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Autore: Anna    01/09/2015    2 recensioni
Il corridoio risuonava dei suoi passi, non ricordava di aver mai udito quel fastidioso rumore strascicante in tutta la sua vita.
I piedi erano troppo grandi, il corpo troppo pesante e gli dolevano le spalle nel cercare di mantenere la sua solita postura altera, le braccia ciondolavano goffamente ai lati del corpo per chissà quale strano fenomeno, mentre saliva le scale che lo avrebbero condotto al "suo" dormitorio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Pozione Polisucco

Ognuno di noi ha un tormento che lo logora all’interno.

Certi cercano di sopraffarlo facendolo tacere,

altri, come me, vengono sopraffatti dallo stesso.

(Anonimo)

 

 

Il corridoio risuonava dei suoi passi, non ricordava di aver mai udito quel fastidioso rumore strascicante in tutta la sua vita.

I piedi erano troppo grandi, il corpo troppo pesante e gli dolevano le spalle nel cercare di mantenere la sua solita postura altera, le braccia ciondolavano goffamente ai lati del corpo per chissà quale strano fenomeno, mentre saliva le scale che lo avrebbero condotto al suo dormitorio.

Loro erano lì, i suoi migliori amici, che conversavano amabilmente mentre raggiungevano il ritratto di quella squallida grassona. Una fitta di fastidiosa gelosia lo colpì allo stomaco, ma si costrinse ad ignorarla mentre con voce roca chiamava i suoi amici.

-Hermione! Harry! Aspettatemi!- sorrise goffo mentre si sforzava di correre nella loro direzione, il corpo agile rispose troppo in fretta e si ritrovò quasi a cadere all’indietro nel tentativo di fermarsi accanto a loro.

Hermione gli afferrò la tracolla piena di libri e lo aiutò a stabilizzarsi, confusa.

-Ron! Ma che ti prende?- chiese alzando la testa per guardarlo in viso e ammutolendo quando si riflesse in quegli occhi azzurri.

Li strinse continuando a fissarla intensamente, allora era vero che provava qualcosa per lui.

-Sei troppo euforico stasera. E’ successo qualcosa di buono?- riprese a salire le scale Harry, senza notare il comportamento dei due.

-Ho visto Malfoy correre in infermeria. Forse questa è volta buona che ci rimane secco per davvero!- rise in un modo sguaiato che non gli apparteneva

-Davvero?- chiese il moro radioso -Ehi forse potremmo andare a farci un giro in infermeria più tardi, prendiamo il mantello di papà e qualche pasticca vomitosa di Fred e George. Gli facciamo un bello scherzetto.- ghignò facendogli indurire la mascella, prese un respiro profondo pronto a sorridere e a rispondere che era una grande idea, ma la ragazza si fermò su un gradino e si mise le mani sui fianchi, furiosa ed indignata.

-Voi due non andrete proprio da nessuna parte stasera! Dovete smetterla di cercare lo scontro con Malfoy! Lasciatelo in pace.-

-E tu da quand’è che prendi le difese di Malfoy?- le chiese stupito, senza smettere di guardarla e arrabbiandosi quando si rese conto di averla fatta arrossire.

-Dai Ron! Sono anni che ci dice di lasciarlo perdere. Hai dimenticato il discorsetto della settimana scorsa?- sospirò annoiato il ragazzo

-La… settimana scorsa?- balbettò confuso

-Si, è da un paio di mesi che non possiamo scherzare sul mangiamorte malferret senza che Hermione non dia di matto. Tra parentesi, avevi ragione Herm, anch’io mi sono reso conto che è un po’ abbattuto ultimamente, tornare a scuola dopo aver affrontato un processo sul suo coinvolgimento durante la guerra deve essere dura, anche se la cosa non mi dispiace come pare succeda a te.-

-Non ho detto che mi dispiace!- sobbalzò guardando lui negli occhi -e non do di matto. E’ solo… che lui ci sta ignorando ultimamente, anche noi dovremmo fare lo stesso. Ne ha già passate abbastanza.- abbassò la testa coprendosi il volto con i crespi riccioli bruni.

-Non mi sembra che ci ignori proprio, sta sempre lì a fissarci con quell’espressione strana. Secondo me ha qualcosa in mente quello lì.- concluse Harry alzando le spalle, pronunciando la parola d’ordine e iniziando una tirata monotona su quella squadretta insignificante dei Cannoni di Chudley.

Appena varcò il ritratto avvertì una forte sensazione di claustrofobia: c’era rosso dappertutto! E le condizioni di quella sala comune erano davvero uno scempio per il buon gusto e l’eleganza. Trattenne il fiato per qualche istante, concentrandosi sulla sua missione, prima di stamparsi un falso sorriso e sedersi accanto all’amico.

