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Autore: Sora_D_Aoi    02/09/2015    4 recensioni
Sono trascorsi due anni dalla fine della sanguinaria Guerra dei Vertici, scontro epico che ha visto affrontarsi i più grandi esponenti della Marina Militare e le flotte del pirata conosciuto come l'uomo più forte del mondo, l'Imperatore Edward Newgate, giunto fin lì per soccorrere il suo amato figlio nonché Comandante della sua Seconda Divisione Portgas D. Ace. In quella battaglia di smisurate dimensioni entrambe le fazioni hanno subito innumerevoli e dolorosissime perdite, di cui la più clamorosa è stata costituita dalla dipartita dello stesso Imperatore Bianco, che con la sua morte ha inaugurato l’inizio di una Nuova Era.
Tuttavia, questo violento conflitto non ha portato solo sofferenze, ma ha anche spinto dei giovani a compiere delle scelte necessarie per realizzare i loro sogni e soprattutto per proteggere le persone a loro care.
Per una di loro, la 'Vendicatrice degli Abissi' Sora D. Aoi, sarà l'inizio di una grande avventura, ma anche il momento di affrontare un doloroso passato intriso di sangue e morte...
[Sequel di "Cronache di un'Assassina - La Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi": per comprendere appieno le vicende e soprattutto la caratterizzazione della protagonista ne è caldamente consigliata la lettura.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Rivoluzionari, Sabo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo essere entrambi sbarcati sull’Arcipelago Sabaody al fine di dirigersi assieme sull’Isola degli Uomini-Pesce dove Marco e la sua flotta li stanno aspettando, il pirata Portgas D. Ace e l'ex assassina Sora D. Aoi s’impegnano in un’assidua ricerca per ritrovarsi e raggiungere così il Cavaliere del Mare Jinbē, il quale li accompagnerà a destinazione.

Durante la bizzarra caccia, i due fratelli finiscono con appena mezz’ora di distanza in una locanda del Grove 17, uno dei cosiddetti Grove ‘senza legge’, dove entrambi vengono importunati da un pirata chiamato ‘Oscar lo Spappolatore’, il quale però non riesce ad avere la meglio su nessuno dei due; tuttavia, mentre Aoi riesce a mantenere la sua identità anonima, nella confusione generale Ace perde il suo travestimento facendosi così scoprire dalla sfortunata ciurma e dal proprietario della locanda, che approfitta del caos per contattare la Marina.

Per sfuggire ai soldati e per punire il pirata che ha osato offendere sua sorella Pugno di Fuoco dà sfoggio delle sue leggendarie abilità e dei risultati dell’allenamento di Rayleigh, con le quali però si assicura anche un massiccio inseguimento da parte dei rinforzi della Giustizia.

Nel bel mezzo la fuga il ragazzo incrocia senza saperlo Aoi, la quale dopo averlo riconosciuto e dopo aver trovato per terra il suo prezioso cappello inizia a cercarlo dall’alto, intenzionata a riunirsi finalmente a lui e a rimproverarlo per il guaio combinato.
 
 - IL RICONGIUNGIMENTO TANTO ATTESO
ACQUA E FUOCO FINALMENTE INSIEME!

Sospirò sconsolato, poggiando stancamente la testa corvina sul tronco della mangrovia sotto la quale si era seduto per riposare, chiedendosi dove e quando il suo amato cappello gli fosse caduto dalla testa. Si augurò vivamente di non averlo perso alla locanda dove l’avevano riconosciuto, perché oltre a non aver pagato il conto e i danni che aveva fatto per scappare sicuramente alcuni di quei marines rompipalle erano ancora lì nei dintorni per chiedere ulteriori informazioni sul suo conto ai passanti, alla ciurma nella taverna e soprattutto all’oste traditore che li aveva contattati di nascosto; non aveva nemmeno capito in che modo i rinforzi di quegli scocciatori fossero riusciti a trovarlo, fatto stava che l’avevano fatto sudare non poco per riuscire a seminarli, e nonostante ce l’avesse fatta ci era andato di mezzo il suo prezioso cappello.

