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Autore: Angels4ever    01/09/2015    0 recensioni
August ed Emma, nonostante tutti i loro trascorsi sin da quando lei era in fasce, condivideranno un momento intimo sulla tomba di Neal, ed August farà una promessa alla Salvatrice per niente insignificante.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: August W. Booth/ Pinocchio, Emma Swan, Neal Cassidy/Baelfire
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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                                                                        UN GIURAMENTO DI SANGUE





Una luna piena illuminava il cielo sonnacchioso di Storybrooke, insieme ai suoi abitati, testimone di un avvenimento non indifferente.
Forse il termine "sonnachioso" non si addice molto alla piccola cittadina del Maine, tuttavia ora come ora non c'è altro modo per definirla, dal momento che quella notte era davvero molto silenziosa e taciturna. 
La notte più silenziosa che Storybrooke avesse mai avuto in trent'anni dalla sua creazione.
Emma rimase in disparte a guardare una scena a suo modo straziante, nascosta da un albero robusto che rendeva il tutto ancora più macabro, come se si trovasse in un episodio di American Horror Story.
Troppe cose nella sua vita erano cambiate negli ultimi tre anni: l'arrivo di suo figlio Henry l'aveva messa di fronte a delle responsabilità che non aveva mai desiderato, ma da cui adesso non poteva più scappare.
Aveva combattuto contro l'oscurità per ben due volte e aveva vinto.

Era precipitata in diversi luoghi attraverso portali magici, tra Neverland e la Foresta Incantata, e anche se all'epoca ne fu terrorizzata, con il senno di poi si rese conto che il suo viaggio non era stato solo fisico, ma anche spirituale: in ambedue i luoghi aveva ritrovato se stessa. 
La vera se stessa.
 Il suo lato eroico che aveva nascosto all'interno del proprio cuore, ma che nel momento del bisogno era riemerso di colpo.

Emma si umettò le labbra con la lingua, fece un respiro profondo e si avvicinò a passo felpato verso la figura alta ed austera di un uomo in giacca di pelle. 
Gli fu accanto, e quando egli la penetrò con lo sguardo, anche nel buio quasi totale, Emma vide i suoi occhi azzurri brillare nell'oscurità, ed un luccichìo dispiaciuto veleggiare da un occhio all'altro.
Emma percepì il disagio che August stava povando in quel momento, mentre fissava la tomba di Neal con un cipiglio aggrottato ed una postura diritta ed immobile.

Avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che era tutto okay, che dovunque lui stesse, era sicuramene in un posto migliore, a fissare dall'alto ciò che accadeva su una terra a cui non apparteneva più.
<< Mi dispiace. >> 
Un mormorio. Un sussurro appena udibile. Talmente flebile che se Emma non avesse percepito un leggero movimento nel corpo dell'amico, avrebbe di certo creduto di esserselo immaginata.

La giovane donna tacque nuovamente: che cosa avrebbe potuto dirgli? Come avrebbe potuto rassicurarlo? Probabilmente nessun modo avrebbe condotto ad un esito positivo.
Voleva credere negli angeli, voleva credere che Neal proteggesse tutti loro dall'alto. 
Inconsciamente, accarezzò le lettere incise sulla lapide, lettere che al chiaro di luna erano indistinte, ma che ella nella sua mente poteva vedere benissimo, perché ormai le conosceva a memoria.

Troppe volte, di nascosto da tutti, nel cuore della notte, era andata lì, su quella tomba, in quella stessa posizione, con lo stesso sguardo rammaricato di August...a chiedersi perché tra tante persone, proprio lui doveva morire. Senza avere l'opportunità di salutare il loro bambino. A domandarsi perché Dio lo avesse chiamato a sè così prematuramente. 
Ma non aveva trovato una risposta soddisfacente.
Inaspettatamente August le accarezzò il dorso della mano sinistra con movimenti lenti e circolari, sentendo sotto le sue dita una pelle vellutata ma marcata dalle intemperie di una vita ingiusta: ella era in tutto e per tutto una principessa, anche se non era cresciuta in un bel castello, e sicuramente in altre circostanze sarebbe stata una regina fiera e giusta.
Erano l'uno di fronte all'altra.
Un sorriso.
Un'altra carezza.

Un altro sorriso.
August si soffermò a squadrare la splendida donna che aveva davanti a sè, ricordando che trent'anni addietro l'aveva stretta tra le sue braccia, le aveva accarezzato la testa e aveva giocato con lei come una sorta di angelo custode. 
E adesso, però, di quella bambina non era rimasto che un ricordo sbiadito, e qualche lineamento fugace. Ma gli occhi....di un tenero verde acqua, erano i medesimi.
Era sbagliato desiderarla con tanto ardore? Probabile. 

