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Autore: Cinnamon_Meilleure    31/08/2015    2 recensioni
Angels e devils hanno iniziato il loro secondo anno alla Golden School, e sono più pronti che mai alle nuove sfide che li attendono.
Raf, ancora innamorata di Sulfus, ha deciso di dimenticarlo per il bene di entrambi, nonostante ciò la distrugga.
Sulfus, invece, è ben deciso a non rinunciare a lei, a qualunque costo. Ma il prezzo che ha scelto di pagare è molto caro, il gioco che ha scelto di giocare potrebbe essergli fatale. Può l'amore andare oltre le regole e le convenzioni, oltre i peggiori ostacoli? Persino oltre... la morte?
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Ho scritto questa storia molto tempo fa, ai tempi in cui esisteva ancora il forum di angel's friends, forse i fan di vecchia data se ne ricorderanno. Mi chiamavo Dolce-Kira, e grazie a questa storia ho conosciuto una persona meravigliosa che è tuttora la mia migliore amica online. Lei insisteva sempre affinché la pubblicassi su EFP, e ora ho deciso di farlo.
La storia si collocatemporalmente dopo i 52 episodi della prima stagione.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Raf, Sulfus | Coppie: Raf/Sulfus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20. Il tuo cuore non può morire
 
“Quando finalmente capiamo di essere essenziali, fondamentali per qualcuno che ci sta molto a cuore, quando capiamo che siamo noi la loro ultima possibilità, l’unica cosa da fare è farsi venire un’idea, un’idea vincente. Perché dipende tutto da noi.”
 
 
Angelie fece per abbracciare Raf, ma lei si ritrasse. Si sollevò in piedi.
- Dove vai?- le chiese sua madre.
Lei non rispose, forse non l’aveva neppure sentita. Si avviò di  nuovo verso l’infermeria.
Quando arrivò, erano rimasti solo gli amici di Sulfus ed i loro rispettivi avversari angel.
Osservò Sulfus ed ebbe una stretta al cuore. Lo avevano messo disteso sotto una teca di vetro, le braccia lungo i fianchi. Come se fosse in una bara.
Ad Angelie sembrò di rivedere sé stessa, dentro la teca, e rabbrividì.
Kabalé scoccò a Raf un’occhiata piena di odio. Lei ricambiò con un’occhiata triste.
- Dobbiamo tornare nella Terra Sospesa!- sentenziò Raf. Tutti sollevarono il capo a guardarla.
- Ma cosa dici?! - Fece Miki, spaventata.
- Sei pazza, per caso? Raf, è una follia!- Rincarò Ang-li.
Kabalé e Cabiria invece annuirono consenzienti.
- Lo so che non tutti voi siete d’accordo. Ma vedete, ora... le sirene con la sua anima possono liberarsi! Noi dobbiamo assolutamente impedirlo! Dobbiamo recuperare l’anima di Sulfus! – Continuò Raf.
- Poi lui tornerebbe a... vivere, vero?- chiese Cabiria tirando su col naso, mentre piangeva abbracciata al fidanzato Kaiwir, che naturalmente da gran virile quale era sembrava  sul punto di svenire.
- Non lo so. Il nostro è un tentativo. Ma io non posso lasciarlo morire! Io non posso permettere che lui muoia!- Disse ancora l’angioletta bionda, decisa.
- Raf!- esclamò la madre. – L’anima di Sulfus verrà usata in una notte di plenilunio: la luna piena farà da catalizzatore per l’anima di Sulfus, e le impedirà di tornare nel suo corpo. Ora la luna è ancora a metà, abbiamo ancora del tempo per prepararci.-  concluse Angelie, sicura di quello che diceva.
- Ma è una follia!- fece Kabalé, stringendo i pugni. - Dobbiamo assolutamente andare! Adesso!
- E’ vero! Io mi sento così solo nella mia stanza, senza di lui. Mi manca così tanto...- disse il compagno di stanza di Sulfus.
- Manca a tutti noi, Gas. – Disse  Raf.
Kabalé la guardò con odio. - E a te in modo particolare, vero?
Raf la guardò dritto negli occhi. - Tu lo sai. Smettila di fare così. Lo sai...
- So che cosa? – Chiese lei dura, contorcendo la bocca in una smorfia.
Raf esitò. Si morse le labbra, e le sue gote arrossirono. Perché voleva che lo ammettesse pubblicamente, davanti a tutti? Si sentiva così a disagio...
- Forza, dillo. Dì perché lo vuoi salvare!- Ringhiò Kabalé, con la voce che tremava dal pianto.
