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Autore: grandR    01/09/2015    2 recensioni
“Non puoi passare il Natale da solo, R,” insiste Courfeyrac.
“E chi lo dice?”
“Io lo dico.” Enjolras, che è stato in silenzio durante tutto lo scambio, gli rivolge un'occhiata decisa, come quelle che fa quando trova una nuova causa per cui lottare. “Vieni da me.”

[It's like daylight, only magic #5, Hogwarts AU]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Les Amis de l'ABC
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'It's like daylight, only magic'
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Prima storia a capitoli della mia serie It's like daylight, only magic.

 
Let it snow
parte prima




Quinto anno.
 
Grantaire osserva la neve. Nelle televisioni dei Babbani la neve cade sempre in fiocchi ordinati, quasi elaborati. Tutti sanno che nella realtà non è così, ma a quanto pare sono decisi a vivere una bugia. Davanti a lui, la neve scende in modo scomposto, confuso, il cielo di un bianco quasi trasparente.
La Sala Comune è insolitamente tranquilla quella sera, una delle ultime prima che inizino le vacanze di Natale. Grantaire si guarda intorno. I pochi rimasti svegli stanno leggendo o parlando piano. Cosette sta chiacchierando con delle amiche davanti al fuoco scoppiettante, la sua macchina fotografica in grembo. Alza lo sguardo, fissandolo su di lui proprio mentre Grantaire sta per distogliere il suo, e gli rivolge un sorriso interrogativo. Sotto gli sguardi inquisitori delle sue amiche, lui scuote la testa e ricambia il sorriso, guardando altrove. Sente le ragazze ridacchiare.
“Due settimane, dico due settimane,” sta dicendo Courfeyrac a Enjolras in tono eccitato. È inginocchiato sul soffice tappeto di un rosso scolorito, i gomiti appoggiati al tavolino davanti alla poltrona su cui è seduto Grantaire. “Andremo a sciare, berremo cioccolata, faremo...”
Grantaire rotea gli occhi, esasperato. Ormai tutta la scuola sa della vacanza che la famiglia di Courfeyrac trascorrerà insieme a quella di Combeferre in Svizzera, perché Courfeyrac ha passato la settimana a raccontarlo a chiunque lo stesse ad ascoltare, parlandone a gran voce per i corridoi.
“... e poi c'è questa grande, antica biblioteca di magia – a me non interessa particolarmente, ma 'Ferre la amerà, quindi sai...”
Grantaire è sicuro che anche Enjolras abbia già sentito tutto almeno cinque volte anche se non dà segno di volerlo interrompere. Ascolta in silenzio, un lieve sorriso sulle labbra. È seduto sul tappeto, davanti a Grantaire, la schiena appoggiata alla sua poltrona.
Qualche minuto prima, quasi di volontà propria, le dita di Grantaire si sono infilate tra i suoi ricci dorati, cominciando a giocare distrattamente con le ciocche morbide.
Courfeyrac termina di elencare le attività in cui si imbarcherà insieme a Combeferre con espressione sognante. “È la prima vera vacanza che trascorrerò dall'inizio alla fine con uno dei miei migliori amici, se mettiamo da parte lo scorso Natale che R ha passato da me, o quando ci siamo visti durante l'estate,” dice a Enjolras.
“Ricordatevi di mandarci una cartolina,” sorride lui.
“Una... cosa?”
Enjolras scoppia a ridere, e il suono gioioso della sua risata porta Grantaire a fare lo stesso. Lui ormai sa abbastanza del mondo babbano per conoscerne le usanze.
“Combeferre lo sa, Courf, non ti preoccupare.”
Courfeyrac continua a sorridere, imperturbato. “Tu che cosa farai, Enjolras?”
“Niente di speciale, staremo a casa.”
“E tu, Grantaire? Andrai a casa?” Courfeyrac mantiene il tono leggero, ma la sua domanda è in qualche modo esitante, come se abbia paura di sentirne la risposta.
Grantaire sbuffa, divertito. “Non ci penso nemmeno. Le estati sono già abbastanza.” Fingendo indifferenza, si sistema meglio sulla poltrona. “Rimango qui, domani andrò ad aggiungere il mio nome alla lista degli studenti che restano.”
“Assolutamente no.” Enjolras si volta di scatto verso di lui, la fronte aggrottata.
