La storia è già conclusa, sarebbe una one shot, ma la dividerò
in dieci capitoli perché è una storia di più di undicimila
parole, ed
è più piacevole la suddivisione.. Essi saranno pubblicati a
blocchi
tematici, per renderla continuativa.
La storia parte dal tema del
pregiudizio: Manigoldo e Sisifo sono due personaggi perseguitati da
questo, ma che possono anche perseguitare allo stesso modo.
Il titolo è quello di una raccolta di scritti di Bruce Chatwin.
Altre cose verranno spiegate durante
lo svolgimento. ANATOMIA
DELL’IRREQUIETEZZA 1 Dalla
Quarta Casa, Manigoldo alzò
indolentemente lo sguardo verso l’alto. *** Fu
una convocazione inaspettata con un
esito altrettanto inusuale.
Cancer per il suo temperamento (immagino
che difficilmente al Santuario se ne possa parlare bene) e Sagittarius
per i
motivi esposti nel Gaiden (motivi spiegati velocemente anche qui, per
cui la
mancata lettura dell’extra non preclude la quella della ff).
L’irrequietezza è il tratto dominante di
Sisifo a parer mio, ma è qualcosa di molto forte anche in Manigoldo,
seppur
meglio celato.
Mi farebbe piacere qualche parere, di
qualsiasi tipo, se vorrete concedermene anche solo uno.
Grazie in anticipo e buona lettura
(spero).
Il sole abbacinante di giugno allagava
il Santuario con violenza; non c’era una nuvola in cielo, come se ormai
l’estate non avesse più dubbi ad arrivare, a dispetto della primavera
stentata
che avevano avuto.
Manigoldo strinse le palpebre per
indovinarne meglio la figura: le ali erano distese e Sagittarius
guardava verso
il basso. Il mantello sulle sue spalle era immobile come un sudario
scolpito
nel marmo.
Manigoldo immaginò un’aquila di pietra. Potrebbero
impagliarlo, pensò,
incattivito dalla noia; sbadigliò.
Sisifo non gli era mai andato a genio,
aveva troppe certezze, per i suoi gusti. Troppa fierezza e serietà
addosso.
La vita è acqua che si schianta, acqua
che può distruggere e tornare al mare o rimanere sulla roccia ed
evaporare via.
Un fluido che sale e scende, senza certezze e senza requie.
Come può saperlo il Fuoco, che brucia
come se non ci fosse un domani, per poi spegnersi senza rumore?
Sisifo
non vede le anime,
pensò; se le vedesse, scapperebbe. Non è lui il migliore
di noi.
È
solo il più fedele – e rimarrà fregato.
Che lui lo avesse voluto o no, la vita
lo aveva condotto fin lassù.
Davvero
è un’onda, pensò.
Guardò un’ultima volta verso Atene, come
se in quell’istante fosse potuto succedere qualcosa di terribile, ma
vide solo
un banco di nubi farsi vivo sull’orizzonte.
Si sentì irrequieto, d’improvviso avrebbe
voluto piangere perché tutta la sua vita era stata una nuvola
all’orizzonte.
Pregò che un vento lontano, là sul mare,
le portasse via.
l Gran Sacerdote aveva camminato
nervosamente davanti a loro durante la spiegazione della missione.
Siamo alle soglie di una guerra,
signori, ricordatelo. Non si scherza.”
Sage e Manigoldo erano ancora maestro e
allievo, si conoscevano bene, erano l’uno fiero dell’altro – complici,
il gatto
e la volpe, pensò il biondo; Cancer sorrise birbante e si piegò
nell’inchino
rituale.
Sisifo pensò a Sasha – no, Athena – e ad
Ilias, il grande assente.
All’orizzonte nessun vento era giunto a
spostare le nuvole, c’era solo una brezza che scompigliava i capelli di
Manigoldo, come un campo di grano nero.