Ma se pur un tempo era stato un burattino di legno, adesso era un uomo. Un uomo che sognava di stringere quella donna tra le sue braccia, di farla sua con amore e passione.
"No. Non posso." Una coscienza racchiusa in una parte ignota della sua mente aveva espresso ad alta voce un pensiero razionale e cosciente. 
Più la guardava, e più i sensi di colpa per ciò che aveva fatto gli attanagliavano le viscere, facendogli salire la nausea e rabbrividire.
Anche rabbrividire era vietato, perché allo sguardo riflessivo di Emma non sfuggiva mai niente, e si sarebbe subito resa conto che qualcosa in lui non andava. E di certo, quella notte di luglio, non faceva freddo.
August, con uno scatto deciso, afferrò un piccolo coltello dalla tasca della giacca, un coltello che premurosamente gli aveva regalato il suo babbo. 
Emma, in uno scatto inconscio ed istintivo cercò di ritrarre il polso dalle mani dell'uomo, ma egli lo tenne saldamente tra le dita, e lo marchiò profondamente con una piccola incisione, proprio lì dove alla luce del sole era possibile scorgere delle vene pulsanti.
La Salvatrice, un po' per orgoglio, un po' presagendo la solennità del momento, rimase alla fine immobile, senza sussultare, come sicuramente avrebbe fatto in altre circostanze.

Se pur il graffio era piccolo, si poteva notare la sua profondità dal sangue che prese a zampillare, macchiando il lato inferiore della lapide di Neal.
August, prendendo il proprio labbro tra i denti, compì lo stesso gesto, per poi unire i due polsi in una morsa decisa, indissolubile.
Egli si inginocchiò davanti al suo segreto amore, davanti a qulla donna fiera  e coraggiosa che era protagonista dei suoi sogni più scurrili ed intimi. 
<< Io giuro, Emma Swan, che ti proteggerò sempre. Che veglierò su di te e su Henry, in nome dll'uomo che un tempo hai amato, e che io ho tolto dal tuo cammino. Io ti prometto che ti coprirò sempre le spalle, e che sarò per te un buon amico e un valido alleato. >> 
La donna strabuzzò gli occhi per un fugace attimo, poi sorrise nuovamente.
Con un gesto meccanico, quasi materno, gli accarezzò la testa con la mano destra, per poi scendere a delineare il profilo della sua guancia, sentendo la corta barba ispida solleticarle le dita.
<< Posso suggellare questa promessa con un bacio? >> sussurrò con voce roca.

La mano di Emma si immobilizzò, e le guance le si tinsero di un rosso acceso che la mise a disagio. Mentalmene ringraziò l'oscurità della notte.
Annuì lentamente, e rimase se possibile ancora più sconcertata quando le labbra di August si adagiarono per un attimo interminabile sulla linea insanguinata del suo polso.
Egli si alzò, stringendo a sè la donna in un movimento delicato, con la paura che ella potesse ritrassi. 
Poggiò la sua bocca su quella di lei in un bacio fugace e casto, lasciando la Salvatrice profondamente sconcertata: ella poteva sentire il sapore del proprio sangue, un qualcosa che si avvicinava molto a ferro e ruggine.
I rumori della notte la misero ancora più in difficoltà: si sentiva in lontananza il cicaleccio degli insetti e il gufare rauco ed intenso dei gufi.
Ella indietreggiò di qualche passo, chinando il capo, sentendo lo sguardo di August su di sè, scrutandola come se la vedesse per la prima volta.
Forse, in cuor suo, si aspettava una qualche reazione: una parola, un bacio, un sorriso...ma Emma semplicemente non sapeva cosa fare, perché per lei, lui, era semplicemente una specie di "fantasma" del suo passato e del suo presente, qualcuno che in una maniera tutta sua aveva vegliato su di lei per tutta la vita. Non era nulla più di questo.

<< Ho una cosa per te. >> borbottò August, riprendendo a poco a poco la compostezza e l'ilarità della sua persona.
Senza attendere risposta, le porse una busta. Una di quelle enormi buste per lettere.
Ella, confusa, l'aprì e tastò il suo interno cercando di capire cosa contenesse.
Banconote.
Aggrottò la fronte, continuando a non capire. 
<< Sono i soldi degli orologi...sai...di Neal... >> 
Emma ricordò quella sera come se fosse ieri, quando l'uomo che amava l'aveva fatta arrestare spronata da August, o Pinocchio.
<< Non li voglio. >> esclamò con enfasi, ritrandosi appena come se bruciassero.

<< Neal voleva che li avessi tu...ma io sono stato...tentato. E li ho tenuti. Ho sbagliato ma...questo mondo, il tuo mondo, è pieno di tentazioni. E resistere è difficile. Spero così di poter migliorare le cose. >>
August la oltrepassò, lasciandola sola su quella tomba con ventimila dollari in più.
Emma chiuse gli occhi, mentre un leggero venticello prese a farle volare i capelli a destra e sinistra. Per tutta la sera non si era mosso un solo alito di vento, mentre adesso la natura aveva ripreso a fare il suo corso; ella interpretò ciò come una specie di comunicazione da una persona che non c'era più, una persona che ci teneva a farle sapere che stava bene, la osservava, ed era sempre accanto a lei.


 Angolo Autrice:

Ho scritto questa OS mesi fa, addirittura prima che si chiudesse la quarta stagione di Once. 
Non so cosa mi ha spinta o ispirata, spero solo che Emma e August abbiano modo, più in là ovviamente, di riprendere certi discorsi lasciati in sospeso.
Con il nome di Neal impresso nelle loro menti e nei loro cuori, implicitamente.
Se siete arrivati fino a qui, vuol dire che la storia non è tanto orripilante. E ringrazio sia chi lascerà un piccolo commento, sia chi leggerà silenziosamente.


A presto.


Angels4ever
  
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