Lentamente, Grantaire ritira la mano dai suoi capelli. “Che altro dovrei fare?”
È dal secondo anno che non passa un Natale con la sua famiglia. Al terzo anno lui e tutti gli altri sono rimasti a scuola per passarlo insieme, e al quarto è andato a casa di Courfeyrac per qualche giorno, per poi tornare a Hogwarts.
“Joly? Marius? Jehan?” suggerisce Courfeyrac.
“Joly va a trovare un suo vecchio zio, Jehan va in vacanza, e lo sai com'è il nonno di Marius. Non vorrà avere a che fare con me, non può rischiare di macchiare la sua reputazione ospitando il figlio di maghi oscuri come i miei genitori.”
“Beh, che ne dici di Éponine?” rilancia Courfeyrac. Sotto lo sguardo eloquente di Grantaire, arrossisce con aria colpevole. “Okay, scherzavo. Potresti venire con me e 'Ferre, penso riusciremo a trovare un posto in più!”
“Non è un problema, davvero,” sospira Grantaire, “Mi piace stare qui.”
“Non puoi passare il Natale da solo, R,” insiste Courfeyrac.
“E chi lo dice?”
“Io lo dico.” Enjolras, che è stato in silenzio durante tutto lo scambio, gli rivolge un'occhiata decisa, come quelle che fa quando ha trovato una nuova causa per cui lottare. “Vieni da me.”
Grantaire batte le palpebre. “Cosa?” domanda, anche se ha capito perfettamente.
“Vieni da me,” ripete Enjolras. Lo dice con naturalezza, come se sia semplice, come se sia ovvio.
“Ma Enjolras, non so se-”
“Non ci provare, 'Taire”, lo interrompe. “I miei genitori ti adorano – lo sai che è così. E a casa abbiamo una camera per gli ospiti. Di solito siamo solo noi a Natale, sarà bello avere qualcun altro per una volta.” Poi si acciglia, il suo sorriso svanisce un po'. “A meno che tu non voglia venire, certo.”
Grantaire reprime un sospiro impaziente. “Certo che voglio venire,” dice. “Solo... sei sicuro che vada bene?”
“Ma certo.” Enjolras annuisce con forza, poi scatta in piedi. “Vado a mandare un gufo a casa. Posso usare Atena, 'Taire?”
“Sì, ma Enjolras, è tardi...” Grantaire non ha nemmeno il tempo di terminare la frase: Enjolras sta già attraversando il passaggio coperto dalla Signora Grassa, in pigiama, i calzini rosa a pallini blu che gli ha regalato Courfeyrac l'anno prima che sfavillano nell'oscurità.
Grantaire scambia uno sguardo significativo con Courfeyrac, il quale scrolla le spalle con un sorriso. “Lo sai com'è fatto, quando si mette in testa qualcosa deve fare tutto in una volta sola, altrimenti non è contento.”
“Lo so.” Grantaire si stropiccia gli occhi. La stanchezza inizia a farsi sentire, forse andrà a dormire. Anche Jehan è andato a letto presto.
Rimangono in silenzio per qualche minuto.
“Quindi,” inizia Courfeyrac. Trascina la i della parola in tono petulante. “Natale a casa di Enjolras.”
“Già.”
Courfeyrac lo osserva. Pare indeciso, come se non riesca a decidere se proseguire con la conversazione o no. “Uhm,” fa. “Lo so che non ne parli mai, R, ma spero tu sappia che se hai bisogno di qualsiasi cosa...” tralascia la frase, limitandosi a fare un cenno con la testa.
“Grazie, Courf,” dice piano Grantaire.
Lui ricambia il sorriso. “Sei uno dei miei migliori amici,” dice con semplicità. Poi abbassa lo sguardo. “Hai mai pensato di, non so, dirglielo? Non ti toglieresti un peso?”
“Probabilmente se glielo dicessi mi sentirei meglio, sì. Però rovinerei tutto.”
“Sai che non ricordo come siete diventati così amici? Ci stavo pensando proprio l'altro giorno. Non siete inseparabili, ma quando sono con te e Enjolras non c'è, o quando sono con Enjolras e tu non ci sei, è come se... sento sempre una sensazione di mancanza. Come se ci sia qualcosa che non va.” Courfeyrac si gratta la testa, confuso. “Non so se ha senso.”