Tuttavia, un pensiero ben più cupo e spaventoso si fece rapidamente spazio nella sua mente: sicuramente la sua adorata sorellina l’avrebbe ucciso se e quando avesse scoperto quel piccolo ‘incidente di percorso’, e qualcosa gli suggerì che avrebbe fatto bene a recitare le sue ultime preghiere se voleva sperare di ricevere una benedizione che lo salvasse dalla sua furia.

“Speriamo che non lo venga a sapere...”-

“Cos’è che non dovrei venire a sapere, stupido leccapiatti infiammabile che non sei altro...?!” lo interruppe una voce femminile a lui ben nota con tono tutt’altro che allegro, facendolo sobbalzare dallo spavento “Non credi di aver dimenticato qualcosa? Credevo ci tenessi al tuo cappellino da cowboy.”

Subito Ace scattò in piedi, guardandosi ansiosamente attorno alla ricerca della proprietaria della voce, senza però vedere nessuno. Si grattò perplesso la testa, rimuginando a voce bassa: “F-forse me lo sono soltanto immaginato... Magari è perché ho mangiato solo una bistecca... A volte la fame e la stanchezza provocano brutte allucinazioni...”-

“Ma quali brutte allucinazioni?! Sono qui sopra, idiota!” lo apostrofò nuovamente quella voce tanto melodiosa quanto tagliente prima che qualcosa gli venisse letteralmente sbattuto in faccia con una forza non indifferente “Tieni, brutto ingrato che non sei altro! Se non ci fossi stata io chissà chi l’avrebbe raccolto!”

Pugno di Fuoco si portò reattivamente le mani al viso, afferrando saldamente quanto gli era stato lanciato e rimanendo sorpreso di percepire sotto le dita qualcosa a lui estremamente familiare: “M-ma che... Il mio cappello!” esclamò sorpreso riconoscendo il suo caro copricapo arancione decorato sulla corona da delle perline rosse simili a quelle della sua collana e da due smile azzurri “Ma come...”-

La sua voce si disperse, come trasportata via dalla delicata brezza che gli scompigliò leggermente la zazzera corvina e che si mise a cullare dolcemente le fronde delle mangrovie e a far volteggiare con grazia le bolle di resina da esse prodotte. I suoi occhi d’onice divennero quasi grandi il doppio nell’incontrare finalmente quelli della sua misteriosa interlocutrice, azzurri e cristallini così come li aveva lasciati l’ultima volta nove mesi addietro.

Era lì, appollaiata sul ramo più basso dell’albero sotto il quale era stato seduto fino a poco prima, avvolta nel suo immancabile mantello nero quasi più lungo di lei nonostante sembrasse aver guadagnato un paio di centimetri in più. Il grazioso visino candido e immacolato era come sempre incorniciato da graziosi ciuffetti della sua interminabile chioma biondo cenere, la quale era legata nell’assai nota treccia che le ricadeva lungo la schiena ma che sembrava ancora più lunga di quanto ricordasse. Il mantello gli impedì di osservare ogni singolo dettaglio, ma intravide sotto di esso un top a fascia nero che lasciava scoperte braccia, stomaco e pancia, evidenziando invece il modesto seno che pareva essere divenuto leggermente più prosperoso, così come i fianchi che si erano lievemente allargati donandole una forma più sinuosa e femminile; indossava poi un semplice paio di pantaloni scuri tenuti su da una vivace cintura a triangoli ocra e arancio chiaro, la cui fibbia raffigurava un piccolo teschio dall’aria minacciosa, e ai piedi il paio di stivaletti neri che ricordava esserle stati dati da Hancock. Aveva infine una bandana nera al collo e due polsini viola scuro a coprirle i polsi sottili.

Sora D. Aoi, la sua dolce e adorabile sorellina dai modi un po’ bruschi e impacciati, era finalmente di nuovo lì con lui dopo nove lunghi mesi di lontananza.

Ace rimase a fissarla a bocca aperta, meravigliato e quasi commosso nel constatare quanto quei mesi l’avessero resa, almeno ai suoi occhi, più grande e matura che mai. Caratterialmente Aoi era sempre stata un passo avanti a tutti, ma in quel momento gli parve di vedere in lei qualcosa che l’aveva resa ancora più adulta, più donna, nonostante fisicamente i cambiamenti fossero stati esigui; non aveva più dubbi sul fatto che qualche uomo si sarebbe potuto innamorare a prima vista della sua sorellina.

