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Autore: La_li    31/08/2015    0 recensioni
"Ci tenevo così tanto a trovarti che per quanto ero impegnata a cercarti, non mi sono nemmeno accorta di star perdendo me stessa".
Asia Styles.
Niall Horan.
Harry Styles.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P come "Perdita"


Asia il caldo proprio non riesce a sopportarlo.
Pretende che inizi a piovere. Subito, adesso, anche in questo squallido pomeriggio di metà luglio, in cui il sole sembra divertirsi e far tribolare la gente più di quanto non farebbe anche senza il suo aiuto.
E non può far niente, con quaranta gradi spaccati che bruciano tutto fuori da casa sua, oltre che starsene sdraiata sul letto, col ventilatore che gradualmente si stanca anche lui di soffiarti aria contro e un libro tra le mani che a dare retta alla copertina sembrava il più bello del secolo e invece, parola dopo parola, si rivela sempre di più una cagata colossale.
Asia lo lascia scivolare per terra, con gli occhi pesanti e i pensieri anche. Fissa il soffitto verniciato cobalto, pensa a quanto vorrebbe che iniziasse a piovere. Pensa alle foglie rosse dell’autunno, al buio che in estate sembra portare con se un po’ di refrigerio e decide che, nella sua attesa, forse è meglio addormentarsi e permettere al caldo d’intrufolarsi solo sotto pelle, ma mai tra i suoi pensieri. Sai che confusione se per disgrazia dovesse riuscire a scioglierli tutti (?).
Il portone d’ingresso si apre piano per poi richiudersi con violenza, segno inequivocabile che sua madre è tornata finalmente dal lavoro e che quindi, non possono essere più delle sette di sera.
Asia, vieni a tavola che altrimenti le pizze si freddano” le urla la donna dalla cucina, abbastanza forte da farsi sentire.
La ragazza stropiccia gli occhi, si alza dal letto e uscendo dalla camera s’incontra involontariamente con lo specchio.
E’ semplicemente pallida come il corpo di uno ch’è morto già da un po’, ha gli occhi grandi di un verde cangiante che fa a cazzotti col viola che lo cerchia. Le gote non sfumano più in rosso già da troppo tempo, a dir la verità, e la voglia di uscire di casa è nascosta dietro a quel sorriso un po’ strano che si sforza di far affiorare sulle sue labbra carnose e rosee.
Ha la pancia piatta di chi i carboidrati a cena non li mangia mai e anche con il caldo si sforza ad andare in palestra almeno due volte a settimana.
Asia, di sé, non è bella. E’ carina. Un aggettivo che l’ha sempre infastidita più di quanto non abbia mai voluto dare a vedere.
Non di rado ad un “Sei davvero carina” le è venuto istintivo rispondere con un “Non basta”, ma nessuno sembra mai aver capito davvero il senso di quelle sue due parole.
Scrolla le spalle davanti al suo riflesso come a volerselo staccare di dosso, come a volersene separare. Lega i capelli lunghi e neri con l’elastico che le cerchiava il polso e ruba dall’armadio di suo fratello Harry, la t-shirt più lunga che ha.
Percorre il pavimento in marmo del lungo corridoio che collega la loro camera da letto alla cucina. Silenziosa e annoiata, decide che questa sera deve sedersi a capotavola. Se Harry cenasse con loro, non le permetterebbe mai di rimanerci. Quello è il suo posto. E allora lei s'incazzerebbe perchè è fatta così, un po' capricciosa e poco paziente, e vuole star lì perchè proprio da quella sedia si può godere la vista migliore: quella che da sul terrazzo, nonchè sul panorama illuminato ai piedi di esso.
La tavola è apparecchiata con la solita monotona tovaglia, sulla quale sono sistemati due cartoni fumanti di pizza, due piatti, due bicchieri, due lattine di cola.
Due.
Perchè non c’è nemmeno ‘stà sera?
Harry ha gli occhi verdi come i suoi, i capelli ricci e incasinati solo la metà dei suoi pensieri e due pronunciate fossette che quando sorride gli conferiscono un aspetto innocente che, però, non gli appartiene affatto.
E non importa se lui ha deciso di non parlare più ad Asia per chissà quale assurda ragione, se a casa ci torna solo per dormire e quasi ogni notte non è mai prima delle tre che s’infila stremato nel suo letto, piuttosto che in quello di lei, come faceva sempre non più tardi di un anno prima.