Grantaire appoggia il mento sulle ginocchia, appallottolandosi sulla poltrona. “Non saprei. Al secondo anno siamo diventati amici, ed è semplicemente... successo? Anche tu e Combeferre siete molto vicini. E guarda Joly e Bossuet.”
“O te e Jehan.”
“O Enjolras e Combeferre.”
“O Éponine e Musichetta. O te e Éponine. O Bahorel e Feuilly.”
“O te e Marius.”
“O tutti e Cosette.” Courfeyrac ride. “Siamo forti, vero?”
“I migliori,” concorda Grantaire.
“Hai mai pensato che... che Enjolras potrebbe provare lo stesso per te?”
Grantaire rilascia un sospiro. Certo che Enjolras non ricambia i suoi sentimenti. Enjolras è brillante, determinato, divertente, combattivo, è la persona più positiva che ci sia. Enjolras è incredibile. Grantaire è sempre stato consapevole di quanto sia fuori dalla sua portata.
“Non prova lo stesso per me,” dice. “Perché mai dovrebbe?”
“Perché mai non dovrebbe?” si intromette Cosette. Si è avvicinata a loro in silenzio, e adesso si lascia cadere nella stessa poltrona di Grantaire, un sorriso sereno sulle labbra. Appoggia la sua macchina fotografica sul tavolino. “Non so se l'hai notato, Grantaire, ma a scuola sei piuttosto popolare. Metà delle mie amiche è perdutamente innamorata di te.”
“Merlino solo sa perché,” borbotta lui. Sa di piacere a qualche ragazzo e ragazza, a scuola, anche se non ha idea del motivo.
“E all'altra metà chi piace?” chiede Courfeyrac.
Cosette prende a braccetto Grantaire, pensierosa. “Montparnasse. Marius. Tu.”
Courfeyrac si passa una mano tra i capelli con espressione compiaciuta.
“Anche Combeferre è piuttosto popolare,” aggiunge Grantaire.
“Come? Cosa?!”
Cosette annuisce all'esclamazione di Courfeyrac. “Certo, se ti piace il tipo bibliotecario-sexy-e-sapientone.”
“Oh,” è tutto ciò che risponde Courfeyrac.
“E cosa mi dite di Enjolras?” chiede Grantaire, genuinamente curioso.
Courfeyrac e Cosette si scambiano un'occhiata.
“Beh, R, tutti hanno una cotta almeno platonica per Enjolras, credo,” risponde lui.
“Tutti quelli che non lo detestano, almeno,” contribuisce Cosette, e Grantaire non ha bisogno di chiederle spiegazioni: Enjolras è il tipo di persona che o piace, o non piace. Non c'è una via di mezzo.
“Anche Feuilly, però, insomma... ci sta. Non che io ci abbia pensato troppo.”
Grantaire si stringe di più a Cosette e lei gli appoggia la testa sulla spalla. “Credevo che a te piacesse Marius. Non ti piace Marius?”
“Certo che mi piace Marius, ma questo non mi impedisce di notare gli altri ragazzi,” gli risponde lei, come se avrebbe dovuto essere ovvio. “Non è un po' la stessa cosa che tu fai con Montparnasse, quando lo noti in maniera molto ravvicinata? E comunque Feuilly ha una relazione segreta con Bahorel.”
Grantaire ignora il commento su Montparnasse e alza le sopracciglia. “Feuilly e Bahorel?” domanda, nello stesso momento in cui Courfeyrac urla “Feuilly e Bahorel?!”, facendo girare gran parte della Sala Comune nella loro direzione.
Cosette emette un “mmh-mmh” noncurante. “Non so se abbiano una relazione segreta, ma qualcosa di segreto tra loro c'è, ne sono certa.”
“Ma se è un segreto tu perché lo sai?” dice Courfeyrac, confuso.
“Oh, avanti,” fa Grantaire, proprio mentre Enjolras riattraversa il buco del ritratto e si dirige verso di loro, un po' scompigliato. “Stiamo parlando di Cosette.”
“Di che parlate?” chiede Enjolras appena li raggiunge. Ha le guance rosse e respira velocemente, come se abbia fatto tutto il tragitto dalla Guferia alla Torre di Grifondoro di corsa. Si appollaia sul bracciolo della poltrona, vicino a Cosette.
“Di chi piace a Cosette,” gli risponde Courfeyrac.
Enjolras si volta verso di lei. “Non ti piace Marius?”
