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Autore: EuphemiaMorrigan    02/09/2015    1 recensioni
A Campodimele in provincia di Hong Kong due cuori sono subbuglio, riusciranno Hashirama e Madara a coronare il loro sogno d'amore?
Oppure le perfide antagoniste di questa dolce favola manderanno in pezzi il loro prezioso legame una volta per tutte?
[C'è bisogno di dire che è una demenziale? LOL]
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha, Mito Uzumaki, Sakura Haruno
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Scusa, ma (non) ti amo.

 

Da leggere e comprendere.
Parodia: Versione comica, caricaturale di un'opera letteraria, di una canzone, di un film.
Riproduzione scadente e ridicola di ciò che una cosa, una persona o un'istituzione dovrebbe essere in realtà.
Demenziale: Privo di senso, assurdo e insieme stupido.
Che fa del nonsenso, della sciocchezza un carattere stilistico.

Note dell'autrice: BuonSalve!
Prima di leggere il testo, per pietà, annoiatevi un secondo con queste poche righe.
La mia intenzione NON è quella di offendere nessuno con questa parodia, chi l'ha letta prima della pubblicazione (Grazie per le correzioni *Inchino*) sa perfettamente quanto fossi incerta sul postarla. Soprattutto in quest'ultimo periodo.
Capitemi, per una parodia del genere non potevo mettere Sasuke e Naruto, mi serviva qualcuno che non shippo.
A me loro due piacciono assieme come amici, coglioni, ti ammazzo/ti odio/ti voglio bene/abbracciami/NOH/Vabbe' sì, ma una cosa veloce o mi viene il diabete cronico.
E poi li adoro singolarmente.
Comunque sia, per chi vuole farsi due risate le porte sono spalancate e le mie braccia anche, ma una cosa veloce che anche io soffro di diabete.
Ci tengo a precisare, se non fosse ovvio, che io stessa mi sto amabilmente prendendo per il culo, dato che contiene cliché che ho usato in passato, nel presente e, probabilmente, qualcuno lo userò anche in futuro.
Ho approfittato di questi personaggi solo perché sono i miei preferiti e mi piace scriverne in ogni contesto possibile. E li ho ridicolizzati proprio per questo motivo.
Non metto l'avviso OOC perché credo che, nonostante siano portati all'estremo, si mantengono abbastanza IC. In caso la cosa vi disturbi provvederò a metterlo, non mi costa nulla.
Se qualcuno si sentirà offeso, me ne dispiace, ma l'intenzione non era quella.
Detto questo... Buona lettura ^^
E spero che vi strapperà qualche risata.
Ps: Tutto ciò che è nominato è SOLO a scopo parodistico, se alle volte trovate dei cognomi storpiati son fatti apposta ^^



Si preannunciava una croccante mattina di inizio Settembre, una di quelle da sgranocchiare davanti alla televisione, come se avesse la consistenza delle Chips, mentre Federica Panicucci ci informa della nuovissima dieta a base di papaya e Nutella su Mattino 5.
L'aria frizzante e pulita di Tokyo rallegrava gli studenti e i lavoratori in fila al semaforo, tossivano e boccheggiavano giulivi, inalando con piacere i gas di scarico delle automobili parendo tanti meravigliosi uccellini dal canto leggiadro. La natura regnava incontrastata sotto chili e chili di cemento armato, ma, disgraziatamente, i giovani fringuelli non potevano beneficiarne; costretti ad affrontare l'ennesimo primo giorno di scuola che regna sovrano in ogni AU scolastica che si rispetti. Un girone infernale che neanche quel sadico di Dante si sarebbe mai immaginato nella sua gigantesca fanfiction self-insert.
Quel posto tenebroso ove nessuno studente veniva apprezzato per ciò che era, un bamboccione, e i professori -Stronzi- maniaci tentavano di violentarli in infermeria usando i loro enormi e viscidi tentacoli.
Tutto questo, però, non preoccupava minimamente un giovane diciottenne dai lunghissimi e morbidi capelli chiari color marron glacé.
“Ho come minimo centoventi anni e devo indossare la divisa” Soffiò allegramente, con un sorriso tirato, in direzione del suo migliore amico di sempre che, cercando di non farsi notare, lo osservava con malcelato desiderio e ardenti occhi di pece.
Hashirama poteva vantare un fisico asciutto, ma muscoloso. Era altissimo, ma camminava gobbo per assumere meglio il ruolo di Uke della situazione; ed in più era il sogno erotico di ogni ragazzo esistente.
Tutti erano gay!
E chi non lo era lo diventava alla vista del suo magico didietro.