La mora, suo fratello, lo conosce meglio di se stessa. Asia riesce ad intendere ogni pensiero di lui anche (soprattutto) con un solo sguardo e questo Harry lo sa. E da perfetto codardo che è diventato, il riccio tende sempre a nascondersi dagli occhi perquisitori della sorella, scappando da lei e dal bene che non vuole (che non riesce) più a ricevere.
Lilian, loro madre, si siede a tavola anche lei e ignora la domanda della figlia perché è più facile.
Esci con Brenda, dopo?” soffia sulla pizza e ne addenta la punta.
Asia non ha fame, sposta il suo trancio lontano da lei e incrocia le braccia sulla lastra di legno.
Andiamo al Monster” risponde, senza nemmeno guardarla.
Asia vuole bene a sua madre, ma proprio non la sopporta.
Non la sopporta quando s’incazza perché le confessa di voler andare a trovare suo padre, detesta quando fuma dentro casa nonostante sappia benissimo che a lei dà fastidio, la odia quando finge che vada tutto bene e invece, in realtà, ogni cosa continua a disintegrarsi visibilmente e lei, semplicemente, rimane a guardare.
La mora, questa sera, non vuole pensarci.
Non vuole pensare a suo padre che è oltre oceano e a suo fratello che, allegoricamente parlando, è perfino più distante di lui.
Attende che sua madre finisca di cenare in religioso silenzio, l’aiuta a sparecchiare per poi entrare nella doccia e aprire del tutto il getto dell’acqua fredda. Esce solo venti minuti dopo: si asciuga i capelli lunghi e se li piastra. Infila un paio di shorts sfilacciati, una maglietta nera, attillata e di pizzo e per finire allaccia le zeppe di velluto dello stesso colore ai piedi.
Con il trucco ci va pesante. Cerchia gli occhi con un tratto spesso della matita e soffoca le sopracciglia di rimmel. Il rossetto è nero, come sempre quando va a ballare proprio in quel locale.
Asia si apprezza, esteticamente. C’è solo una cosa che proprio non sopporta di vedere, nel riflesso che lo specchio le propone davanti anche in questo momento.
L’espressione dei suoi occhi. Così tagliente, pronta per essere sguainata e scagliata contro anche chi non vorrebbe necessariamente farle del male. Autodifesa, forse. Un istinto animale che non riesce a sopprimere.
Ma d’altronde, Asia, la sua vita non è mai riuscita a gestirla nemmeno per sbaglio.
Afferra il cellulare e raggiunge Brenda ai piedi delle scale. L’amica sbuffa irritata non appena la scorge scendere l’ultima rampa.
Sei in ritardo di mezz’ora! Di questo passo ci arriviamo quando staccano la musica, al Monster
Asia nemmeno l’ascolta, mentre si limita a squadrarla da capo a piedi, invidiosa come sempre del suo fisico asciutto, del suo stile determinato ed elegante.
Osserva le gambe lunghe e diritte, il ventre piatto lasciato scoperto da una t-shirt di falso raso, color porpora. La pelle scura di lei, liscia e curata, il trucco leggero e pulito, i capelli mossi e corposi, neri come le sue iridi screziate d’ambra.
Vorrei essere bella almeno un quarto di quanto lo sei tu” si lascia scappare con una sincerità che mai aveva osato permettersi prima, ma questa sera è troppo vulnerabile per riuscire a contenersi nei limiti che lei stessa è solita delineare intorno.
Asia, lo sei già. Sei molto più bella di quanto tu pensi, solo che non te ne sei ancora accorta
Le parole di Brenda le scivolano addosso, ma finge comunque un sorriso.
Raggiungono il locale che sono le undici passate, con lo sguardo fiero e le spalle dritte.
Il Monster è quel genere di discoteca che "fà" solo per due tipi di persone: quelle forti e determinate e quelle che, almeno, fingono di esserlo. Non puoi permetterti di mostrarti debole nemmeno per sbaglio perché qualcuno se ne accorgerebbe subito. E’ uno di quei posti in cui la competizione ti è compagna di ballo, ti si affianca non appena varchi le alte vetrate d’ingresso e te n’accorgi dal modo in cui la gente ti fissa, interpretando come meglio gli torna le tue mosse, il tono della tua voce, i modi di fare che hai.