Cosette si prende la testa tra le mani.
“Sì, Marius le piace,” dice Grantaire, “Ma a quanto pare ha anche una mezza-cotta per Feuilly.”
Enjolras lo fissa. “Chi, Marius o Cosette?”
“Cosette,” dice Courfeyrac.
“Possiamo per favore cambiare argom-”
“Anche io ho preso una cotta per Feuilly,” dice Enjolras, pensieroso.
Cosette si blocca a metà della frase, Grantaire alza di scatto la testa verso di lui, Courfeyrac allarga gli occhi.
Enjolras sembra non rendersi conto delle loro reazioni. Ha la fronte aggrottata, l'espressione concentrata. “Penso... al terzo anno? È durata tre settimane.”
Cosette gli mette una mano sulla spalla, apre la bocca per dire qualcosa, ma tutto ciò che le esce è un'esclamazione strozzata. “Enjolras, sei gelato!”
Lui scrolla le spalle. Grantaire nota che sta tremando lievemente. “Non è che i corridoi siano molto caldi e accoglienti di notte.”
“Vieni, prendi il mio posto. Grantaire è un termosifone umano.”
Senza attendere una risposta, Cosette si alza e va a sedersi sul tappeto insieme a Courfeyrac. Enjolras si sistema cautamente vicino a Grantaire.
“Cosette, ti ho detto che cosa farò durante queste vacanze?”
Grantaire lascia cadere la testa all'indietro. “Non posso credere che Courfeyrac l'abbia appena detto. Non di nuovo.”
“È solo eccitato,” dice Enjolras, ma poi ridacchia.
Tra loro cade un silenzio confortevole mentre osservano Courfeyrac raccontare a Cosette dei suoi progetti con Combeferre. Enjolras si sposta leggermente, posando la testa sulla sua spalla. Anche Cosette lo ha fatto, prima, ma adesso Grantaire sente il suo cuore accelerare i battiti ed è improvvisamente nervoso, ben consapevole di quanto siano vicini.
“Cosette ha ragione,” mormora Enjolras, “Sei bollente.”
Grantaire alza le sopracciglia, guardandolo divertito. “Beh, grazie Enjolras.”
Quando coglie il doppio significato di ciò che ha detto, Enjolras arrossisce. “Non intendevo... volevo dire...”
“Lo so, lo so, volevo solo prenderti un po' in giro.” Grantaire sospira. Gli passa un braccio attorno alle spalle con indifferenza, ricominciando a giocare con i suoi capelli. Adora i suoi capelli. Sono sempre talmente morbidi e profumati, di quel biondo dorato su cui Grantaire ama struggersi quando non ha nulla di meglio da fare.
Enjolras chiude gli occhi. “Sono felice che verrai da noi a Natale,” dice in un sussurro. Il suo respiro caldo solletica il collo di Grantaire, che deglutisce, cercando disperatamente di evitare che il suo corpo reagisca al loro contatto fisico nel modo più sconveniente e imbarazzante possibile
“Anche io lo sono,” gli bisbiglia in risposta, perché lo è davvero. Anzi, non vede l'ora.
Enjolras sorride.
Rimangono nuovamente in silenzio, ascoltando il mormorio delle voci attorno a loro, cullati dallo scoppiettare del fuoco lì vicino, e dopo un po' Grantaire inizia a rilassarsi contro la poltrona soffice e il corpo caldo di Enjolras, pensando distrattamente a quanto gli piacerebbe rimanere così per sempre.
Cosette alza brevemente gli occhi dalla sua conversazione con Courfeyrac e sorride. “Courf,” lo chiama piano. “Guarda.”
Enjolras e Grantaire si sono addormentati sulla poltrona. Enjolras ha la testa appoggiata alla spalla di Grantaire, mentre lui ha la sua posata su quella di Enjolras, la guancia premuta contro i suoi capelli. Mentre Cosette e Courfeyrac li osservano, Enjolras si muove leggermente e la sua mano si adagia sul petto di Grantaire.
“Oooh,” tuba Courfeyrac, deliziato.
Lei solleva silenziosamente la macchina fotografica. Gliel'ha regalata suo padre per il suo compleanno qualche mese prima, e da poco ha preso l'abitudine di portarla sempre con sé per immortalare i suoi amici e le loro vite a Hogwarts. “Fate un bel sorriso,” sussurra ai due. Mentre scatta, la macchina fotografica produce uno sbuffo.