“Attieniti al copione e cerchiamo di far finire questa farsa il prima possibile, demente” Mormorò a mezza bocca l'altro ragazzo che, senza ombra di dubbio, era il più sexy dell'intero Campodimele in provincia di Kyoto; nessuno dei seicentotrentasette abitanti vantava il suo fascino da bello e dannato.
Madara aveva profondi occhi del colore del cioccolato fondente fuso e folti capelli dello stesso colore. Sì, neri. Parevano la criniera di un leone che s'era fatto una permanente. Una permanente sexy, ovviamente. Era più alto di Hashirama, seppur fosse più basso. E le gambe nerborute venivano fasciate con eleganza dai pantaloni della divisa, che gli cadevano in modo assolutamente perfetto sui fianchi.
Il volto austero nascondeva un profondo dolore, i suoi genitori morti gli avevano confiscato la PlayStation 4 appena comprata che non sapeva usare.
In pochi riuscivano a scorgere la sua anima sotto lo spesso velo d'indifferenza con cui, protettivo, si circondava; l'unico degno di guardare oltre era il suo migliore amico. Che andasse a farsi fottere Izuna, i fratelli minori non sono importanti essendo non scopabili; e poi lo aveva tradito per andare a fare la ballerina di burlesque in un locale Francese.
Tutti lo abbandonavano, tranne il dolcissimo ragazzino che gli camminava docilmente a fianco.
Hashirama -Tronchetto della felicità- Senju lo guardò basito, innamorato sempre di più, per quelle dolci parole che gli aveva rivolto “Eh? Quali parole dolci? Ma questa storia la stanno scrivendo un branco di scimmie?”.
“Il Quoziente Intellettivo è quello” Sussurrò leggiadro come un soffio di vento caldo del Sud. Poi strinse i pugni lungo i fianchi, rigido, pensando al nuovo anno scolastico appena iniziato; sarebbe riuscito a nascondere i forti sentimenti che provava?
Il ragazzo dai cangianti occhi chiari, color marrone, simil cerbiatto investito da un tram in corsa, di sabato pomeriggio, con il Sole a picco sul Colosseo, si chiese cosa potesse turbare l'animo nobile del suo adorato. Quale preoccupazione affliggeva il suo dolcissimo amore di sempre? Come poteva aiutarlo?
Un bacio, desiderava solo un bacio. E, in fondo, cos'è un bacio se non un apostrofo rosa tra le parole ti... Scopo?
Però si trattenne, non voleva rovinare la loro stupenda amicizia secolare.
Lo amava da così tanto, ma non era mai riuscito a confessarsi a cuore aperto; gli sguardi languidi e la bava alla bocca non sembravano bastare.
S'accasciò a terra depresso a quella consapevolezza.
No, non perché Madara lo aveva spintonato in malo modo, facendogli perdere l'equilibrio, per sfogare la frustrazione d'esser finito in una fanfiction del genere. Giammai! Lui era triste e sconsolato mentre cercava di reprimere i suoi enormi sentimenti.
“Grandissima testa di cazzo! -Uggiolò come un cucciolo allo sguardo preoccupato della sua anima gemella- ...Rivoglio la mia Mito. Perché devo essere sempre accoppiato con te? Voglio mia moglie!”.
L'altro lo osservò, sconvolto, non capendo quell'improvviso cambio d'umore; sorrise benevolo, aiutandolo ad alzarsi con un violento calcio sul sedere che lo fece finire a terra, ancora “Smettila di lamentarti, odioso Senju”.
Non comprendeva quella tristezza, cosa l'aveva scatenata? Proprio a lui poi che era sempre così allegro, solare, luminoso, una Supernova.
Così pieno d'amore per la vita. La natura. Gli uccellini. Lui che abbracciava gli alberi ogni giorno e seguiva le api saltellando per i prati mentre impollinavano i fiori.
Era sempre così schifosamente hippy da fargli venire l'ulcera alle palle.
Hashirama lo seguì saltellando, appunto, come una giumenta da monta, guardando le sue spalle larghe celate dalla lunghissima e soffice chioma. Ma riusciva a vederle comunque, grazie agli occhi dell'amore. Al suo terzo occhio interno. Un po' come Tensing.
Oh, quanto avrebbe voluto brucare come una capretta quei bellissimi capelli...
Quando, finalmente, giunsero dinanzi l'ingresso del primo girone, dove il bidello Kabuto stava mobilitando una protesta per riuscire a farsi dare altri ruoli dalle autrici nelle AU scolastiche, una voce gracchiante e fastidiosa attirò la loro attenzione, irritandoli terribilmente.
