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Autore: lastnight_    01/09/2015    0 recensioni
Airbagging,ovvero rischiare la vita lanciandosi a folle velocità contro un muro con potenti auto rubate per fare esplodere l'airbag. E' questo il passatempo preferito di una banda di giovani capeggiata da un delinquente totalmente privo di scrupoli che si circonda di sinistri personaggi.Della banda fanno parte Alex, uno studente tutto muscoli e poco cervello, e una biondina tormentata dai dubbi,Biene,la sua ragazza. Ma ancora per poco..C'è il cadavere di un membro della banda che ha osato troppo,c'è un giornalista che indaga su questa morte misteriosa, c'è un ragazzo coraggioso e innamorato..In una fan fiction mozzafiato,la storia sconvolgente di ragazzi a cui la morte,malauguratamente,non fa paura.
ATTENZIONE TEMPO FA HO PUBBLICATO QUESTA STORIA, SULL'ACCOUNT DELLA MIA AMICA WHENTHEDAY,http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2564163&i=1, PURTROPPO LE SUE STORIE SONO STATE PLAGIATE..E IL SUO ACCOUNT QUINDI BLOCCATO, E DATO CHE QUESTO SCRITTO E' MIO E MI SAREBBE DISPIACIUTO ABBANDONARLO HO DECISO DI INIZIARE A SCRIVERLO QUI.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter One.

 
Airbagging
come prova di coraggio! 

Adrenalina a ogni costo:pur di procurarsela,certa gioventù sembra disposta a correre qualsiasi rischio.
Dopo il carhopping,vale a dire le corse sui tetti d delle macchine in sosta e il subway-surfing,ecco che dagli Stati Uniti D'America arriva anche in Europa la moda dell'airbagging: costose automobili rubate vengono guidate a folle velocità contro un ostacolo.
L'effetto?L'instantaneo gonfiarsi dell'airbag a causa dell'urto violento.
Intervistato sull'argomento,il sedicenne liceale che si fa chiamare «Wolfgang» dice: «Lo faccio per la pazzesca carica di adrenalina che ti procura.Star seduto ùin una macchina che non ti appartiene e che comunque nessun altro guiderà più dopo di te, è assolutamente il massimo dell'eccitante». Con i suoi compagni, Wolfgang ha preso subito gusto all'airbagging.
«Uno di noi»racconta,«ha avuto un incidente con la macchina del padre e quando l'airbag si è gonfiato be', in qualche modo lo ha trovato divertente».Lui e i suoi amici avrebbero già sfasciato cosi alcune automobili. Una volta si sarebbe scagliato contro la base di un traliccio dell'alta tensione. «Di solito però,»precisa «andiamo a sbattere contro un albero o un muro».






