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Autore: bloop    31/08/2015    1 recensioni
“Hai sentito Leo?” le chiese, versandosi un bicchiere di acqua frizzante ed osservando l’amica mangiare svogliatamente. Non sapeva decifrare quell’espressione corrucciata, era indecisa fra l’ansia dell’imminente esame e la nostalgia del suo ragazzo. Agnese si infilò una forchettata di spaghetti in bocca e scrollò il capo, cercando le parole con cui spiegare ad Anita che no, non aveva sentito Leonardo di recente e che no, non aveva assolutamente voglia di parlarne, ma alla fine si limitò a mandare giù e sospirare di nuovo e Anita capì.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Come una tazza di tè caldo



 
Nel piccolo appartamento di Bologna regnava il caos più totale e tra le pile di panni da stirare i letti da rifare c’era Agnese, immersa nel triste mondo della preparazione agli esami di settembre. Era sola a casa, eccezione fatta per Anita che le andava a preparare pranzo e cena ogni giorno, e non sapeva se essere più triste del fatto che Leonardo non fosse con lei oppure per il fatto che si era accorta di essere indietro con lo studio e di dover ricorrere al metodo drastico dello studente in crisi: studio matto e disperatissimo. E proprio mentre rileggeva per la quarta volta la stessa frase lo schermo del suo smartphone si illuminò e comparve l’icona di un messaggio. Afferrò il telefono al volo con il cuore che le martellava nel petto, sperando con tutta se stessa che fosse Leonardo, ma rimase estremamente delusa quando invece lesse il nome “Ninì”. Aprì controvoglia il messaggio e meccanicamente si alzò ed uscì dalla stanza, raggiungendo l’amica in cucina.
“Ma ti sembra normale che mi scrivi da una stanza all’altra per dirmi che è pronto?” disse piccata, mentre Anita metteva in tavola una zuppiera di pasta fumante. La guardò per un attimo, poi si guardò la punta delle scarpe e mormorò le sue scuse. Agnese sospirò leggermente e prese a posto a tavola, subito imitata dalla sua amica, che non si lasciò scalfire dall’umore nero dell’altra e le riempì il piatto di spaghetti alla carbonara.
“Hai sentito Leo?” le chiese, versandosi un bicchiere di acqua frizzante ed osservando l’amica mangiare svogliatamente. Non sapeva decifrare quell’espressione corrucciata, era indecisa fra l’ansia dell’imminente esame e la nostalgia del suo ragazzo. Agnese si infilò una forchettata di spaghetti in bocca e scrollò il capo, cercando le parole con cui spiegare ad Anita che no, non aveva sentito Leonardo di recente e che no, non aveva assolutamente voglia di parlarne, ma alla fine si limitò a mandare giù e sospirare di nuovo e Anita capì.
“Neanche Seba si è fatto vivo. Avranno un sacco di cose da fare a Roma, gli amici con cui andare a prendere la pizza, la mamma a cui spieg-“
Ninì” l’ammonì. Con il suo stato d’animo l’ultima cosa che voleva era sentire straparlare la sua migliore amica sul suo ragazzo. Appoggiò la forchetta nel piatto e si alzò da tavola, “Non ho fame, torno a studiare” mormorò, sparendo poi nella sua stanza. A nulla valsero le proteste di Anita, che sospirò affranta e finì di mangiare, poi  sparecchiò, lavò i piatti e lasciò l’appartamento per fare ritorno al suo.
Agnese si sentiva sola e non era la compagnia di Anita quella che voleva, ma non poteva nemmeno implorare il suo ragazzo di tornare prima da Roma, perché non era giusto nei suoi confronti e soprattutto perché era troppo orgogliosa per mostrarsi fragile. Quel giorno non riusciva proprio a trovare un motivo per essere di buon umore, le sembrava di essere stata trasportata direttamente a gennaio, in una giornata di pioggia e freddo, quando lei, metereopatica da far paura, sarebbe certamente rimasta nascosta sotto le coperte al riparo dal mondo esterno e chiusa nel suo fatto di pessimismo, malinconia, nervosismo e solitudine. E quando era sola pensava, anche troppo forse, e la cosa certamente non aiutava il suo studio, ma non riusciva nemmeno a trovare qualcosa con cui distrarsi perché subito scattavano i sensi di colpa per le inutili perdite di tempo. Leonardo non era una perdita di tempo, però, per questo Agnese si concedeva delle ore di solitudine per pensare a lui, a tutte quelle cose che l’avevano fatta innamorare, ai momenti passati insieme, al bacio della buonanotte e a quello del buongiorno, alle lenzuola sgualcite dopo aver fatto l’amore finalmente a casa da soli. Arrossiva, sentiva le farfalle allo stomaco, sorrideva e sospirava, poi si incupiva di nuovo e pensava ai chilometri di distanza, alle ore di sonno che lui avrebbe dovuto recuperare, ai racconti che lui le avrebbe fatto e che l’avrebbero fatta sentire piccola ed insignificante, perché lui aveva bisogno di tornare a Roma dai suoi amici e invece stava con lei a Bologna, entrambi incapaci di stare lontani per più di qualche giorno. Ma andava bene così, perché poi avrebbero fatto l’amore e lei si sarebbe sentita subito meglio, si sarebbero addormentati l’una tra le braccia dell’altro con i corpi che si modellavano perfettamente, come se fossero due piccoli pezzi mancanti in un grande puzzle.
Era indecisa se sbattere la testa sul ripiano della scrivania oppure dare fuoco al libro, ma proprio mentre stava pensando che la seconda opzione sarebbe stata sicuramente più efficace, il cellulare vibrò quasi impercettibilmente. Agnese lo afferrò e sorrise apertamente quando lesse il nome di Leonardo nello spazio dedicato al mittente, quindi felice come non mai si andò a stendere sul letto a pancia in giù e digitò in fretta la risposta. Stava aspettando da così tanto tempo quel momento che quasi non ci credeva e il cuore le martellava talmente forte nel petto che lei lo sentiva contro la parete della cassa toracica. Leonardo poi non tardò molto a telefonarle, una volta appurato che lei non fosse impegnata in altro, e a quel punto ogni piccolo pezzo stava tornando al suo posto, perché Leonardo pensava a lei giorno e notte e sentiva la sua mancanza. La voce di Leonardo era la cosa più bella che Agnese avesse, il suono che più la faceva stare bene; era come una tazza di tè caldo in un pomeriggio freddo e piovoso di gennaio.




Still Bloop's corner?
Buona sera! Sono Aries Pevensie e questa è una piccola ed insulsa one shot plottata durante un post cena in uno dei locali più chic della mia città. Non so perché e non so nemmeno come, ma eccola qui in tutto il suo misero splendore. Abbiate pazienza, non scrivo qualcosa di mio da almeno un anno (non che prima fossi brava) e quindi sono un po' arrugginita ed emotivamente stitica. Vi chiedo scusa per questa cosa insulsa, non so perché io l'abbia pubblicata, ma proviamo :)
Spero che ad almeno una personcina sia piaciuta. Grazie comunque per aver letto ed essere arrivati fino alle note :)
A presto
AP
   
 
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