Però il tronchetto felice era uno schifoso ipocrita... Cioè... Era troppo buono per vedere il male negli altri ed odiare qualcuno, amava tutti incondizionatamente. Anche Sai, l'amichevole stupratore di quartiere.
Orochimaru era stato spodestato anni prima, però ricopriva con onore la carica di pedobear nel parco-giochi dietro le scuole elementari.
Comunque, quell'orribile vocetta, apparteneva a Sakura Haruno. La ragazza più cessa della scuola e di Campodimele in provincia di Tokyo, pareva una strega; la sorella brutta e inutile di Maga Magò.
Fasciata nella striminzita divisa da cheerleader, le gambe ossute e storte coperte da spesse calze nere autoreggenti, i capelli corti e unti lasciati liberi e, dalla maglia leggermente scollata sul davanti, s'intravedeva il reggiseno di pizzo. E solo quello! Non aveva nulla da mostrare, era piatta come una tavola da surf. I ragazzi la snobbavano, sputandole in faccia ad ogni occasione, essendo tutti gay e innamorati del delizioso Hashirama.
Leggenda narrava, che lo scopettino rosa del cesso, avesse solo tre denti davanti e i pidocchi.
Madara la scrutò senza alcun interesse, anzi sentiva alzarsi il senso di nausea. E pensare che quel giorno aveva fatto colazione con i suoi cereali preferiti, quelli delle Mermaid Melody con dentro la sorpresa. Finalmente poteva anche lui vantare una coroncina di plastica da indossare per le grandi occasioni.
Si guardò sconvolto nel basso ventre... Sì, era sicuramente nausea.
Inclinò il collo come un cane in attesa di un osso e rimase imbambolato per i successivi dieci minuti a mangiarsela letteralmente con gli occhi “Quello è il completino intimo che le ho regalato. Lo riconosco!”.
La distanza non era importante, possedeva occhi a raggi x, gentile concessione delle Stark Industries, e il potere di spogliarla con uno uno schiocco di dita a seconda delle necessità.
...Nel senso... Non lei. Assolutamente no. Bensì spogliare il dolce cucciolotto vicino a lui, causa della sua vistosa erezione. Le donne fanno schifo!
“Sono piccoli problemi di cuore, nati da un'amicizia che profuma d'amore. Sono piiiccoli problemi di cuore, dove un bacio rubato è qualcosa di piùùùùùùùù!” Borbottò Hashirama con tono serio e compunto, scoccando un'occhiata pregna di gelosia e lacrime mal trattenute, nonostante Madara non avesse parlato e continuasse a tenere lo sguardo fisso nel suo, mai le iridi nere si sarebbero staccate dal corpo sensuale di Sak... Dell'amico.
Il bell'Amuchina non era interessato a quella cozza. Impossibile.
“Smettila di infastidirmi e vai a cantare allo Zecchino d'oro”.
“Non sono io quello che sta sbavando da mezz'ora. -Sussurrò dolcemente- Ho fame, sai?” Nel suo stomaco mille farfalle, aveva perfino perso l'appetito vicino al suo amoruccio pucci pù.
“Mangia i sassi e, per l'amor di Dio, strozzatici” Disse comprensivo, odiando l'idea di vederlo star male in qualsiasi modo possibile. Lui era il Seme, seppur non s'erano ancora dichiarati, doveva proteggerlo da ogni cosa. Zanzare, maniaci sessuali, prendersi perfino una pallottola al suo posto, gettarsi tra le fiamme per difendere il mingherlino compagno alto solo un metro e ottantacinque centimetri e quasi ottanta chili d'amor leggiadro da tenere tra le braccia come una principessa.
“Ho una curiosità: ma i capelli di Sakura sono naturali?” Mormorò stranamente pensieroso, tenendo il viso rivolto al terreno e muovendo l'aggraziato piedino, chiuso in un quarantatré di scarpe, in modo circolare sui sassolini bianchi. Le parole seducenti dell'altro lo avevano messo in tremendo imbarazzo, era perfino deliziosamente arrossito sulle gote morbide e per nulla mascoline.
Madara dapprima gli scoccò un'occhiataccia, come osava chiedere una cosa così personale della sua S...
…Madara dapprima scoccò un'occhiata ardente, iraconda, in direzione di uno studente senza nome (Se non fa parte della coppia non ci interessa) che stava letteralmente facendo l'amore con gli occhi con il culo di Hashi-chan. In seguito ghignò all'espressione adorabile che aveva assunto l'amico e parlò sibilante “Fatti i cazzi tuoi”.
Oooh, Hashi-san-sama-chan-senpai-kun sembrava proprio una piccola volpett... Un piccolo orsetto del cuore. Sì, orso. Gli orsi son carini e per nulla pericolosi, sparano arcobaleni dal torace e ci insegnano il valore dell'amicizia.