- Sì, va bene, te lo dirò. Se insisti così tanto perché vuoi che lo ammetta pubblicamente, allora te lo dirò. Lo voglio salvare, perché... innanzitutto perché merita di vivere, come chiunque. Poi perché ha degli amici che darebbero la vita per non perdere la sua amicizia. E terzo...- qui deglutì. E va bene, l’avrebbe detto. Sospirò. -... e terzo perché... perché...- La sua voce tremò. -... perché lo amo! Potrei vivere senza di lui per il suo bene, ma non sapendo che è morto per causa mia! E’ un peso troppo grande, non posso sopportarlo!- Esplose.
Piombò il silenzio. Tutti lo sapevano, naturalmente, ma sentirlo dire così, con disperazione, fra le lacrime, fu devastante per tutti.
- Raf...- Iniziò Arkan.
- No, professore. Voglio solamente salvarlo. Non posso vivere con questo peso. Preferirei morire piuttosto che avere una responsabilità del genere. Non è giusto che per causa mia a lui non sia più dato di vivere!
-Infatti, non è affatto giusto!- strillò Kabalé.
- Però, ve lo ripeto, lo ha deciso lui... nessuno di noi ha la colpa, nemmeno Raf; dopotutto, non lo sapeva...- s’intromise Cabiria.
- Ma lo ha fatto per me!- singhiozzò Raf.
-Già, e quindi è colpa sua!- la zittì Kabalé.
Ad un certo punto, si staccò dal muro qualcuno che era stato in silenzio tutto il tempo, e parlò, perché lei sapeva qualcosa che loro non sapevano. Era Raphytia.
-Ragazzi! Ragazzi! Litigare non è un inizio... non risolverete nulla, litigando.  – Ora tutti la stavano ascoltando. - Penso che se dobbiamo fare qualcosa, dobbiamo farlo insieme. – Tutti annuirono. Miki le sorrise. Raphytia finse di non averla notata. - Ormai quel che è successo è successo. Di chiunque sia la colpa, non si può continuare a piangere sul latte versato.
-Di chiunque sia la colpa?- strillò indignata Kabalé. –Come chiunque? La colpa è sua e solo sua!
-Ormai quel che è successo è successo – ripeté la devil dagli strani capelli, zittendola con una sguardo fulminante e significativo. - Raf è convinta di esserne la causa, ma... sono ben felice di dirvi che non è così.
Raf la guardò, gli occhi sgranati. - No?- chiese, tirando su col naso.
- No, Raf. Almeno non sei stata l’unica ragione, da quel che ho potuto capire.
Calò un silenzio tombale.
- Non capisco...- fece Kabalé, a bassa voce.
- Ovvio che non capisci- disse sprezzante Raphytia – perché non osservi. Non hai mai osservato come Sulfus guardava Raf, altrimenti avresti smesso di sperare... ma non solo Raf. Non hai mai visto come lui guardava ogni terreno. – Silenzio. – I terreni hanno la possibilità di scegliere. Riflettete. Nessuno di noi sempiterni ce l’ha.  
Tutti abbassarono lo sguardo. Era vero.
- Nessun devil può fare una scelta giusta. Nessun angel una sbagliata. Altrimenti...
-... altrimenti è un sacrilegio.- Concluse Raf, ricordando con dolore il discorso che Sulfus le aveva fatto sulla spiaggia. Rabbrividì.
- Sì, Raf, esattamente. Lui voleva scegliere il bene, ma è nato devil.
- Non può essere!- strillò Kabalé.
- E invece è veramente così. Lui si è sempre comportato da tipo tosto, vero?- Kabalé non replicò. - Questo perché non era sicuro di sé.  
-Ma sembrava molto sicuro di sé. – Obiettò Gas.
-Sì, Gas. – confermò la devil dagli occhi neri e misteriosi. - E’ proprio così: sembrava. Lui non è nato per questa vita. Lui non è nato per questo. Una parte di lui l’ha sempre saputo. E l’altra parte se ne è resa conto quando si è innamorato di Raf.  
Silenzio. Ancora silenzio.
Raf singhiozzò.
- E allora ha deciso che non poteva più essere quello che era stato, per il semplice motivo che non sentiva più sua quell’identità. Dentro di lui c’è sempre stato qualcosa... qualcosa che gli ha impedito di sentirsi completamente a suo agio con se stesso.
Dopo un silenzio interminabile, Arkan fece cenno a tutti di lasciare la stanza.
- E’ vero. Sei una devil molto saggia, Raphytia. Sei forse la migliore di tutti loro. Sei un’osservatrice attenta, e questo fa di te un’abile devil. Vincerai tutte le sfide della vita, mia cara - disse Arkan.
