Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: gateship    01/09/2015    4 recensioni
Un quindicenne con il sogno di diventare medico, un altro che, ne è sicuro, diventerà il primo consulente investigativo al mondo. Dei fumetti che diventano realtà, un'esagerata incomprensione nei confronti della chimica, un Natale freddo, e un inverno che si preannuncia ancora più gelido.
[Teen!Lock] [John!Lock]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cuori di Carta

 

- J. H. Watson

 

La stazione ferroviaria di Londra.

Una matassa senza fine di treni, binari, persone, sudore.

800 miglia di tracciato.

Genitori che abbracciavano i figli, prima di lasciarli andare per la loro strada, ai college meno o più rinomati del paese.

Uomini e donne che si baciavano come se non ci fosse un domani.

Bambini che strillavano.

Ragazzine che piangevano.

Sei milioni di passeggeri al giorno che buttavano cartacce sui pavimenti, attaccavano chicles sui bidoni della spazzatura.

King's Cross.

Il caos.

 

Mamma dice che ci mancherai. MH

 

Sherlock sbuffò, sfilandosi un guanto di pelle dalla mano per rispondere al messaggio del fratello.

 

E tu cosa dici? SH

 

Che parlerò ogni mese con i tuoi professori, che saprò ogni tua mossa, e che se oserai di nuovo bruciare la tua camera da letto verrò a prenderti di persona. MH

 

Sto tremando... e non è colpa mia, i professori saranno sicuramente degli idioti. SH

 

Rispetto a te? Ne sono convinto. Buona scuola, fratellino. MH

 

Potrei insegnare le loro materie e ho un terzo degli anni che hanno loro. Grazie, Myc. SH

 

Il ragazzo ripose il cellulare nella tasca del cappotto scuro, sospirando, mentre si stringeva al petto il regalo di suo fratello. Centinaia di nuovi, bellissimi, fascicoli.

Essenziali, per chi come lui voleva intraprendere una carriera non ancora esistente.

Controllò per l'ennesima volta l'orario del suo treno.

Di nuovo in ritardo.

Avrebbe potuto chiede un inutile rimborso, all'occorrenza.


 

“Farai tardi, John! Dai, sbrigati e comportati bene!!”

Il quindicenne diede svelto un bacio alla madre, salutando il padre con un cenno della testa. “Ci vediamo presto!”, replicò sorridendo “E badate a Harry.”

I genitori annuirono e John, con un ultimo sguardo, si precipitò verso i binari della stazione di King's Cross, binario 9.

Dannazione, cinque minuti di ritardo.

Saltò i gradini a due a due, correndo forsennatamente verso il binario prestabilito.

Frenò a pochi metri da una panchina, lasciandovisi cadere sopra con un sospiro.

Ce l'aveva fatta.

Il treno era in ritardo, si accorse guardando su quel cartellone, che, era sicuro, avrebbe preannunciato la sua prematura espulsione dai corsi.

Il treno era in ritardo, lui era in ritardo.

Ma ce l'aveva fatta. Il suo primo giorno di liceo, la scuola che avrebbe occupato i successivi cinque anni della sua vita.

E poi, di corsa a studiare medicina.

Un percorso lineare, il suo.

Niente ostacoli di alcun genere.

Solo cinque anni di liceo insieme a persone che non conosceva, insegnanti che non lo avrebbero degnato di uno sguardo, compiti, test, tutto più difficile e complicato, pensò con una fastidiosa stretta allo stomaco. Per fortuna era sempre stato abbastanza bravo a farsi amici.

Senza genitori ci sapeva stare, senza Harry... sì, avrebbe potuto farcela anche senza di lei, senza dubbio. L'aveva sempre fatto. Era come avrebbe agito lei, che lo interessava. Ma non c'era da preoccuparsi, a dicembre li avrebbe rivisti, tutti loro. Avrebbero parlato, si sarebbero racc...

Una follata di vento gli scompigliò i capelli, costringendolo a chiudere gli occhi e un foglio gli volò in faccia, sbattendogli sulla punta del naso. “Cos-?” afferrò con le mani il pezzo di carta bianco. Sbatté le palpebre, mettendo a fuoco l'area circostante, un treno si era appena fermato dietro di lui, e un ragazzo lo guardava impaziente.

“Ti vuoi sbrigare?”

John sgranò gli occhi, osservando lo strano tizio che lo fissava, occhi azzurri gelati che ricambiavano il suo sguardo. “Eh?”

“Il foglio. Me lo vuoi dare oppure no?” spiegò il quindicenne davanti a lui, tendendo la mano irritato.

Il Watson annuì spaesato, porgendogli il pezzo di carta senza terminare il contatto visivo. “Chi sei?” chiese senza neanche accorgersene.

“Sherlock.”

John corrugò la fronte, guardando negli occhi il suo interlocutore, “Sherlock che? È un linguaggio di Star Trek? Non conosco il vulcaniano, sai? Quindi se vuoi...”

Il ragazzo sospirò, “È il mio nome. Sono Sherlock, Sherlock Holmes.”

“Oh.”, arrossì lui “Piacere. Sono... mi chiamo...”

“Jack H. Watson. Primo anno al liceo Curie. Devono aver speso un occhio della testa, i tuoi genitori. È uno dei più cari dell'Inghilterra, e tu vieni dalla campagna” concluse il suo nuovo compagno di scuola, come se fosse la cosa più normale del mondo.

“Oh.”