Qui non conta più di tanto il modo in cui ti vesti o quanto ti trucchi. Ciò che importa all’interno di queste mura placcate di nero è come ti muovi, come cammini. Gli sguardi che scagli e stare attento a chi li scagli.
Asia ha imparato da sola a sfilare con disinvoltura, a farsi largo tra le persone impedendo loro di farsi strada nei suoi pensieri.
Paga l’ingresso e raggiunge la pista con Brenda che la segue, mentre i brividi di adrenalina provocati dalla musica House le sconquassano il petto.
Le due amiche si fanno spazio tra la massa informe di corpi accaldati ed eccitati. Asia muove i fianchi e lascia scivolare in modo sensuale le mani lungo il corpo, tessendo sull’ordito delle sue canzoni preferite una trama impeccabile.
Soltanto venti minuti più tardi percepisce le mani grandi e calde di qualcuno agguantarle i fianchi da dietro e la ragazza non ha bisogno nemmeno di voltarsi per decidere di cacciarne via il proprietario. Nella sua testa non c'è spazio per un altro paio di occhi. 
Afferra le mani dello scocciatore con le sue e le slaccia dal suo corpo, avvinghiandosi a quello dell’amica per ballarle più vicina.
Lo sai che sei uno schianto?” le alita una voce nell’orecchio, insistente, e solo a quel punto Asia decide di voltarsi, decisamente  infastidita.
Lo sai che se non ti scolli nel giro di tre secondi rischi che ti faccio tanto, tanto male?” e senza dar peso all’espressione umiliata di lui, si volta verso Brenda per avvisarla di voler uscire a prendere una boccata d’aria fresca.
L’amica annuisce con la testa e le fa segno di andare. Lei cercherà qualcuno con cui ballare e l’aspetterà lì, come sempre.
A quel punto Asia esce a passo svelto e deciso dal retro del locale, spalanca le porte di sicurezza e sfocia in quel grande terrazzo sospeso nel vuoto che tanto conosce bene. Crede di aver trascorso più tempo lì che dentro, a ballare.
Dietro di lei, la porta non fa in tempo a richiudersi che qualcuno la spalanca di nuovo. La ragazza si volta istintivamente perché quel posto credeva di conoscerlo solo lei, oltre ai proprietari e ai dipendenti del locale.
Gli occhi azzurrissimi e preoccupati di un ragazzo biondo, dalla pelle chiara e costellata di nei, la fissano seri. Ha il respiro affannato e le mani tremanti di chi è dove dovrebbe ma non vorrebbe esserci.
Asia lo guarda di rimando e capisce che le parole di lui, presto, inizieranno a gravare anche sul suo, di cuore.
Sei tu, Asia?” le chiede ad alta voce, per sovrastare il suono alto della musica che comunque arriva fin lì.
La ragazza non fa in tempo ad aprire bocca che lui si risponde da solo.
Ma certo che sì. Gli assomigli così tanto, a quel cazzone di Styles
Lei lo guarda, continuando a non capire. Scuote la testa e si morde il labbro inferiore, prima di parlare.
Perché ho come l’impressione che stai per dirmi qualcosa che non mi piacerà affatto?
Niall guarda il cielo, alla ricerca di un Dio che gli consigli la cosa giusta da fare. Scappare via e farsi i cazzi suoi o provare a salvare quello che ne rimane del suo migliore amico?
Dio non gli risponde, così il biondo decide di fare di testa sua. Come tutte le volte. D’altronde, per Harry sarebbe disposto a rimetterci le palle.
Perché in effetti è così, a meno che tu non voglia del male a tuo fratello” sputa infine, fissandola non troppo intensamente, quasi per premura.
Asia sgrana gli occhi, inspira tanta aria e l’accantona dentro alla gabbia toracica. Lascia scivolare la schiena contro la ringhiera alle sue spalle e solo dopo essersi seduta pesantemente contro le fredde mattonelle, i polmoni le iniziano a bruciare. Soffia via l’aria dalle labbra schiuse a forma di “o”.
Niall si accartoccia al suo fianco senza fare alcun rumore, fissa il niente davanti e prova a spiegarle, cercando di emettere più particolari che può per rispetto dell’amico.
Sarò cinico, Asia. Harry si sta distruggendo con le sue stesse mani. E’ da tre mesi ormai che ha iniziato a farsi così male. Non lo so perché si sia messo in testa da un giorno all’altro che lui tutto questo dolore se lo meriti e che, anzi, non è mai sufficientemente forte”.