Alzò nuovamente il visino, rimanendo fulminato da quel sorriso dolce; com'era bello il suo procione rabbioso. “Antipatico e pervertito! Come se non lo sapessi poi...” Mormorò con tono così delicato da far sciogliere il corazon espinado dell'Uchina.
Ma seppur anelava sbatterlo al muro e farsi cavalcare ferocemente... Erano solo buoni amici. Nulla di più, erano destinati dal crudele fato a non potersi amare alla luce del Sole. Anche perché sarebbero stati arrestati per atti osceni in luogo pubblico.
“Hashirama!” La voce stridula di un'altra ragazzina, sui centoventi anni di età, interruppe quel momento pregno di romanticismo con violenza, spezzando l'incantesimo che stava per realizzarsi tra i due corpi palpitanti di sentimenti inespressi.
Il gentil ragazzo si voltò con l'anima in subbuglio, notando Mito Uzumaki. Bassa, grassa, con i brufoli su tutto il viso e una divisa troppo stretta per contenere la sua ciccia flaccida.
“...Odio l'autrice” Parlò schifato, mentre il sangue gli usciva copiosamente da naso.
Non perché in verità la donna in divisa da studentessa Giapponese fosse una bomba sexy, assolutamente no; neanche per la scollatura vertiginosa e la gonnellina a pieghe che fasciava i morbidi fianchi femminei. Tutta quella eccitazione era solo per il corpo perfetto e mascolino di Madara.
“Buon giorno, caro” Si annunciò acida lei, era considerata la puttana della scuola e se la faceva con qualsiasi cosa avesse tre gambe. I due ragazzi la odiavano.
Ne erano spaventati, chissà che malattie veneree poteva attaccargli...
“No! Basta, mi rifiuto di andare avanti”.
“Senju...”.
“No, Madara non posso. Ha dato della puttana a mia moglie e della cozza alla tua... Compagna? Scopamica?”.
“Attento a come parli di lei, Hashirama. Ma ora continua pure la tua crociata contro i mulini a vento, ti spezzerò le ossa dopo”.
“Che c'entrano i mulini? Comunque stavo dicendo! Vogliamo che vengano rispettati i nostri diritti e mi rifiuto di andare avanti se alla mia bellissima Mito non verrà assegnato un altro ruolo. E lei non è grassa... È tanta... Tanto tanta... Da afferrare, spupazzare, mordicchiare e...”
“Asciugati la bava, cretino”



“Buon giorno, caro” Parlò dolcemente Mito Uzumaki, la migliore amica di Hashirama.
Una bellissima e formosa ragazza dai capelli rossi come l'indomabile fuoco, dolce e gentile con tutti, casta e pura sarebbe sicuramente arrivata vergine al matrimonio con l'unico maschio etero dell'intero Campodimele in provincia di Osaka: Shi(L)kamaru. Il fratello cattivo e Mediorientale di Shikamaru, ma sempre sexy ed etero.
Lei era l'unica con cui il nostro Ukettoso amico riuscisse a confidarsi, le aveva detto tutti i suoi più oscuri segreti. Un solo tenebroso segreto: quello di volersi far montare come la panna da cucina da Madara-senpai. Kun.
Mito lo prese sotto braccio, scoccandogli un bacino sulla guancia e allontanandosi con lui per spettegolare in privato di ragazzi come le brave Best Friend Forever fanno. Che importava se la campanella aveva già suonato da venti minuti, le lezioni nelle fanfiction sono relative. Gli chiese se quella mattina avesse preso il coraggio a mille mani e si fosse confessato a Madara, ma soprattutto se avesse provato la maschera facciale al pino silvestre consigliatogli giorni prima. Quel prodotto faceva miracoli per le pelli secche.
Lo guardò con profonda tristezza quando le disse che aveva optato per quella alla mela verde.
Hashirama sorrise, non poteva far preoccupare anche lei, la sua amica. Sua sorella. Un membro essenziale della sua famiglia, il bene che le voleva era casto.
“Ho una voglia matta di fare l'amore con te, Mito”.
“N-non credo che... Che l'autrice sia molto d'accordo” Ansimò, rossa in viso e accaldata. Poverina, soffriva d'asma.
Lui non le aveva assolutamente infilato la lingua in bocca, sbattendola contro il tronco di un albero e cominciato a sfiorare le sue belle forme con mani tremanti.
Il nostro tronchetto pensava solo a Madara e a come conquistarlo.