 
I tre giorni successivi sembrano passare in un lampo. Le lezioni sono più leggere, i professori moderatamente più allegri, e in ogni corridoio della scuola si respira l'atmosfera natalizia portata dai vistosi addobbi e dalla neve che continua a scendere incessantemente fuori dalle grandi finestre.
La risposta dei genitori di Enjolras arriva una sera quando lui, Grantaire, Combeferre e Éponine stanno cenando insieme al tavolo di Serpeverde.
“Ah, ottimo,” esclama Enjolras appena Atena atterra davanti a lui. Prende la lettera legata alla sua zampa, alzando gli occhi al cielo quando nota che è stata infilata in una busta, secondo le abitudini dei Babbani. “Grazie Atena,” sorride alla civetta, che gli mordicchia affettuosamente il dito. “La lettera deve averla preparata mio padre,” spiega all'occhiata curiosa di Éponine, “Dimentica sempre che i maghi hanno usanze diverse. Ho provato a spiegarglielo più volte, ma...” tralascia la frase con una scrollata di spalle, iniziando a leggere la lettera.
Grantaire continua a mangiare, lanciandogli qualche occhiata ogni tanto. È nervoso. Sa che i genitori di Enjolras gli vogliono bene, ma forse pensano che andare da loro durante le vacanze oltrepassi i limiti. Forse non lo vogliono lì, non così a lungo. Forse pensano che sarà loro di intralcio, proprio come i suoi genitori. Accarezza Atena, che prima di volare via afferra un po' del suo cibo con il becco.
Montparnasse arriva proprio in quel momento, con il suo usuale tempismo impeccabile, sedendosi nel posto libero accanto a Éponine. Non ha la cravatta e ha le maniche del maglioncino dell'uniforme arrotolate fino ai gomiti, in modo da mettere in mostra gli avambracci pallidi. A volte quando sono insieme chiede a Grantaire di disegnargli sulle braccia con la piuma, affermando con convinzione che un giorno l'inchiostro nero lavabile diventerà permanente.
“I miei due Grifondoro preferiti,” saluta Grantaire e Enjolras.
Enjolras gli dà uno sguardo veloce, irrigidendosi leggermente.
Montparnasse si appoggia al tavolo. “Combeferre,” dice con un cenno. “Affascinante come sempre, vedo.”
“Ciao, Montparnasse,” risponde Combeferre, l'espressione imperturbabile.
“E io come sono?” chiede Éponine al compagno di Casa, battendo falsamente le ciglia nella sua direzione.
Montparnasse ci pensa su, facendo scorrere il dito sul bordo di un coltello inutilizzato. “Tu sei irritante,” dice infine, guadagnandosi uno spintone scherzoso. Grantaire ridacchia. Montparnasse gli rivolge un sorriso. “Tutto bene, Grantaire?” Pronuncia il suo nome lentamente, in tono ammaliante. Ecco, ammaliante: la parola perfetta per descrivere Montparnasse.
Grantaire sorride di rimando. “Tutto bene,” dice, “E tu?”
Montparnasse sospira drammaticamente. “Sto meglio, ora che ci sei tu.” Alza leggermente la voce, attirando occhiate furtive su di loro.
“Non eravate “solo amici”?” gli domanda Bahorel, arrivando alle spalle di Grantaire.
“Lo siamo, ma dobbiamo alimentare il gossip, no?”
“Oh.” Éponine si gratta la testa, fingendosi confusa. “Quindi due settimane fa quando sono passata per andare a Erbologia e vi ho trovati orizzontali nella neve... stavate facendo gli amici, giusto?”
Grantaire si sente arrossire. “Stiamo cercando di smettere,” dice stupidamente, nello stesso momento in cui Montparnasse alza le spalle con un “Beh, sì” pronunciato con noncuranza.
“Che cosa c'è di preciso tra voi?” insiste Bahorel. Sotto gli sguardi interrogativi di tutti, alza le spalle. “Delle ragazze che fanno Cura delle Creature Magiche con me me l'hanno chiesto l'altro giorno, penso che una di loro voglia invitare Grantaire a Hogsmeade dopo le vacanze.”
Enjolras beve un sorso di Succo di Zucca, la lettera ancora in mano. Grantaire si chiede distrattamente quante volte l'abbia letta negli ultimi dieci minuti.