Dall’altra parte l’immancabile cipiglio serio e freddo della ragazza si ammorbidì appena, e le sue candide guance si colorarono come di consuetudine di un pallido rosso nel notare l’espressione attenta e critica dipintasi sul viso del fratello maggiore: “B-beh...?! Hai intenzione di stare lì imbambolato ancora per molto, Succo di Frutta?! Quella tua espressione ebete mi fa decisamente venire il ner”-

Fu tutto questione di pochi secondi: Aoi si sentì strattonare brutalmente e ritrovò stretta in un abbraccio caldo e soffocante, con una mano grande e bollente ad immergersi nella chioma chiara e quel profumo di cenere che tanto le era mancato avvolgerla teneramente. L’unica cosa che stonò in quella nostalgica e piacevole situazione fu il volume tonante della sua voce calda, che le rimbombò nelle orecchie come se avesse avuto un megafono: “SORELLINAAA!!! Mi sei mancata così tan”-

“NON STRILLARMI NELL’ORECCHIO, DEFICIENTE!!!” gridò in risposta lei colpendolo in pieno viso nonostante non avesse avuto modo di mirarlo con precisione, facendogli percorrere un centinaio di metri a rasoterra e facendo volare nuovamente il povero cappello che finì una seconda volta tra le sue mani, mentre il suo viso divenne vermiglio “Che diamine urli a due centimetri di distanza dal mio orecchio?! Volevi forse rompermi i timpani, idiota?! Hai la più pallida idea di quanto cazzo mi hai fatto girare per trovarti?! Ti avevo detto rimanere al bar di Shakky e di aspettarmi lì, e invece come al solito hai dovuto per forza fare di testa tua, col risultato di attirare l’attenzione e farti riconoscere dalla Marina! Ora hai idea di che casino c’è in giro?! Tutti i Grove sono zeppi di coglioni bianchi e blu e perfino di Pacifista che ti stanno dando la caccia, e ho addirittura sentito alcuni fare il mio nome, il che mi fa capire che come al solito quella tua boccaccia non si è risparmiata nello spiattellare dettagli importanti sulla nostra situazione!!! Quando ti dico di fare una cosa è perché so che è meglio per te, perché tu con quella nocciolina che hai nella testa pensi solo al cibo e a dove cercare Teach! Non mi ascolti mai, fai sempre come cazzo ti pare e poi aspetti che sia io a tirarti fuori dai tuoi disastri! E che diamine! Avrai anche ventidue anni ma a volte mi sembri peggio di Rufy!!! Vedi di crescere una buona volta, inutile Succo di Frutta con la faccia da schiaffi!!!”

Il Comandante di Seconda si fece piccolo piccolo, non provando nemmeno a ribattere o a giustificarsi, perché oltre a temere un’altra reazione violenta sapeva bene che sua sorella aveva perfettamente ragione: fin da piccolo la sua impulsività l’aveva sempre cacciato in guai enormi, e più di una volta Aoi era intervenuta e l’aveva salvato, così come aveva fatto anche con Rufy e Sabo in un paio di occasioni; la dimostrazione più lampante l’aveva ricevuta due anni prima, quando proprio la sua sorellina l’aveva salvato da morte certa senza farsi quasi un graffio, provando poi anche a proteggere il Babbo dando quasi la vita per la sua causa. Aveva tutto il diritto di essere furiosa con lui, anche se nel profondo il moro avrebbe tanto voluto una riunione pacifica e felice senza sentire quel male atroce al viso.

Dal canto suo Aoi osservò il fratello per qualche istante, per poi sospirare rassegnata: “C-comunque... vedo che per fortuna non ti sei fatto ferire come un babbeo... Sarebbe stata una grossa seccatura doverti anche medicare dopo tutto quello che hai combinato in questi giorni...!” balbettò cercando goffamente di nascondere il vero sollievo che aveva provato nel vederlo il perfetta forma.

