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Autore: Mrs_Nella    31/08/2015    1 recensioni
Raggiungere la fama e il successo mondiale, per quanto bello possa essere, ha sempre dei risvolti negativi sulla propria vita privata.
*dalla storia*
“Niall, io... non so come dirtelo. È difficile per me, credimi. Io ti amo... e questo lo sai bene...”
“Ma...?” la incoraggiai, capendo che non era assolutamente finito il discorso, ma eravamo solo all’inizio.
“Ma penso sia meglio per tutti e due finirla qui."
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Fu in una di quelle serate che la rividi, e il mio cuore perse un battito. Ero seduto al tavolo di un locale di Mullingar a ridere con la solita compagnia, quando mi voltai e vidi quel sorriso che anni prima mi aveva fatto perdere la testa [...] Eireen era nel mio stesso locale, come avevo sempre sperato tutte le volte che ero di ritorno a casa, ma mai più avrei immaginato di trovarla lì quella sera, soprattutto perché me la immaginavo a Perth a inseguire il suo sogno.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Eireen, non ci credo! Ci hanno detto che partiremo per una tournée in tutto gli UK!”
Fu questa la frase che segnò l’inizio della fine. Avevo accolto la notizia data a me e agli altri ragazzi con grande entusiasmo, ma all’epoca ero ancora un ragazzino di 18 anni che sognava a occhi aperti, ma non pensava più di tanto a quello che sarebbe potuto succedere dopo, o meglio, non credeva possibile tutto quello che sarebbe successo da quel momento in poi.
“Eireen, ci pensi? Due mesi in cui mi girerò tutta la nazione, mi sembra un sogno!” e infatti avevo vissuto quei due freddi mesi come se fossero un’illusione, ma così non era.
Eireen era la mia ragazza, e mi aveva sostenuto fin dal mio primo provino, e mi aveva accompagnato in alcune tappe di esso, soprattutto in quelle nell’isola irlandese, da cui provenivamo entrambi.
Ma poi partimmo anche per l’America come supporto a un altro gruppo, i Big Time Rush.
“Eireen, sicura di voler restare?” le chiesi prima di partire. Mi si spezzava il cuore stare tanto tempo lontano da lei.
“Niall, è il tuo sogno, non il mio. E poi due mesi passeranno in fretta. Tra l’università, il lavoro e altro, il tempo passerà velocemente e non ci accorgeremo nemmeno che sono già passati i due mesi” mi rispondeva sempre lei, anche se le leggevo negli occhi che avrebbe sofferto. Come me, d’altronde. Ma aveva ragione. I due mesi erano passati davvero veloci, e in men che non si dica ero tornato a casa, per godermi un po’ la mia vita.
E poi tornare ai nostri impegni. Aprile, e mi trovavo nell’altro emisfero. Maggio, giugno, ed ero di nuovo negli US per un’altra serie di concerti. Tornammo a casa solo ai primi di luglio. Per altri quasi otto mesi feci combaciare tutti i miei impegni. Non avendo tour e concerti, se non qualche sporadica presenza in giro per l’Europa, riuscivo spesso a tornare a casa dai miei e da Eireen, che nel frattempo era prossima all’ultimo anno di università, avendo un anno in più di me.
Però poi, per il terzo anno, dovevo di nuovo partire per il nuovo tour, e non stavo nella pelle per la partenza. Per altri due mesi rimasi in Irlanda e Regno Unito, cantando nelle principali arene delle città più importanti delle due isole. Poi ci spostammo a cantare sul continente, e iniziai a sentire la mancanza della mia ragazza. Ma mi dissi che era solo un momento passeggero, che appena finito tutto saremmo stati insieme. A questa convinzione aggiunsi anche il fatto che non eravamo poi così distanti, rispetto a quando mi ero trovato negli US piuttosto che in Oceania. Fu questa convinzione che ci aiutò a portare avanti la nostra relazione, anche se con non poche difficoltà.
Ma arrivò anche il momento di partire per gli States, dove saremmo stati per tre mesi, senza pausa, e fu lì che la situazione precipitò del tutto.
