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Autore: vanessie    01/09/2015    5 recensioni
Questa FanFiction è il continuo di Sunlight's ray...non l'avete letta? Era la mia prima storia pubblicata qualche anno fa, quindi correte a cercarla!
Avevamo lasciato Jacob e Renesmee ormai adulti, felici e contenti, ma nuove avventure aspettano loro, Jessie, Sarah e Jeremy, nonchè tutti gli altri personaggi della Saga di Twilight.
Una storia fantasy e romantica in cui tutte le ragazze possono riconoscersi, ma che non mancherà di stupirvi!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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SUNLIGHT'S RAY PART 3 FANFICTION

 

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Capitolo 144

“Sono la mia vita”

 

 

POV Jeremy

Eccoci, il cambio del pannolino era sempre stato uno dei miei punti deboli all’inizio, ma poi ci avevo preso la mano ed era diventato uno dei miei preferiti. Erano bellissimi quando dopo averli puliti li lasciavo qualche minuto liberi e loro sgambettavano e si prendevano i piedini. Avevano le gambine grassottelle e morbide, alle quali mi piaceva dare dei bacini. Allison non c’era, li aveva lasciati con me ed era andata da sua madre. Dopo il cambio pannolino li portai a giocare con i loro pelouche. Ne avevano tanti e c’erano vari animali: orsacchiotti, leoncini, giraffe, lupi, gattini. E poi c’era Milky, il vero gatto di casa, che ci guardava. Quel gatto era un santo, sia Nicole che Kevin cercavano sempre di acchiapparlo gattonando, gli prendevano la coda e le loro carezze in realtà erano teneri schiaffetti, visto che alla loro età non si sa ancora dosare l’intensità dei propri movimenti. Milky era stato al gioco, non li aveva mai graffiati, non si era mai infastidito, anzi mi dava veramente l’impressione che a suo modo gli volesse bene. Nicole fece rotolare un pelouche un po’ lontano, Milky lo squadrò e lo prese in bocca riportandoglielo. Presi Milky in braccio e accarezzai il suo pelo sorridendo “Sei davvero un bravo babysitter!” esclamai divertito. Gli feci le coccole e lui in cambio fece le fusa. Lo lasciai libero quando i gemelli cominciarono a girare per il salotto a gattoni. Lo avevano imparato a fare da poco e per questo erano ansiosi di mettere in pratica quel loro apprendimento. Gli piaceva curiosare ovunque e nel frattempo balbettavano parole che conoscevano e altre senza senso. Mi misi seduto per terra a guardarli, mi affascinava il loro modo di interagire. Era come se si parlassero senza usare le parole. Decisi di provare a fare una cosa per farli divertire un po’. Usare il mio potere, quello di attrarre oggetti, per vedere la loro reazione. Non lo avevo mai usato davanti ai bambini…con la mano indicai uno dei loro pupazzi e lo posizionai con il mio potere accanto ai bimbi. Lo guardarono confusi, come se non capissero perché fosse lì. Poi indicai altri pupazzi e loro li guardarono volteggiare in aria e raggiungerli. Si misero a ridere, per loro era un gioco. Poi indicai un plaid che era sul divano, lo feci aprire e glielo lasciai cadere sopra alla testa, coprendoli. Risero ancora di più, di gusto. Mi alzai e andai a togliere il plaid, scoprendoli. Risero ancora dicendo la parola papà e altre cose incomprensibili. Forse stavano pensando che fossi pazzo. Li presi in collo e li sistemai sul divano, tenendoli uno sotto al mio braccio destro, l’altra sotto al mio braccio sinistro. Misi alla tv un cartone animato per bambini molto piccoli e come di consueto si incantarono. Muovevano le loro braccine agitandole felici quando vedevano qualche personaggio che gli piaceva e battevano le manine quando c’era una musica. Allison rientrò trovandoci lì sul divano e fece un sorriso dolce rivolto ai bambini, che appena la videro dissero più volte la parola mamma. Andò a salutarli con un bacio e una carezza a testa e poi riservò anche un bacio per me.