Hiken no Ace a quell’affermazione sorrise sornione, riconoscendo chiaramente il tenero affetto che la biondina aveva sempre dimostrato dietro a quei modi fintamente sprezzanti: “Visto come sono stato bravo? Certo, se non mi avessi tirato quel cazzotto starei anche meglio...! Va bene che ho sbagliato e che ora per colpa mia la Marina ci sta cercando, ma esistono maniere più gentili e soprattutto più femminili per dire le cose...! E poi non ci vediamo da nove mesi... Speravo in una riunione più tranquilla e pacifica, magari con baci e abbracci anziché con un pugno spaccaossa! Per poco non mi hai disintegrato la mascella!” spiegò contrariato prima di togliersi i palmi dalla faccia rivelando così alla ragazza i tratti che nel profondo le erano tanto mancati ma che, allo stesso tempo, parevano presentare delle piccole differenze. Aoi infatti notò subito i capelli corvini più lunghi e la rada barbetta sul mento che sembravano dargli assieme al resto del viso un aspetto vagamente più maturo e ‘vissuto’, e qualcosa le disse che in quei nove mesi anche lui aveva guadagnato due o tre centimetri di altezza, rendendo così la sua disperata e misera crescita di statura totalmente vana.

Nonostante quei nuovi piccoli particolari e la guancia livida a causa sua, Hiken no Ace, Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca nonché suo fratello maggiore, era rimasto quasi come se lo ricordava, e per quanto potesse cercare di nasconderlo Aoi non si sarebbe potuta sentire più felice se non in quel momento.

L’ex assassina si ritrovò ad arrossire ancora di più, imbarazzata per nemmeno lei sapeva cosa, gonfiando poi le guance come una bambina e girando offesa il capo dall’altra parte senza scordarsi di incrociare le braccia al petto. Si ricordò solo in quel momento di dovergli ancora rispondere: “C-come se io fossi una donnetta sentimentalista...! Quel cazzotto te lo sei solo meritato! Abbracciati da solo, idiota!” 

Notando la sua espressione ancora infastidita Ace si alzò da terra, lasciando che un sorriso intenerito gli si dipingesse sulle labbra, e senza darle modo di allontanarsi o di protestare la cinse in un abbraccio ermetico: “E adesso che c’è? Sono riuscito a offenderti dopo nemmeno due minuti che ci siamo visti?”

“Io non sono offesa...!” borbottò lei cercando di nascondere il suo impaccio, indecisa se ricambiare quel gesto nel profondo tanto agognato ma contrastante con il suo orgoglio “Sei tu che sei diventato uno stupido smielato, Ace...! E poi come hai potuto alzarti ancora di più?! Un conto sono i capelli e la barbetta, ma l’altezza non te la concedo! Ho fatto del mio meglio per guadagnare altri tre centimetri in questi mesi e tu osi crescere ancora?! Vai al diavolo!”

A quell’affermazione il pirata ridacchiò, divertito: “Anche tu mi sei mancata tanto, sorellina...! Adesso sei davvero una piccola donna a tutti gli effetti!”

“N-non ho detto quello, idiota!” balbettò lei ancora più rossa nascondendo come ultima risorsa la faccia nel suo petto “E-e poi risparmiati queste stucchevoli lusinghe! Ti ricordo che ho vent’anni, non quattordici! Queste moine mi fanno venire il latte alle ginocchia!”

“E ti aspetti che io ti creda...?!” sghignazzò malandrino il maggiore “Come faresti a stare senza il tuo fratellone che ti coccola e ti tratta come una principessa, Raperonzolo? Ci scommetterei il mio titolo di Comandante che in questo momento stai nascondendo un sorrisone che va da un orecchio all’altro!” continuò sentendo con piacere le gelide manine della biondina artigliargli gelosamente la schiena in un goffo tentativo di abbracciarlo “Comunque se può esserti di consolazione anch’io sono cresciuto di tre centimetri, quindi è come se non fosse cambiato nulla! Piuttosto che te ne pare dei capelli e della barba? Sembro un vecchio lupo di mare?”

“Vuoi proprio sapere cosa sembri?! Sembri un idiota che continua a fare affermazioni melense che tra un po’ mi faranno venire su la torta e il caffelatte che ho mangiato prima, anche se effettivamente tu sei davvero un idiota, quindi potrei considerare il tuo comportamento una cosa del tutto naturale!”

