Il segreto di mia madre
Il cuore
se potesse pensare si fermerebbe.
(Fernando
Pessoa)
Quel pomeriggio la pioggia cadeva incessante
rendendo indistinguibili i
profili degli edifici.
Dal portico della casa in cui era cresciuta, ormai
letteralmente in
pezzi come tutto il resto della struttura, le gocce insistenti
continuavano ad
inzuppare il suo cappotto con un ritmico tintinnio.
Era arrivato l'inverno ormai e le giornate come
quelle erano fredde e
buie, ancora di più se pensava a quanto era stata cieca in
tutti quegli anni,
in tutta la sua vita...
Portò una mano tra gli umidi e lunghi
riccioli castani, così simili a
quelli di sua madre da giovane, e li spostò indietro
lasciando che l'aria
fredda la investisse senza ostacoli.
Da sempre si era sentita ripetere quanto le
somigliasse, dall'aspetto
fisico a quell'esasperante carattere orgoglioso che non tutti erano in
grado di
sopportare, alla forma del viso, delle labbra... era la sua copia
perfetta, tranne
per la forma e il colore degli occhi azzurri presi da suo padre.
Ciechi come i suoi...
Hermione Jean Granger era morta improvvisamente
pochi giorni prima
lasciando la sua famiglia sconvolta e addolorata.
Suo padre ora si trovava a casa di suo zio Harry
insieme al suo
fratellino, ancora studente di magia e stregoneria ad Hogwarts.
Chiuse gli occhi cercando di dimenticare le urla
di Hugo mentre il corpo
della loro madre veniva deposto sotto una patetica lastra di marmo
bianco.
Non aveva pianto molto quel giorno, aveva
consolato quello che rimaneva
della sua famiglia e rifiutato l'aiuto degli altri, perchè
lei poteva farcela.
Era la figlia di Hermione Granger ed era forte
come lei, che aveva
affrontato una guerra appena diciassettenne, sconfiggendo il male
insieme al
padre e allo zio già ad undici anni e dimostrando una
notevole abilità nel
tirarsi fuori dai guai e una spiccata qualità nel saper
affrontare e risolvere
tutte le situazioni.
Era una di quelle donne che non si abbattevano
mai, forte, decisa...
felice...
un singhiozzo le aprì le labbra mentre
posava lo sguardo sulla lettera
che aveva sconvolto il suo mondo appena poche ore prima.
Cara Rose,
quando leggerai questa lettera, io sarò
morta.
Non so quando questo avverrà, forse sei
ancora una bambina o forse già
madre, ma se per quando sarà giunta la mia fine io non
avrò strappato questa
pergamena, significa che i sentimenti che mi hanno spinto a scriverla
sono
ancora così forti come adesso.
Ti scrivo mentre ti guardo, piccola di appena tre
anni prenderti cura di
tuo fratello Hugo di due.
Non serve rammentarti quanto io voglia bene ad
entrambi, sono sicura che
lo sai bene, ma so anche quanto il contenuto di questo baule ti
sconvolgerà.
Vorrei poter dire che sono i lieti ricordi di una
ragazzina, che qui vi
sono rinchiuse le mie più rosee speranze per il futuro...
invece vi ho racchiuso il mio più
bramato e oscuro segreto.
Un segreto che avrebbe fatto soffrire talmente
tante persone... me
compresa, che ho cercato di cancellarlo con tutte le mie forze.
Probabilmente ti starai chiedendo
perchè l'ho conservato, perchè ora
voglio che tu lo scopra: ed hai ragione!
E' insensato, masochista… ma per quanto
mi ferisse, avevo bisogno di questo
dolore che mi sono inflitta da sola, crogiolandomi in questa sofferenza
come
unica testimonianza di essere ancora viva e di essere capace di provare
qualcosa.
A volte per il bene della mente sacrifichiamo i
desideri del cuore.
E quando alla fine ci accorgiamo di essere
avvelenati
dai rimpianti…
di solito è troppo tardi.*
Per tutta la vita mi sono lasciata condizionare e
frenare dal mio famigerato
orgoglio grifondoro, agendo solo nel modo che era più giusto
e facendo solo
quello che gli altri avrebbero approvato.
Non ho mai sbagliato, forse ho fatto alcune cose
riprovevoli per altri,
ma per me quello era l'unico modo giusto di agire...
Oh Rose, mentre ti guardo so che la maledizione
del mio carattere troppo
forte si è già abbattuta su di te, vedo lo stesso
sguardo ambizioso in ogni
cosa che fai, vedo che cerchi di metterti in mostra facendo cose che
non ti
spettano solo per essere lodata.