“Si chiama attrazione sessuale, tesoro,” dice Montparnasse. Quando Grantaire arrossisce ancora di più, lui gli fa l'occhiolino. “Grantaire è libero di fare ciò che vuole con chi vuole, esattamente come lo sono io. Al di là di ciò che facciamo nel parco, o contro il muro vicino alle cucine, o nei bagni del quarto piano, o nella nostra Sala Comune...” e qui Éponine e Bahorel rilasciano un gemito dolente, “... siamo amici.”
“Tengo a precisare che nei sotterranei non facciamo nulla,” Grantaire specifica. Gli piace andare nella Sala Comune di Serpeverde perché l'ambiente lo ispira: disegna sempre tantissimo quando è lì. E se Montparnasse gli accarezza i capelli o gli sussurra all'orecchio nel tentativo di distrarlo, beh, non è niente di nuovo o speciale per nessuno.
“Ho letto che la vostra Sala Comune è proprio sotto al Lago Nero,” dice Combeferre, cambiando argomento, “E che avete un'intera parete di vetro infrangibile trasparente.”
“Oh certo, è molto interessante,” risponde Montparnasse. “Noi Serpeverde siamo sempre stati amici del popolo che vive laggiù.”
“Non sei mai stato nella nostra Sala Comune?” Bahorel inarca le sopracciglia, poi si alza in piedi quando Combeferre scuote la testa, abbandonando la sua cena. “Vieni, ti ci portiamo noi. Non puoi perdertela.”
Combeferre li segue con entusiasmo malcelato, impaziente di vedere con propri occhi ciò che ha letto nei suoi libri. Lui e i tre Serpeverde si allontanano, lasciando Grantaire solo con Enjolras, ancora occupato con la sua lettera.
“Avanti, cosa c'è che non va?” sospira Grantaire. Enjolras scuote la testa. Lui si prepara a insistere, ma un secondo dopo si sente tirare all'indietro. Ha il tempo di vedere Montparnasse che gli sorride maliziosamente, prima che quest'ultimo cali il capo, coprendogli la bocca con la sua. È un bacio breve, lieve. Quando si separano, Montparnasse scompiglia a sorpresa i capelli di Enjolras e raggiunge gli altri, sotto gli sguardi di parecchi studenti.
Enjolras si passa una mano tra i capelli con aria irritata. “Senza offesa, ma non credo che il tuo ragazzo mi piaccia granché.”
Grantaire sospira di nuovo, stanco. “Non è il mio ragazzo. Non hai ascoltato quello che-”
“Certo che ho ascoltato,” lo interrompe Enjolras, inquieto. Fa un respiro profondo. “Okay, scusa se ho detto che è il tuo ragazzo. Ma non capisco perché debba avere un simile comportamento quando... quando... insomma,” farfuglia.
“Perché gli piace stare al centro dell'attenzione. E poi...” Grantaire si blocca, incerto, mordendosi il labbro inferiore. “Beh, e poi per te.”
“Per me?”
“Gli piace stuzzicarti. Sai che Montparnasse sarebbe capace di fare di ognuno l'oggetto dei propri interessi, e tu sei... beh, tu sei sempre così... tu. Non riesce a resistere alla tentazione di infastidirti.”
Enjolras sembra confuso. “E perché?”
“Perché...” Grantaire ride, non può farne a meno. “Perché sotto certi aspetti sei così innocente, Enjolras.”
Enjolras appare ancora perplesso, ma per fortuna decide di cambiare argomento. “I miei genitori sono contenti che durante le vacanze ci sarai anche tu,” dice, passandogli la lettera ora un po' stropicciata.
Grantaire la scorre velocemente. Il padre di Enjolras scrive di quanto siano felici che riusciranno a passare un po' di tempo insieme a Grantaire, che la stanza per lui è già pronta, e che è sicuro che sarà un Natale splendido. Poi rimprovera Enjolras, perché Atena ha svegliato lui e la moglie alle quattro del mattino, e termina la lettera ringraziandolo sarcasticamente, ma dicendogli che gli vuole bene lo stesso. Le parole che legge riescono a tranquillizzarlo. Finalmente si lascia invadere la mente dall'idea che passerà due intere settimane a casa di Enjolras, insieme a lui e alla sua famiglia.
Mentre escono dalla Sala Grande, diretti alla Torre di Grifondoro per fare le valigie, si imbattono in Joly e Bossuet.