Eireen aveva deciso di raggiungermi per il concerto di Toronto, in Canada, dove saremmo stati per due sere di seguito, e avremmo avuto più tempo da passare insieme. Era più di un mese che non ci vedevamo, e quando ebbi modo di riabbracciarla notai che era diversa, che era strana. Non era il suo solito modo di accogliermi dopo tanto tempo che non vedevamo. “Piccola, è tutto a posto?” le chiesi.
“Sì, sì è tutto a posto” disse guardandomi per poco negli occhi, prima di abbassarli.
“Sicura? Sei strana” insistetti, alzandole il mento e riportando il contatto tra i nostri sguardi.
“Dev’essere il jet lag, ora capisco cosa intendete tu e i tuoi amici quando fate dei viaggi così lunghi” commentò stancamente Eireen, e io le credetti. Passammo i due giorni insieme, separandoci solo per le ore del concerto o delle prove. Fu il mattino del terzo giorno, quando stavamo per lasciare l’albergo che ci ospitava, che Eireen si decise a parlare.
“Niall, devo parlarti” annunciò mentre uscivo dal bagno. Era seduta tutta rigida sul letto, e si stava torturando le pellicine attorno alle unghie.
“Co-cosa c’è?” chiesi, bloccandomi sul posto.
Trasse un profondo respiro e poi si alzò per avvicinarsi a me.
“Niall, io... non so come dirtelo. È difficile per me, credimi. Io ti amo... e questo lo sai bene” iniziò, posandomi le mani sul petto, e io la strinsi forte a me, con un blocco che mi attanagliava lo stomaco per la paura di sentire quello che avrebbe detto dopo.
“Ma...?” la incoraggiai, capendo che non era assolutamente finito il discorso, ma eravamo solo all’inizio.
“Ma penso sia meglio per tutti e due finirla qui. Sono tre anni che la nostra storia va avanti, e ci ho pensato molto nell’ultimo periodo. Ci stavo già pensando durante le tappe europee, e mi ero convinta che ero una stupida e che sarebbe andato tutto a posto, che avrei sopportato ancora stare lontana da te, anche se eri dall’altra parte del mondo, ma appena sei stato fisicamente dall’altra parte del mondo, ho capito che non avrei retto ancora per molto questa situazione. Lo so avrei dovuto dirtelo prima, ma cercavo sempre di rimandare, sperando di prolungare il più possibile questa decisione. Ma non ce la facevo più. Ho bisogno di te vicino a me, e sarebbe da egoista chiederti di lasciare tutto solo per stare vicino a me, per assecondare le mie richieste. Stai vivendo il tuo sogno, è giusto che sia così. Non posso, e soprattutto non voglio impedirtelo. Forse avrei anche dovuto dirti che ho deciso, l’anno prossimo, di trasferirmi a Perth, in Australia, perché mi hanno offerto un ottimo posto di lavoro. E allora sarebbe stato ancora più difficile vederci, anche quando saresti stato in Oceania, perché lì ogni posto è sempre troppo lontano dall’altro.”
Mentre parlava, l’avevo stretta più forte a me, e avevo sentito le sue lacrime che mi bagnavano il petto, e le mie, anche se mi ero sforzato di trattenerle, erano cadute sui suoi capelli.  Mentre pronunciava quelle parole avevo sentito qualcosa rompersi dentro di me, ma sapevo perfettamente che aveva ragione. Anche io avevo pensato già all’eventualità di quella conversazione, e mi capitava sempre più spesso negli ultimi mesi di immaginare come sarebbe stata, ma mai la mia fantasia era arrivata a provocarmi tanto dolore, forse perché mi illudevo che era normale. Guardavo Louis con Eleanor, Zayn con Perrie, e mi dicevo che se ce la facevano loro ce l’avrei fatta anche io. Ma non era vero.
“Hai ragione” dissi, allentando l’abbraccio. Le misi le mani sulle spalle e l’allontanai appena da me, la distanza giusta per poterci guardare in faccia. E poi le dissi tutto quello che avevo pensato su di noi, su questa storia che era diventata impossibile, e sul fatto che dovevo lasciarla libera di vivere il suo sogno in Australia.