“Oh?” chiese Sherlock, guardandolo a sopracciglia alzate.

“Cioè... io... come fai a saperlo?” riformulò lentamente Watson, mentre, incurante di quello che accadeva loro, una buona parte dei sei milioni di passeggeri dei treni di King's Cross si muoveva indisturbata tra i binari.

“Sei ben vestito, ma hai rivoltato il collo alla tua camicia, la tua sciarpa è consumata, tuttavia è tutto perfettamente pulito. In altre parole, non sei molto ricco. Potresti frequentare un altro liceo, sì, ma questo treno passa solo per città piccole, non viaggeresti mai solo per andare in un altra scuola. A meno che non sia di prestigio, in altre parole il Curie, che è al capolinea. Dalla tua borsa si vede un libro di algebra, è uguale al mio, il che sostiene la mia tesi. Sei al primo anno, sei qui da solo, ma non sei una persona timida, anzi, abbastanza socievole: saresti venuto con qualcuno, qualche amico o compagno, ma ancora non conosci nessuno. La campagna. Ovvio. Basta vedere lo stato delle tue scarpe, hanno del fango sulla punta. Hai l'aria spaesata, non sei mai stato in una grande stazione, meno che mai qui a Londra. Il tuo nome è la cosa più semplice. Sulla tua valigia c'è scritto J. H. Watson, Jack è il nome maschile che inizia per J più utilizzato nella lingua inglese. È elementare.” [1]

John sbatté le palpebre e lo fissò, “Wow. Davvero... cavolo!!”

“Grazie... credo. Lo devo prendere come un complimento?”

Un sorriso si fece strada sulla faccia di Watson, “Assolutamente! Sei stato... bravissimo!!”

Le labbra di Sherlock si piegarono verso l'alto, gli occhi gli si illuminarono leggermente, “Grazie, Jack.”

Il biondo fece per ribattere, quando una voce pregò i vari passeggeri di “non oltrepassare la linea gialla”, mentre il treno del binario 9 si apprestava a fermare la sua corsa.

Mentre le porte si aprivano rumorosamente, il ragazzo urlò: “Sherlock, non è Jack!! È John!”

 

 

Lo scompartimento del treno dove si erano rintanati era tranquillo.

John fissava il paesaggio fuori dal finestrino, la campagna inglese che correva, lasciandoli alle spalle.

Sherlock, da parte sua, aveva iniziato a leggere i fascicoletti, sparsi sul sedile accanto al suo. Più che leggerli, li stava scrutando, rivoltando, cercando di carpire da loro ogni singola briciola di sapere.

“Cosa sono?” chiese John, in un molto ovvio tentativo di rompere il ghiaccio.

Sherlock alzò le sopracciglia, e pensare che quel ragazzo gli era sembrato persino più sveglio della media umana, con il suo maglione peloso e la giacca di pelle, “Fascicoli, mi sembra ovvio.”

“Puoi essere più specifico?”

“Oh. Rapporti di polizia su casi irrisolti. Ci sono voluti anni prima di averli, sai... da grande voglio diventare consulente investigativo.”

John alzò le sopracciglia, sarcastico, e non per l'originale professione scelta dal suo interlocutore, “Anni?”

Sherlock annuì sovrappensiero, il naso immerso nei fogli, “Cinque. Sai come sono le persone, no? Tutti stupidi. Nove anni di età, e non danno a un ragazzo i loro fascicoli riservati. E a otto mi ignoravano.”

John lo guardò, aspettando il fatidico momento in cui il compagno di viaggio si sarebbe messo a ridere come un matto, dicendogli che era uno scherzo. Non accadde. “Oh sì...” confermò qualche secondo più tardi “La gente è stupida.”

“Mmm.” borbottò lui, girando pagina senza alzare lo sguardo “Quello che dico sempre anch'io.”

 







Notemie

 

I vari dati della stazione me li sono inventati di sana pianta. Ho guardato quelli della Tube per avere un'idea, e considerato quanto sono enormi i numeri soltanto nella metropolitana di Londra... qui li ho ingranditi un bel po'. Ma se qualcuno ha informazioni più precise non esiti a dirmelo... sono curiosa!!
 

[1] Credo che qualcuno di voi abbiano visto Piramide di Paura. Ecco, la deduzione si rifà a quella che il giovane Sherlock del film fa su Watson appena questi arriva alla scuola. Non ricordo quanto ho preso da lì, di sicuro lo scambio di nomi da John a qualcos'altro sì. Ho evitato di rivederlo perché inevitabilmente mi farei contagiare da quel film, usando le sue quotes più del dovuto.

 

Che dire? Codesta cosa è una teenlock, una johnlock, che il rating potrebbe colorarsi di giallo, ma che non ne sono per niente sicura, e che è ispirata a questa perfetta fan art (e ciò spiega perché è ambientata anche in una stazione londinese). 
Click
È betata dall'altrettanto incredibilmente perfetta beta che ognuno vorrebbe, c_underwater

È dovuta, oltre che alla fan art, anche a un certo Hobbit (che non è Martin Freeman, quindi grazie mille Simo!)

Ho già scritto una ventina di pagine sei capitoli, perciò gli aggiornamenti dovrebbero essere abbastanza regolari, diciamo... ogni lunedì?

Spero che vi sia piaciuto l'inizio! (o almeno non lanciatemi pomodori, bombe all'olio santo e cacciaviti sonici mentre siamo ancora al prologo) :D

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: gateship