-Ron… stasera tocca a noi fare il giro.- sussurrò Hermione timidamente

-Ah giusto!- finse di essere sorpreso -che lagna questi doveri di caposcuola!- sbuffò -Ti spiace se faccio una doccia prima?- le sorrise e la vide deglutire e annuire imbarazzata. Strinse i pugni continuando a mantenere la sua espressione gentile, almeno fin quando non fu al sicuro nella sua camera circolare.

Si appoggiò alla porta respirando profondamente, prima di avvicinarsi al letto con il suo nome inciso sopra e prendere dal vecchio baule, a fatica nella confusione che c’era, un semplice paio di pantaloni e una camicia, meno stropicciati degli altri.

Impiegò più tempo di quello che avrebbe voluto, cosa che si raccomandò di evitare da quel momento in poi. Di tempo… non ne aveva. Ma sentiva l’esigenza dell’acqua fresca e pulita su quella pelle abbronzata e lentigginosa.

Si rivestì con calma, prima di afferrare una bottiglietta dal mantello e prenderne un sorso, deglutendo rumorosamente prima di scendere le scale, dove lei lo stava aspettando impaziente.

-Scusami, ci ho messo più del dovuto.- si scusò, ma lei scosse la testa. A disagio, come mai l’aveva vista insieme a lui.

Uscirono dal ritratto e iniziarono il loro giro in silenzio, avvertendo lo sguardo di lei che si girava nella sua direzione con circospezione, ma era tutto inutile. La vedeva anche senza guardarla… come sempre.

Controllò l’orologio.

-Controllo un attimo il bagno degli uomini prima di salire al settimo piano, aspettami qui.- disse entrando e chiudendosi la porta alle spalle, approfittandone per prendere un altro sorso dalla sua bottiglietta personale e poi nasconderla bene tra le pieghe del mantello.

C’era quasi. Avrebbe fatto la sua mossa a momenti.

Si guardò per un istante nello specchio di fronte a lui: quei capelli rossi, il naso pronunciato e le lentiggini gli avevano provocato sempre una smorfia.

Ma lei amava quei suoi dettagli…

Si convinse che quello era l’unico modo, scacciando via i dubbi che lo assillavano da mesi, prima di tornare da lei.

Sentiva il proprio respiro farsi sempre più pesante man mano che si avvicinavano all’arazzo di Barnaba il babbeo, temeva che lei potesse accorgersi del battere furioso del suo cuore e comprendere tutto, ma quando si voltò a guardarla aveva riflessa in volto la stessa emozione.

Chiuse gli occhi, senza capire se esserne felice o meno, e quando lei aprì la stanza delle necessità, non si stupì di trovare una splendida quanto semplice camera da letto ad attenderli.

-Ron?- sussurrò lei voltandosi a guardarlo negli occhi, come se potesse leggervi attraverso, fino a scovare la sua anima maledetta.

Non voleva sentirla pronunciare il suo nome.

Le afferrò il volto con urgenza e unì le sue labbra alle sue, senza premurarsi di essere gentile, senza avvertire l’abbraccio disperato in cui lei lo stringeva o le lacrime che le bagnavano il viso, scendendo sulle loro bocche e mischiando al loro bacio un sapore più salato.

Si rese conto appena del trasporto con cui lei rispondeva solo quando la prese in braccio con facilità, flettendo i muscoli delle braccia e portandola verso il letto al centro della stanza dove si sedette, facendola sedere su di sé.

La strinse forte, mentre lei si staccava appena per potergli sfiorare il viso ad occhi chiusi, come figurandoselo nella mente, senza aver bisogno di guardarlo.

Se ne chiese il motivo. Lui non si sarebbe mai saziato di guardarla.

-Ti amo…- la sentì sussurrare e un forte tremito lo scosse. Un nodo gli si formò in gola, impedendogli di parlare o anche solo di respirare.

Non era giusto… non era assolutamente giusto. Non voleva farle questo.

Ma lui la cosa giusta non era mai stato in grado di farla. Era solo un vigliacco. Così, quando lei gli portò le mani tremanti sulla camicia per sbottonarla, tenendo ancora gli occhi ostinatamente chiusi, mise a tacere la fastidiosa voce della coscienza e la fece sdraiare sotto di sé. Pronto ad amarla per la prima ed ultima volta…

 

Quando la mattina dopo Hermione si svegliò da sola in quel letto, sorrise.

 

 

Erano passate due settimane, gli esami erano finiti e quella sarebbe stata la loro ultima cena ad Hogwarts.