“Anch’io ti voglio bene, a parte per questi tuoi continui tentativi di offendermi!”

“L-la pianti di capire quello che vuoi, inutile Succo di Frutta raffermo?! Tutte queste sdolcinatezze sono a dir poco stomachevoli! E poi lasciami andare, rintronato!!!” strillò lei quasi viola tirandogli uno scappellotto sulla testa, riuscendo così a liberarsi dalla sua morsa.

“AHI! Mi hai fatto male!”

“Te la sei cercata, Succo di Frutta!”

“Sorellina ingrata... Dopo tutto quello che ho fatto per te...”

“Forse vorrai dire dopo tutto quello che io ho fatto per te, faccia da schiaffi!”

“Sempre a precisare...”

“Taci! E adesso muoviti: Jinbē ci sta aspettando per portarci sull’Isola degli Uomini-Pesce da quel Pennuto di Marco, e gli ho promesso che sarei tornata con te entro sera!” asserì lei incamminandosi rapidamente “Si sta facendo tardi, senza contare che dobbiamo sbrigarci prima che quegli inutili marines ci”-

Il rumore di uno sparo la interruppe, e Aoi non ebbe nemmeno bisogno di girarsi per afferrare al volo e sbriciolare con la mano istantaneamente diventata liquida il proiettile diretto verso di lei, sbuffando poi profondamente: “Ecco, appunto...! Non ho nemmeno avuto il tempo di finire la frase!”

“Pare che abbiamo compagnia, sorellina...” proclamò Ace sistemandosi il cappello sulla testa, mentre un centinaio di uomini con un’inconfondibile divisa bianca e blu provvisti di ogni genere di armi li accerchiò serratamente.

La Marina.

“Fermi dove siete!” gridò quello che sembrava essere un Viceammiraglio, un uomo alto almeno due metri e con una profonda cicatrice a solcargli la guancia sinistra “Pugno di Fuoco Portgas D. Ace, Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi! Siete in arresto! Arrendetevi!”

Aoi sospirò, sconsolata, rassegnandosi al fatto che ovunque c’entrassero i suoi fratelli non avrebbe mai conosciuto la tranquillità, e dopo aver a malincuore accettato quella spiacevole realtà lanciò all’aria il lungo mantello scuro e fece quello che aveva già fatto e che, ne era certa, avrebbe continuato a fare per il resto dei suoi giorni: colpì duramente Ace sulla testa, facendolo barcollare e strillare acutamente: “AHIA! Ma che fai?!”

“Ti prendo a pugni!!! Come credi abbiano fatto ad identificarmi subito, brutta testa di rapa infiammabile?! Quando imparerai a tenere chiusa quella boccaccia?!” sbraitò furibonda la minore puntandogli contro il dito.

“G-guarda che sei tu che ti sei abbassata il cappuccio e che adesso hai lanciato via il mantello! E poi non potremmo parlarne in un altro momento?!” domandò lui riacquistando l’equilibrio e massaggiandosi il capo, prima di notare sulle braccia della giovane due tatuaggi a forma di smile identici a quelli che aveva sul suo cappello “E quei tatuaggi...?!”

“N-non provare a cambiare discorso, deficiente!”

“FUOCO!” urlarono alcuni soldati, mentre molteplici palle di cannone vennero sparate verso di loro producendo dei fischi assordanti. 

“E voi smettetela di farci perdere tempo!” strillò la giovane girando su se stessa e liberando dalle punte delle dita molteplici goccioline d’acqua, dirigendole verso le cannonate “Uchimizu (Colpo d’Acqua)!!!”

Alcune gocce tagliarono con perfetta precisione tutti i grossi proiettili a metà per poi farli esplodere contro i mittenti, mentre altre li colpirono direttamente con la potenza di una pallottola, decimandoli.

“Però...! Bella mossa, sorellina! Ora però lascia fare a me!” intervenne Pugno di Fuoco allungando i palmi aperti verso i nemici e rilasciando verso di loro quelle che sembravano tante lucciole “Hotarubi: Hidaruma (Fuoco di Lucciole: Daruma Infuocato)!!!”

