Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Ricorda la storia  |      
Autore: LuluXI    31/08/2015    1 recensioni
“Robert non era adatto a fare il Re così come io non ero adatto ad essere un Primo Cavaliere”.
No, un uomo onesto non poteva avere un ruolo nel Gioco del Trono, pieno di congiure, tranelli e sotterfugi, perché non avrebbe potuto far altro che perdere. Non c’era onore nel gioco del Trono.

________
Eddard Stark: i suoi pensieri nei suoi ultimi istanti di vita, prima della sentenza di Re Joffrey.
[Partecipa alla Challenge "Otto fandom e una valanga di prompt" indetto da Amaranth93 sul forum di EFP con il prompt: Libro]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eddard Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Partecipa alla Challenge "Otto fandom e una valanga di prompt" di Amaranth93.
Prompt scelto: Libro
I personaggi non mi appartengono e nulla di tutto questo è scritto a scopo di lucro.
 

L’ultimo Stark che è andato a Sud non è tornato
 
 
Eddard Stark non avrebbe saputo dire quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva visto la luce del sole. Quanti giorni era rimasto rinchiuso nelle segrete della Fortezza Rossa, pressoché senza cibo né acqua? Non aveva più importanza ormai, perché la sua prigionia era finita e sarebbe stata ben presto sostituita dall’esilio alla Barriera, che avrebbe portato disonore al nome degli Stark.
“Mio padre non avrebbe voluto tutto ciò” pensò amaramente, mentre le guardie del Re lo trascinavano in mezzo alla folla, verso la scalinata del Grande Tempio di Baelor, dove il Re, la Regina e sua figlia Sansa lo attendevano. La luce, così accecante dopo le lunghe giornate passate nell’oscurità, lo accecava, ma non gli impedì di scorgere una ragazzina minuta, accucciata ai piedi della statua del nono Re Targaryen: Arya.
 
“Che le mie figlie debbano assistere a tutto questo? Che dunque debbano rimanere prigioniere ad approdo del Re?” Catelyn gli aveva chiesto di non andare, ma il suo senso del dovere era stato più forte delle preghiere di sua moglie.
“L’ultimo Stark che è andato a Sud non è tornato” aveva detto, e anche Ned lo sapeva: lo sapeva fin troppo bene. Suo fratello Brandon, così come il lord suo padre, erano andati a sud, ma non avevano più visto Grande Inverno: Aerys Targayren, il Re Folle, non aveva concesso loro questo lusso. Erano morti, tutti e due, così come era morta Lyanna, lasciando in lui un vuoto incolmabile. Pensava che sarebbe stato diverso, quella volta, perché il Re sul Trono si Spade era il suo migliore amico; pensava che sarebbe riuscito a tornare a casa, prima o poi. Ora, invece, lo attendeva la Barriera, se la parole di Varys erano veritiere. Lo aspettava una vita in esilio, perché aveva scoperto troppo. Inevitabilmente, la sua mente andò a Jon Arryn: lui aveva pagato le sue scoperte con la vita, avvelenato dai Lannister, così aveva detto sua moglie, Lysa e in quel momento Eddard non ne dubitava più.
 
“E’ tutta colpa di quel libro” pensò, mentre la folla gli urlava contro. Privo di qualsiasi volontà, il Lord di Grande Inverno si lasciò trasportare, verso la scalinata, notando quasi per caso un uomo vestito completamente di nero: uno dei Guardiani della Notte. Lo aveva ricevuto lui stesso, quando ancora era Primo Cavaliere del Re, e gli aveva promesso degli uomini; ma non avrebbe mai pensato di essere tra coloro che lo avrebbero seguito al nord.
D’un tratto però, quella visione accese in lui un nuovo ardore, una nuova fiamma che, seppur flebile, gli avrebbe permesso di salvare quantomeno una delle sue figlie dagli artigli dei Lannister.
“Baelor, BAELOR!” gridò al Guardiano della Notte, cercando di rallentare la sua avanzata verso il Tempio, nella speranza che il Corvo capisse. Quando Ned lo vide voltarsi verso la statua posta al centro della Piazza, capì che Arya era salva, almeno lei.
 