“Niall, ho solo un ultimo favore da chiederti” aggiunse, quasi in conclusione. Davanti al mio silenzio, proseguì. “Non accompagnarmi all’aeroporto. Non sopporterei vederti mentre me ne vado, sapendo che questo è un addio e non un arrivederci. Ti chiedo solo questo.”
“Va bene” le concessi. “Ma anche io ho un ultimo favore da chiederti” ribattei, avvicinandomi a lei, costringendola spalle al muro.
“Tutto quello che vuoi” sospirò lei, a due dita dalle mie labbra.
“Dammi un ultimo bacio” dissi, con un tono che non permetteva repliche. E infatti, con gli occhi chiusi e le lacrime che scendevano, annuì con la testa.
Le presi la faccia tra le mani, e la baciai con quanta più passione riuscii a mettere, insieme a tutto il dolore che quel bacio provocava, sapendo che sarebbe stato l’ultimo. Con le mani percorsi tutto il suo corpo, e lei fece lo stesso con me, fino a quando non intrecciò le sue dita nei miei capelli, e ci staccammo lentamente, fermandoci qualche secondo ad assaporarci prima di separare per sempre le nostre labbra.
A quel punto, ancora con gli occhi chiusi, la sentii sgusciare via dalla gabbia creata dal mio corpo e dal muro, e appoggiai la testa e le braccia al muro.
“Addio, Niall Horan” aveva detto aprendo la porta e prendendo il suo borsone.
Per un attimo era rimasta immobile, e io lo stesso, incapace di girarmi a guardarla. Fu solo quando sentii la porta cigolare mentre si chiudeva, che riuscii a voltarmi.
“Addio, Eireen Lynch” furono le mie parole, poco più che sussurrate, appena prima che la porta si chiudesse con un tonfo sordo, dando via al mio sfogo interminabile.
 
Erano già passati più di quattro anni da quella mattina, quando Louis si presentò in camera mia per chiamarmi, e mi aveva trovato in uno stato terribile, buttato sul letto a piangere senza ritegno, e senza che gli avessi detto niente si era precipitato a tirarmi su di morale con le sue battute, e devo dire che aveva funzionato, o almeno in parte.
I giorni immediatamente seguenti furono i più duri, ma poco per volta mi ripresi, e cercai di mettere tutto me stesso nel mio lavoro, e infatti tutti mi dissero che sul palco facevo scintille, che non ero mai stato così presente come in quel periodo. Immergersi in quello che si ama per tenere la testa impegnata da altri pensieri aiuta, anche se ogni tanto, in qualche canzone, sentivo gli occhi inumidirsi e pizzicare, quasi assenti, per ciò che quelle canzoni mi riportavano alla mente.
L’avevo dimenticata, Eireen non faceva più parte della mia vita, e ne ero ben contento. Ero contento di essere stato capace di voltare pagina e continuare con la mia vita. Ero diventato uno spirito libero, e le relazioni che avevo avuto non erano mai durate più di qualche mese. Non perché fossi ancora innamorato di quella ragazza con cui avevo condiviso i migliori momenti della mia vita, no. Semplicemente perché avevo deciso che, a meno che non fossi riuscito a trovare qualcun altro in grado di domarmi, era meglio non legarmi troppo profondamente, per evitare altre scottature.
Intanto i giorni si susseguivano uno dopo l’altro, le stagioni si alternavano, estate, inverno, e il ciclo si ripeteva sempre uguale. Anche i viaggi in aereo erano tutti molto simili. In pochi anni avevo girato il mondo, ma ogni tanto, nei momenti di sconforto, sentivo la mancanza della mia vecchia vita, della mia famiglia, dei miei amici, e immancabilmente mi mettevo a buttare giù poche righe, tutte destinate a Eireen, lettere che lei non avrebbe mai avuto. Lettere del tipo: “Ciao, come stai? Io sto bene, mi sto divertendo, ma ogni tanto vorrei tornare indietro nel tempo” oppure: “Ehi, alla fine sei riuscita a realizzare i tuoi sogni? Io sono a Perth in questi giorni, di sicuro lo sai, magari potresti fare un salto al nostro concerto o possiamo andarci a prendere qualcosa in un bar”. Della mia vecchia vita, lei era l’unica con cui avevo tagliato completamente i ponti. Non sapevo più niente di lei, avevo perso anche il suo numero perché dopo poco tempo dalla nostra rottura mi era caduto il telefono in acqua, e dovetti cambiarlo, perdendo tutto ciò che avevo salvato sopra. Da una parte fu un bene, ma allo stesso tempo mi era dispiaciuto perdere i ricordi di un anno che erano salvati lì sopra.