Istantaneamente le strane lucciole divennero incandescenti e scoppiarono in piccole fiammate contro i marines, riducendo ulteriormente il loro numero.

“Non te la tirare troppo, Succo di Frutta! Chiunque contro questi inetti potrebbe sembrare fortissimo!”

“Infatti non ho usato nemmeno il tre percento della mia forza!”

“Tsk! Io nemmeno il due!”

“Per te è la fine, mocciosa!!!” gridarono alcuni dei pochi nemici rimasti avventandosi contro di lei muniti di spade, mazze ferrate, pugnali e altre armi da taglio.

“Ma per favore!” ribatté scocciata divaricando le gambe e portando le braccia con le mani chiuse a pugno e rinforzate con l’Haki ai fianchi, prima di sferrare un forte montante in aria ed esclamare “Gyojin Karate: Karakusa Gawara Seiken (Karate degli Uomini-Pesce: Tecnica del Pugno Spaccategole)!”

Il colpo non percosse direttamente i marines, ma il vorticoso movimento d’aria e la pressione esercitata fu tale da mandarli ugualmente al tappeto lasciandone in piedi circa la metà.

“Fuoco! Fuoco!!!” gridò disperato qualche soldato, ignorando l’ammonimento del Viceammiraglio che continuò vanamente ad ordinare di non sparare.

Tutti i soldati rimasti presi dal panico iniziarono a fare fuoco con tutte le armi a loro rimaste, ma i proiettili e le cannonate finirono o bruciati dal fuoco del Comandante di Seconda o sbriciolati dalla forte pressione idrica esercitata dalla ex assassina.

“Ma quanto sono stupidi questi qui?!” ringhiò irritata Aoi mentre un altro colpo di pistola le bucò la fronte trasformata in acqua “Mi fanno veramente girare le palle!!!”

“Già! Non importa quante volte ci vedano in azione, non impareranno mai che su di noi le armi comuni non fanno assolutamente nulla!” sorrise Ace guardando divertito le sue fiamme che scioglievano le pallottole, per poi contrarre il viso in una smorfia “Comunque non dovresti parlare in modo così rozzo, sorellina! Anche perché tu sei una femmina, quindi è biologicamente impossibile che ti abbiano rotto le suddette!”

“Chiudi quella bocca, idiota! Io parlo come accidenti voglio!”

“Ah... Sembra che abbiano finito, comunque.” constatò il giovane pirata notando le espressioni di puro terrore apparse sui volti dei marines armati rimasti senza munizioni “Guarda che facce!”

“Sciocchi! Vi avevo detto di non sprecare a quel modo le armi, ma voi vi siete fatti prendere dalla paura come degli inetti!” li rimproverò il Viceammiraglio facendo roteare la sua grossa sciabola e indietreggiare i suoi sottoposti “Questi due possiedono i poteri dei Rogia, quindi era scontato che non gli avreste fatto un graffio! L’unico modo per abbatterli è usare l’Haki! Adesso ci penso io a sistemare questi due piccoli arroganti!”

“Non sei tu l’arrogante visto che confidi di catturarci entrambi nonostante i nostri poteri?” domandò retorico Pugno di Fuoco rivolgendo un sorriso quasi maligno all’ufficiale “E comunque non ti lascerò toccare la mia sorellina nemmeno con un dito!”

“Come se avessi bisogno di essere protetta da te, Succo di Frutta!” puntualizzò la diretta interessata sbuffando.

“Posso almeno fare la parte del fratello maggiore senza essere contestato?!” le chiese lui esasperato.

“Non atteggiatevi come se aveste già vinto, fecce che non siete altro! Non avete la benché minima speranza contro di”-

All’uomo non venne nemmeno dato il tempo di terminare la frase, in quanto un pugno incandescente gli sfondò lo stomaco e un calcio gelido e violento gli deformò dolorosamente il viso, facendolo cadere a terra privo di sensi.

