Pozione
Polisucco
Ognuno
di noi ha un
tormento che lo logora all’interno.
Certi
cercano di
sopraffarlo facendolo tacere,
altri,
come me, vengono
sopraffatti dallo stesso.
(Anonimo)
Il corridoio risuonava dei suoi passi, non
ricordava di aver mai udito
quel fastidioso rumore strascicante in tutta la sua vita.
I piedi erano troppo grandi, il corpo troppo
pesante e gli dolevano le
spalle nel cercare di mantenere la sua solita postura altera, le
braccia
ciondolavano goffamente ai lati del corpo per chissà quale
strano fenomeno,
mentre saliva le scale che lo avrebbero condotto al suo
dormitorio.
Loro erano lì, i suoi
migliori
amici, che conversavano amabilmente mentre raggiungevano il ritratto di
quella
squallida grassona. Una fitta di fastidiosa gelosia lo colpì
allo stomaco, ma
si costrinse ad ignorarla mentre con voce roca chiamava i suoi amici.
-Hermione! Harry! Aspettatemi!- sorrise goffo
mentre si sforzava di
correre nella loro direzione, il corpo agile rispose troppo in fretta e
si
ritrovò quasi a cadere all’indietro nel tentativo
di fermarsi accanto a loro.
Hermione gli afferrò la tracolla piena
di libri e lo aiutò a
stabilizzarsi, confusa.
-Ron! Ma che ti prende?- chiese alzando la testa
per guardarlo in viso e
ammutolendo quando si riflesse in quegli occhi azzurri.
Li strinse continuando a fissarla intensamente,
allora era vero che
provava qualcosa per lui.
-Sei troppo euforico stasera. E’
successo qualcosa di buono?- riprese a
salire le scale Harry, senza notare il comportamento dei due.
-Ho visto Malfoy correre in infermeria. Forse
questa è volta buona che
ci rimane secco per davvero!- rise in un modo sguaiato che non gli
apparteneva
-Davvero?- chiese il moro radioso -Ehi forse
potremmo andare a farci un
giro in infermeria più tardi, prendiamo il mantello di
papà e qualche pasticca
vomitosa di Fred e George. Gli facciamo un bello scherzetto.-
ghignò facendogli
indurire la mascella, prese un respiro profondo pronto a sorridere e a
rispondere
che era una grande idea, ma la ragazza si fermò su un
gradino e si mise le mani
sui fianchi, furiosa ed indignata.
-Voi due non andrete proprio da nessuna parte
stasera! Dovete smetterla
di cercare lo scontro con Malfoy! Lasciatelo in pace.-
-E tu da quand’è che prendi
le difese di Malfoy?- le chiese stupito,
senza smettere di guardarla e arrabbiandosi quando si rese conto di
averla
fatta arrossire.
-Dai Ron! Sono anni che ci dice di lasciarlo
perdere. Hai dimenticato il
discorsetto della settimana scorsa?- sospirò annoiato il
ragazzo
-La… settimana scorsa?-
balbettò confuso
-Si, è da un paio di mesi che non
possiamo scherzare sul mangiamorte
malferret senza che Hermione non dia di matto. Tra parentesi, avevi
ragione
Herm, anch’io mi sono reso conto che è un
po’ abbattuto ultimamente, tornare a
scuola dopo aver affrontato un processo sul suo coinvolgimento durante
la
guerra deve essere dura, anche se la cosa non mi dispiace come pare
succeda a
te.-
-Non ho detto che mi dispiace!-
sobbalzò guardando lui
negli occhi -e non do di matto. E’ solo… che lui
ci sta
ignorando ultimamente, anche noi dovremmo fare lo stesso. Ne ha
già passate
abbastanza.- abbassò la testa coprendosi il volto con i
crespi riccioli bruni.
-Non mi sembra che ci ignori proprio, sta sempre
lì a fissarci con quell’espressione
strana. Secondo me ha qualcosa in mente quello lì.- concluse
Harry alzando le
spalle, pronunciando la parola d’ordine e iniziando una
tirata monotona su
quella squadretta insignificante dei Cannoni di Chudley.
Appena varcò il ritratto
avvertì una forte sensazione di claustrofobia:
c’era rosso dappertutto! E le condizioni di quella sala
comune erano davvero
uno scempio per il buon gusto e l’eleganza. Trattenne il
fiato per qualche
istante, concentrandosi sulla sua missione, prima di stamparsi un falso
sorriso
e sedersi accanto all’amico.
-Ron… stasera tocca a noi fare il
giro.- sussurrò Hermione timidamente
-Ah giusto!- finse di essere sorpreso -che lagna
questi doveri di
caposcuola!- sbuffò -Ti spiace se faccio una doccia prima?-
le sorrise e la
vide deglutire e annuire imbarazzata. Strinse i pugni continuando a
mantenere
la sua espressione gentile, almeno fin quando non fu al sicuro nella sua camera circolare.