Per tutta la vita è quello che ho fatto
anch’io, sicura che
comportandomi in questo modo sarei arrivata alla felicità, a
sposarmi, ad avere
dei figli, costruirmi una famiglia ed avere un lavoro ed una vita
appagante...
per quanto possa essere piacevole essere invidiati
dagli altri, per
quanto continui sempre più testardamente a comportarmi come
prima, c'è una
piccola parte di me che freme incontrollabile ed indomita.
E' quella parte di me che ho messo sempre a
tacere, perchè non potevo
ascoltare cosa mi suggeriva, cosa mi pregava di fare:
...vivere...
...sbagliare...
Questa probabilmente è la cosa
più egoista che io abbia fatto nella mia
vita: rovinare la tua confidandoti questo mio segreto, poggiare sulle
tue
spalle questo peso insostenibile che ho portato da sola,
affinchè tu possa
capire i miei errori e rimediare ai tuoi; sbagli che non sono quelli
che
disapprova la gente, ma sono solo quelli che ti impediscono di essere
felice.
Essere felice Rose, è la cosa
più importante di questo mondo, non
importa cosa tu debba fare per esserlo, ma fallo!
Ti lascio con una supplica: Abbi il coraggio di
essere felice, sii
migliore di me.
Ti amerò per sempre, tua madre.
Le lacrime trattenute nelle palpebre le oscuravano
la vista, ma non
aveva intenzione di dar sfogo a quel dolore impossibile.
Non poteva essere vero.
Chiuse gli occhi alzando la testa al soffitto
cercando di calmarsi con
lunghi e profondi respiri e, quando credette di esserci riuscita si
alzò in piedi
entrando in casa.
Nell'oscurità riusciva ancora a vedere
la confusione che aveva creato
aprendo quel dannato baule, cercando con frenesia tra quei fogli
piegati
accuratamente.
Non vi rivolse lo sguardo ma camminò
dritta davanti a sé fino al tavolo
dove prese la borsetta e le chiavi prima di uscire.
Aveva bisogno di capire, si disse mentre con una
giravolta si
smaterializzava.
Disegni...
articoli di giornale...
schizzi di un volto che non aveva mai visto, ma
che era fin troppo
familiare.
Bussò forte alla porta del grande
maniero aspettando che qualcuno le
venisse ad aprire mentre sentiva nelle ossa il freddo della pioggia che
l'aveva
inzuppata.
Aveva preso un giornale, quello più
spiegazzato che ritraeva una
bellissima coppia accecata dai flash.
Sopra, il titolo citava: Matrimonio
dell'anno.
Un maggiordomo la fece entrare prendendole il
cappotto bagnato e
conducendola davanti ad un caldo camino che sembrò
riscaldarla.
Schizzi di occhi chiari, intensi… e
l'immagine della giovane Hermione
poggiata su un banco a scuola che scarabocchiava sul foglio la
colpirono
violentemente.
Tremò quando avvertì dei
passi risuonare sul pregiato pavimento in marmo
raggiungendola in quella stanza.
Disegni di labbra con una strana piega
...un ghigno...
Si voltò con il cuore a mille e quando
incrociò dal vivo quegli occhi e
quella bocca, uguali a quelli che avevano tormentato sua madre.
Le ginocchia cedettero.
-Signorina Weasley, sta bene?- chiese subito al
suo fianco
Di nuovo occhi, la linea della mascella con
l'accenno del collo, ancora
quelle labbra, sopracciglia inarcate...
Non lo udì quando chiamò un
elfo domestico e la fece condurre al piano
di sopra per fare un bagno caldo, non riuscì a capire nulla
di quello che
successe quella sera.
Mentre la schiuma le accarezzava la pelle
delicatamente non riusciva a
spostare il suo pensiero dal baule lasciato nel bel mezzo del salotto
di casa
sua.
E se qualcuno fosse entrato e lo avesse visto?
Se qualcuno avesse letto quelle lettere che lei
era stata la prima ad
aprire?
L'acqua ormai fredda le fece capire che era ora di
uscire da quella
vasca e, quando finalmente trovò il coraggio di farlo,
trovò un'elfa ad
aspettarla con in mano un morbido e caldo accappatoio.
Non voleva che quella piccola schiava dovesse
lavorare per lei, ma,
senza forze, lasciò che l'aiutasse a mettere un grazioso
abito di lana bianca e
che le asciugasse i capelli insieme alle lacrime che non ne volevano
sapere di
fermarsi...
Quando credette di essersi finalmente calmata
riuscì a trovare la forza
di scendere.