I pochi soldati rimasti in piedi si pietrificarono dall’orrore nel vedere il loro leader ridotto in quello stato pietoso e quasi inquietante, mentre i due ricercati atterrarono impeccabilmente a terra, l’uno vicino all’altra: “Si può sapere perché gli hai tirato quel calcio?! Volevo essere io a mandarlo al tappeto e dimostrarti quanto sono diventato forte!” si lamentò Hiken no Ace storpiando la bocca in una smorfia contrariata.

“Tsk! Ma per favore! Oltre al fatto che so benissimo difendermi da sola facendo anche il culo ai miei nemici, non avrei mai lasciato il pezzo grosso tutto a te!” replicò seccata la biondina.

“Antipatica...! Piuttosto, che facciamo con quelli rima”-

Ace si bloccò e sbatté confuso le palpebre, non trovando più la sorellina accanto a sé ma a ben trenta metri di distanza, poco più avanti ai pochi sopravvissuti della battaglia che caddero a terra con dei rantoli soffocati uno dopo l’altro, con profonde ferite al petto simili a grossi colpi d’artiglio.

Aoi fece ritornare le mani allo stato solido e senza Busou-Shoku, pulendosi le dita insanguinate sui pantaloni: “Cosa stavi dicendo?”

“N-non... non mi sono nemmeno reso conto che si fosse spostata...! Ma quanto è diventata veloce...?!” rimase sconvolto il moro, scuotendo poi la testa e sforzando un debole sorriso “N-nulla, nulla...! Però... non potevi andarci più leggera...?”

“E lasciare che uno di questi idioti riprendesse i sensi dopo poco tempo per chiamare i rinforzi?! Non dire cretinate, Succo di Frutta! Ti ricordo che è solo ed unicamente colpa tua se ci hanno trovati, e in questa situazione la prudenza non è mai troppa!” esclamò lei frugando nelle tasche di tutti i soldati per sottrarre loro i Den-Den Mushi ed evitare così che potessero avvertire gli altri compagni in giro per i Grove “E comunque non sono così crudele: li ho lasciati in vita, e se muoiono sarà al massimo per colpa di un’infezione alle ferite, non di certo mia. Se li hanno addestrati bene dovrebbero riprendersi in tempo per tornare indietro e chiedere soccorso.” spiegò con disinteresse, alzandosi e incamminandosi nuovamente.

“Ah... Ecco...” mormorò lui neppure così sorpreso dalla freddezza con cui Aoi aveva agito “Non mi sorprende che quei mercenari senza scrupoli la volessero nella loro setta... È la prima volta che sono così felice che la mia sorellina sia dalla mia parte...”

La Vendicatrice degli Abissi si girò verso di lui, guardandolo di traverso: “Allora?! Vogliamo andare oppure vuoi aspettare qui come un beota che qualcun altro venga a rallentarci?! Questi erano scarsi, ma se ci capitasse quello strano tipo che controlla i Pacifista non ce la caveremmo mica così rapidamente! Non abbiamo altro tempo da perdere: Jinbē ci aspetta!”

“Sì, sì...!” annuì il Comandante di Seconda facendo una breve corsa fino ad affiancare la sorella “Non c’è bisogno di scaldarsi tanto!”

“Non ce ne sarebbe se non fossimo in questa situazione per colpa tua! Oltretutto non ho capito perché diamine tu non mi abbia aspettata al Tispenno come ti avevo detto di fare!”

“Ecco...” esordì il pirata mordendosi le labbra e girando il capo dall’altra parte.

“Sì...?!” lo incitò impaziente l’altra.

“... Forse me n’ero dimenticato...” ammise alla fine lo zolfanello grattandosi imbarazzato la testa.

“TE N’ERI DIMENTICATO?!” gridò furiosa Aoi incenerendolo con lo sguardo.

“B-beh, insomma, più o meno...! Mi ricordavo che mi avevi detto qualcosa a proposito, ma avevo fame... e-e mi ero allontanato tanto... E non ricordavo in che Grove fosse...” cercò di giustificarsi lui mettendosi istintivamente le mani davanti al viso, timoroso di ricevere l’ennesimo pugno che invece non arrivò.