Discutere amabilmente con la ragazza gli aveva schiarito le idee, dato nuova forza, svuotato d'ogni preoccupazione. Quel giorno stesso avrebbe realizzato il suo sogno d'amore, BELIEVE IT! E per quelli che seguono l'Anime in Giapponese: DATTEBAYO!
Per questo corse in direzione del cortile interno della scuola, con il cuore che gli pompava a mille nelle orecchie, come se nello sterno si stesse suonando un concerto heavy metal. Le precedenti ore di lezione, seppur non vi aveva partecipato, erano state noiosissime. Non che le avesse trascorse a pomiciare con Mito contro un albero, le aveva... Passate a... Sognare e struggersi per il bellissimo Uchiwa e la sua baguette chilometrica.
Lo vide, sensuale e felino come sempre, vicino alle macchinette. Solo. Anche se era la pausa pranzo sì, quella scuola la frequentavano solo in quattro, più il bidello e il ragazzo senza nome che si voleva fottere Hashirama.
Raggiunse il suo angelo dalle ali nere e, proprio mentre stava per reclamare la sua attenzione con una serenata...
“Ciao, Madara”.
Sakura -Troia piatta- Haruno era lì, dinanzi a lui, che cercava di attirare la sua attenzione con le sue subdole tecniche di seduzione, senza riuscirci.
“Per quale motivo stai succhiando un lecca-lecca?” La ignorò, non degnandosi nemmeno di risponderle. La disprezzava. E le faceva anche un po' schifo l'idea che possedesse una vagina. Quelle mordevano, lo aveva visto in un film.
Lei passò la lingua sul contorno della caramella e lo osservò in modo seducente, peccato fosse strabica. Testarda ed irritante, come un calcio nei gioielli di famiglia, confessò gli infantili sentimenti che provava nei suoi confronti, dettati solo dalla bellezza esteriore e dal fatto che fosse il più fAigo della scuola. In più si diceva lo avesse lungo come quello di Rocco Siffredi.
Quella puttana superficiale, l'unico motivo per cui voleva farsi sturare le tube di Falloppio era l'aspetto esteriore, mentre Hashirama provava nei confronti del bellissimo, affascinante, stupendo e con la baguette croccante, Madara solo sentimenti di vero amore.
“Me lo ha detto l'autrice di farlo. Senti... Secondo te me la posso tenere la divisa dopo tutta questa storia?”.
“Se non lo facessi mi offenderei. Sei stupenda” Le rispose cattivo che non la voleva, che non era alla sua regale altezza, che le puzzava l'alito e, se avesse provato anche solo a baciarla, gli sarebbe venuta la gobba, dato che era una nana di merda, e la colite.
Non era lei che riempiva i suoi pensieri e sogni erotici completamente nuda, non erano i suoi occhi cristallini a confonderlo, né le sue labbra di pesca morbide al tatto a farlo eccitare, o le sue piccoli e soffici mani posate sul torace muscoloso ad accenderlo di passione.
Oppure le sue cosce imperlate da piccole gocce di sudore mente penetrava con violenza in lei, le sue guance arrossate di piacere e desiderio, i suoi gemiti ed urli ad ogni profonda spinta...
Non provava alcun desiderio sessuale per Sakura.
E non stava per farci l'amore sulla scrivania del bidello che s'era appena licenziato!
La ragazza ansimò afona, scoppiando in lacrime a quelle parole, pareva ancora più brutta con il moccio al naso. Gli gridò contro che era un marrano e quanto lo volesse per potersi vantare con le sue amiche cheerleaders, facendo venire una crisi di nervi a quella scofra di Ino. Successivamente, in uno scatto improvviso di baldanza, lo baciò. Veloce. Facendogli rimettere anche il pranzo di Natale, ed erano a Novembre. Il tempo passa in fretta nelle AU.
“M-Madara... Lasciami... Devo andare a... Ah... A cercar-Ah... Il ramett-oh... Oh... Sì, lì. No, un pochino più... Lì. Continua pure”.
“Mmh”
“N-non ti azzardare ad usare la ling... MADARA! Smettila di molestarmi”
“Ma avevi detto...”
“Sono una donna, cambio idea facilmente. Ora ho da fare!”
“Tzè”
Il giovane centenario si liberò di lei velocemente, spintonandola con furia e voltandosi nella direzione opposta, intenzionato a lasciarla lì. Frignante. L'avrebbe volentieri presa a pugni, quella cozza!
Come aveva osato baciarlo? Come s'era permessa di rubargli il primo bacio che conservava da diciotto lunghi anni per il suo trottolino amoroso dudu dadada?
Sì, da quando era nell'utero di sua madre, seppur non avendo ancora sesso, sapeva di essere gay. E innamorato del Senju. Come la scienza insegnava.