“Tutto bene con i gemelli?” mi domandò “Benissimo. E te? Tutto bene da Lily?” “Sì…siamo sicuri che non ci sia stato proprio nessun problema?” chiese “Certo. Noi tre siamo stati bravissimi” risposi, sorrise e andò in cucina. Poco dopo la sentii dire a voce alta “Jeremy! Quante volte devo ripeterti che non devi lasciare sul tavolo tutta questa roba?” “Scusa, dopo rimetto in ordine” lei tornò in salotto “Non è per l’ordine che lo dico. Nicole e Kevin toccano tutto e potrebbero farsi male” “Hai ragione amore” le dissi. La baciai, era una classica mamma apprensiva e la sua capacità di prevedere il pericolo era super sviluppata. Inoltre Allison era una persona precisa, amante dell’ordine invece io…ero disordinato e spesso avevamo bisticciato per queste nostre differenze caratteriali. Il cartone animato era finito, Kevin mi indicò uno dei pelouche a terra e picchiò la sua mano sul divano come per farmi capire che voleva che io mettessi lì quel pelouche. Mi alzai, lo presi e glielo portai, ma lui si lamentò. Me ne indicò un altro. Avevo capito adesso…voleva che usassi di nuovo il mio potere. Lo feci e il pupazzo arrivò da noi, facendolo contento. “Hai usato il tuo potere con i bambini?” mi chiese mia moglie, ignara di ciò che era accaduto mentre lei era fuori casa, annuii. “Ma Jerry avevamo detto di aspettare che fossero più grandi” “Lo so ma…ho usato questo mio potere, non lo scudo, volevo solo farli giocare e vedere le loro reazioni” “Beh deduco che gli sia piaciuto, visto che in pratica il bambino ti ha chiesto di rifarlo adesso” “Per loro è solo un gioco Ally” dissi. I gemelli avevano cominciato a dire a ripetizione papà, papà, papà. Era vero quel gioco gli era piaciuto molto. Mia moglie si alzò e andò in cucina. Davvero non capivo perché facesse così, non avevo fatto niente di male. Misi i bambini nel box con qualche gioco, per tenerli al sicuro e le andai dietro. “Perché la prendi così?” le domandai “Perché avevamo deciso insieme una cosa e…poi hai scelto di fare diversamente senza nemmeno porti il dubbio di chiedermi un’opinione” disse.

 

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“Ma Ally…non mi sembra poi così grave. Non se lo ricorderanno nemmeno domani” “È una questione di principio” affermò spostando le mie mani che avevo appena appoggiato sui suoi fianchi. “Non voglio che tu sia tanto arrabbiata…” “Sono…irritata! Potevamo parlarne prima” disse e notai nella sua voce un tono infastidito. I bambini che captavano sempre i nostri stati d’animo e soprattutto quelli della loro madre, cominciarono a innervosirsi, ci chiamavano mentre noi andavamo avanti con la discussione e poi iniziarono a piangere. Andammo da loro e li prendemmo in braccio cercando di calmarli. “Non voglio litigare Allison, non voglio davvero” le dissi stringendola a me mentre entrambi avevamo in collo i bambini. “Mi dispiace…io l’ho fatto senza pensarci e lo so perfettamente che hai ragione, che dobbiamo decidere insieme cosa, come e quando far vedere certe cose ai gemelli” proseguii. “Ok può…può capitare. Dispiace anche a me essermela presa tanto Jeremy. Io…vorrei sempre che tutto fosse perfetto e che tu…no tu sei seriamente bravissimo e sono una scema ad essermi arrabbiata. È che…devo cominciare a pensare che non posso essere sempre presente quando i bimbi fanno o vedono qualcosa per la prima volta. Tra due mesi tornerò a lavorare e dovrò lasciarli a qualcuno quando non ci sono. E…mi mancheranno tanto, già lo so” confessò.

 

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Le diedi un bacio e le accarezzai la testa. Rimettemmo i gemelli nel box e ci sedemmo sul divano a parlare.