Difatti Aoi si limitò a sospirare, incrociando le braccia al petto: “AH! Solo tu potevi dimenticarti di una cosa che ti avrò ripetuto almeno cinque volte! Sei davvero un impiastro!” riprese a rimbeccarlo scocciata “Per queste cose sei esattamente tale e quale a Rufy: tutti e due non potete pensare a qualcos’altro se avete lo stomaco vuoto! È una cosa che avete fin da quando eravate dei mocciosi! Solo Sabo sapeva darsi un po’ più di contegno!”

“Mi dispiace...” tentò di scusarsi lui tenendo il capo chino.

“Tsk! Come se le tue scuse risolvessero il problema! Comunque è inutile pensarci ora: quel che è fatto è fatto, e l’importante è che alla fine ci siamo ritrovati e che adesso raggiungeremo il Pennuto sull’Isola degli Uomini-Pesce! La prossima volta però vedi di darmi ascolto, testa di rapa!” lo ammonì lei agitando l’indice.

Ad Ace venne spontaneo sorridere, e con altrettanta spontaneità cinse affettuosamente le spalle della minore: “Agli ordini, Raperonzolo!”

“L-levami le mani di dosso, inutile Succo di Frutta!!!” iniziò subito a gridare lei facendosi nuovamente rossa in viso.

“Non posso! Sono così felice di averti qui con me, sorellina!!!” ribatté lui realmente entusiasta “E quei tatuaggi li hai fatti in mio onore, vero?! Ammettilo che non potresti stare senza di me!!!”

“Se non mi molli subito giuro che ti taglio il braccio, deficiente!!! E per la cronaca stavo mille volte meglio quando ero sola con Jinbē che ora con un rintronato del tuo calibro!!!”

“Certo, sorellina, certo... ♪!”

“Giuro che prima o poi ti ammazzo!!!”

Fu così che quel giorno, sull’Arcipelago Sabaody, il leggendario Comandante della Seconda Divisione Portgas D. Ace e l’ex assassina Sora D. Aoi fecero il loro grande e trionfale ritorno sulle scene della pirateria mondiale, anticipando così la riunione di una ciurma molto particolare e temuta che si sarebbe ricongiunta proprio in quel luogo una settimana dopo e risvegliando l’interesse dei loro alleati ma soprattutto dei loro nemici. 

Entrambi erano pronti a tutto.

 


Angolo Autrice:
Ehilà ^^! Ecco a voi il terzo capitolo, che descrive il momento che alcuni di voi (io per prima X3) stavate aspettando! Stavolta fortunatamente sono abbastanza soddisfatta del mio lavoro, anche se mi sarebbe piaciuto pubblicarlo un paio di giorni prima... Ma sapete com'è: siamo ormai alla fine delle vacanze, anche le ultime gite fuori casa sono terminate e i compiti mi chiamano a gran voce ç.ç...
Cooomunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho inserito (o cercato di inserire, dipende dai punti di vista :P) un po' di momenti comici, con un Ace morbosamente particolarmente affettuoso e un'Aoi che come sempre fa fatica ad esprimere i suoi reali sentimenti (un po' come me, del resto). Spero vi abbiano strappato un sorriso ;)!
Ora un chiarimento: alcuni di voi che avranno letto il capitolo precedente poco dopo la sua uscita potrebbero aver notato una discordanza nella descrizione fisica del nostro fiammifero. Ebbene, il motivo è il seguente: una dei miei adorati recensori mi ha chiesto di pubblicare un disegno con i nostri due fratellini dopo il time-skip, e siccome Ace nell'opera originale è morto prima di quest'ultimo ho "ideato" (non che sia stato poi così rivoluzionario -//-") un paio di cambiamenti fisici che lo rendessero diverso dall'originale e defunto fiammiferino e che sono presenti anche nel disegno sovrastante (spero che alla diretta interessata piaccia e soprattutto che lo sfondo non faccia male agli occhi ^^"). Ovviamente ho aggiunto questi due nuovi particolari anche nel capitolo precedente, in modo da far concordare le due versioni. Che ne dite? Vi piacciono oppure preferite il vostro zolfanello in versione 'tradizionale' X3?
Beh, non ho altro da dire (ci mancherebbe -//-"), se non ringraziarvi come sempre per il sostegno che mi date recensendo, inserendo la mia storia in qualche categoria o anche semplicemente leggendola! Siete SUPER X3!!!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi
  
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