Ricordate bambini, le donne fanno schifo!
Quando lo vide, quando si rese conto che quella creatura bellissima e pura aveva preso visione di quella scena orribile, il suo cuore si straziò.
“Dovresti fuggire ora, deficiente!” Cercò di dire con la gola secca, non avrebbe mai voluto fargli così male, ferire la sua anima gentile.
“Emmh... Sì, giusto” Ringhiò con rabbia, stringendo i pugni lungo i fianchi e detestandolo come mai prima di allora per quel tradimento. Anche se in teoria non stavano assieme, ma si trattava lo stesso di un vile tradimento, dato che erano promessi sposi.
Renzo e Lucio.
“E devi anche piangere” Urlò cercando di farlo ragionare, arrabbiato con la piattola rosa per aver spezzato irrimediabilmente, almeno fino a quando non sarebbe accaduto qualcosa di scontato e terribilmente zuccheroso, il loro rapporto.
Hashirama scosse la testa, non voleva sentire quelle bugie “Ma a me non viene da piangere, Madara”.
“Fatti venir voglia o ci penso io, lurido Senju” Tentò in tutti i modi di fermare la sua corsa disperata, però il ragazzo scappò mascolinamente via.
No, non s'era posato il dorso di una mano sulla fronte in modo drammatico, né tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una boccetta di lacrime finte magicamente apparsa, mettendosene tre gocce per occhio e piangendo come Bambi alla scoperta che la madre era stata trasformata in un arrosticino di cervo.
Una singola e rude lacrima da uomo gli rigò il viso, il suo cuoricino era stato ferito con efferatezza.
E corse via, veloce come è veloce il vento.
No, giuro, non stava cantando a squarcia gola la canzoncina di Mulan, saltellando per i corridoi come il coniglio pasquale.
“E saraiiiii, veloce come è veloce il vento. E saraiiiiii, un uomo vero senza timori. E saraiiiii, potente come un vulcano attivo. Quell'uomo sarai che adesso non sei tuuuuuuuuuuuuu!”
Non voleva più vederlo, gli aveva fatto troppo male.

“Questo non va bene, nemmeno questo...” Sogghignò malignamente la terribile antagonista di questa favola d'amore per nulla scontata e dal finale al cardiopalma, aprendosi poi in una lunga e gracchiante risata demoniaca.
Perfino gli uccellini fuggivano a quel suono assordante e il cielo piangeva per l'insensibile gesto che quella cozza deforme, senza alcun sentimento, stava per compiere.
Così perfida.
Non riusciva a rispettare il forte e veritiero legame che univa i due splendidi eroi romantici alla Romeo e Giulietta...
...Cosa c'entrano Romeo e Giulietta? Non lo so, ma fa figo nominare Shakespeare, andando prima su Google a cercare come si scrive correttamente.
Mito la spiò senza farsi vedere, nascondendosi abilmente dietro il secchio dell'umido, si posò una mano sulle labbra e trattenne un singulto di puro terrore a quella vista grottesca.
Merda! Le se era spezzata un'unghia. Dopo tutti i soldi spesi per la ricostruzione...
Cosa avrebbe potuto fare? Come fermarla? Era necessario avvisare immediatamente Batman di quell'abominio. Dannazione! Aveva dimenticato il Bat-cellulare nell'altra borsa assieme alla Bat-carta di credito, avrebbe ripiegato su Madara.
“Non capisco, Sakura. Cosa c'è di spaventoso in un ramoscello secco?”.
“Credo sia per l'arte del legno”.
“Continuo a pensare che sia un metodo inefficace per far del male a mio marito”.
“È una fanfiction, Mito. Una fanfiction di tu-sai-chi, mi sarei stupita che ne avesse di senso”.
“Non sapevo che Voldemort scrivesse, non è male”.
“Mito!”
“Oh, sì, perdonami. Vado a correre disperata da Madara per dirgli che stai architettando un malefico piano per distruggere l'innocenza di Hashirama”.
La dolce e timida Uzumaki fuggì rapida, disprezzandola per quel tremendo sgarbo che stava per compiere nei confronti di quel tenero orsacchiotto coccoloso che mai a nessuno avrebbe fatto del male.
Non contando il fatto che fosse uno shinobi centenario, con le mani sporche del sangue di decine di Uchiha. Ma li aveva uccisi solo per autodifesa, eh. Povero stellino.
Suddetta meteora luminosa, in quel momento, si stava facendo consolare da l'unico ragazzo sulla faccia della Terra. La nostra bella Pianeta. Che poteva capirlo.
Tobirama.
