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Autore: Shirokuro    01/09/2015    0 recensioni
{ ami centric | one-shot di 910 parole circa | introspettivo }
Osservò la stanza, abituando la vista, giocando coi colori. Poi fissò un punto davanti a sé. Sfiorò il nulla con le dita, accarezzò la rabbia e dimenticò di ragionare. Si sentiva troppo leggerla per farlo, per fermare quella sua azione che si prolungò per un tempo indefinibile, che non realizzava, che faceva e basta, ancora, ancora, ancora.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ami Kawashima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immensità tra le nuvole piene di pioggia nera e domani ti racconterò come è andata
   Dalla bocca di Ami Kawashima di rado uscivano parole che fossero vere e se lo erano, altrettanto raramente erano gentili. Forse era solo la sua abitudine a mentire, a dire sempre cose belle – contornate di smancerie e stomachevole gentilezza –, che la obbligava ad approfittare dei momenti di sfogo per dire tutte le cose brutte che le passavano per la mente; come biasimarla, d’altronde? Si impregnava di negatività, assorbiva tutte le cose che odiava e le lasciava giacere in fondo alla sua anima per ore, per giorni, per settimane, mesi, anni, per sempre, una breve eternità che fluiva dalle sue labbra dolci ogni volta che davanti a sé non c’erano persone che l’avrebbero giudicata, delle quali si fidava, che odiava, disprezzava, amava, cercava, allontanava! Ogni goccia che si condensava nella nuvola che era il suo cuore, che riempiva pian piano il suo essere, che la struggeva, pioveva davanti a quelle persone, lasciandola senza linfa per la sera che seguiva, che non avrebbe passato a ridere di se stessa, ma a dormire, tra le lenzuola profumate di polmoni i quali, tesi, respiravano lentamente e profondamente, liberando gli ultimi rimastugli della rabbia. Si sentiva così con tutti, con il suo amato Riuji, con la Tigre Palmare, con il suo amico d’infanzia Yusaku, con Midori. Quella tenera morsa che la avvolgeva poteva essere amore. Forse li amava tutti e quattro.
   Abbandonata al suo cucino rosa, mentre i capelli scuri la strozzavano e costringevano a muovere la mano adagiata sul materasso per liberarle il collo, sentiva il cuore in petto scoppiarle – quelle certe sere. Batteva all’impazzata, come su una giostra fuori controllo, la voglia di urlare saliva, mentre espirava lentamente nel buio che la avvolgeva. Ami amava davvero tutti e quattro i suoi compagni d’avventura – non era solo Ryuji che la straniva a quel modo. Si mise a sedere sul bordo del letto, facendo leva sulle braccia, sentendo finalmente il fresco del pavimento sulle piante dei piedi. Delicata come una ninfea, mentre i respiri si facevano più profondi. Non aveva sonno, quella notte d’estate. Aveva solo caldo ed il suo classico dolore al petto. Osservò la stanza, abituando la vista, giocando coi colori. Poi fissò un punto davanti a sé. Sfiorò il nulla con le dita, accarezzò la rabbia e dimenticò di ragionare. Si sentiva troppo leggerla per farlo, per fermare quella sua azione che si prolungò per un tempo indefinibile, che non realizzava, che faceva e basta, ancora, ancora, ancora. Ad Ami Kawashima era sempre piaciuta la notte, quel momento in cui era tutto passato, quel momento che domani si ricomincia da zero, che era anche il punto d’incontro tra il giorno corrente ed il giorno successivo, dove aveva ancora tempo di rimediare – con una chiamata, un messaggio, una sorpresa – ad ogni guaio combinato durante l’odioso fotoperiodo, dove poteva dimenticare di tutto e dormire. La notte era un po’ l’asso nella manica di Ami.
