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Autore: Jailer    01/09/2015    3 recensioni
"La vita è un’onda, il Cancro lo sa perché è un segno che viene dal mare.
La vita è acqua che si schianta, acqua che può distruggere e tornare al mare o rimanere sulla roccia ed evaporare via. Un fluido che sale e scende, senza certezze e senza requie.
Come può saperlo il Fuoco, che brucia come se non ci fosse un domani, per poi spegnersi senza rumore?
Manigoldo guardò allora il mare e chiuse gli occhi, il suo mantello oscillava lieve ad una brezza leggera e intristita.
Che lui lo avesse voluto o no, la vita lo aveva condotto fin lassù.
Davvero è un’onda, pensò.
"
Storia di certezze che vanno e vengono.
[Sisifo x Manigoldo]
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Cancer Manigoldo, Nuovo Personaggio, Sisifo di Sagitter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia è già conclusa, sarebbe una one shot, ma la dividerò in dieci capitoli perché è una storia di più di undicimila parole, ed è più piacevole la suddivisione.. Essi saranno pubblicati a blocchi tematici, per renderla continuativa.

La storia parte dal tema del pregiudizio: Manigoldo e Sisifo sono due personaggi perseguitati da questo, ma che possono anche perseguitare allo stesso modo.
Cancer per il suo temperamento (immagino che difficilmente al Santuario se ne possa parlare bene) e Sagittarius per i motivi esposti nel Gaiden (motivi spiegati velocemente anche qui, per cui la mancata lettura dell’extra non preclude la quella della ff). 

  Il titolo è quello di una raccolta di scritti di Bruce Chatwin.
L’irrequietezza è il tratto dominante di Sisifo a parer mio, ma è qualcosa di molto forte anche in Manigoldo, seppur meglio celato.

Altre cose verranno spiegate durante lo svolgimento.
Mi farebbe piacere qualche parere, di qualsiasi tipo, se vorrete concedermene anche solo uno.
Grazie in anticipo e buona lettura (spero).

 

ANATOMIA DELL’IRREQUIETEZZA

 

 

1

 

Dalla Quarta Casa, Manigoldo alzò indolentemente lo sguardo verso l’alto.
Il sole abbacinante di giugno allagava il Santuario con violenza; non c’era una nuvola in cielo, come se ormai l’estate non avesse più dubbi ad arrivare, a dispetto della primavera stentata che avevano avuto.

Dalla Nona Casa un bagliore dorato – Sisifo era di guardia e il sole lo benediceva.
Manigoldo strinse le palpebre per indovinarne meglio la figura: le ali erano distese e Sagittarius guardava verso il basso. Il mantello sulle sue spalle era immobile come un sudario scolpito nel marmo.
Manigoldo immaginò un’aquila di pietra. Potrebbero impagliarlo, pensò, incattivito dalla noia; sbadigliò.
Sisifo non gli era mai andato a genio, aveva troppe certezze, per i suoi gusti. Troppa fierezza e serietà addosso.

La vita è un’onda, il Cancro lo sa perché è un segno che viene dal mare.
La vita è acqua che si schianta, acqua che può distruggere e tornare al mare o rimanere sulla roccia ed evaporare via. Un fluido che sale e scende, senza certezze e senza requie.
Come può saperlo il Fuoco, che brucia come se non ci fosse un domani, per poi spegnersi senza rumore?

Sisifo non vede le anime, pensò; se le vedesse, scapperebbe. Non è lui il migliore di noi.
È solo il più fedele – e rimarrà fregato.

Manigoldo guardò allora il mare e chiuse gli occhi, il suo mantello oscillava lieve ad una brezza leggera e intristita.
Che lui lo avesse voluto o no, la vita lo aveva condotto fin lassù.

Davvero è un’onda, pensò.

 

Quando il caldo fu insopportabile, Sisifo decise di rientrare nel tempio.
Guardò un’ultima volta verso Atene, come se in quell’istante fosse potuto succedere qualcosa di terribile, ma vide solo un banco di nubi farsi vivo sull’orizzonte.
Si sentì irrequieto, d’improvviso avrebbe voluto piangere perché tutta la sua vita era stata una nuvola all’orizzonte.
Pregò che un vento lontano, là sul mare, le portasse via.

 

***

Fu una convocazione inaspettata con un esito altrettanto inusuale.
l Gran Sacerdote aveva camminato nervosamente davanti a loro durante la spiegazione della missione.

“Occhi che guardino lontano, più in alto di tutti – Sage guardò Sisifo per poi rivolgersi al suo allievo - e qualcuno che sia tutto proiettato nel presente. Non è ammesso idealismo, come non lo è nessuna forma di eroismo.
Siamo alle soglie di una guerra, signori, ricordatelo. Non si scherza.”

Nell’ultima frase Sisifo aveva scorto una punta di provocazione; il Gran Sacerdote aveva pungolato Manigoldo con lo sguardo, ma non era potuta mancare una punta di affetto nostalgico. Sagittarius percepì una piccola invidia corroderlo da dentro, silenziosa e inspiegabile.
Sage e Manigoldo erano ancora maestro e allievo, si conoscevano bene, erano l’uno fiero dell’altro – complici, il gatto e la volpe, pensò il biondo; Cancer sorrise birbante e si piegò nell’inchino rituale.

Sisifo seguì il compagno uscendo dalla grande sala, le spalle di Manigoldo erano più larghe delle sue, malgrado la minore altezza; il suo incedere era quello di chi non si fa troppe domande e resiste bene alla nostalgia.
Sisifo pensò a Sasha – no, Athena – e ad Ilias, il grande assente.
All’orizzonte nessun vento era giunto a spostare le nuvole, c’era solo una brezza che scompigliava i capelli di Manigoldo, come un campo di grano nero.

 

   
 
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