non so – oh cielo, anche quella ragazza mi somiglia!!!» Il suo tono si alzò di parecchie note, quasi come se improvvisamente parlasse attraverso un megafono.
"Rumorosa come sempre", pensò Shaoran, con un sospiro.
«Cos'è questo baccano?», chiese un Kero-chan ancora dormiente, sbadigliando rumorosamente. Quando si accorse dei due nuovi arrivati strabuzzò gli occhi. «La principessa di Clow!!!!», esclamò, indicandola, assumendo le sue vere sembianze e inchinandosi dinanzi a lei. «È un vero onore conoscerla.»
La principessa in questione ci mise un po' a tornare con i piedi per terra e capire che si stava rivolgendo a lei. Arrossì, scuotendo la testa.
«Non c'è bisogno di tutte queste formalità.»
«Oi peluche, spiega un po' anche a noi.», intervenne Shaoran, incrociando le braccia.
«Moccioso, cosa ci fai qui a quest'ora? Fila a casa.», lo aggredì, ringhiando nella sua direzione, non facendo altro che irritarlo maggiormente.
«Cosa ci faccio qui?! Sto cercando di portare Sakura all'Hanami, devo anche chiedere il permesso?!»
«In assenza di suo padre devi rispondere a me.», confermò il guardiano, riempiendosi di sé.
Il battibecco continuò per altre poche battute che crearono una scarica elettrica nell'aria, finché la padrona di casa non perse la pazienza ed esplose come una mina.
«Vedete di piantarla! Occupiamoci prima dei nostri ospiti! Tu, Kero-chan, non avrai più torte e biscotti per un mese se non ci illumini sulla situazione.»
Al di là della sua volontà, assassinato da quella tremenda minaccia, Cerberus dovette arrendersi e, dopo aver fatto accomodare gli ospiti all'interno, si presentarono. Kinomoto Sakura e Li Shaoran di quel mondo compresero che quei due ragazzi, tanto simili a loro, non erano altro che loro stessi, ma provenienti da un'altra dimensione. Ci misero un po' ad assimilare l'idea, così simile ad una favola, ma non si sorpresero più di tanto una volta che venne fatto di nuovo il nome di Clow. Con lui tutto diveniva possibile. Anche la loro unione, seppure cominciata come un terribile confronto e rivalità. Ciò che non capirono era il perché loro due non stessero insieme, visto che rappresentavano loro stessi. Ma, a quanto pareva, i loro destini erano diversi. Shaoran raccontò loro che stavano cercando le piume della memoria della principessa, ma qualcosa non quadrava. Per capirne di più li invitarono al fiume, ma prima dovevano cambiarsi altrimenti avrebbero attratto troppo l'attenzione con quei vestiti ancora sbrindellati e sporchi di sangue dall'ultimo viaggio. Sakura prestò gli abiti di Touya all'altro Shaoran, anche se secondo lei continuavano ad essergli troppo grandi, ma meglio di niente. Per quanto riguardava l'altra se stessa scoprì che nonostante fosse poco più grande i suoi abiti le calzavano a pennello.
Raggiunsero la riva del fiume e, separandosi, Shaoran spiegò al piccolo sé di quel mondo il prezzo che aveva dovuto pagare per salvarla. Lui lo ascoltò con attenzione, senza interromperlo, e si rattristò ad un pensiero simile. Si chiese se anche lui avesse avuto la forza necessaria per accettare una decisione come quella.
«Io non l'ho accettata.», precisò il viandante. «Semplicemente, non sono intenzionato ad arrendermi. In un modo o nell'altro si risolverà.», affermò, fiducioso nel futuro.
Intanto le ragazze, che camminavano qualche metro davanti a loro, affrontavano un tema simile. Tuttavia, quando la Kinomoto le rivolse una questione critica, la principessa non seppe come risponderle.
«Perché non gli dichiari i tuoi sentimenti?»
Già, perché non lo faceva? Per i ricordi? Per la sensazione remota di conoscerlo da sempre, ma non poterne parlare? Talvolta, aveva paura persino di pensarlo. Come se, con una frase non detta, potesse cancellarlo dalla sua memoria più di quanto potesse farlo attraverso i gesti o le parole. Ma come glielo spiegava, senza addolorarsi?
I due abitanti del loco, mossi a pietà dalla loro storia, dal destino così crudele con loro, decisero insieme di aiutarli ad esprimersi, affinché il tutto potesse risolversi nel migliore dei modi. Tesero il filo del fato e lo tessero attorno ai loro corpi, riunendoli in una zona appartata del fiume che pochi conoscevano e allontanandosi per lasciare loro un po' di intimità.
Rimasti soli si sedettero all'ombra di un ciliegio e si guardarono attorno, ammaliati da quello spettacolo. Entrambi si allungarono verso un ramo fiorito, le loro dita si sfiorarono e si guardarono per un fuggevole attimo, imbarazzandosi. Rivolsero lo sguardo altrove, sentendo le orecchie in fiamme, i loro cuori che battevano all'unisono e danzavano sulle note dello stesso pentagramma.
Shaoran fu il primo a rialzare la testa, gli occhi vagavano attraverso i fitti rami della corolla di fiori che li incorniciava, assumendo uno sguardo melanconico.