“Grantaire!” esclama Bossuet allegramente. “Indovina?”
Grantaire geme. “Hai inventato una nuova battuta per rimorchiare?”
Joly annuisce al posto di Bossuet, l'espressione dolente ed esasperata allo stesso tempo. “È la peggiore, finora. È terribile, R,” si lamenta, ma sta visibilmente trattenendo una risata.
Grantaire finge di prepararsi, raddrizzando le spalle. “Okay, sono pronto. Spara.”
Bossuet fa un sorriso smagliante. “Non ho bisogno di lanciare un Accio per farti venire.” Lui e Joly si dissolvono in risatine deliranti.
“È terribile,” concorda Grantaire, ma alla fine ride anche lui. “È la cosa peggiore che io abbia mai sentito.” Enjolras annuisce alle sue parole. Anche lui sta sorridendo, però.
“È geniale,” dice Bossuet. Poi lui e Joly si allontanano, confabulando tra loro.
“Sai, non mi hai mai raccontato dove vivi,” dice Grantaire, una volta che sono nel loro dormitorio.
Enjolras inizia a piegare ordinatamente i suoi vestiti. “A Londra. Ci siamo trasferiti l'estate in cui ho ricevuto la lettera per Hogwarts. Prima vivevamo in un'orribile cittadina nel Kent.”
“Perché vi siete trasferiti?”
“Per il lavoro dei miei, credo. A Londra ci sono molte più possibilità. E poi...” Enjolras fa una pausa, cercando qualcosa nel baule. “I miei genitori sapevano che non mi trovavo bene lì. Hanno chiesto il mio parere, prima di trasferirci, e io ho accettato immediatamente.”
Anche Grantaire inizia a preparare il baule, pensieroso. Sa che Enjolras non aveva amici dove viveva prima, lui glielo ha raccontato quando facevano il terzo anno. “Londra ti piace, invece?”
Enjolras si limita ad annuire. “Tu dove vivi, 'Taire?” chiede, e nel suo tono c'è l'accenno di un'esitazione, come sempre quando chiede a Grantaire informazioni sulla sua famiglia.
“Abbiamo una villa nel Surrey. È piuttosto isolata, così i miei genitori possono essere se stessi senza preoccuparsi di spaventare i Babbani con la magia,” risponde lui. Ripone i libri disordinatamente nel baule, poi tenta di piegare alla meglio i suoi vestiti.
“Spero ti troverai bene da noi,” dice Enjolras. Grantaire alza lo sguardo. Si sta mordendo le labbra, un'espressione incerta che stona sul suo volto. “Voglio dire, i miei sono Babbani. Siamo una qualunque famiglia babbana. Non siamo niente di speciale.”
Grantaire gli sorride. “Penso che voi siate molto speciali, invece.”
In silenzio, riprendono a fare i bagagli.
La mattina dopo salgono sul treno tutti insieme, occupando due scompartimenti paralleli. Enjolras ovviamente presto si addormenta appoggiato a Combeferre, che sembra non farci caso e continua a leggere il suo libro, mentre Courfeyrac coinvolge tutti gli altri in una partita a Spara Schiocco. Dopo pranzo, prima che Feuilly proceda a distruggere tutti a carte, Grantaire offre a Enjolras un'Ape Frizzola. Enjolras la accetta con un sorriso quasi timido.
Poco prima di arrivare a King's Cross iniziano a salutarsi. Grantaire si perde in decine di abbracci; Joly e Bossuet lo abbracciano cinque volte, fingendo noncuranza, Courfeyrac e Jehan lo tengono tra le braccia per quelle che gli sembrano ore – non che gli dispiaccia – e persino Éponine lo stringe goffamente.
“Prenditi cura di te,” gli sussurra, dandogli anche un veloce bacio sulla guancia.
“Anche tu,” risponde Grantaire.
Lei annuisce brevemente, poi va a salutare Musichetta.
Quando il treno si ferma alla stazione è il tramonto. Arrancano insieme sul binario, trascinando i bauli pesanti. I genitori di Enjolras stanno parlando con quelli di Courfeyrac, con quelli di Combeferre e con il padre di Cosette. Appena si accorgono del loro arrivo, i loro volti si illuminano. Sventolano entrambi le mani nella loro direzione.
Grantaire sorride. 

 
   
 
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