Era in quei momenti di smarrimento che ripensavo a Eireen e a tutto quello che avevamo avuto.
Frequentavamo la stessa scuola, e per i primi due anni non ci eravamo considerati molto. Poi fu grazie alla festa di un nostro amico che ci conoscemmo un po’ di più. Lei era in un angolo, a disagio, non molto abituata alle feste, così mi avvicinai. Iniziammo a parlare, e da quel momento nacque quella che per quasi un anno fu una splendida amicizia.
Quando ci conoscemmo meglio iniziai a sentire qualcosa per lei, qualcosa che andava oltre l’attrazione fisica. Il suo fisico non mi interessava. Non era la solita ragazza magrissima, alta, che sembrava uscita da un film. No, era alta nella media, e aveva anche una decina di chili di troppo, e per questo si sentiva sempre a disagio. Non me lo aveva mai detto apertamente, ma la vedevo. Tutte le volte che qualcuna con un fisico perfetto sosteneva di essere “grassa”, lei si chiudeva a riccio, gli occhi sempre bassi. Fu in quei momenti che iniziai ad apprezzarla come persona, quando cercava di nascondermi tutto, anche se poi non ci riusciva, e io facevo finta di niente, ma la osservavo, e in qualche modo cercavo di aiutarla. Iniziò a piacermi anche perché era assolutamente l’opposto delle altre ragazze. “Se dovessi scegliere tra una partita di calcio con i miei compagni di classe o andare a fare un giro in centro a sparlare e fare shopping, preferirei di sicuro la prima opzione” era una delle sue frasi più famose. Infatti appena poteva si metteva in tuta, e usciva anche così, senza stare a pensare troppo a se lo smalto si abbinava alla maglietta all’ultima moda, anche perché lei odiava lo smalto, e tutti i tipi di cosmetici, tranne un filo di matita e qualche volta del mascara. Criticava sempre quelle che si riempivano la faccia di tre dita di fondo tinta, perdendo tempo prezioso da dedicare ad altro. Mi piaceva la sua schiettezza, la sua genuinità, tutto. Ma non mi ero mai osato a rivelarmi, per paura di rovinare tutto.
Spesso mi capitava di pensare a come tutto era iniziato, a come la nostra storia era incominciata.
Era una sera di metà aprile, nelle vacanze pasquali, e il nostro amico Phil aveva invitato la solita compagnia per qualche giorno nella sua casa vicino a Cork, nel sud dell’isola. Era piena notte e tutti stavano dormendo, dopo aver fatto per due sere di seguito after. Io mi alzai per andare a bere, e mentre stavo andando in cucina notai che il divano su cui lei dormiva con Jade e Alice aveva una persona in meno, e che la porta che dava sul terrazzo e sulle scale era socchiusa, diversamente da come l’avevamo lasciata la sera prima. Così, con ancora la bottiglia in mano andai a prendere una felpa e mi avviai sul balcone. La trovai lì, seduta sugli scalini, nella sua felpa “rubata” al padre, in cui riusciva a raggomitolarsi, mettendo anche le ginocchia all’interno, e il mento posato su di esse. Stava fissando non so bene cosa, un punto fisso verso il boschetto che circondava la piana su cui si trovava la casa, e non si accorse di me fino a quando non mi sedetti accanto a lei, facendola sobbalzare.
“Niall, che ci fai qui fuori?” chiese, facendomi spazio vicino a lei.
“Un giro, e tu?” risposi, stringendomi nella felpa. L’aria era molto fresca quella notte.
“Non riuscivo a dormire, e allora sono venuta a prendere una boccata d’aria. È un ottimo modo per prendere sonno. Mi capita spesso a casa di uscire a prendere un po’ d’aria fresca che aiuta a liberare la testa da molti pensieri.”
“Brutti pensieri per la testa?”