Nell’aria si respirava la stessa gioia e spensieratezza che la fine della guerra aveva portato, ma anche una forte malinconia per gli studenti dell’ultimo anno che non avrebbero rimesso piede in quelle mura dopo l’estate, unita all’eccitazione di poter finalmente iniziare una nuova vita, liberi…

Il tavolo dei Grifondoro era come al solito il più chiassoso, con tutti che si rivolgevano al famoso trio, complimentandosi per avergli fatto vincere la coppa delle case e del Quiddich, anche quell’anno infrangendo milioni di regole.

Harry Potter sorrideva come un idiota, accanto alla sua fidanzata Weasley che teneva a bada con un cipiglio severo tutte le adoranti fan del prescelto, sbuffando in direzione del fratello e dell’amica di sempre, seduti vicini.

Continuò a fissare quella scena con espressione indecifrabile dalla parte opposta della sala, era convinto che ormai quei due si fossero finalmente messi insieme, ma i giorni erano passati e tra loro non sembrava esserci altro che il rapporto che li aveva uniti da sempre.

Probabilmente la mezzosangue doveva essere ferita dal comportamento indifferente del ragazzo dopo quello che era successo, ma non sembrava così. Anzi era… radiosa. Più donna di quanto mai l’avesse vista prima.

Distolse appena lo sguardo verso la McGranitt quando con un applauso congedò tutti e augurò ai diplomandi un futuro radioso.

Si voltò di nuovo verso la ragazza, scoprendola ad osservarlo e studiarlo come lui aveva fatto poco prima.

Avrebbe voluto lanciarle un’occhiata sprezzante, ma tra la folla di gente che si alzava dai tavoli per tornare alle proprie sale comuni, quello sguardo si perse, il suo ultimo sguardo si perse… nonostante continuasse a sentire esattamente dove si trovasse… anche quando non c’era.

 

La mattina successiva, sul treno che lo avrebbe riportato a Londra, si chiuse nel suo solito mutismo, ignorando qualsiasi tentativo dei suoi amici di conversare, rabbuiandosi sempre di più man mano che la destinazione si avvicinava.

Si cambiò con calma quando arrivò il momento, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni per impedire agli altri di notare quanto gli tremassero.

Quando avvertì i freni iniziare a stridere sulle rotaie chiuse gli occhi.

Non era ancora pronto a quella disperazione che gli stringeva lo stomaco.

Stava per finire, per sempre… eppure non era mai davvero iniziata.

 

Tutti accanto a lui si alzarono e presero i loro bauli, ridacchiando dei loro progetti futuri, ma lui non riusciva a trovare la forza di fare lo stesso, o anche solo di riaprire gli occhi.

La porta del suo scompartimento si aprì e avvertì il suo profumo, prima ancora di rendersi conto che qualcun altro era entrato.

-Malfoy. Hai un minuto?- gli chiese con la sua solita voce arrogante, con il mento alzato e l’espressione fiera.

-Siamo arrivati a King’s Cross mezzosangue. Credevo di essermi finalmente liberato dalla tua sgradevole presenza.- ribattè acido facendo ridacchiare le serpi.

-Ci vorrà solo un attimo.- rispose decisa voltandosi ed incamminandosi lungo il corridoio.

Sbuffò cercando di sembrare annoiato, prima di alzarsi e seguirla in quello che si rese conto poco dopo, essere lo scompartimento dei caposcuola… ormai vuoto.

La ragazza si fermò dandogli le spalle, e parlò solo quando lui ebbe chiuso la porta.

-Non ti sei fatto vedere oggi, eppure sei un caposcuola anche tu. Almeno per qualche altro minuto.- disse

-Non credevo avessi bisogno del mio aiuto Granger, o ne avrei approfittato.- ghignò maledicendosi e assottigliando gli occhi quando lei si voltò a fronteggiarlo, avvicinandosi a lui. Troppo.

Avvertì il treno fermarsi dolcemente, ma era troppo concentrato a guardarla negli occhi per notare che aveva preso qualcosa dalla tasca e gliela stava porgendo.

Quando se ne accorse sollevò le sopracciglia.

Era una fiala con dentro qualcosa di melmoso .

-Un regalo d’addio mezzosangue?- scherzò

-Qualcosa del genere.- ribattè seria, ma quando vide che lui non rispondeva, riprese a parlare -E’ pozione polisucco.- spiegò facendogli sbarrare gli occhi -ha dentro un capello di Ron.-

-E… che diavolo dovrei farci io con questa roba?- chiese spaventato alzando il tono di voce. Fuori dal loro scompartimento avvertivano le grida di felicità dei ragazzi riuniti alle loro famiglie. Ma li ignorarono.