Si concede una piccola pausa, sbuffa per scaricare la tensione e subito dopo continua, intrinsecando le parole con ancora più disperazione di prima.
Glie l’ho chiesto, Asia. Te lo giuro: c’ho provato un casino di volte a chiedergli “perché?”, a strappargli quelle merde dalle mani e a farlo ragionare. L’ho perfino rinchiuso a chiave nella mia stanza da letto per tutto il giorno, eppure lui ha trovato comunque il modo di scappare”.
Un’altra pausa. Abbastanza breve da non concedergli il tempo di ripensarci, tapparsi la bocca e tenerla all’oscuro di tutto.
Asia conficca le unghie placcate di nero nella carne del braccio, soffocando un tremito. Lo lascia continuare in silenzio anche quando lui si volta a guardarla, sconvolgendola con la cruda verità delle sue parole.
Si è calato giù dal terrazzo. Si è buttato di sotto nonostante io abiti al terzo piano di una palazzina circondata d’asfalto Capisci, Asia? Poteva ammazzarsi e non glie n’è fregato un cazzo. Mi ha urlato di lasciarlo perdere, prima incazzato nero e con le guance rosse e poi dispiaciuto come mai l’avevo visto prima e con gli occhi lucidi. Ma io non ce lo voglio vedere morto. E’ il mio migliore amico e se posso fare qualcosa –qualsiasi cosa- anche solo per provare a salvarlo, non voglio tirarmi indietro”.
La mora lo guarda con gli occhi grandi per la paura. Anche lei vorrebbe aiutare Harry. Potrebbe aiutare, Harry, se solo sapesse dove diaimine si sia nascosto. Andrebbe da lui, subito (adesso) e fuggirebbe con lui ovunque voglia andare, se solo questo potesse essergli in qualche modo d’aiuto.
Sai dirmi dove si trova adesso?” gli chiede, in un sussurro disilluso.
Niall la guarda e “No”. No che non lo sa.
Sembra scomparso. Sono due giorni che lo cerco senza riuscire a trovarlo. Ho provato in centro, nei vicoli che frequentava di solito e anche nei locali che più gli piacciono, ho chiesto a quelli del quartiere se tante le volte l’avessero visto di sfuggita, ma nessuno ha risposto di sì. Nemmeno al telefono risponde più, quello stronzo”.
Asia trema di nuovo, più forte di prima. Niall, al suo fianco, abbassa lo sguardo sul rettangolo di pavimento tra le sue gambe divaricate, cercando disperatamente di sfuggire al pensiero del suo migliore amico sotto terra.
Quando Asia torna da Brenda, ha il numero di Niall in rubrica e i lacrimoni che le impasticciano le guance di mascara.
L’amica la prende per un polso e la trascina fuori, sotto gli sguardi curiosi di decine di persone. A nessuna delle due potrebbe importare di meno.
Raggiungono il retro del locale e Asia crolla sulla panchina dietro di lei in preda a quelle che sembrano scosse di terremoto, più che brividi.
Asia, che cazzo è successo? Porca troia, stai iniziando a far sentire male anche me!” s’inginocchia davanti a lei e le afferra le spalle. Le scosta i capelli dal viso e le stringe le mani ma lei non riesce a percepire niente di tutto ciò.
Chiude gli occhi, e sotto le palpebre, vede solo Harry.
Vede solo Harry a nove anni, rincorrerla vendicativo per i corridoi della cass. Lei che fuggiva ridendo nonostante fosse più grande di lui di un anno abbondante.
Vede solo Harry farle il solletico sul letto disfatto, quella sera che aveva scoperto che il suo ragazzo era andato a letto con un'altra e le lacrime non ne volevano sapere di smettere di scendere.
Vede solo Harry prendere quello stronzo a cazzotti, a scuola, il giorno dopo.
Vede solo Harry stringerla, prima di partire solo un mese prima, lasciandola solamente con un “Torno presto” sussurrato nell’orecchio. Darle un bacio sulla fronte e sparire oltre la soglia della porta.
Brenda decide di riportarla a casa solo quando Asia finge di non voler più piangere, ma non le racconta ancora niente semplicemente perché, per quella sera, decide di provare a lasciare decantare le parole di Niall sul fondo dello stomaco.
 
 
 
 
  
   
 
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