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Autore: FuckEdison    01/09/2015    1 recensioni
"L'uomo ha smesso di guardare alle stelle ed ha abbassato il capo per coprire i propri sogni di fango."
Nìkola Tesla, Marie Curie, Alan Turing e Albert Einstein in un mondo distopico, crudo e crudele, celato dietro il falso buonismo di un governo che ha fatto della manipolazione la sua arma silenziosa ed efficace.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Crawling to my glass prison
A place where no one knows
My secret lonely world begins
So much safer here
A place where I can go
To forget about my daily sins
Life here in my glass prison
A place I once called home

Dream Theater 
 
«Cosa diamine è il Memento?» Chiese innocentemente Albert con il sedere comodamente piazzato sul sedile posteriore della Model S di Nìkola. Erano atterrati a Colonia, avevano scaricato l'automobile elettrica dal cargo ed erano partiti alla volta di Leverkusen. Tesla era alla guida, la Curie accanto a lui, Albert ed Alan stavano dietro.
«Direi che è quello che stiamo andando a scoprire.» Fu Tesla a rispondere ed Albert lesse nel suo inaspettato tono neutro un singolare tentativo di proporre un armistizio.  
La verde campagna tedesca scorreva placida accanto alla strada ed una serie di villette a schiera iniziava a sbucare in lontananza fra gli alberi. Era un complesso nuovo, esposto al sole morente del tramonto ed i colori vivaci delle facciate davano l'idea di felicità. Un gruppo di ragazzini si passavano una palla da basket per poi lanciarla verso il canestro. Le loro urla divertite s'intrecciavano al cinguettio degli uccelli ed il tutto concorreva a chiudere il bel quadretto di vita quotidiana.
«Che meraviglia...» Einstein sorrise e seguì con gli occhi la parabola di un lancio particolarmente ardito che però finì fuori di poco.
«Non è come sembra.» Turing, seduto accanto ad Albert, era riemerso dai suoi pensieri da finestrino. «Nessuno è più cosciente di ciò che accade nel mondo. La popolazione umana è così assuefatta dai media da preferire credere alle loro stronzate piuttosto che all'oggettiva realtà dei fatti. Sarebbero in grado di vedersi bombardare il giardino e negherebbero comunque l'esistenza di una guerra.» Il perenne sorriso di Alan si increspò: perfino lui, eterno sognatore, stava dolorosamente cozzando contro la realtà.
«Oggi i conflitti non si combattono più con le armi convenzionali, Albert.» Tesla intervenne ed il suo tono placido confermò ad Einstein la volontà dell'altro di sedare gli attriti. Che il serbo si fosse improvvisamente ravveduto?
Marie Curie, accomodata davanti, riservò un sorriso solo per Nìkola.  

Superarono la zona residenziale, si immisero sull'autostrada ed imboccarono la corsia per la zona industriale. Il grattacielo della Bayer svettava sopra ogni cosa, mostrando il logo con l'enorme "B" a chilometri di distanza. Era un edificio di acciaio di almeno una cinquantina di piani, a base triangolare e con finestre specchiate.
La sola vista fece calare il silenzio nella Model S.
Procedettero per alcuni chilometri chiusi nei loro pensieri, cercando la concentrazione giusta per affrontare quel compito per cui non erano mai stati addestrati. Chissà quanto un libro di fisica potesse dirsi utile in casi come quello. Il pensiero comune li conduceva alla spiacevole conclusione che i loro altisonanti titoli accademici valessero veramente poco al cospetto del compito loro assegnato. Erano al punto di non ritorno, sull'orizzonte degli eventi: pochi minuti e non avrebbero più potuto tornare indietro, condannati a cavalcare pericolosamente le circostanze.
L'urlo improvviso di una sirena fece saltare il cuore in gola ai quattro che vennero riportati alla dura realtà dei fatti con crudele violenza. Nìkola diede un'occhiata allo specchietto retrovisore e venne abbagliato dalla luce intermittente di due frenetici lampeggianti.
Deglutì dolorosamente ed accentuò la stretta delle mani attorno allo sterzo. Tenere le redini della paura era un compito arduo persino per lui che si diceva fiero di poter vantare un carattere forgiato da mille sventure.
«Sono gli Inceneritori.» Mormorò preoccupandosi di tenere la corsia più a destra e di procedere a passo moderato. Fece in tempo a scambiare un'occhiata preoccupata con Marie prima che la pattuglia li superasse senza problemi e procedesse oltre a marcia spedita. Fu un sollievo per tutti.
«Dite sospettino qualcosa?» Sussurrò Alan con un nodo alla gola, sporgendosi nell'anfratto fra i due sedili anteriori.
«Impossibile.» L'affermazione di Nìkola mise un punto provvisorio alla strisciante paura che qualcuno potesse sapere di loro e della loro missione.

Si stavano introducendo nella tana del leone e, se il leone fosse stato già allertato, allora non avrebbero avuto scampo.
Chissà se Hawking, attraverso il supporto vitale, aveva percezione tangibile del rischio che stavano correndo.
L'uscita per la zona industriale si fece più prossima, Tesla inserì la freccia e si incolonnò insieme alle altre automobili. L'edificio della Bayer campeggiava su di loro e, man mano che ci si avvicinavano, si poteva notare una sempre maggiore presenza di Inceneritori. Raggiungere la Bayer tutti insieme, con un'auto tutt'altro che modesta, avrebbe dato troppo nell'occhio. Quindi svoltarono in una stretta via secondaria che faceva da malsano retro ad un ristorante asiatico, parcheggiarono la Model S e scesero.
«Fate attenzione , tenete le radio accese e buona fortuna.» Albert e Marie, che nel plico avevano trovato documenti falsi e un pass come ricercatori esterni, si allontanarono velocemente. Avrebbero preso un taxi e si sarebbero fatti portare alla Bayer dall'ingresso principale.