  Chiuse gli occhi, ritirò la mano protesa e con l’altra afferrò il cuscino, lo abbracciò e si lasciò sul letto scricchiolante, sperando di non disturbare nessuno – e chi avrebbe dovuto disturbare? Affondò il viso nell’oggetto e con stupore avvertì il forte profumo che si era tolta poco prima con la doccia. Era pungente, quasi accecante nel suo non poter essere avvertito ad occhio, le faceva venire il mal di testa e si domandava se le persone attorno a lei avessero mai provato fastidio nel starle vicino a causa di quella sua fissa nel profumarsi con fraganze tanto dolorose. Eh, certo che sì, che cosa le passava per la testa, a malapena lo sopportava lei. Anche se durante la giornata soffocante non ci faceva caso, a mente fredda dettagli come quelli venivano fuori più evidentemente e si pentiva un po’ di aver torturato le persone attorno a lei. Be’, è anche colpa loro che vogliono starmi vicine! si giustificò immediatamente da sola. Già, lei non aveva colpa. Ah, come era bello sfogarsi per cose così stupide!
   Come con Taiga. Con Taiga lasciava la sua rabbia correrle attraverso, fino a consumarsi, correndo, correndo. E trovava bellissimo come, rispondendole con furia, anche la Tigre Palmare mostrasse lo stesso. Arricciò un sorriso nella federa, rotolando su un fianco. Ami amava Taiga.
   Come con Minori. Minori era sempre per le sue, un passo avanti a tutti ed allo stesso tempo, l’amica che se il marciapiede è troppo stretto si lascia superare. Litigare con lei era la cosa più rilassante del mondo – stesse argomentazioni, stessi sentimenti ogni volta, stesse azioni e stesse urla –; spezzava il suo infinito ciclo di avventure sempre diverse, dandole finalmente la tranquillità che necessitava di respirare. Ami amava Minori.
   Come con Yusaku. Era stato il primo con cui avesse mai provato quella sensazione. Con la testa sempre tra le nuvole, ma quando metteva i piedi per terra non lo fermava più nessuno, soprattutto se si trattava della personalità della blu. Era come se qualcuno gli tirasse una secchiata di acqua fredda ogni volta, che la rinfrescava e costringeva a capire. Ami amava Yusaku.
   Come con Ryuji. Ryuji era semplicemente la persona che dopo secchiate, schiaffi e rabbia veniva e la liberava dai residui, era il ragazzo che la consolava e che la spronava. Dandole magari anche dell’idiota – intanto, non era nemmeno una bugia. Ami amava Ryuji.
   Si stiracchiò, lasciando da solo il cuscino. Era tarda notte ed iniziava ad avere sonno. Che noia, quella bellissima sensazione che provava dopo aver litigato con tutti e quattro in un solo pomeriggio. Che noia.
   «Amo tutti».



 
Soundtrack(s); Vivendo adesso (Francesco Renga), Speed of Sound (Coldplay), Shimbalaiè (Maria Gadù). Se amo Ami? Ami è tutto, signori! Ami Kawashima è una delle prime grandi crush che abbia mai avuto, dato che Toradora! è stato uno dei primi anime che ho guardato per intero. Cioè, no, in realtà, dal secondo episodio in poi {poi rewatches a go go}. Quindi sono felicissima di aver finalmente scritto qualcosa su di lei! Non mi soddisfa proprio al cento percento, ma questa one-shot è abbastanza importante per me perché ho cercato di esprimere un po' quello che prova Ami nei confronti dei suoi amici, ovvero un grande amore che si sprigiona quando è davvero lei stessa. Nella fan fiction, lei è davvero se stessa quando urla, screpita, guarda l'altro dall'alto verso il basso, quando lascia il suo vero carattere uscire a fiumi, andando a sbattere contro il malcapitato di turno; ma ci sono milioni di altri modi in cui Ami ha mostrato quell'amore nei confronti degli altri personaggi.
Il titolo non ha molto a che fare con la storia in sé, rappresenta, come scritto, le nuvole piene della sua rabbia e la seconda parte "domani ti racconterò come è andata" rappresenta il fatto che si svolga di notte. Probabilmente è uno dei titoli più stupidi di sempre.
E bho, onestamente credo sia tutto esplicito, è semplicemente Ami, nessun significato e nessuna interpretazione da dare. Voglio solo dire che l'"Amo tutti" alla fine è scritto per richiamare l'inizio della fan fiction, contrapponendosici.
Ok, grazie di aver letto e forse a mai più, quando tornerò mai su questo fandom d'altronde! Bye.
   
 
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