“No, solo tanti pensieri, di tutti i tipi. Ti capita mai?” e mentre lo disse si strinse nelle spalle, e si appoggiò con la testa a me.
“Sì, e non sai quante volte sono stato sveglio per colpa loro” ribattei, abbozzando un sorrisetto mentre ripensavo a tutte le notti che avevo passato insonne a causa di un cervello che aveva deciso di essere attivo nelle ore notturne, quando invece dovrebbe riposare.
Nel frattempo le avevo messo un braccio sulle spalle e l’avevo stretta a me.
“È solo che... oh, non so nemmeno io perché mi arrovello la testa per delle stupidaggini” disse, e sentii che tirava su con il naso, segno che stava per piangere.
“Sfogati, ti fa solo bene” la incoraggiai, e infatti dopo un attimo tirò fuori tutte le sue insicurezze, le sue paure, le sue sofferenze, sostenendo di non essere all’altezza delle aspettative degli altri, di non essere “abbastanza” per le persone, di essere sempre nella mediocrità, di non interessare al ragazzo che le piaceva, di cui non mi aveva mai voluto dire niente. E mentre lo diceva, io mi preoccupavo di asciugarle ogni singola lacrima, e di incoraggiarla.
Quando lo sfogo terminò, mi disse che aveva freddo, così la feci sedere sullo scalino davanti a me, mettendo le mie gambe lungo i suoi fianchi, la sua schiena appoggiata al mio torace, e le mie braccia con funzione di coperta, mentre le tenevo le mani per evitare che prendessero freddo. Scostai solo i suoi capelli da una spalla, in modo da potermi appoggiare e tenere vicine le nostre teste, e rimanemmo in silenzio per un po’ di tempo.
Quando mi sentii pronto, rischiai il tutto per tutto, sapendo che quella era l’occasione migliore che mi sarebbe potuta capitare. Così iniziai da principio a posare la mia bocca sull’incavo del collo, poi a lasciarle qualche bacio sullo stesso posto, in maniera che all’epoca mi sembrava sensuale, ma a ripensarci ora era piuttosto goffa, e poi mi fermai a darle un lungo bacio sulla guancia, sperando che in seguito si sarebbe girata. E infatti lo fece, così ne approfittai e cercai le sue labbra. Con mia grande sorpresa ricambiò, e mi disse che sperava che lo facessi, così io le rivelai quello che avevo scoperto di provare per lei nell’ultimo periodo, e fu così che iniziò tutto. In una fredda notte di metà aprile, sulle scale della casa di uno dei miei migliori amici.
 
Stavamo giungendo alla fine del nostro sesto tour mondiale, e io non mi ero mai sentito così felice per la fine di un’esperienza del genere. Era un periodo che ero un po’ turbato, che avevo voglia di tornare a casa per un po’, di non essere più costantemente sotto i riflettori. Per questo avevamo deciso tutti insieme di prenderci un anno di pausa da impegni mondani, giusto per ritrovare un po’ di quella normalità che la nostra notorietà ci aveva sempre vietato.
Sapevo di essere un ragazzo fortunato, avevo girato tutto il mondo, cantato in tutti gli stadi più famosi del globo, visto migliaia di posti, ma poco per volta stavano iniziando a sembrarmi tutti uguali. Anche quando ero sul palco, circondato da migliaia di persone, mi sembrava di essere più solo che mai. Era quasi come se questa vita che stavo conducendo da sette anni stesse iniziando a starmi stretta. Forse era solo perché l’ultimo anno era stato più impegnativo di tutti gli altri, con ritmi sempre più serrati, e allora la mia mente avvertiva questo ritmo troppo forzato, o forse perché sapevo che di lì a poco tutto sarebbe finito. Sta di fatto che quando scendemmo dall’ultimo palco del tour, quando finimmo il consueto after party, e quando scendemmo dall’aereo che ci aveva riportati in suolo britannico, mi sentii alleggerito da un peso. Quella volta non mi fermai a Londra, presi un altro aereo con destinazione Dublino, dove trovai ad aspettarmi tutti i miei amici, pronti per una sfilza di serate insieme.