-Darmi il tuo addio.- sussurrò lei con le labbra che le tremavano, chiudendo gli occhi per un istante. Indifesa… come lo era stata quella notte. Quella sua prima notte, quando si era concessa a lui.

-Il mio…?- mormorò cercando di concentrarsi su quello che stava avvenendo in quel momento e non lasciarsi andare ai ricordi su cui aveva fantasticato per quelle due settimane.

-Sembra che tu riesca ad avvicinarti a me solo sotto le sembianze di qualcun altro…- riaprì gli occhi, duri e decisi, ma pieni di lacrime.

-Tu lo sapevi.- disse in un sussurro, sconvolto, fissandola negli occhi come se volesse entrarle dentro.

Non era una domanda.

-Solo tu… solo tu mi guardi così.- singhiozzò senza sottrarsi al suo sguardo

-Così come?- ruggì lui

Non era possibile… lei non poteva…

-Come se mi volessi contro tutto quello che sei, e che sono.- non rispose, permettendole di continuare -Come se mi amassi- sospirò sentendo quegli occhi bruciarle sulla pelle -come ti amo io-

Indietreggiò spaventato da quella confessione e da quello che significava, perché adesso capiva, adesso sapeva perché quella notte si era concessa a Ronald Weasley e perché non l’avesse mai fatto prima, perché avesse tenuto gli occhi chiusi tutto il tempo, sussurrandogli di amarlo… perché sapeva che era lui, Draco Malfoy: il vigliacco ragazzino che pur di averla, anche solo per una volta, aveva preferito prendere una pozione, fingere, ingannarla… sicuro che lei non lo avrebbe degnato neanche di uno sguardo se si fosse presentato come se stesso.

-Draco…- lo chiamò lei dolcemente facendogli alzare la testa di scatto.

Era la prima volta che pronunciava il suo nome.

La vide avvicinarsi, poggiargli le dita delicate sul volto, chiuse gli occhi per una frazione di secondo, fremendo a quel contatto, scoprendo che questa volta teneva gli occhi aperti, fissandolo intensamente.

Non badò al silenzio che li aveva circondati, non si accorse delle tendine che andavano a coprire i finestrini lasciandoli nell’oscurità del treno vuoto.

-Io sono un mangiamorte.- le sussurrò sulle labbra e la vide chiudere gli occhi, sconfitta.

-Lo so.- rispose -E non mi interessa.- ribattè decisa, vergognandosi di se stessa per quell’affermazione.

-Dovrebbe…- sussurrò lui con una dolcezza che non riconosceva, sfiorandole il viso nello stesso modo e poggiando la fronte contro la sua -Tu dovresti stare lontana da me.-

-Non voglio- sussurrò appena prima di alzarsi sulle punte e far incontrare i loro volti, baciando quelle labbra chiare che tremavano contro le sue.

Le affondò le dita nella schiena stringendola a sé con disperazione, come aveva fatto quella notte. L’unica in cui si era concesso di cedere a ciò che davvero desiderava, ma a cui non aveva diritto.

 

-Hermione!- qualcuno chiamò facendoli ripiombare nella realtà.

Si staccarono tenendo ancora gli occhi chiusi, ma continuando ad abbracciarsi con forza.

Quando lei si allontanò, aveva le guance rigate di lacrime e lui deglutì nell’asciugargliele col dita gelide.

Rispose al suo sorriso amaro, prima di vederla prendere un profondo respiro e scendere dal treno. Lontana da lui, da loro… lontana da quel peccato che era il loro amore e che non gli avrebbe mai permesso di stare insieme.

Ma lei lo amava… e lui amava lei.

Sorrise nel vagone vuoto.

Questo valeva più di qualsiasi illusione.

Questo... gli avrebbe permesso di andare avanti, di cambiare e di poter essere un uomo diverso, degno di presentarsi a lei e confessarle finalmente quanto anche lui la amasse.

Ce l’avrebbe fatta… e sarebbero finalmente stati insieme.

Scese dal treno e la trovò tra la folla, senza bisogno di cercarla, come mai ne aveva avuto, quando lei si girò e ne intercettò lo sguardo...  gli sorrise, felice.

 

Aspettami…

Si, ti aspetterò…

 

 

Spazio Autrice:

Ok, quando inizio a scrivere non riesco più a smettere.

Avevo questa storia in mente da un bel po’, come ne ho mille altre che non trovo il tempo di scrivere, e oggi mi è sembrato il momento perfetto per farlo.

Sarebbe dovuta essere diversa, tragica come tutte le altre che scrivo di solito, ma poi ho pensato che avesse bisogno di concludersi con un po’ di speranza…

Ogni tanto tutti ne abbiamo bisogno.

Grazie a tutti per averla letta.

Alla prossima.

   
 
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