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Autore: SabrinaSala    01/09/2015    13 recensioni
"...Avvertì le dita di Abel allentare la presa tra i suoi capelli, poi stringersi ancora sulla nuca. Il tempo di un respiro e soffocò di nuovo tra le sue labbra..."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Non amarmi"

Abel sollevò le palpebre. A fatica.
Un cerchio alla testa gli ricordò l’ultimo bicchiere di vino andato giù a forza. Solo per dimenticare… pensò sorridendo amaramente.
Facendo leva sui gomiti cercò di raddrizzarsi, mettendosi a sedere sul letto.
«Jessica! » mormorò. La voce ancora impastata dall’alcool.
Non poteva che essere lei, la ragazza che gli voltava le spalle, rivolta alla finestra.
Sospirò, portandosi un braccio sulla fronte e lasciandosi ricadere indietro sui cuscini morbidi di una stanza che cominciava lentamente a ricordare.
Quanto tempo era passato? Un paio d’anni… forse.
E come la prima volta, Jessica lo aveva letteralmente raccolto dal pavimento e ospitato in quella bella camera sopra la taverna.
«Jessica…» mormorò ancora, a fior di labbra, concedendosi un sorriso amaro.
Perché lei? Perché non poteva amare Jessica? Perché non poteva dimenticare il suo angelico carnefice biondo?
Chiuse gli occhi e strinse forte le palpebre. Un lamento gli scivolò tra le labbra. L’arcata sopracciliare gli faceva male. Era gonfia, pensò.
Arthur!
Si passò una mano sulla faccia e gli occhi chiusi. Adesso ricordava ogni cosa… La discussione. La lite. I pugni e suo fratello, Arthur, animato da un ardore e una decisione tali che non gli aveva mai visto prima. E soprattutto lei… Georgie. E le sue adorabili labbra conquistate da quel pallido damerino inglese…
Un conato gli si affacciò in gola. Inspirò profondamente, ricacciandolo in fondo allo stomaco. E quando riaprì gli occhi, lei era lì. Jessica. Con il suo sguardo profondo e indagatore. Con quei suoi bei lineamenti sfacciati. Il suo abito rosso. Le trine, i nastri e la pelle profumata e spudoratamente in mostra.
Fuori, la tempesta.
Pungenti stilli di pioggia tormentavano i vetri sottili della finestra. Il vento muoveva le cime delle navi ormeggiate e il porto era tutto un lamento. Un doloroso lamento che gli feriva le orecchie e si mescolava a quello che gli dilaniava il petto, torcendogli le viscere, come il peggiore dei vini.  Il mare ingrossato lambiva la banchina come a volerla strappare in un abbraccio prepotente e possessivo.
«Vieni qui» disse afferrando il polso di Jessica e trascinandola inaspettatamente sul letto. Prepotente come quel mare in tempesta.
Sorpresa, la ragazza perse l’equilibrio  e si trovò tra le sue braccia. Stretta a lui. E lui fremette, al ricordo di un altro contatto. Di un altro corpo. Di un altro momento. Pioveva... Anche allora. Pioveva, mentre carico di una amore che non avrebbe potuto né dovuto confessare si stringeva forte all’unica ragazza che gli aveva fatto battere il cuore. Mentre, sdraiati sull’erba, una pioggia insistente penetrava i loro vestiti nel vano tentativo di spegnere, lavare via, il suo ardore… Mentre Georgie si abbandonava stupefatta e ingenua al suo abbraccio disperato ed esausto.
Era stato quello il momento in cui aveva deciso di partire. Il momento in cui la vaga idea di una fuga si era trasformata in qualcosa di necessario. Di impellente. Quello. Il momento esatto.
Era partito…
Era tornato…
E lei era ancora lì. Esattamente dove l’aveva lasciata. Nel profondo del suo cuore.
Brusco afferrò il volto incredulo di Jessica. Insinuò le dita tra i suoi capelli scuri, portando una mano dietro la sua nuca. La baciò.
Non c’era amore in quel bacio. Non c’era affetto. Solo urgenza e la necessità di dimenticare lei. Dimenticarla per sempre…
Quasi non si accorse del sapore dolce di quelle labbra. Della loro morbidezza. Di come si fossero schiuse, arrese alle sue, più tese e dure. Non si accorse del gemito di Jessica. Di averla indotta a spalancare quei suoi grandi occhi scuri e poi a chiuderli ammaliati dall’oblio del piacere.
Ma quanto tentò di separarsi da lei, quelle labbra glielo impedirono. Lo cercarono, lo invogliarono, lo indussero a fermarsi su di loro. E inaspettatamente si fermò.
E’ questo il sapore di una donna? si domandò.
