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Autore: teresartist    01/09/2015    1 recensioni
I principi e i servi non sono mai stati amici, ma Kurt e Blaine sono diversi.
Due bambini nati in un castello con due destini segnati e collegati in qualche modo.
Due amici inseparabili uniti per la vita da un amore destinato ad essere indissolubile.
"Kurt si lasciò sopraffare dagli occhi color miele di Blaine e Blaine a sua volta accettò di affondare negli occhi azzurri di Kurt"
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's just a drop in the ocean
A change in the weather
I was praying that you and me might end up together
It's like wishing for rain as I stand in the desert
But I'm holding you closer than most 'cause you are my...
Heaven doesn't seem far away anymore
No, no heaven doesn't seem far away


Da quella notte che avevano passato assieme Kurt e Blaine cominciarono a vedersi sempre più spesso, a volte uscivano dal castello e dormivano fuori, in qualche prato o sotto qualche albero, Kurt piano piano imparò a non preoccuparsi più; vicino a Blaine non aveva paura, si sentiva al sicuro quando vedeva il suo sorriso, incrociava il suo sguardo o gli prendeva la mano. Capitò qualche volta che dopo tanti discorsi Blaine fosse il primo ad addormentarsi sulla spalla di Kurt e così era Kurt a prendergli il capo tra le mani e a posarlo sul suo stesso grembo dandogli la buona notte con un impercettibile bacio sulla fronte.
Gli anni passarono così: con un principe e un servo in un castello ignaro. Kurt faceva di tutto per passare davanti alle stalle e salutare Blaine, a volte anche solo con uno sguardo e Blaine guadagnò la possibilità di preparare i cavalli della famiglia reale e così aveva modo di servire Kurt, guardandolo, sorridendogli. Kurt riuscì a richiedere che Blaine lo accompagnasse quando usciva dal castello, non parlavano in questi casi, Blaine era l’ultimo della fila ma sapere che Kurt l’aveva scelto era una sensazione meravigliosa.
Nessuno sospettava quest’amicizia clandestina, fortissima, forse troppo forte per chiamarsi soltanto amicizia.

I due giovani crebbero, Blaine diventò forte e bello come il sole, i suoi occhi color miele si caricarono ancora di più di dolcezza, le sue labbra divennero rosse come le rose del giardino, la sua voce si fece più calda e avvolgente; Kurt divenne alto, snello, gli occhi color del cielo assunsero le sfumature del mare in tempesta, era elegante, gentile, si muoveva con armonia e dolcezza, non smise di sentirsi una rondine, con quel bisogno di volare, di libertà.
Anno dopo anno si avvicinarono sempre di più, all’età di vent’anni si vedevano praticamente ogni giorno, con il sole, con la pioggia, con le stelle, con la luna e stavano ore e ore a parlare, seduti su un muro, su uno steccato, mentre Blaine lavorava nelle stalle, in città tra il profumo dei panettieri e il rumore delle osterie.
Ripresero a giocare come facevano da bambini, rincorrendosi nei prati o cantando canzoni inventando le parole; senza accorgersene divennero inseparabili, in una larga piazza durante le feste del castello i loro occhi si cercavano sempre e quando si trovavano si sentivano a casa.