Un suo carissimo amico, il migliore, ovviamente omosessuale come lui, nonché fratello minore. Però, per chissà quale congiunzione astrale, frequentavano la stessa classe e li stessi corsi, proprio in quel modo si erano conosciuti e avevano instaurato una profonda amicizia.
“Gay è bello!” Alzò i pollici e lo consolò con affetto, passando le unghie fresche di smalto fucsia tra i capelli morbidi e lisci dell'amato Hashi-anijia-senpai.
Ah, com'era dolce quel desiderio d'incesto che gli infiammava il petto villoso; tutta colpa dei My Little Pony. Si sa, i cartoni animati di quel genere insinuano messaggi Satanici nella mente dei bimbi innocenti, meglio gli Anime. Quelli sì che hanno delle grandi tette... Morali. Grandi morali.
Il delizioso Senju sollevò il capo, asciugandosi le lacrime e mordicchiandosi il labbro inferiore con eccessiva femminilità, come gli era stato insegnato al corso intensivo da Uke seguito via internet qualche settimana prima.
“Quanto ti ha pagato per dire questa frase, Tobirama?”
“Non mi userà più per le sue fanfiction” Prese il viso aggraziato tra le mani, non un accenno di barba su quelle guance paffute, asciugando le stille salate con i pollici e facendogli coraggio. Lui ci sarebbe stato sempre, mai lo avrebbe abbandonato.
“Odio la tua fortuna sfacciata!” Lo ringraziò per quelle premure, abbracciandolo con forza e insinuando il viso nella sua bianca pelliccia per sentire il piacevolissimo profumo di roselline selvatiche. Ascoltò i suoi consigli a cuore aperto, sorridendo.
E sorridendo ancora, splendente, come quelli che fanno la pubblicità del dentifricio in tv. Senza il suo adorato Tobi-kun non si sarebbe mai ripreso da quella perdita, lo sapeva; mai sarebbe riuscito ad andare avanti.
Peccato che avesse già ordinato un set di lamette su e-bay... Beh, le avrebbe regalate a Rock Lee dato che ne aveva un estremo bisogno.

Madara, invece, era solo come lo era l'uomo tigre nella notte; come sempre quando Hashirama non c'era.
Soffriva di seri disturbi nel comunicare con le altre persone e, per questo motivo, la perfida Preside lo aveva mandato da uno strizzacervelli, rovinandogli la vita.
Quella stronza. Tutte le donne lo erano.
E sporche, facevano le puzzette dalla vagina.
Strinse i denti, cacciando indietro le sue tenebrose tenebre e avviandosi a grandi passi in direzione dell'armadietto del Senju. Doveva trovarlo, parlarci, spiegargli che per lui quel bacio non aveva contato nulla e far fremere la sua piccola apertura con un solo sguardo.
Vederlo andare via gli aveva spezzato il cuore, il viso inespressivo mostrava un dolore inimmaginabile.
Ed eccolo lì, bello come un modello di Abercrombie.
Ma la scena che gli si palesò dinanzi subito dopo lo fece arrabbiare non poco.
Come osava quella racchia?
“Quanto manca alla fine di questo strazio?” Ruggì incattivito come il leone della MGM all'inizio di qualsiasi vecchio film, indignato da quell'atto di bullismo.
Lei impaurita fece un passo indietro “Troppo”.
“Quasi quasi quelle lamette le ordino davvero” Disse Hashirama con voce rotta dal pianto in direzione del suo salvatore. Faceva male, tremendamente male vedere quel piccolo rametto spezzato all'interno del suo armadietto, come avrebbe superato il lutto? E cosa poteva fare per difendersi da lei? Da quegli abusi?
E non contava il fatto che fosse un omaccione di ottanta chili, che con una manata avrebbe potuto ammazzare quella poveraccia alta un metro e una Vigorsol.
Lui era fragile dentro. Nel cuore.
L'Uchiha gli circondò protettivo le spalle, allontanandolo da quella immonda creatura, chiarificando davanti l'intero istituto i suoi sentimenti. Una dichiarazione d'amore che commosse tutti, che si sprecarono in un grandissimo e rumoroso applauso.
“Ci vediamo dopo, Sakura”.
“Ok, passo a prenderti io” Lei corse via mentre tutti la deridevano e le lanciavano pomodori, scatole di ramen, sassi, vacche volanti...
Madara, come il principe azzurro delle più belle favole, prese in braccio la sua principessa, allontanandosi da quel luogo orribile dove condannavano il loro immenso amore, anche se avevano applaudito. Ipocriti!