-il padrone ha fatto preparare la cena- le aveva
detto la piccola elfa
con un inchino prima di sparire a fare chissà quale lavoro.
Con un profondo respiro mise un passo avanti
all'altro fino a
raggiungere l'uomo di spalle nel salotto dove prima era crollata.
Era difficile scorgere da quell'uomo dal profilo
austero e pensieroso,
il bambino acerbo e arrogante di quelle foto che l'avevano sconvolta
poche ore
prima, così simile al figlio che l’aveva
tormentata per anni a scuola.
Non era possibile che fosse proprio lui quello
delle foto, l'uomo che
suo padre più di tutti aveva sempre detestato.
Ma quando incrociò gli occhi grigi di
Draco Lucius Malfoy tutto prese
spaventosamente senso.
-Si sente meglio?- chiese cortese facendola
annuire -Ho fatto preparare
la cena, venga.- sussurrò mostrandole la sala da pranzo e
scostandole la sedia
per farla accomodare al suo fianco
Imbarazzata portò un bicchiere d'acqua
alle labbra per far scendere quel
groppo in gola che le impediva di respirare.
-La prego di scusare la mia presenza qui, io...-
iniziò senza sapere
cos'altro dire ma lui la interruppe
-Non si preoccupi.- sospirò prendendo
anche lui il bicchiere -ho saputo
della sua perdita e mi dispiace immensamente.- disse fissandola negli
occhi
come suo figlio Scorpius aveva fatto molte volte, ma non c'era
derisione nei suoi
occhi, solo un tale dolore da lasciarla senza parole. -Anche per noi,
quando è
morta mia moglie è stata dura.- abbozzò un
sorriso prima di affondare senza
entusiasmo la forchetta nel suo piatto di pasta e mangiare
silenziosamente
insieme a lei.
Durante la cena aveva voltato più volte
la testa nella sua direzione
sentendosi osservata, ma quando lo guardava lui sembrava perfettamente
assorto
nei suoi pensieri. Lontano da lì.
Eppure riusciva a sentire i suoi occhi carezzare
la sua figura ogni
volta che distoglieva il suo sguardo.
Non sapeva se la stava osservando con ironica, con
disgusto, ma la cosa
la metteva a disagio; forse lo stesso disagio che aveva spinto sua
madre ad
odiarlo già dal primo giorno ad Hogwarts...
Odio...
quante cose vi erano state celate dietro.
Stanca del silenzio prese fiato per parlare, ma
lui la precedette.
-La cena è finita, le va di farmi
compagnia a bere qualcosa in salotto?-
chiese fissandola intensamente e lei non trovò le parole per
rifiutare.
Così, silenziosi, si sedettero sul
morbido divano davanti al fuoco
mentre un domestico porgeva loro del bourbon.
Non le piaceva molto bere, ma quella sera aveva
bisogno di qualcosa di
forte che le bruciasse la gola, risvegliandola.
-Scorpius non è in casa?- chiese mentre
il silenzio assordante
dell'enorme casa le faceva fischiare le orecchie
-No, ha preso una casa nel centro di Londra per
seguire i corsi di
alchimia. Se vuole lo faccio chiamare.- aspettò che lei
scuotesse il capo,
probabilmente confuso del perché si trovasse lì
se non per parlare col figlio.
Prese una pausa facendo roteare il liquido scuro nel suo bicchiere
senza alzare
gli occhi su di lei prima di aggiungere -e lei? Di cosa si sta
occupando?-
-Medimagia, come mia ma...- aveva iniziato a dire
col tono fiero di
sempre, orgogliosa di aver intrapreso la stessa carriera di sua madre,
ansiosa
di diventare come lei...
tacque improvvisamente abbassando lo sguardo e
sentendo quello insistente
dell'uomo su di sé.
Era stanca di quel gioco, perchè se
doveva guardarla non lo faceva e
basta? Perché si comportava come se non potesse permettersi
di poggiare gli
occhi su di lei? Era questo che aveva fatto impazzire sua madre?
Alzando la testa di scatto incrociò i
suoi occhi, pronta a combattere e
a rifilargli qualche frecciatina, ma quando vi scorse solo
disperazione, rimase
senza parole.
Non era riuscito a mascherare i suoi sentimenti
questa volta, ma non
abbassò lo sguardo, anzi le fissò insistentemente
il viso, soffermandosi sugli
indomabili ricci castani e sulle labbra piene.