Una giorno Kurt venne chiamato da suo padre, i due non parlavano spesso faccia a faccia, il sovrano era un brav’uomo, aiutava il suo popolo ed era un buon padre per Kurt, voleva sempre il meglio per lui. Parlarono a lungo e quando Kurt uscì da quella stanza si sentì stranamente vuoto, triste. Era un pomeriggio scuro, nebbioso, in un autunno freddo, Kurt sentì un’urgenza, aveva bisogno di Blaine, di parlargli, di guardare i suoi occhi color miele, uscì dal castello e andò a cercarlo, sapeva che l’avrebbe trovato alle stalle, a lavorare, come ogni giorno.
Fu una sorpresa per tutti vedere il principe aggirarsi senza guardie e senza paggetti, camminava a grandi falcate e entrò nella stalla senza timore, vide Blaine intento ad accarezzare il cavallo gli apparteneva, si avvicinò in fretta senza dire nulla e lo afferrò per un braccio, la pelle secca e dura dell’amico le fece sentire al sicuro ma era ancora triste e vedendolo forse ancora di più.
“K – Kurt?” chiese Blaine confuso a bassa voce, non ottenne risposta, Kurt lo trascinò fuori dalle stalle senza dire nulla, camminava sempre più velocemente e sentiva gli occhi bruciare senza capire perché, non potevano essere lacrime, eppure era triste e vuoto e non aveva il coraggio di voltarsi a guardare Blaine. Dal cielo cominciarono a cadere grossi goccioloni, Kurt non si fermò, Blaine non fece domande anche se non capiva assolutamente cosa stesse succedendo, sentiva la mano di Kurt stringergli con forza l’avambraccio, come se si stesse aggrappando a lui per non cadere e spezzarsi in mille pezzi. Raggiunsero lo steccato che superavano per uscire la sera e Kurt lo superò senza lasciare il braccio di Blaine, Blaine non capiva, cosa stava succedendo? Perché Kurt stava uscendo sotto la pioggia e quel freddo terribile?
“Kurt fermati per favore” disse Blaine che doveva quasi correre per stare dietro ai passi delle lunghe gambe di Kurt.
Kurt si fermò e lasciò andare il suo braccio strizzando gli occhi, perché gli veniva da piangere?
“Cosa c’è che non va?” chiese Blaine mettendosi di fronte a lui, la pioggia non smetteva di cadere, i riccioli di Blaine gli si attaccavano alla fronte e i preziosi abiti di Kurt erano sempre più bagnati.
Kurt tenne la testa bassa e fece un respiro “Devo dirti una cosa Blaine” prese fiato ancora e alzò la testa, doveva essere forte, era da stupidi essere triste, non c’era nulla di triste in tutto quello, o forse sì, se c’era Kurt non sapeva ancora cosa fosse.
“Dimmi” insistette Blaine guardandolo con gli occhi più dolci e parlandogli con la voce più calma, sembrava quell’attimo di calma, quell’assenza di vento prima della tempesta.
Kurt lo guardò negli occhi, cercando qualcosa, un appiglio, una soluzione a quello stato d’animo terribile, strinse i pugni fino a che le unghie nei palmi non gli fecero quasi male.
“Ho parlato con mio padre, ha detto che ho vent’anni ormai ed è tempo ormai di crescere, presto sarò un re anche se non voglio e – prese l’ultimo respiro – mi sposo Blaine”
E fu tempesta.
Blaine sentì gli occhi caricarsi di lacrime e non seppe la ragione, si sentì annegare, annaspare, tra il vento e le onde delle sue emozioni, era troppo, non era vero, restò fermo, solo per un attimo e poi decise di reagire, Kurt era suo e si sentì come se tutto, quella tempesta glielo stesse portando via. Non pensò, era inutile, guardò Kurt e si sentì sopraffatto, gli prese il volto tra le mani e lo tirò a sé e lo baciò, lo baciò nella tempesta, lo baciò con forza, lo baciò per salvarsi, per respirare, lo baciò per la prima volta come se fosse stata l’ultima, lo baciò e lo sentì suo.
Kurt assaporò le labbra di Blaine e le sentì calde, profumate, morbide, in contrasto a quelle mani ruvide e possenti che gli stringevano la nuca. Mise le mani sui fianchi di Blaine e li strinse, si attaccò, come si era attaccato al suo braccio per non cadere.
Le loro labbra non si staccarono, non presero fiato, non ne avevano bisogno, il fiato erano loro, erano aria l’uno per l’altro.
Blaine sentì le dita di Kurt stringergli la pelle, lasciare un segno, era quello che voleva, essere segnato, essere marchiato come suo, apparteneva a quel ragazzo principe e anche Kurt capì il perché della sua tristezza, si sentiva strappato via, via dall’unico appiglio che aveva, senza Blaine sarebbe caduto, precipitato, si sarebbe distrutto e quelle labbra, quel bacio lo stava tenendo insieme e non volle lasciarlo andare, non voleva distruggersi.
Blaine staccò le sue labbra arrossate da quelle di Kurt con uno schiocco ma non lo lasciò andare, continuarono a stringersi forte, Blaine non prese fiato, trattene il respiro appoggiando la sua fronte a quella di Kurt.
“Ti amo da morire Kurt” disse con il filo di voce che il fiato rimasto gli permetteva.
Ed era vero, sarebbe morto per Kurt, sarebbe morto per quell’amore.
Si morse le labbra che sapevano ancora del suo amore e sentì le lacrime rigargli il volto.
Kurt allentò un poco la presa e accarezzò la schiena, non c’era gentilezza in quel gesto, non c’era dolcezza, c’era il bisogno, solo quello.
Stettero zitti, così, fronte contro fronte, si udì un tuono lontano, la notte era già calata.
“Dormi con me stanotte” sussurrò Kurt stringendo Blaine più forte.
E Blaine lo fece.