Fu in una di quelle serate che la rividi, e il mio cuore perse un battito. Ero seduto al tavolo di un locale di Mullingar a ridere con la solita compagnia, quando mi voltai e vidi quel sorriso che anni prima mi aveva fatto perdere la testa, ma stentai a riconoscere ciò che lo circondava. Eireen era nel mio stesso locale, come avevo sempre sperato tutte le volte che ero di ritorno a casa, ma mai più avrei immaginato di trovarla lì quella sera, soprattutto perché me la immaginavo a Perth a inseguire il suo sogno. Era cambiata un sacco. Era dimagrita, molto, e i suoi lineamenti si erano fatti più maturi, più da adulta. Era con un gruppo di amiche che frequentava nel periodo delle scuole, e i miei amici notarono il momento di assenza che avevo avuto alla sua vista.
“È tornata due mesi fa dall’Australia, ha detto che non era ciò che faceva per lei” mi disse Rick.
“Vado… Vado a salutarla” dissi ai miei amici, anche se era più un ordine a me stesso.
Lentamente mi avvicinai a lei, un sorriso larghissimo sulle labbra, e quando mi notò si bloccò e ricambiò il sorriso, venendomi in contro.
“Ciao” fu tutto ciò che riuscii a dirle, prima che arrivasse un uomo sulla trentina a cingerle i fianchi e a lasciarle un bacio a fior di labbra, togliendole il calice che aveva in mano.
“Non dovresti farlo, lo sai bene. Non ti fa bene in questo periodo” le disse malizioso posandole una mano sulla pancia.
Non ero uno stupido, e avevo capito fin troppo bene quei gesti premurosi dell’uomo dei confronti di Eireen. Stava aspettando un bambino, non poteva essere altrimenti.
Eireen sembrò notare il mio momento di sbandamento alla scoperta di ciò, e mi rivolse un sorrisetto imbarazzato.
“Lo so, è un analcolico” disse lei rivolta al suo compagno, che sembrò rincuorato, ma sempre senza staccare gli occhi da me. “Jack, ti presento Niall, un mio... amico” disse, incerta sull’ultima parola. Jack mi tese la mano, mentre lei continuava. “Niall, lui è Jack, il mio fidanzato.” Strinsi la mano dell’uomo, che sembrava lieto di conoscermi, al contrario di quanto potevo esserlo io. Infatti ero rimasto molto sbalordito, quasi infastidito, che quell’uomo fosse il fidanzato di Eireen, della mia Eireen, anche se era giusto così, aveva fatto quello che io mi ero solo illuso di aver fatto. Era andata avanti.
“Jack, vai pure al tavolo con gli altri, mi fermo a scambiare due parole con lui, arrivo subito” aveva annunciato, e lui aveva ubbidito subito.
“Come stai?” mi aveva chiesto dopo un attimo di silenzio, in cui ci eravamo fissati.
“Bene... e direi anche tu” risposi abbozzando un sorriso e avvicinando la mano alla sua pancia. “Posso?” e a un suo cenno trovai il contatto con il suo ventre rigonfio, segno che la gravidanza era già avanzata, solo che non ci avevo fatto caso per via del maglione largo che indossava.
“Già. Non me lo aspettavo. Nessuno se lo aspettava. Come non mi aspettavo di vederti qua, credevo fossi nella tua amata America” disse, e io captai una venatura di ironia nelle sue parole.
“Io pensavo tu fossi a Perth. Mi sarebbe piaciuto, quando ero da quelle parti, incontrarti, ma non avevo più il tuo numero” dissi imbarazzato.
“Nessuno lo aveva, è stato un periodo duro, e ho voluto tagliare i ponti un po’ con tutti. Ma poi...” continuò pensierosa.
“Ma poi è arrivato Jack...” conclusi amaramente la sua frase.
“Ma poi è arrivato Jack, ed è cambiato tutto” confermò.
“Sembra... sembra uno a posto” dissi, sforzandomi di essere carino nei confronti dell’uomo.
“È spettacolare” sospirò lei, prima di far cadere di nuovo il silenzio tra di noi.
“Io... io devo andare” annunciai dopo un attimo, volenteroso di allontanarmi. “Ciao, Eireen.”
Feci per voltarmi, ma mi prese il polso e mi abbracciò, e io feci lo stesso.