-Somigli davvero molto a tua madre...-
sussurrò dandole del tu senza
nemmeno rendersene conto, e finalmente Rose riuscì a
scorgere il bambino che
era stato tanto tempo prima, sotto quel viso indurito dagli eventi, con
quelle piccole
rughe ai lati degli occhi che lo rendevano molto più
affascinante di quanto lo
fosse mai stato.
Respirò pesantemente quando
avvertì il tocco delle sue dita sulle labbra
prima di fissarla negli occhi con una smorfia amara. -Tranne che per
gli
occhi... quelli li hai presi da tuo padre.-
Improvvisamente sentì qualcosa nascerle
nello stomaco, una rabbia per
l'uomo che si trovava ora davanti a lei, soffrendo per la morte della
madre.
Come poteva anche solo nominare suo padre? Solo
Ron Walsey poteva stare
male per Hermione Granger, solo lui, perchè lui era stato il
solo ad amarla
davvero!
Quell’uomo davanti a lei non aveva fatto
altro che far sentire
inappropriata e inferiore sua madre… e allora
perché nonostante tutto, lei
aveva trascorso il resto della sua vita a pensare a lui?
Perché, dannazione?
Perché lui?
Si avventò sulle sue labbra prima che
le lacrime potessero rigarle le
guance e lo sentì trattenere il fiato sorpreso, prima di
stringerle la nuca con
delicato bisognoso.
Doveva esserci una ragione se sua madre aveva
scelto lui per tutta la
vita.
Si erano mai baciati?
Pensò mentre con rabbia saliva a
cavalcioni sul suo corpo, facendo
cadere sul tappeto pregiato i bicchieri ancora pieni di liquore.
Si erano mai toccati?
Portò le mani alla sua camicia
sbottonandola con rabbia mentre lui
faceva lo stesso con il suo abito.
Lo odiava per quello aveva fatto a sua madre, lo
odiava per il dolore
inconsapevole che aveva arrecato a suo padre, lo odiava!
Si ritrovò bruscamente spinta sul
tappeto davanti al camino mentre con
le lacrime agli occhi sentiva la sua bocca carezzarle il collo e
annusare il
suo profumo.
Lo avvertì farsi strada in lei con
gesti frenetici e disperati mentre
ripensava alle tante lettere scritte da sua madre.
Calde lacrime di dolore e rabbia le scivolarono
lungo le tempie
riempiendole le orecchie e facendole perdere la cognizione della
realtà,
risvegliata solo dal piacere lancinante che prese vita in lei.
Il corpo di quell'uomo che aveva rovinato la vita
di sua madre, così
stretto al suo...
Quando con un grido lasciò scivolare
tutta la rabbia e l'adrenalina dal
suo corpo, avvertì piccole gocce d'acqua bagnarle il collo e
i capelli...
-Hermione…- lo sentì
sussurrare
Stava piangendo...
Anche lui la amava? Anche lui era dilaniato dallo
stesso segreto?
Si… realizzò mentre
il respiro le si fermava nel petto, troppo doloroso.
Ma allora... dannazione perchè?
Scappò via prima di lasciarsi
sopraffare da
quella disperazione, prima di poter leggere il dolore su quel viso
invecchiato,
prima di impazzirne… perché la sua vita era stata
tutta una finzione… sua madre
non era mai stata felice.
Desiderò di non aver mai aperto quelle
maledette lettere, ma poi il significato del gesto di sua madre le
tornò in
mente, insieme alle sue parole.
Si lasciò ricadere
sull’acciottolato fuori
dal maniero, sotto l’acqua scrosciante…
Non lo farò mamma, non
lascerò che nessun senso di dovere o di colpa mi
impedisca di essere felice…
Te lo prometto…
Quando la mattina dopo Draco Malfoy si
alzò dal letto, dopo una notte
insonne, i suoi domestici gli portarono una lettera... e un
baule...
Era la cosa giusta da fare:
Il segreto di sua madre, lo avrebbe custodito
lui… nel suo cuore…
Per sempre…
Spazio
Autrice:
Ok! Va bene. Amo scrivere ed è una
delle poche cose
che mi fa stare bene e che mi rende davvero felice. Ma oggi sto un
po’ esagerando!
Un’altra fic melodrammatica su Draco ed
Hermione.
L’avevo scritta un po’ di
tempo fa, oggi l’ho riletta
e corretta appena, quindi scusatemi se non è
granchè.
Grazie per la lettura, e a presto!
A volte per il bene della mente sacrifichiamo i
desideri del cuore.
E quando alla fine ci accorgiamo di essere
avvelenati
dai rimpianti…
di solito è troppo tardi.* frase non mia, anche se ignoro di chi sia.