“Jerry io sono troppo legata a loro, sono la mia vita e…anche se certi giorni mi lamento dicendo che non ne posso più di pappe, pannolini, bavagli e cose simili, in realtà mi sto accorgendo che non è vero. Io vorrei essere con loro sempre, in ogni istante” “Non necessariamente devi tornare subito al lavoro” le dissi, non volevo vederla triste, allontanarla dai bambini, per me sarebbe potuta restare ad accudirli fino ai loro 18 anni o anche oltre. Bastava che fosse felice. “No, ne abbiamo già parlato Jeremy. Devo tornare al lavoro, siamo in quattro adesso e voglio che i bambini abbiano tutto ciò che sognano” disse pensando al lato pratico ed economico della vita. “Ma questo non significa che tu debba sacrificare i tuoi desideri. Hai visto prima come per un piccolo litigio sono subito scoppiati a piangere? Beh io non voglio che né tu né loro siate scontenti. Io vi amo davvero e…” dissi ma mi interruppe con un abbraccio “Faremo come avevamo deciso. Tornerò al lavoro e vedremo come va. E anche io ti amo e spero che sarò sempre in grado di starti accanto come meriti, perché sei straordinario” disse. Ci baciammo a lungo. I bimbi adesso giocavano tranquilli, erano sereni, avevano ritrovato quella calma che prima gli avevamo tolto. “Domani farò la ronda con tuo fratello” disse mia moglie cambiando discorso. Da quando aveva smesso del tutto di allattare i gemelli, aveva ripreso a trasformarsi. Era inevitabile se non voleva invecchiare. Poi aggiunse “Lascio i bambini a tua madre e quando avrò finito la ronda abbiamo deciso di andare insieme a Forks a comprare delle cose per i piccolini” “Tu e mia madre?” “No, io, tua madre e tua sorella” precisò. Beh ero felice che avesse un bel rapporto con Sarah e mia mamma, avere dei consigli da chi ha avuto figli prima di te è sempre utile e inoltre un po’ di tempo trascorso tra donne era salutare per Allison. Restammo in silenzio persi nei nostri abbracci a guardare i bimbi. “Sai che facciamo? Per farmi perdonare stasera…cucino io. Ti va?” le proposi. Ally si spostò per guardarmi e sorrise “Non devi farti perdonare, non è successo proprio niente ma…se vuoi cucinare tu accetto molto volentieri” disse.

 

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Le diedi un bacio sulla fronte e andai in cucina. Presi dal cassetto un grembiule e me lo misi. Controllai cosa ci fosse nel frigorifero e mi venne la pazza idea di preparare qualche piatto che non avevo mai provato a fare. Mia sorella aveva ereditato da mamma l’abilità culinaria ed era bravissima a cucinare tantissime specialità italiane, che nostra madre le aveva insegnato. Presi il telefono e chiusi la porta di cucina per non farmi sentire da mia moglie. Composi il numero di casa di Sarah. Il telefono squillava, una voce candida e delicata rispose. “Ciao Mya, sono zio Jeremy. Come stai?” chiesi a mia nipote di soli cinque anni. “Bene zio e te?” “Sto bene anch’io” “E la zia Allison?” “Sta bene amore” le dissi “Oggi all’asilo ho fatto un disegno per zia Ally e i gemelli” mi disse, sorrisi, i miei quattro nipoti erano dolcissimi e da sempre erano rimasti incuriositi dal fatto che i miei figli fossero gemelli. Talvolta oltre a essere curiosi su come nascono i bambini, ci chiedevano anche come si facesse a fare dei gemelli. “Grazie amore, la zia sarà contenta. Senti c’è la mamma in casa?” “Sì. Mammaaaaa zio Jeremy vuole parlare con te” rispose chiamando Sarah. “Ciao Jerry” “Ciao Sarah, senti…avrei bisogno di una mano” “Dimmi” “Vorrei cucinare a Allison qualcosa di buono. Pensavo pasta alla carbonara, polpettone e melanzane. Ma non so come si faccia la carbonara” “Mmmmm quindi vorresti che io ti dicessi come si fa!” “Sì” “Cosa hai fatto a quella povera ragazza per decidere di prepararle una cena così completa e succulenta e addirittura per cimentarti con un primo che non hai mai cucinato?” “Niente” “Jerry!!! Io la ricetta te la do volentieri, ma sappi che domani la vedo e le chiederò come ti comporti ok? Se fai lo stronzo vengo a cercarti!” esclamò “Non è successo nulla Sarah, va tutto bene. E poi io non mi comporto mai come uno stronzo” “Ok. Prendi carta e penna” mi disse. Mi spiegò come procedere e mi augurò buona serata, ricordandomi la sua minaccia di farmela pagare se il giorno successivo avesse scoperto che mi comportavo male con mia moglie. Chiusi la chiamata e sorrisi, scuotendo la testa. Ma figuriamoci se mai avrei fatto qualcosa di male alla mia meravigliosa metà!