La luce arancione dei lampioni illuminava fiocamente l'area abbandonata della fabbrica. Biene si guardò inquieta attorno: il piazzale sul quale si trovava un gruppetto di giovani era gigantesco. A mala pena si intravedevano nell'ombra gli edifici sullo sfondo:capannoni abbandonati e il forno, con l'alta ciminiera che si stagliava come una torre minacciosa contro il cielo notturno. Biene era contenta che Alex le avesse cinto le spalle con il braccio, stringendola a sè. Rabbrividì,e non solo perchè la notte ottobrina fosse già decisamente fredda. Aveva paura, paura di ciò che stava per accadere,ma non osava dire nulla. Alex perdeva cosi facilmente le staffe quando tentava di contraddirlo,sopratutto quando di trattava di quel suo folle ''hobby''.Come se si potesse definire hobby ridurre le automobili altrui a un ammasso di rottami rischiando per di più la pelle! Alex ne era pazzo,anzi, per lui era proprio come una droga: se un fine settimana passava senza uno schianto, la settimana seguente era insopportabile. Biene si passò la mano aperta tra i folti capelli dorati che le incorniciavano il volto scendendo morbidamente ondulati fin sotto le spalle, lasciandole libera la fronte. Era una bella ragazza, con occhi nocciola che contrastavano piacevolmente con i capelli biondi, un nasetto sbarazzino all'insù e labbra carnose che il rossetto sgargiante rendeva ancora più sensuali. Sapeva bene che la maggior parte di quanti le stavano intorno invidiavano Alex perchè stava con lei. Persino Harry Priebecke, il fratello più giovane del capo della banda, le aveva messo gli occhi adosso. Rabbrividendo,Biene si strinse ancor più nella sua giacca di pelle rossa. Bastava che quel tipo la guardasse per farle venire la pelle d'oca. Aveva occhi che sembravano schegge di vetro e, quando il suo sguardo si posava su di lei,era come se quelle schegge la trafiggesssero dolorosamente. Ancora una volta Biene rimpianse di non essere rimasta a casa sotto le coperte, invece che a gelarsi i piedi alle undici di sera in quella nebbiosa oscurità solo per compiacere Alex.Dall'altra parte era pazza di quel ragazzo proprio come Alex era pazzo di quel suo folle hobby distruttivo. Non riusciva a fare a meno di lui. Era il tipo più bello che avesse mai incontrato, tale e quale David Hsselhof,anzi, molto meglio:rispetto ad ALex Pabst, anche quel bellissimo attore poteva tranquillamente andarsi a nascondere. Alto,abbronzato,con una folta chioma di riccioli scuri e un sorriso luminoso come il sole, tutte le ragazze del ginnasio gli spasimavano dietro,ma solo Biene aveva avuto la fortuna di conquistarlo. L'anno precedente era finito nella sua classe dopo una bocciatura. La scuola non era proprio il suo forte;tanto,voleva diventare pilota da corsa e per quello non c'era alcun bisogno di buoni voti al ginnasio. Biene si strinse a lui.
«Oggi non guiderai,vero?»gli domandò supplichevole. Si sentiva venir meno dalla paura ogni volta che Alex saliva su una di quelle auto che la banda di Mischa rubava in giro per la città.
Alex la guardò infastidito:«Certo che guiderò. Cosa credi,che mi diverta a starmene qui a ciondolare?Lo spettacolo non mi interessa affatto se non posso guidare»
«Hai già bevuto molto,»
lo ammonì Biene,accennando con lo sguardo alla lattina di birra che teneva in mano. «Insomm,smettila di fare la mammina apprensiva.Lo sai che non lo sopporto!»ringhiò Alex. Biene sospirò impercettibilmente.Erano sempre momenti terribili per lei,quando lui pigiava sull'acceleratore di una di quelle grosse automobili fino a far rombare il motore come quello di un aeroplano, per poi scagliarsi a tutta velocità contro il muro di uno dei vecchi edifici della fabbrica. Non riusciva proprio ad abituarsi al rumore assordante che faceva un motore su di giri, a quello stridere e cigolare di lamiere che si accartocciavano nell'urto violentissimo contro i mattoni,al fracasso dello schianto.Per Alex invece tutto questo era più eccitante che fumare crack. Quando strisciava fuori da una carcassa contorta dopo un urto, sembrava proprio reduce da un «superviaggio»con le pupille innaturalmente dilatate e brillanti,era così eccitato che poi, tornando a casa, fermava il suo scooter al primo parco e lì stentava a saziarsi di lei. Alex sapeva bene che a ogni schianto notturno Biene quasi sveniva di paura, ma la cosa non lo interessava più di tanto. Se lei non se la sentiva di condividere i suoi hobby,lui si sarebbe semplicemente cercato un'altra ragazza. E di certo non avrebbe fatto fatica a trovarne una,visto che le ragazze facevano la fila per lui. E lei sarebbe stata in grado di trovare qualcuno meglio di Alex? Sentendo arrivare una