Mentre percorreva gli ultimi metri che lo separavano dalla sua meta, la sua mente ritornò a quel libro che aveva chiesto al Gran Maestro Pycelle, lo stesso che Jon Arryn stava leggendo prima di morire: "Storia e discendenze delle Grandi Case Nobili dei Sette Regni". Era buffo come fosse bastato un libro all’apparenza innocuo per rivelare quelli che probabilmente erano anni di intrighi. Possibile che nessuno avesse mai sospettato dell’illegittimità dei figli del Re, nonostante fossero costantemente davanti agli occhi di tutti?
 
Tutti i suoi pensieri furono interrotti quando arrivò davanti al nuovo Re, Joffrey. Il suo sguardo passò direttamente oltre la figura del ragazzo e di sua madre, concentrandosi sul viso di Sansa: lo sguardo di sua figlia lasciava ben intendere cosa desiderava che lui facesse.
Così, per amore delle figlie, che volevano vederlo vivere, confessò crimini di cui non era colpevole.
Mentre parlava però, la sua mente era altrove: pensava alla lady sua moglie, al piccolo Bran che forse era ancora costretto a letto; pensò a Jon, a Robb, alle sue figlie e al suo defunto Re.
“Robert non era adatto a fare il Re così come io non ero adatto ad essere un Primo Cavaliere”.
No, un uomo onesto non poteva avere un ruolo nel Gioco del Trono, pieno di congiure, tranelli e sotterfugi, perché non avrebbe potuto far altro che perdere. Non c’era onore nel gioco del Trono.
 
Un sasso lo colpì in viso, facendolo barcollare, ma il Mastino lo tenne fermo.
“Non sarei mai dovuto venire a sud… e non avrei mai dovuto leggere quel libro.”
No, forse avrebbe dovuto, semplicemente, tacere. Fingere che tutto ciò non fosse vero lo avrebbe senza dubbio salvato. Ma Eddard Stark era un uomo d’onore e preferiva morire come tale, piuttosto che far finta di nulla davanti all’evidenza; e ormai era chiaro ai suoi occhi che Joffrey non era il legittimo erede. Eppure in tutto ciò qualcosa stonava: lui aveva rinnegato il suo onore, ammettendo quei crimini; una scelta che non gli apparteneva davvero.
“Lo hai fatto per la tua famiglia, per le tue figlie” disse una voce dentro la sua testa.
Si, lo aveva fatto per loro, per non obbligarle nella loro giovane età a vedere la morte di loro padre.
 
Ma anche quello non era bastato, non a Joffrey.
“Ser Ilyn, portami la sua testa.”
La Giustizia del Re avanzò tenendo Ghiaccio in pugno.
“Colui che pronuncia la sentenza deve essere anche colui che la esegue” pensò Ned Stark: nel Nord, era così. Ma quello non era il Nord.
“L’ultimo Stark che è andato a Sud non è tornato.”
Le parole di Catelyn rimbombarono nella sua testa: solo quando sentì la lama di Ghiaccio sul suo collo, capì che non la avrebbe più rivista, così come non avrebbe più visto i suoi figli. Non avrebbe potuto raggiungere suo fratello Benjen alla Barriera e non avrebbe potuto parlare a Jon di sua madre. “Ti parlerò di lei quando ci rivedremo” aveva detto, ma era troppo tardi. “Non potrò mai dirglielo” pensò amaramente. Poteva sentire la voce disperata di Sansa accanto a lui, ma non poté voltarsi: il suo ultimo sguardo fu per Arya, che lo fissava sconvolta dalla statua di Baelor, stringendo convulsamente Ago, la lama che Jon aveva fatto forgiare per lei.
“Al gioco del Trono o si vince o si muore" pensò.
Poi Ghiaccio calò inesorabile.
 
 
Note:
Questa cosa dormiva nel mio pc da parecchio tempo e ho pensato che non aveva senso lasciarla lì a fare la muffa, quindi l'ho pubblicata (Amen!). I prompt della Challenge a cui poteva adattarsi erano molteplici ("Qualcuno muore" è solo un esempio), ma quando l'ho scritta sono partita con l'idea di utilizzare come prompt "Libro" (che altrimenti non saprei dove mettere in questo fandom) e dunque ho deciso di non cambiare questo dettaglio, anche se il libro a cui
faccio riferimento rimane solo come sottofondo alla fanfic. E sì, il titolo è pessimo e abbastanza banale, ma non avevo idee migliori ç_ç
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: LuluXI