Poi chiamò a raccolta Raf, Urié e Cabiria. - Ci sono delle cose che dovete sapere, ragazze. E’ urgente, non posso più rimandare. Urié e Cabiria, voi siete la angel e la devil della preveggenza. D’ora in poi non starete mai più separate, faremo in modo di farvi stare unite. Il vostro potere è grande, e se state insieme potrete aiutare a prevedere grandi avvenimenti. – Cabiria ed Urié si sorrisero. Poi il professore si voltò verso la ragazza, ed assunse un’espressione seria. – Raf, tu invece sei… un angelo nero.
Raf trasalì. -Come?
- Solo una fortissima rabbia può trasformare un angelo tanto da renderlo nero, ossia per metà demone. Una volta che i poteri sono stati acquisiti, indietro non si torna. Per la disperazione, nei momenti più negativi della tua vita, ora puoi richiamare a te  i poteri dell’oscurità. Poteri quasi immensi, a cui dovrai fare molta attenzione, o potrebbero controllarti e farti fare qualcosa di cui ti potresti pentire. Ma ricorda chi sei ed usali per una buona causa, ora che si sono scatenati dentro te. –
La ragazza annuì, inorridita. - Ora andate. Vi garantisco che io e la professoressa Temptel ci occuperemo al più presto della situazione di Sulfus. Voi state calme, va bene?
Cabiria stava per replicare, ma Raf le tirò una gomitata. Lei capì che aveva qualcosa in mente e tacque.
Raf e tutti gli altri abbandonarono l’infermeria.
- Vuoi che resti un altro po’ ? –  Chiese Arkan alla Temptel.
- No, no... se non ti spiace, vorrei restare un po’ sola qui.
-Va bene – disse l’angel, ed abbandonò la stanza.
E fu in quel momento, là, da sola, che anche la professoressa dei devil pianse.
 
 
Quel giorno non ci fu il normale svolgimento delle lezioni ma un allenamento generale. Però, come ogni giorno, arrivò il momento di andare a pranzo, in sala mensa.
E fu allora che Raf mise in atto il suo piano.
Mormorò qualcosa a Dolce, che la mormorò ad Urié, la quale a sua volta lo mormorò ad Ang-li, il quale sorpreso lo sussurrò a Miki. La ragazza si indicò e si alzò, insieme a Raf. Insieme loro due si avviarono verso il tavolo dei devil.
Regnava un silenzio tombale. Tutti mangiavano in silenzio, osservando la triste sedia vuota fra Kabalé e Gas.
Raf arrivò e batté un pugno sul tavolo per richiamare l’attenzione di tutti.
- Siamo angel e devil – iniziò, esordendo con rabbia.
- Sempre gli uni contro gli altri.- continuò Miki.
- Sempre?- fece sprezzante Kabalé, scoccando un’occhiata acida a Raf.
- Beh, quasi sempre - si corresse Miki, facendo l’occhiolino a Raphytia, la quale la ricambiò con un mezzo sorriso.
- Ma ci sono situazioni - proseguì Raf – in cui bisogna abbattere queste barriere ed unire le forze.
- Già, “certe situazioni”...- biascicò seccata Kabalé, sottilmente allusiva.
Raphytia la zittì con uno sguardo glaciale. Poi si rivolse a Raf. - Vai avanti.
- Credo che questa sia una di quelle situazioni. Non possiamo lasciare che i professori si occupino della faccenda di Sulfus. Non sappiamo quando e come agiranno. Dobbiamo farlo noi, ragazzi. Se vogliamo rivederlo vivo, siamo gli unici capaci di farlo.
- E’ vero- disse Cabiria, triste. – Senza di lui non riesco nemmeno a ridere.-  concluse, con un sospiro.
- Mi manca così tanto!- disse Gas, osservando triste la sedia vuota accanto a sé.
- Manca a tutti noi. – disse ancora Raf.
- Vai al dunque.- Fece Raphytia.
- Se volete salvarlo, sottrarlo al destino di morte che altrimenti sarà suo per sempre, io posso portarvi nella Terra Sospesa.
Silenzio.
Miki cercò Raphytia con lo sguardo, come per trovare una conferma nei suoi occhi scuri. Lei sorrise affabile ed annuì.
- Come?- Chiese Gas.
Raf infilò la mano nel bavero della maglietta, e mostrò rapidamente il ciondolo.
- E’ quello che ha usato Sulfus per andare nella Terra Sospesa.- E qui fece una pausa, mentre lo nascondeva nuovamente. Poi aggiunse, stringendo i pugni con aria determinata. - Ed è quello che noi useremo per andarlo a salvare!
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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