macchina,Biene alzò lo sguardo. Un'automobile avanzò a passo d'uomo nep piazzale:era una Volvo di un lilla civettuolo, il genere di auto che poteva piacere a un ricco gay. Biene si sporse in avanti per vedere chi fosse al volante e il suo sguardo di posò su un volto ssmunto disordinatamente incorniciato da ciocche di capelli neri bagnati di sudore. Era Harry! Come le sarebbe piaciuto che quella sera si rompesse il collo. Non fece in tempo a formulare quel penisero cattivo che se ne pentì:neppure ad Harry riusciva ad augurare sul serio una disgrazia,nonostante non lo potesse soffrire, bruttto e stupido com'era e soprattutto avido di qualsiasi cosa fosse femmina. Harry la vide e si sporse dal finestrino per salutarla agitando la lattina di birra che teneva in mano.La luce arancione dei lampioni falsava completamente il colore rosso della sua tuta.Harry portava semore tute rosse.Erano per lui una specie di uniforme, il simbolo di quell'unica cosa di cui veramente s'intendesse. In tutto ciò che riguardava le automobili era infatti assolutamente geniale.ma per il resto sarebbe stato da internare in una clinica psichiatrica,se suo gratello Mischa non si fosse preso cura di lui.
«Ehi Biene»le gridò Harry «vuoi venire in macchina con me?» Quando sollevò la testa,la brutta cicatrice rossa seghetta che si era procurato in uno schianto sfortunato luccicò sulla guancia. Si liscò indietrà i capelli disordinati sogghignando con le labbra umide di schiuma di birra. «Ti prometto che ti terrà stretta,quando andiamo a sbattere.»
«No,grazie,»
gli gridò Biene,e si strinse ancor più ad Alex.Anche se era un idiota, Harry era pur sempre il fratello di Mischa Priebecke e questo gli garantiva una posizione privilegiata all'interno della banda. Se voleva a tutti i costi qualcosa, suo fratello trovava il modo di procurargliela. Biene sperava ardentemente che non si mettesse mai in testa di volere lei. Harry rise rumorosamente,tirò di nuovamente dentro la testa e mise la macchina in posizione di partenza.Non aveva la patente -quando si erano accorti che gli mancava una rotella, quelli della scuola guida non lo avevano voluto accettare- ma guidava come un pilota di Formula 1. In tutta la sua vita, sesso a parte, non si era mai interessato di altro che di automobili e trascorreva l'intera giornata con le mani frai i motori, e si che non aveva neppure un diploma da meccanico,perchè per il corso professionale non si era dimostrato sufficientemente sveglio.Si sistemò sul sedile e portò su di giri il motore. La Volvo ruggì. Misha diede il segnale di partenza e,con l'acceleratore a tavoletta e gli pneumatici fumanti,Harry partì a tutta velocità verso la parete di mattoni del capannone.Biene trattenne il fiato. Il muso massiccio della Volvo si schiantò sui mattoni con un rumore assordante. Si sentì stridere la lamiera, una nuovola di polvere di mattoni si sollevò mentre un odore caldo si diffuse nell'aria. Il motore si spense. Biene vide con sollievo che il grosso airbag si era gonfiato,aveva sentito dire,infatti, che gli airbag non sono sicuri al cento per cento.Bunque Harry aveva avuto nuovamente fortuna,come sempre, se si esclude quella volta in cui per un pelo l'urto non lo aveva sfigurato. Uscì carponi dall'auto, si tirò su e battè le mani gridando dall'eccitazione.Con gli occhi chiusi continuò poi a barcollare per il piazzale come un ubriaco.
Dopo ogni schianto,Harry perdeva completamente la tramontana. A Biene era già successo vederlo buttarsi a terra,rotolandosi e rotolando come un ossesso.
Rimase a guardare un paio di ragazzi che spostavano la carcassa della Volvo. In quest'area abbandonata potevano permettersi di lasciare lì; i rottami,dal momento che non veniva mai nessuno. La fabbrica non era utilizzata da anni e siccome non c'era più nulla da rubare, non passsava neppure una ronda notturna. Inoltre non c'erano vicini che il rumore potesse mettere in allarme. Così la polizia non riusciva mai a scoprire che fine facevano quelle auto che sparivano da ogni parte della città.
Di nuovo si sentì il rumore di un motore. Una magnifica Mercedes 250 SL blu avanzò sul piazzale.Alex fece un balzo quando la vide:«Misha!»gridò«Quella la devi lasciare a me. Stavolta rado il muro al suolo».
Misha,che se ne stava con le mani sprofondate nelle tasche del suo lungo mantello di pelle nera,sogghignò.«Provaci» disse con fare magnamino.