Si appoggiò alla porta respirando
profondamente, prima di avvicinarsi al
letto con il suo nome inciso sopra e prendere dal vecchio baule, a
fatica nella
confusione che c’era, un semplice paio di pantaloni e una
camicia, meno
stropicciati degli altri.
Impiegò più tempo di quello
che avrebbe voluto, cosa che si raccomandò
di evitare da quel momento in poi. Di tempo… non ne aveva.
Ma sentiva l’esigenza
dell’acqua fresca e pulita su quella pelle abbronzata e
lentigginosa.
Si rivestì con calma, prima di
afferrare una bottiglietta dal mantello e
prenderne un sorso, deglutendo rumorosamente prima di scendere le
scale, dove
lei lo stava aspettando impaziente.
-Scusami, ci ho messo più del dovuto.-
si scusò, ma lei scosse la testa.
A disagio, come mai l’aveva vista insieme a lui.
Uscirono dal ritratto e iniziarono il loro giro in
silenzio, avvertendo
lo sguardo di lei che si girava nella sua direzione con circospezione,
ma era
tutto inutile. La vedeva anche senza guardarla… come sempre.
Controllò l’orologio.
-Controllo un attimo il bagno degli uomini prima
di salire al settimo
piano, aspettami qui.- disse entrando e chiudendosi la porta alle
spalle,
approfittandone per prendere un altro sorso dalla sua bottiglietta
personale e poi
nasconderla bene tra le pieghe del mantello.
C’era quasi. Avrebbe fatto la sua mossa
a momenti.
Si guardò per un istante nello specchio
di fronte a lui: quei capelli
rossi, il naso pronunciato e le lentiggini gli avevano provocato sempre
una
smorfia.
Ma lei amava quei suoi
dettagli…
Si convinse che quello era l’unico modo,
scacciando via i dubbi che lo
assillavano da mesi, prima di tornare da lei.
Sentiva il proprio respiro farsi sempre
più pesante man mano che si
avvicinavano all’arazzo di Barnaba il babbeo, temeva che lei
potesse accorgersi
del battere furioso del suo cuore
e
comprendere tutto, ma quando si voltò a guardarla aveva
riflessa in volto la
stessa emozione.
Chiuse gli occhi, senza capire se esserne felice o
meno, e quando lei
aprì la stanza delle necessità, non si
stupì di trovare una splendida quanto
semplice camera da letto ad attenderli.
-Ron?- sussurrò lei voltandosi a
guardarlo negli occhi, come se potesse
leggervi attraverso, fino a scovare la sua anima maledetta.
Non voleva sentirla pronunciare il suo
nome.
Le afferrò il volto con urgenza e
unì le sue labbra alle sue, senza
premurarsi di essere gentile, senza avvertire l’abbraccio
disperato in cui lei
lo stringeva o le lacrime che le bagnavano il viso, scendendo sulle
loro bocche
e mischiando al loro bacio un sapore più salato.
Si rese conto appena del trasporto con cui lei
rispondeva solo quando la
prese in braccio con facilità, flettendo i muscoli delle
braccia e portandola
verso il letto al centro della stanza dove si sedette, facendola sedere
su di sé.
La strinse forte, mentre lei si staccava appena
per potergli sfiorare il
viso ad occhi chiusi, come figurandoselo nella mente, senza aver
bisogno di
guardarlo.
Se ne chiese il motivo. Lui non si sarebbe mai
saziato di guardarla.
-Ti amo…- la sentì
sussurrare e un forte tremito lo scosse. Un nodo gli
si formò in gola, impedendogli di parlare o anche solo di
respirare.
Non era giusto… non era assolutamente
giusto. Non voleva farle questo.
Ma lui la cosa giusta non era mai stato in grado
di farla. Era solo un
vigliacco. Così, quando lei gli portò le mani
tremanti sulla camicia per
sbottonarla, tenendo ancora gli occhi ostinatamente chiusi, mise a
tacere la
fastidiosa voce della coscienza e la fece sdraiare sotto di
sé. Pronto ad
amarla per la prima ed ultima volta…
Quando la mattina dopo Hermione si
svegliò da sola in quel letto,
sorrise.
Erano passate due settimane, gli esami erano
finiti e quella sarebbe
stata la loro ultima cena ad Hogwarts.
Nell’aria si respirava la stessa gioia e
spensieratezza che la fine
della guerra aveva portato, ma anche una forte malinconia per gli
studenti dell’ultimo
anno che non avrebbero rimesso piede in quelle mura dopo
l’estate, unita all’eccitazione
di poter finalmente iniziare una nuova vita, liberi…
Il tavolo dei Grifondoro era come al solito il
più chiassoso, con tutti
che si rivolgevano al famoso trio, complimentandosi per avergli fatto
vincere
la coppa delle case e del Quiddich, anche quell’anno
infrangendo milioni di
regole.
