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Autore: crimsontriforce    04/02/2009    0 recensioni
Tendenze Ronay alla luce di un'aula vuota.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gehn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '2. In cerchio attorno a una voragine di stelle'
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Giù a Criticoni chiedono Gen fic a personaggio singolo per San Faustino. Io, obbediente, procuro Gehn fic per San Faustino, confondendomi un po' fra traslitterazioni col D'ni e le H variabili tanto care a Riven. Il fandom però non era accettato (e per questo è diventato emo, onde EoA). Mogia mogia, prima di ripiegare su FFX...


Disclaimer: Gli avvenimenti narrati sono frutto di fantasia. Non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle persone descritte né offenderle in alcun modo. Se possibile, anzi, il tutto è da intendersi come tributo di affettuosa stima.




Ombre cinesi







Gehn osserva tutto. Gehn non vede nulla. Gehn riconosce solo ciò che capisce. Gehn non vede nulla.


Gehn è seduto al primo banco dell'aula che dà sul lago. Fuori imbrunisce. È stato un lungo giorno, fatto di camminate e scalini di roccia, ed esservi obbligato – invano, peraltro – lo stanca nella mente più di quanto le gambe provate reclamino al suo corpo.
Non capisce. Si regge la testa fra le mani e non capisce.

Ha infine studiato le sfere di persona. Le ha trovate, questo sì – non sono nascoste, se non alla pochezza della mente di un selvaggio. Non lo turba nemmeno il timore che possano essere più di cinque. Ha ragione. Ne ha trascritto i numeri e i graffi sulla superficie, apparentemente casuali, forse portatori di un significato più profondo. Non vuole lasciare nulla al caso.
Giunto al punto di trarne delle conclusioni, però, Gehn deve dichiararsi sconfitto. Vede un valore spaziale: punti su una mappa, che nella sua mente si trasformano in coordinate, ma irregolari, sconclusionate e in definitiva inutili per definire una qualunque posizione nell'isola. Prosegue in quella direzione di pensiero, come contro un muro invisibile, e spinge e spinge e quello non si fa da parte e Gehn non pensa proprio a voltarsi indietro e cercare un'altra via. Intensificherà la sorveglianza dell'area. Non servirà a nulla.

Infastidito, scosta uno scarabeo che gli frulla intorno con guizzi dorati. Il suo ronzio si allontana e si perde nella quiete.
Lontano, nella laguna, risuona il richiamo solitario del wahrk.

Gehn si stupisce – una parte di lui lo fa, almeno, una parte piccola, intorpidita e stanca – dell'uso autonomo fatto da quei barbari dei suoi numeri e dei suoi principi. Arriva ad esserne fiero. Ma il resto di Gehn è ancor più intorpidito e sempre stanco e non vede una vita che vada oltre i suoi bisogni. Non vede una vita fuori da sé. Da quando D'ni è morta, tutto il resto ne ha fondamentalmente perso il diritto.


Gehn si rivede nell'aula della sua infanzia, mentre un maestro ammantato di bianco lo istruisce sulle logiche del Cinque. Ricorda l'oscurità che lo avvolgeva allora e il calore dei toni tenui d'arancio che scandivano le giornate. Ma quando il Gehn di allora si guarda le mani le vede già piene di rughe, la schiena gli duole e vorrebbe esser curva e un raggio del sole di Riven filtra, impietoso sui suoi occhi bianchi, da una crepa del soffitto in rovina.

Gehn sente che gli manca la terra sotto i piedi e che cammina solo perché qualcuno gliela sta riscrivendo, giorno dopo giorno.
Alza allora gli occhi e si concentra sulle scritte alla lavagna:

Atrus ha ingannato le genti di Riven
Gehn ha esposto le menzogne di Atrus
La Fessura si è richiusa sui falsi dei

Vuole crederci.
Ne prepara di nuove per l'indomani.
Ci crede. Vede l'Era che ha creato e che sotto di lui prospera ordinata e produttiva, con le sue vite apparse per un suo desiderio. Li condurrà verso un bene superiore, giorno dopo giorno.



Non vede che le tombe erette in privato dalle famiglie dilaniate dal suo wahrk si ricoprono presto di daghe ribelli.
Non vede che il suo modo di costruire le ipotetiche dell'irrealtà era desueto già trecent'anni prima della Caduta: i libri da cui lo ha appreso sembravano antichi e affidabili e solidi come tutti gli altri.
Non vede il bambino vestito di stracci che, rannicchiato fra il muro e la gamba del tavolo, lo sta osservando da quando è entrato. Non lo vedrà uscendo. Non può. Né mai lo vedrà scalare le rocce al di fuori, agile come una lucertola, oltrepassare la cella e – webber, kemet, ytram, sunner, da ultimo sempre il wahrk – sfuggire al suo dominio verso un cielo libero e ricoperto di stelle.










Nerdaggine & credits:

@ Ronay: La stirpe originaria di tutta l'allegra brigata. Il riferimento preciso è uno spoiler grosso del Book of D'ni, chi può intendere intenda, gli altri nel camper di Zandi.

@ titolo: Le ombre son cinesi solo in italiano, nella lingua dei personaggi sarebbe shadow play. Ad ogni modo, e anche se non vorrebbe, credo che Gehn sappia benissimo cos'è la Cina e forse anche dove sta, quindi prrrrr ai paradossi culturali. Il riferimento è sia ai giochi d'ombre che si creano nell'aula in questione, sia alle dannate sagome di animali, sia a cose che non sono quel che sembrano.

@ l'enigma infamo: sempre trovato buffo come Gehn non abbia risolto le sagome di animali e Catherine non abbia risolto le biglie colorate... ed entrambi abbiano whinato sui rispettivi diari XD Dedicare una fanfiction a questo picco d'umana infamia mi sarebbe sempre piaciuto, ed eccola qua. Già che c'ero, ci ho legato un'ambientazione che mi è molto cara, per un motivo o per l'altro (ivi escluse le scritte alla lavagna *snort*).

@ tornare indietro e cercare un'altra via: come nell'enigma per aprire Tay, per l'appunto. Oltre a... beh, metà dei giochi.

@ indizi sonori: quando uno è niubbo è niubbo. E Gehn è il gran capo dei niubbi, nessun dubbio in proposito.

@ scritte: non sono quelle del gioco, questa sarà una classe più avanzata cui sta insegnando i tempi passati o qualcosa del genere. Trascrizione e traduzione degli originali, che invece fanno tanto primo giorno di scuola, su MYSTlore (what else?).

@ webber kemet ytram sunner wahrk: inventato 'kemet' per gli scarabei, lasciare solo quello come nome comune stava da cani. Gli altri sono canonici (anche se vorrei sapere come i Rivenesi chiamavano i sunner... e chi appio ha dato loro il nome inglese? Atrus, illo tempore?). Il cielo, va da sé, è quello di Tay, quello che “[my people] stand under the bare sky, unafraid, and dazzled by their freedom”. Un cielo importante. u_u (poi oh, è Tay, quindi ogni scusa per fangirlar vale)


E...ehi, dieci fanfiction in sezione! Non sono dolci? Come tanti piccoli squee? *_*







   
 
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