“Mi sta venendo un'ernia” Lo adagiò con riguardo sul materasso della sua camera da letto, per fortuna era orfano e nessuno li avrebbe disturbati mentre si scambiavano le promesse. Occhi neri si specchiarono nella profondità di quelle iridi di cangiante marrone che aveva appena scoperto d'adorare.
“E adesso?” Sussurrò fine come il vento Hashirama, arrossendo sulle gote e sporgendo le labbra per lui.
“Dimmi che non devo baciarti, ti prego” Deglutì l'Uchiha con un groppo in gola, non credeva possibile stesse accadendo. Una mano tremante si posò sulla guancia liscia e fresca di quello che, presto, sarebbe diventato solo di sua proprietà.
'Fanculo il libero arbitrio.
L'altro ragazzo sfarfallò le lunghe ciglia scure “Voglio morire”.
“Quando tutto questo finirà ci penserò io ad ucciderti, tranquillo” L'emozione non ha voce. E nemmeno lui ne aveva più.
Il piccolo Hashirama s'alzò sulle punte, anche se prima erano seduti, ma il bacio del vero amore si da in piedi e ad occhi chiusi. Si sporse verso di lui, anche se era più alto, ma Madara quel giorno aveva messo i tacchi e dovette adattarsi.
Quel tocco soffice fu il più bel bacio che uomini si fossero mai dati, durò ore. Ore. Ed ore. Riuscirono a battere qualsiasi record di apnea, tanto che li chiamarono per farli partecipare ai futuri campionati mondiali di nuoto. Le mani si sfioravano freneticamente, strappandosi le vesti asfissiati, il corpo imponente del Seme schiacciava quello femmineo dell'Uke, i toraci cozzavano l'uno contro l'altro ed i cuori battevano all'unisono. Stavano facendo l'amore con le loro lingue, finalmente.
...No, non è che Madara diede un pugno in testa ad Hashirama per farlo svenire, schifato anche solo all'idea di dargli un bacio a stampo. E non è che... Il Senju ringraziò il cielo che non fosse accaduto quando, dopo qualche secondo, si fu ripreso.
Loro si amavano, come la Luna fa l'amore con il Sole nelle notti di eclissi.
“Dato che abbiamo finito...”
“Oh, mio Krishna”
“Krishna? E poi cosa c'è adesso?”
“Ehi! Non posso essere Krishaniano? Comunque... Il copione dice che dopo il bacio dobbiamo fare sesso sfrenato per i successivi ventinove capitoli. Come lo simuliamo il sesso, Madara?”.


A Madara stava per venire un infarto carpiato, tanto che si rifiutava perfino di seguire le più semplici direttive, prese il Senju per il colletto della camicia e attivò lo Sharingan, minacciandolo di una terribile e dolorosa morte se avesse ancora accostato la parola 'sesso' con loro due assieme.
La porta di quella stanza si spalancò di scatto, salvando Hashirama dal certo decesso che da lì a poco lo avrebbe colpito in mille maniere differenti, mostrando una figura sorridente, vestita in giacca e cravatta e con una cascata di capelli neri.
“Mito?!” Esclamò sconvolto e sgranando gli occhi a quella vista. Dove erano finiti i suoi bellissimi capelli rossi? Dove? Stava per scoppiare a piangere davvero come un vitello in quel momento.
“Tranquillo, scemo, è una parrucca... -Disse facendogli l'occhiolino e avvicinandosi sensualmente a lui, dichiarando- Ho sentito che avete bisogno di una controfigura per le scene 'più movimentate'” Ridacchiò, sedendosi sulle sue gambe e circondandogli il collo con le braccia.
“Questa, via” Mormorò roco l'uomo, riprendendosi all'istante e lanciando sul pavimento l'orrenda parrucca; catturando poi le labbra piene della moglie in un bacio famelico e voglioso. In quel momento l'idea dei ventinove capitoli di sesso sfrenato con lei non gli dispiacevano per nulla.
Madara era letteralmente sparito all'apparire della donna, senza nemmeno degnarsi di accennare un saluto o una parola. Prese una boccata d'aria fresca e si lasciò andare ad un sospiro di sollievo quando adocchiò Sakura, a braccia incrociate, poggiata al cruscotto della macchina.
S'avvicinò a lei, ghignando sadicamente; quel giorno si sarebbe divertito ad andare a caccia di Pokemon, Sylveon per la precisione.
“Concluso?” Domandò, sfiorando la sua guancia con un tocco di labbra.
“Mai più una cosa del genere” Sussurrò, avvertendo la stanchezza di tutta quella storia gravargli sulle spalle, si sarebbe fatto fare un massaggio integrale tra pochi minuti, il tempo di ritrovare la Poké Ball adatta.
Gotta catch 'em all! 

   
 
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