«Hime...», esordì, con un tono sommesso e accorato, sperando di attirare la sua attenzione.
«Sì?»
Continuò a parlare in una sorta di ipnosi, trascinato via dalle sue stesse parole.
«Voi per me siete come questo ciliegio.»
«In effetti, in questo mondo ha il mio stesso nome...», rifletté lei, ma lui scosse la testa.
«Non intendevo questo.», precisò, tenendo gli occhi fissi sui fiori. «Voi siete perfetta, come questi petali. Siete circondata da molte persone che vi amano, che vi adorano, che vi proteggono. Ma, allo stesso modo di questi fiori, siete fragile, delicata e talvolta cadete, mentre altre volte avete la forza di resistere e rialzarvi. Tuttavia...» Fece una pausa, sospirando, chiudendosi sempre di più nella sua interiorità, quasi come se si stesse rivolgendo unicamente a se stesso. «Tuttavia temo che anche voi possiate essere portata via dal vento... Lontana da me... E io non potrò fare nulla per fermarvi. Anche voi sarete effimera, svanirete in un istante; con la stessa velocità con cui siete entrata nella mia vita allo stesso modo uscirete da essa, lasciando dietro di voi soltanto una stria di brezza leggera....» Tacque nuovamente, sorridendo amareggiato, portandosi una mano sugli occhi. «Ma chi voglio prendere in giro. Voi non siete un flebile venticello che va semplicemente avanti, senza mai arrestarsi. Voi vi siete fermata nella mia vita e l'avete sconvolta, travolta, come un potente uragano. Siete diventata il mio centro e, a quel punto, avete piantato le vostre radici nel mio cuore, prendendone possesso. Quando andrete via, un giorno... Quando mi rimuoverete completamente dalla vostra memoria... Le sradicherete via senza pietà, strappando il fiore che avete seminato in me. Che stupido, non dovrei farvi questo discorso. Ben presto lo dimenticherete.»
«Allora, prima che dimentichi qualcosa…», lo interruppe, afferrando la sua mano e costringendolo a guardarla. «Lascia che ti dia la mia risposta.»
Prese un respiro profondo e si fece coraggio, prima di proseguire: «Forse hai ragione, Shaoran-kun. Io sono come il vento: volo lontano e mi faccio trascinare dagli eventi, seguendo la loro direzione. Vado dovunque mi porti il cuore e per questo, anche se un giorno dovessimo essere separati... Anche se dovessimo trovarci in due diverse dimensioni... Io tornerò, Shaoran.» Scandì bene il suo nome, avvolgendolo con la propria voce. «Tornerò da te. Tornerò alle mie radici, perché tu sei la mia casa. Tu sei il mio nido. Tu...» Arrossì fino alla punta delle orecchie, ma si sforzò di essere più audace per riuscire ad esprimersi come desiderava. «Tu sei il mio fuoco. La tua fiamma a volte rimpicciolisce, altre volte giganteggia sugli eventi. Non ti arrendi mai, sei sempre convinto di quello che fai, sei coraggioso, determinato, forte, uno spirito ardente e combattivo. Hai lo sguardo sempre rivolto a ciò che ti sta di fronte e in certi momenti è come se nelle tue iridi baluginassero delle scintille, soprattutto quando si tratta di qualcosa che mi riguarda. Per questo ora mi hai fatto pensare che... che solitamente il vento alimenta il fuoco. Forse sono un po' presuntuosa a pensare di poter avere così tanta influenza su di te, ma -»
Le parole le morirono in gola quando lui la colse di sorpresa, stringendola a sé e posando le sue labbra sulle sue. Colta alla sprovvista trattenne il fiato, mentre una stella esplodeva nel suo petto, lanciando scintille fluorescenti in ogni direzione.
Lui si allontanò per un istante, insicuro d'aver fatto la cosa giusta, ma lei lo attirò verso di sé e riprese da dove si erano fermati prima che fosse troppo tardi. Con gli occhi serrati, temendo che potesse finire da un momento all'altro, mormorò, senza staccarsi dalle sue labbra.
«Ti amo, Shaoran.»
«Anche io. Ti amo, Sakura. Da sempre.»
Sorrise, ascoltando quelle parole, e seppure un giorno si fossero volatilizzate, lei le avrebbe custodite gelosamente, chiudendole a chiave nel suo cuore, insieme a quel momento che aveva il sapore dell'infinito.
 
 
 
 
NdA: Siamo giunti alla fine! Tutto ciò è così triste T^T
 
Come nel precedente capitolo, vi spiego alcune parole che potrebbero essere poco chiare:
  • Hime = Principessa
  • L’Hanami è una festa tradizionale che si potrebbe tradurre come “ammirare i fiori”, e consiste appunto nel godere delle fioriture primaverili (tra la fine di marzo/inizio aprile), in particolare dei ciliegi
 
Non so quando avrò la possibilità di pubblicare di nuovo qualcosa, comunque non penso riguarderà ancora TRC o opere CLAMP… Per il semplice motivo che le amo troppo. Ci tengo tantissimo e non voglio rovinarle con la mia pessima scrittura çwç
Spero, in ogni caso, che abbiate trovato piacevoli queste storielle!
Grazie mille per avermi seguita fin qui!
Con affetto,
 
Steffirah :3
  
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