Alex oramai si era completamente dimenticato di Biene.Senza badare al suo grido soffocato,si mise a correre verso la macchina. Spalancata la portiera,spinse da parte il giovane che aveva guidato fin lì e si sedette al posto di guida.Gli abbaglianti si accesero disegnando due cerchi luminosi sulla parete di mattoni su cui l'auto di Harry aveva già lasciato una vistosa ammaccatura. Biene premette entrambi i pugni contro la bocca.Dio mio,fa che non gli succeda niente! implorò silenziosamente. Intanto il motore ruggì e la grossa automobile si lanciò contro il muro, shiantandovisi. Questa volta crollarono mattoni interni e si sollevò un intera nuvola di polvere che luccicò alla luce dei lampioni. Alex uscì trionfante dalla carcassa.
Biene gli si precipitò incontro: «Alex,non ti sei fatto niente?»
«Certo che no»Non aveva tempo per lei ora;si girò verso un giovane biondo con i capelli a spazzola che portava calzoni militari e una giacca da aviatore. «Che ne dici,Kai?Tu non c'è la faresti!»
«Eccome se ce la faccio!»Kai Greder,che come loro frequentava la seconda superiore,era il rivale diretto di Alex.Era così eccitato che saltellava da un piede all'altro:non stava nella pelle dalla voglia di provare anche lui. E' come una malattia contagiosa,pensò Biene. Appena provava uno,volevano provare anche gli altri e non mollavano finchè non erano andati tutti a sbattere contro quel muro. 
Kai corse da Misha,che se ne stava lì rilassato a osservare lo spettacolo. «Tocca a me ora, vero?»si mise a supplicare come un bambino che vuole a tutti i costi salire sulla giostra.
«Fà pure»acconsentì generoso il capo.
Biene gli lanciò una timida occhiata. Con i suoi venticinque anni,Mischa era un bel pò più vecchio di tutti loro e ufficialmente viveva del commercio di auto usate e di un officina meccanica che aveva ereditato dai suoi genitori.Ufficiosamente si diceva però che gli affari migliori li facesse con la rivernicicatura di macchine rubate. Come suo fratello Harry,che aveva ventun anni,era alto e slanciato, aveva lisci capelli neri che coprivano la nuca e occhi scuri e luminosi in un volto spigoloso; a differenza di Harry,però, era davvero bello e in gamba quanto basta per provvedere anche al fratello. 
Quasi tutte le ragazze della banda erano segretamente innamorate di lui.Ma Misha era già in buone mani.Dina,la sua ragazza,che ora gli era accanto in un attillato abito rosso e nero,avrebbe cavato gli occhi a chiunque di loro avesse osato avvicinarsi troppo. Dina era piccola e minuta, con un paio di innocenti occhi a mandarla in un visetto a forma di cuore,ma Biene sapeva che era un osso duro,agressiva come un nido di vespe e pronta a sfoderare le sue unghi 
laccate di rosso scuro.
Biene si accorse che stava tremando di freddo. Non aveva più voglia di starsene per chissà quanto altro tempo tra quelle rovine per poi lasciare che Alex sfogasse la sua eccitazione  su di lei in qualche prato umido di rugiada.Si,lei lo amava, e sapeva anche che a lui piaceva molto fare sesso,ma possivile che non riuscisse mai ad aspettare di trovare una camera calda e un letto?
Erano tutti così gli uomini? Oppure Alex aveva capito che lei in tutti i casi non avrebbe mai osato dirgli di no per paura di perderlo?
Con un sospiro si strinse ancora di più nella giacca di pelle rossa, sollevò le spalle e stette a guardare Kai che si preparava alla corsa. Alex era al suo fianco, gli stava dando qualche buon consiglio. 
Biene alzò lo sguardo Silvia le si accostò. Quella ragazza non le piaceva affatto:era una biondina magra, con un viso brufoloso nel quale gli occhi azzurri sembravano macchie di colore:una che provava gusto nel dire cose spiacevoli.Con un sorrisetto antipatico osservò: «Harry ti ha proprio messo gli occhi addosso».
«Stupidaggini»mormorò Biene,con il cuore in gola. Silvia, che aveva avuto anche lei la sfortuna di piacere ad Harry, sogghignò ambiguamente. «L'unica cosa buona di Harry è che si sbriga in fretta..quanto meno non se ne sta li a tormentarti per ore. Perciò vedrai che sopravvivi»
«Lasciami in pace»sibilò Biene. Silvia si mise a ridere,alzò le spalle e se ne andò ancheggiando.









 

*Biene* *Q*




*Alex* *Q*




*Harry* *Q*




*Mischa*



*Dina* *Q*



*Silvia* *Q*



*Kai* *Q*

 




meow❤️
 Ok, adesso vi dico come stanno le cose; oggi mi era venuto la bella idea di ideare una fan fiction, avevo questa idea per la testa e mi sarei picchiata se mi fosse sfuggita via, perciò eccomi qua.
Non picchiatemi se non vi piace, cercherò di fare del mio meglio ve lo prometto.
Un abbraccio,lastnight_
❤️



AH UN ULTIMA COSA,COME HO GIA DETTO NELL'INTRODUZIONE DELLA STORIA, 
TEMPO FA HO PUBBLICATO QUESTA STORIA, SUL PROFILO 
DI UNA MIA AMICA CHE E' STATO PERO' PLAGIATO. 
E DAL MOMENTO CHE CI TENEVO A CONTINUARLA 
LA CONTINUERO' QUI.

                                                                                            

 
   
 
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