Iniziai a cucinare e fui soddisfatto del risultato, sia l’aspetto che il profumino erano ottimi e assaggiai un po’ dei vari cibi per assicurarmi che fossero anche buoni. Allison entrò in cucina con i bambini. Iniziò a dar loro da mangiare, mentre io apparecchiavo e ultimavo i piatti. Quando i bimbi finirono la loro pappa, li lasciammo seduti nel seggiolone e le mostrai il mio operato. “Che buono! Polpettone e melanzane me li avevi già cucinati altre volte ma pasta alla carbonara no. Chi ti ha detto come si cucina?” “Nessuno” le mentii “Non è vero. Vediamo…cos’è questo bigliettino con scritto il procedimento?!” disse prendendo in mano il foglietto sul quale prima avevo scritto le indicazioni di mia sorella. “Un mio promemoria” “Ceeeeerto. Te l’ha data Renesmee?” “No amore, te l’ho detto” “Sarah” “No” risposi ridendo, mi aveva sgamato. Le ammisi che fosse stata Sarah a darmi una mano e lei disse “Sapevo che non era farina del tuo sacco! Ma ti amo sai? Perchè hai preparato la cena e hai voluto stupirmi con una ricetta nuova e anche se ti sei fatto dare un aiutino…non importa, sei proprio da sposare” affermò tenendomi per le spalle. Le diedi un bacio e restammo per interminabili minuti a guardarci, occhi negli occhi, sfiorando più e più volte i nostri nasi per comunicarci quanto ci amassimo. “Mamma, papà” disse Kevin vedendoci su un altro pianeta “Bee (bere)” aggiunse Nicole. Ci staccammo ridendo e andammo da loro. Gli diedi da bere e loro furono felici di essere di nuovo al centro dei nostri pensieri. La cena fu davvero buona, ero stato bravo, modestamente parlando. E avrei dovuto ringraziare Sarah per l’aiuto. Portai io i gemelli a letto quella sera. Restai con loro a cantargli una ninna nanna che mamma mi cantava quando ero piccolo e a guardare come lentamente persero coscienza, abbassando le loro palpebre e rallentando il ritmo dei battiti del cuore. Erano bellissimi e ogni volta mi stupivo ancora di quanto fossero perfetti. Qualcosa di buono nella vita l’avevo fatto, ci erano venuti piuttosto bene i nostri batuffoli di cotone. Mi alzai senza fare rumore quando capii che ormai erano addormentati. Scesi le scale e tornai in salotto da Ally. Era stesa sul divano a vedere la tv. Ma quando mi avvicinai a lei mi accorsi che in realtà stava dormendo. La sollevai tra le braccia facendola risvegliare. Ma lei si limitò ad accoccolarsi a me mentre la portavo sul letto di camera nostra. La misi sdraiata e la coprii con la coperta. Era favolosa. Non dovevo affatto stupirmi se Nicole e Kevin erano bambini teneri e belli, avevano preso da lei. Forse fisicamente avevano i miei tratti, la mia carnagione, il mio colore degli occhi, ma indubbiamente la bellezza l’avevano ereditata da Allison.

 

NOTE:

Ciao, tranquille non mi sono dimenticata di aggiornare il capitolo! Per la prima volta vediamo Jeremy da solo alle prese con  i gemelli e tutto fila liscio, ma la sua volontà di farli divertire utilizzando una parte del suo potere vampirico non viene presa molto bene da Allison. Lei si rende conto di quanto sia attaccata ai suoi figli e ora che il suo periodo di pausa dal lavoro per la maternità sta quasi per finire, inizia ad aver "paura" di lasciarli...Non sono mamma, ma so che è comune a tutte le madri questo sentimento di distacco. Non mi dilungo troppo nelle note, lasciando a voi la parola! A venerdì ^____^

Vanessie

   
 
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