Harry Potter sorrideva come un idiota, accanto
alla sua fidanzata
Weasley che teneva a bada con un cipiglio severo tutte le adoranti fan
del
prescelto, sbuffando in direzione del fratello e dell’amica
di sempre, seduti
vicini.
Continuò a fissare quella scena con
espressione indecifrabile dalla
parte opposta della sala, era convinto che ormai quei due si fossero
finalmente
messi insieme, ma i giorni erano passati e tra loro non sembrava
esserci altro
che il rapporto che li aveva uniti da sempre.
Probabilmente la mezzosangue doveva essere ferita
dal comportamento
indifferente del ragazzo dopo quello che era successo, ma non sembrava
così.
Anzi era… radiosa. Più donna di quanto mai
l’avesse vista prima.
Distolse appena lo sguardo verso la McGranitt
quando con un applauso
congedò tutti e augurò ai diplomandi un futuro
radioso.
Si voltò di nuovo verso la ragazza,
scoprendola ad osservarlo e
studiarlo come lui aveva fatto poco prima.
Avrebbe voluto lanciarle un’occhiata
sprezzante, ma tra la folla di
gente che si alzava dai tavoli per tornare alle proprie sale comuni,
quello
sguardo si perse, il suo ultimo sguardo si perse… nonostante
continuasse a sentire
esattamente dove si trovasse… anche quando non
c’era.
La mattina successiva, sul treno che lo avrebbe
riportato a Londra, si
chiuse nel suo solito mutismo, ignorando qualsiasi tentativo dei suoi
amici di
conversare, rabbuiandosi sempre di più man mano che la
destinazione si
avvicinava.
Si cambiò con calma quando
arrivò il momento, mettendo le mani nelle
tasche dei pantaloni per impedire agli altri di notare quanto gli
tremassero.
Quando avvertì i freni iniziare a
stridere sulle rotaie chiuse gli
occhi.
Non era ancora pronto a quella disperazione che
gli stringeva lo
stomaco.
Stava per finire, per sempre… eppure
non era mai davvero iniziata.
Tutti accanto a lui si alzarono e presero i loro
bauli, ridacchiando dei
loro progetti futuri, ma lui non riusciva a trovare la forza di fare lo
stesso,
o anche solo di riaprire gli occhi.
La porta del suo scompartimento si aprì
e avvertì il suo profumo, prima
ancora di rendersi conto che qualcun altro era entrato.
-Malfoy. Hai un minuto?- gli chiese con la sua
solita voce arrogante,
con il mento alzato e l’espressione fiera.
-Siamo arrivati a King’s Cross
mezzosangue. Credevo di essermi finalmente
liberato dalla tua sgradevole presenza.- ribattè acido
facendo ridacchiare le
serpi.
-Ci vorrà solo un attimo.- rispose
decisa voltandosi ed incamminandosi
lungo il corridoio.
Sbuffò cercando di sembrare annoiato,
prima di alzarsi e seguirla in
quello che si rese conto poco dopo, essere lo scompartimento dei
caposcuola…
ormai vuoto.
La ragazza si fermò dandogli le spalle,
e parlò solo quando lui ebbe
chiuso la porta.
-Non ti sei fatto vedere oggi, eppure sei un
caposcuola anche tu. Almeno
per qualche altro minuto.- disse
-Non credevo avessi bisogno del mio aiuto Granger,
o ne avrei
approfittato.- ghignò maledicendosi e assottigliando gli
occhi quando lei si
voltò a fronteggiarlo, avvicinandosi a lui. Troppo.
Avvertì il treno fermarsi dolcemente,
ma era troppo concentrato a
guardarla negli occhi per notare che aveva preso qualcosa dalla tasca e
gliela
stava porgendo.
Quando se ne accorse sollevò le
sopracciglia.
Era una fiala con dentro qualcosa di melmoso .
-Un regalo d’addio mezzosangue?-
scherzò
-Qualcosa del genere.- ribattè seria,
ma quando vide che lui non
rispondeva, riprese a parlare -E’ pozione polisucco.-
spiegò facendogli
sbarrare gli occhi -ha dentro un capello di Ron.-
-E… che diavolo dovrei farci io con
questa roba?- chiese spaventato
alzando il tono di voce. Fuori dal loro scompartimento avvertivano le
grida di
felicità dei ragazzi riuniti alle loro famiglie. Ma li
ignorarono.
-Darmi il tuo addio.- sussurrò lei con
le labbra che le tremavano,
chiudendo gli occhi per un istante. Indifesa… come lo era
stata quella notte. Quella
sua prima notte, quando si era concessa a lui.