“Mi sei mancato, Niall” mi sussurrò, aumentando la presa. Respirando il suo profumo, presi una decisione. E allentai la presa sul suo corpo.
“Anche tu mi sei mancata. Ma adesso devo andare, mi stanno aspettando” dissi, evitando il suo sguardo. La verità era che volevo allontanarmi da lei.
Sembrò rimanerci male riguardo ai miei modi un po’ schivi, ma si riprese subito. “Oh... Va bene, allora... tieni, ti do solo il mio numero, così, se ti va possiamo sentirci qualche volta per organizzar...”
“No. Eireen, no. È meglio continuare come stiamo facendo adesso, vederci per caso. Non... non me la sento di intraprendere di nuovo un rapporto con te, anche se solo di amicizia. Non riesco. È stato fantastico rivederti, ma quando è arrivato Jack e ho capito che aspetti un bambino... ho capito che è meglio per tutti continuare con la propria vita, esattamente così com’è. Forse tu sei riuscita a voltare pagina, ma io no, mi ero solo illuso di averlo fatto, e averti vista mi ha fatto più male che bene. Non sai quante volte ho sperato in questo incontro, o non sai quante volte ho sperato di vedere la tua faccia tra le ragazze di un nostro concerto a Perth, ma non è mai successo. Eireen, sei... sei stata davvero importante per me, nessuna persona è riuscita a farmi star bene quanto lo sono stato con te, e continui a far parte dei ricordi migliori che ho di tutta la mia vita. Ma è cambiato tutto, e ricominciare a sentirci, a frequentarci, anche solo come amici, riaprirebbe una ferita che si è chiusa solo superficialmente. Ci eravamo detti addio in quella stanza di albergo, non arrivederci. E addio deve rimanere, soprattutto adesso che so di non avere nessuna speranza che le cose possano tornare come quattro anni fa” le dissi, spegnendo quella felicità che le stava spuntando sul volto all’idea di ricominciare a parlarci. “Scusami” aggiunsi, accarezzandole una guancia. Lei prese la mia mano con la sua, e la accarezzò, come faceva sempre.
“Va bene” rispose, allontanando la mia mano dal suo viso. “Se è questo che vuoi... sarà così.”
“Non è questo che voglio, ma è quello che si deve fare.”
Rimanemmo così, in una situazione di stallo per appena un istante, poi di scatto mi avvicinai a lei e le lasciai un bacio sulla fronte, mi voltai e raggiunsi i miei amici.
Dopo qualche ora lasciammo il locale, ma prima di raggiungere l’uscita gettai uno sguardo indietro, verso il tavolo di Eireen. Lei era seduta vicino a Jack, che parlavano molto vicini, e lei sembrava di essersi dimenticata della nostra conversazione di poco prima, anche se sapevo benissimo che non si sarebbe mai aspettata quelle parole da me, e che almeno in parte l’avevo ferita. Non ero contento di ciò, ma sapevo che era necessario, per chiudere una volta per tutte quel capitolo.
“Niall, dai muoviti, vieni in macchina!” mi aveva urlato Mark, vedendomi indugiare di fronte alla porta del locale, da cui eravamo usciti.
“Arrivo!” avevo risposto.
Mi voltai un’ultima volta verso l’interno del pub, la mano sulla maniglia della porta. “Addio, Eireen” bisbigliai, una volta per tutte.


 
Buon pomeriggio a tutti!
La vostra Nella è tornata, e questa volta ha una sorpresina per voi ;) questa volta ho provato a cambiare un po' genere, spero vi sia piaciuta la storia... =)
un paio di mesi fa stavo ascoltando la canzone "Home" di Michael Bublé, e la mia mente ha iniziato a lavorare e produrre queste righe (infatti ho tratto molta ispirazione dai versi di quella canzone, riportandoli in questo contesto).
Come sempre, se vi va fatemi sapere quello che ne pensate, mi farebbe molto piacere ^^
Intanto, per chi ancora non stesse seguendo l'altra mia storia, did I do something stupid, questo dovrebbe essere il link (sperando che si apra, se no lo trovate sul mio account ahah), e in questi giorni metterò il nuovo capitolo.
Detto ciò.. A presto x 
  
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