E’ questa l’ebbrezza che si prova a stringere tra le braccia il corpo caldo di una donna che risponde alle tue carezze?
E se il corpo di Jessica fremeva, addossato al suo, il suo stesso corpo reagiva come non avrebbe mai dovuto fare. I suoi muscoli si tendevano, i suoi sensi si allertavano. E contemporaneamente, l’oblio…
Consapevole della vulnerabilità di Abel, Jessica decise di non concedergli tregua.
Troppo a lungo aveva atteso quel bacio. Troppo. Poco importava che fosse destinato ad un’altra, perché di questo si trattava. Ne era certa.
«Non ti lascio, Abel… Non stanotte» gli sussurrò solleticandogli un orecchio con il respiro caldo e la voce suadente della provocazione.
Stretto tra le sue braccia, il viso ora affondato nell’incavo del suo collo, Abel strinse la mano dietro la nuca, afferrandola per i capelli e costringendola a piegare la testa all’indietro. La guardò e dal suo sguardo era scomparso ogni pensiero. Solo un febbrile luccichio ad accenderlo di passione…
Jessica sorrise, socchiudendo gli occhi color petrolio. Inspirò piano.
Avvertì le dita di Abel allentare la presa tra i suoi capelli, poi stringersi ancora sulla nuca. Il tempo di un respiro e soffocò di nuovo tra le sue labbra.
Ancora un bacio aspro, duro e arrogante.
Poi le mani di Abel scesero lungo la schiena, affondando nella pelle chiara delle spalle. Con un gesto secco abbassarono il volant del vestito. Affondarono ancora nella carne.
Un gemito. Poi un altro. E quando le labbra esigenti di lui lasciarono le sue per divorarle il collo,  giocare con le clavicole messe a nudo, sfiorarle le morbide rotondità dei seni che ammiccavano dalla stoffa rossa, non riuscì a trattenersi.
«Abel…» mormorò, credendo di morire.
L’incantesimo si interruppe.
Abel si fermò. Improvvisamente. Richiamato alla realtà da una voce che non era quella di lei… Non era quella che avrebbe voluto sentire.
Nei suoi occhi, l’ombra del tormento.
Afferrò Jessica per un braccio e la allontanò.
Un attimo dopo era in piedi, diretto alla porta.
«Abel! » lo richiamò lei prima che lasciasse la stanza.
Si alzò, superandolo di corsa. Addossandosi alla porta di legno. Decisa a non lasciarlo passare.
«Non puoi lasciarmi così… Non puoi! » sentenziò, risentita.
Abel poggiò una mano sulla maniglia. Con l’altra la scostò dalla soglia.
«Io non ti amo, Jessica» disse.
Approfittando della sua costernazione, abbandonò la stanza.
Il vento e la pioggia lo travolsero subito fuori dalla taverna. Bastarono poche raffiche perché fosse completamente bagnato.
Dietro di lui, Jessica. Fradicia e scalza.
«Non puoi andartene, Abel… Non senza una spiegazione»
La spiegazione arrivò. Puntuale, prepotente. E fece male. Come il nome di Georgie che gli picchiava in testa, mentre la pioggia lavava via il profumo di quella giovane donna che non avrebbe mai potuto amare. Mentre si allontanava, incurante di Jessica e del suo essere, a modo suo, tanto fragile.
“Non amarmi” si limitò a pensare.
«Non amarmi» ripeté a fior di labbra, assaporando quell’aria pungente, pregna di salsedine.
Un sapore tanto simile a quello amaro delle lacrime, sorrise disgustato.


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Nda (Nota dell'Autrice): Rapida e spero gradita incursione in questo fandom che covavo già da un po'! Parlo così spesso di Abel, lo racconto, lo studio, lo difendo così appassionatamente che non potevo esimermi dal provare a scrivere anche qui! E dopo tanti sospiri dietro alle figure di Oscar e André, ecco che ho voluto provare anche questa! Abbiate pietà!!! Ho tanto amato, e tanto amo questo personaggio così impulsivo, possessivo, egoista, impossibile... eppure tanto così capace di amare!

Grazie a chi ha letto e a chi avrà voglia di lasciare un commento... E grazie ad un'AMICA che condivide con me la passione ANCHE  per questi personaggi... A presto!

Sabrina 

P.S.: DIMENTICAVO! Chi mi conosce lo sa, mi piace accompagnare i miei racconti con qualche illustrazione "tematica" creata apposta per loro. Questa volta, mi spiace solo di essere riuscita a realizzare solo uno schizzo veloce che non ci permette di vedere le belle labbra del nostro Abel! Mi rifarò un'altra volta, ecco! Questa è la scusa per tornare, ahahahah! 
   
 
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