Nìkola e Alan, invece, sarebbero entrati come addetti alla manutenzione dall'ingresso secondario. Scaricarono dal portabagagli due cinture cariche di attrezzi e due tute da lavoro, le indossarono velocemente e coprirono la Model S con un telo a trama fotovoltaica: l'auto si sarebbe ricaricata nel frattempo che loro erano alla Bayer.
Nìkola andava particolarmente fiero di quella sua semplice ma geniale invenzione ed era certo che gli altri, seppur troppo orgogliosi per dirglielo, ne erano rimasti colpiti. Alan sapeva che Nìkola bramava i complimenti ma era divertito all'idea di non dargli soddisfazioni ed era certo che prima o poi sarebbe sbottato. Era una lotta silenziosa che divertiva entrambi.
«Allora?» Domandò Alan mentre si stringeva alla vita la cintura porta attrezzi colma dell'occorrente studiato per la missione. Sembrava quasi rallegrato dalla situazione di pericolo e Nìkola era certo che quella fosse solo una modalità di elaborazione della paura.
«Allora cosa?» Il serbo era pronto e stava circumnavigando l'automobile elettrica per assicurarsi fosse perfettamente coperta dal telo color antrace.
«Da quando sei agli ordini di Marie, Nikky?» Cinguettò l'inglese.
«Alan, non abbiamo molto tempo. Muoviti.» Tesla diede un'ultima controllata all'auto, si assicurò che il vicolo fosse deserto e si avviò lungo il marciapiede.
«E quelle occhiate?» Turing non si diede per vinto ed accelerò il passo per raggiungere il collega. Chissà, magari sotto quella corazza di risentimento c'era davvero del buono. Che Edison e Morgan avessero fallito nello strappare via ogni grammo di linfa vitale al povero Tesla? Era plausibile, dopotutto Nìkola era famoso per il suo strenuo attaccamento alla vita. 
«Un hobby? Non ti interesserebbe trovarne uno?»
« Nikky, tu sei il mio hobby.»
«Non mi pare di averti mai autorizzato ad utilizzare quel nome, Alan.»

Andarono avanti così mentre l'edificio della Bayer si destava come un mastodontico mostro sopra di loro. Il timore li accomunava e li rendeva vicini nonostante le divergenze personali.
Camminarono per dieci minuti buoni e ne approfittarono per racimolare energie mentali. Era sempre così, un po' come succedeva per gli atleti: settimane di preparazione per arrivare a dare il meglio in un breve lasso di tempo in cui ci si gioca tutto.

«Salve, documenti.» Il casellante accolse Tesla e Turing con una seccata freddezza. Accanto a lui due Inceneritori armati fino ai denti avevano già iniziato a squadrare i due scienziati in incognito. Nìkola e Alan allungarono i documenti e cercarono di assumere un'aria altrettanto scocciata.
«Siete quelli della manutenzione?» Il casellante visionò i documenti e li inserì nello scanner.
«Già.» Nìkola cercò di apparire neutro ma stava combattendo per mantenere il sangue freddo. Sentiva gli occhi delle guardie su di sé e dovette combattere contro quel folle diavolo che avrebbe voluto fargli incrociare lo sguardo dei due energumeni. Sarebbe stato divertente, ma assolutamente stupido e deleterio.
«In genere mandano quegli altri due tizi...» Borbottò il casellante mentre attendeva pigramente risposte dal monitor.
«Cosa vuoi che ne sappia, oggi hanno mandato noi.» Il serbo fece spallucce e sperava che la superficialità e il disinteresse li avrebbero fatti passare in sordina. Al più poteva dirsi seccato dal fatto che fosse costretto a recitare la stereotipata parte del povero e scontroso immigrato serbo, sfruttato e sottopagato, costretto a fare il mestiere che capita per portare a casa la pagnotta...un momento, lui lo era! L'esistenza, come al solito, si prendeva sadicamente gioco di lui.  
Lo scanner intanto rimandò qualche dato al terminale del casellante, emise due "beep" ed accese il led verde sulla scocca. Alan non riuscì a trattenere un sorrisetto, sentiva il cuore scivolargli nell'intestino.
«Bene, siete registrati. Buon lavoro.»
«Grazie.»

Uno dei due soldati si spostò verso la cancellata e, pigiando un codice sul tastierino numerico, la aprì per far passare i due. Li squadrò con insistenza, ne vagliò visivamente l'attrezzatura da lavoro e scrutò i loro volti quasi avesse il potere di percepire le cattive intenzioni. Alla fine, con sollievo di entrambi gli scienziati, l'Inceneritore li lasciò perdere tornandosene mollemente a vigilare il casello.     
«Cavolo, siamo dentro!Mio Dio, hai visto come ci guardava?» Sussurrò Turing mentre teneva il passo del compagno d'avventura e, insieme a lui, si addentrava alla Bayer.
«Sangue freddo, Alan,  e attento alle telecamere.» Lo ammonì l'altro calandosi la visiera del cappellino sul volto mentre veniva inquadrato dalla videocamera a circuito chiuso dell'ingresso. L'addetto alla sicurezza, chiuso nel suo centro di controllo, notò appena quei due tipi anonimi, in abiti da lavoro che entravano alla Bayer tramite l'ingresso secondario.
   
 
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