-Il mio…?- mormorò cercando
di concentrarsi su quello che stava
avvenendo in quel momento e non lasciarsi andare ai ricordi su cui
aveva
fantasticato per quelle due settimane.
-Sembra che tu riesca ad avvicinarti a me solo
sotto le sembianze di
qualcun altro…- riaprì gli occhi, duri e decisi,
ma pieni di lacrime.
-Tu lo sapevi.- disse in un sussurro, sconvolto,
fissandola negli occhi
come se volesse entrarle dentro.
Non era una domanda.
-Solo tu… solo tu mi guardi
così.- singhiozzò senza sottrarsi al suo
sguardo
-Così come?- ruggì lui
Non era possibile… lei non
poteva…
-Come se mi volessi contro tutto quello che sei, e
che sono.- non
rispose, permettendole di continuare -Come se mi amassi-
sospirò sentendo
quegli occhi bruciarle sulla pelle -come ti amo io-
Indietreggiò spaventato da quella
confessione e da quello che
significava, perché adesso capiva, adesso sapeva
perché quella notte si era
concessa a Ronald Weasley e perché non l’avesse
mai fatto prima, perché avesse
tenuto gli occhi chiusi tutto il tempo, sussurrandogli di
amarlo… perché sapeva
che era lui, Draco Malfoy: il vigliacco ragazzino che pur di averla,
anche solo
per una volta, aveva preferito prendere una pozione, fingere,
ingannarla… sicuro
che lei non lo avrebbe degnato neanche di uno sguardo se si fosse
presentato
come se stesso.
-Draco…- lo chiamò lei
dolcemente facendogli alzare la testa di scatto.
Era la prima volta che pronunciava il suo nome.
La vide avvicinarsi, poggiargli le dita delicate
sul volto, chiuse gli
occhi per una frazione di secondo, fremendo a quel contatto, scoprendo
che
questa volta teneva gli occhi aperti, fissandolo intensamente.
Non badò al silenzio che li aveva
circondati, non si accorse delle
tendine che andavano a coprire i finestrini lasciandoli
nell’oscurità del treno
vuoto.
-Io sono un mangiamorte.- le sussurrò
sulle labbra e la vide chiudere
gli occhi, sconfitta.
-Lo so.- rispose -E non mi interessa.-
ribattè decisa, vergognandosi di
se stessa per quell’affermazione.
-Dovrebbe…- sussurrò lui con
una dolcezza che non riconosceva,
sfiorandole il viso nello stesso modo e poggiando la fronte contro la
sua -Tu dovresti
stare lontana da me.-
-Non voglio- sussurrò appena prima di
alzarsi sulle punte e far incontrare
i loro volti, baciando quelle labbra chiare che tremavano contro le sue.
Le affondò le dita nella schiena
stringendola a sé con disperazione,
come aveva fatto quella notte. L’unica in cui si era concesso
di cedere a ciò
che davvero desiderava, ma a cui non aveva diritto.
-Hermione!- qualcuno chiamò facendoli
ripiombare nella realtà.
Si staccarono tenendo ancora gli occhi chiusi, ma
continuando ad
abbracciarsi con forza.
Quando lei si allontanò, aveva le
guance rigate di lacrime e lui deglutì
nell’asciugargliele col dita gelide.
Rispose al suo sorriso amaro, prima di vederla
prendere un profondo
respiro e scendere dal treno. Lontana da lui, da loro…
lontana da quel peccato
che era il loro amore e che non gli avrebbe mai permesso di stare
insieme.
Ma lei lo amava… e lui amava lei.
Sorrise nel vagone vuoto.
Questo valeva più di qualsiasi
illusione.
Questo... gli avrebbe
permesso di andare avanti, di cambiare e di poter essere un uomo
diverso, degno
di presentarsi a lei e confessarle finalmente quanto anche lui la
amasse.
Ce l’avrebbe fatta… e
sarebbero finalmente stati insieme.
Scese dal treno e la trovò tra la
folla, senza bisogno di cercarla, come
mai ne aveva avuto, quando lei si girò e ne
intercettò lo sguardo... gli
sorrise, felice.
Aspettami…
Si, ti aspetterò…
Spazio Autrice:
Ok, quando inizio a scrivere non riesco
più a smettere.
Avevo questa storia in mente da un bel
po’, come ne ho mille altre che
non trovo il tempo di scrivere, e oggi mi è sembrato il
momento perfetto per
farlo.
Sarebbe dovuta essere diversa, tragica come tutte
le altre che scrivo di
solito, ma poi ho pensato che avesse bisogno di concludersi con un
po’ di
speranza…
Ogni tanto tutti ne abbiamo bisogno.
Grazie a tutti per averla letta.
Alla prossima.