Camminarono nella pioggia rimanendo aggrappati all’unica salvezza che avevano trovato, nel buio entrano al castello, fino alla stanza di Kurt che fu chiusa a chiave da lui stesso, non voleva nessuno, nessuno tranne Blaine.
Quando la porta fu chiusa Kurt crollò, si appoggiò a Blaine e lo stinse con forza, affondò il viso nei suoi riccioli umidi e inspirò forte, nulla era più prezioso, in quella stanza sfarzosa, nulla era più prezioso del loro contatto. Blaine assecondò l’abbraccio e strinse i vestiti bagnati del suo principe, sentì il suo profumo tutto attorno nella stanza, sentì la sua pelle chiara e morbida sfiorare la sua.
“Non voglio Kurt” sussurrò Blaine, non voleva, era un pensiero egoista ma Kurt era suo e non poteva accettare che appartenesse a qualcuno che non fosse lui, lo voleva stringere così, per sempre.
“Neanche io” fu la risposta sommessa di Kurt e non voleva, non voleva abbandonarlo, non voleva andare in pezzi, non voleva farlo andare in pezzi.
Quando sciolsero quell’abbraccio Kurt prese la mano di Blaine, tremava, tremava per la prima volta nella mano della sua persona, si guardarono negli occhi e non sorrisero, non sorrisero per la prima volta guardandosi; Kurt tirò Blaine verso il suo letto, un grande letto a baldacchino, Blaine non aveva mai toccato un oggetto più prezioso, era intarsiato e coperto di sete pregiate.
Kurt invitò Blaine a sedersi e lui si sedette, con cautela, quasi con paura, il principe lo spinse un po’ indietro, senza parole guardandolo soltanto.
Dalla grande vetrata della stanza entrarono i primi raggi della luna.
Kurt si sedette accanto a Blaine e lo convinse a sdraiarsi su un fianco, si guardavano, sdraiati, senza lasciarsi le mani; un ricciolo scendeva proprio in mezzo alla fronte di Blaine e Kurt con una mano leggera glielo spostò e finalmente sorrise, Blaine sorrise a sua volta guardandolo.
Com’è bello pensò Kurt e si avvicinò al suo viso, si perse nei suoi occhi color miele, e assaggiò ancora le sue labbra dolci, lentamente, lasciando che le lingue giocassero un poco l’una con l’alta, prendendosi e lasciandosi, assaggiandosi con cura.
Kurt decise di concludere il bacio perché aveva qualcosa da dire, qualcosa di importante.
“Ti amo anche io Blaine” gli disse con un sorriso tirato, con un nodo alla gola “E odio non essermene accorto prima, ti ho sempre amato, dal primo istante, da quando da bambino sorridevo vedendoti”
La risposta non si fece aspettare e fu accompagnata da una dolce carezza sulla guancia “Ho amato tutto di te per tutta la mia vita, ho amato e amo ora vederti sorridere, ho amato e amo i tuoi occhi azzurri come il cielo e profondi come il mare, ho amato e amo il tuo modo di essere, ho amato e amo te da tutta la vita e non smetterò perché non so fare altro”
Una lacrima scese sul volto di Kurt, non si era mai sentito così “Sei un poeta Blaine” gli disse carezzandogli la mano con le dita che la stringevano
“I poeti scrivono, io non so scrivere” rispose Blaine abbassando lo sguardo
“Al mio poeta non serve scrivere” disse Kurt e volle baciarlo ancora e lo fece perché in quel momento, in quella notte tra la pioggia e la luna non c’era nulla che li separasse.
E per tutta la notte nulla li separò, ci furono altre parole e altri baci e poi Blaine si tolse gli abiti rovinati che portava tutto l’anno anche nel freddo di quella notte, scaldata dal corpo del suo amore e Kurt si tolse i suoi vestiti sfarzosi e rimasero lì un poco a guardare l’uno il corpo dell’altro cercando di memorizzare ogni parte, ogni curva e ogni angolo e amarono tutto ciò che videro.
Kurt si lasciò sopraffare dagli occhi color miele di Blaine e Blaine a sua volta accettò di affondare negli occhi azzurri di Kurt perché sapeva che lui sarebbe stato lì a sorreggerlo, non lo avrebbe lasciato cadere e infatti Kurt non lo fece, lo sorresse, lo tenne con se, perché sicuro che l’altro non avrebbe lasciato la presa.
Si amarono, come solo gli uomini sanno, si amarono con gli occhi, con le parole, con le labbra e con i corpi.
Kurt non fu triste e Blaine non fu confuso, furono felici e furono sicuri l’uno dell’altro, l’uno con l’altro.
Entrambi vollero essere sicuri di lasciare segni indelebili sul corpo e nella memoria dell’altro e fu bellissimo anche il dolore perché i baci e le parole lo curarono e fu bellissimo anche cercare di trattenersi perché fecero tutto insieme.
E quando i loro corpi stanchi ricaddero vicini non furono stanchi abbastanza non per dirsi ancora ti amo, lo dissero innumerevoli volte e vollero rifare tutto daccapo, si baciarono ancora, si parlarono ancora, si unirono ancora e non ne furono mai stanchi.
Quando la pioggia smise di cadere e il sole fece capolino dalle montagne si erano appena addormentati, legati da un abbraccio indissolubile, con parole dolci sussurrate, con le labbra rosse e sorridenti e i corpi nudi, stanchi ma completi come due pezzi dello stesso cielo.


Buon martedì e buon primo settembre bellissime persone <3
Spero che vi sia piaciuto leggere questo capitolo almeno un millesimo di quanto a me è piaciuto scriverlo.
Ho scelto la canzone A Drop In the Ocean di Ron Pope per due motivi: 1 è una canzone bellissima; 2 la stavo ascoltando mentre scrivevo e mi ha ispirata molto.
Aspetto con ansia il prossimo martedì per aggiornare.
Un abbraccio <3
T.
  
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