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Autore: Giuds    02/09/2015    2 recensioni
Percy prese la mano fredda del fratello tra le sue molto più calde.
"Sai, è da un paio di settimane che in biblioteca viene questa ragazza.
Tutte le mattina arriva con la sua tazza di caffè caldo, quasi bollente, e si siede nell'angolo più appartato della biblioteca.
Parecchie volte per curiosità sono andato a vedere cosa leggeva facendo finta di sistemare i libri nei vari scaffali.
Legge molti libri sul l'architettura e a volte anche sulla fotografia, quando legge ha sempre un'espressione concentrata che se devo essere sincero la fa sembrare ancora più tenera. Si morde il labbro inferiore e ogni tanto aggiusta dei ciuffi ribelli che le coprono la vista.
Tiene sempre i capelli legati in una coda fatta svogliatamente e varie ciocche bionde e ondulate le ricadono sul viso.
La cosa che mi ha colpito di più la prima volta che l'ho vista sono stati gli occhi. Sono così belli e così diversi, quasi ipnotici o almeno per me."
Il ragazzo osservò il fratello, per lui una delle persone più care, disteso nel letto inerme, sembrava quasi senza vita e Percy si chiese se magari ormai non lo fosse davvero.
||Percabeth, no spoiler||
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno a tutti, sono felice che siate passati da questa storia.
È la prima fanfiction che pubblico su questo fandom e sono davvero felice di aver deciso di condividere con voi il mio grande amore (o la mia grande ossessione) per i percabeth.
La storia è incentrata su di loro, ma non ho ancora deciso se aggiungerò altri personaggi della saga, vedrò con l'avanzare della storia.
Ho scritto questo breve 'angolo autrice' all'inizio solo per questo primo capitolo, ma dai prossimi se dovrò comunicarvi qualcosa o anche solo per ringraziarvi scriverò tutto in fondo al capitolo.
Vi lascio alla lettera e vi ringrazio ancora di essere passati dalla mia storia.
Baci, Giuds xx
 
 
 
 
 
 
 
 
Percy 
 
Nel panico Percy lancia un'occhiata veloce all'orologio in salotto. Le sottili lancette nere segnano le nove meno un quarto, è in ritardo ancora una volta.
 
Afferra con uno scatto la giacca nera primaverile appesa all'attaccapanni e improvvisando una piccola corsetta raggiunge la prima fermata dell'autobus.
 
Non riesce a togliere gli occhi dall'orologio del telefono e la paura di poter arrivare troppo tardi comincia a farsi spazio in lui.
 
Gli era già capitato un numero smisurato di volte di essere in ritardo, ma ognuna di quelle era riuscito a cavarsela. Questa volta invece è davvero al limite.
L'orario delle visite termina alle nove in punto e l'autobus sarebbe passato solo tra qualche minuto.
 
Controlla la strada distrattamente e appena vede l'autobus arrivare verso di lui sporge il braccio tanto da farsi notare dal conducente che si ferma proprio davanti a lui.
 
  Non poteva rinunciare ai pochi minuti che gli erano concessi per poter passare del tempo con lui. Era stato un giorno parecchio pieno e quella visita gli serviva per scaricare la tensione e per confidarsi con una delle persone a lui più care.
 
Appena arriva alla sua fermata scende dall'autobus salutando gentilmente l'autista.
Entra nel grande edificio e subito si reca dagli ascensori, pigia il pulsante e impaziente aspetta che le porte si aprano per raggiungere l'ultimo piano.
 
"Hey, ragazzo?"
 Percy sposta la sua attenzione dalle piastrelle ingiallite del pavimento al signore con indosso una tuta blu sgualcita che sta in piedi davanti a lui con in mano un moccio e un berretto in testa.
 
"Si?"
Il tono del ragazzo può sembrare un po' scocciato e forse annoiato, ovviamente non era questo il suo intento.
 
"Questi ascensori non funzionano da ieri, se vuoi puoi usare quelli dall'altra parte del piano."
L'uomo senza prestare molta attenzione a Percy ritorna a lavare il pavimento abbassando la testa.
 
Percy sbuffa cercando di non farsi sentire e sorridendo all'uomo delle pulizie per ringraziarlo decise di prendere le scale dietro l'angolo, non vuole perdere altro tempo cercando di trovare degli ascensori funzionanti dall'altra parte del reparto.
 
Alla fine delle rampe di scale Percy si ritrova con il fiatone, ma non smette di correre appena vede che le nove sono passate da due minuti precisi.
 
In lontananza vede la simpatica infermiera Rose parlare con un signore vicino a lei che continuava a protestare cercando di entrare nelle grandi porte che separano il reparto dalla sala d'attesa.
 
Percy cercando di non farsi notare e approfittando della situazione lasciando che l'uomo tenga occupata l'infermiera cerca si sorpassare le porte bianche.
 
"Dove credi di andare ragazzino?"
Si ferma appena sente la voce candida di Rose dietro di lui, evidentemente il piano non ha funzionato.
 
"Eccoti, Rose. Cercavo proprio te."
Rose era una simpatica signora di mezz'età di colore. Da quando Percy tutti i giorni si preoccupava di venire in ospedale lei lo aiutava per qualsiasi cosa sempre tenendo quel tono autoritario che la caratterizzava.
 
Forse un po' perché gli faceva pena o un po' perché lo ammirava per la sua tenacia dava sempre una mano al ragazzo cercando di non farsi scoprire.
 
Anche se non erano proprio amici intimi tra lei e Percy si era instaurato un rapporto.
Non era molto soddisfacente sfogarsi con il fratello, per ovvie ragioni, così quando proprio non sapeva cosa fare e cercava un consiglio andava da Rose e lei generalmente riusciva sempre a risollevare Percy.
 
"Ah si?" 
Il ragazzo dai capelli neri le sorride con uno sguardo furbo anche se sa già in partenza che non può competere con lei.
 
"Certo, volevo dirti che sei una bravissima e talentuosa infermiera e persona e che sei assolutamente eccezionale in tutto que-"
 
"Vai Jackson, ma hai solo dieci minuti! L'orario delle visite in realtà è terminato da un po'."
Rose abbassa la voce per non farsi sentire e sorride a Percy che dopo averle ricambiato un sorriso di gratitudine si fa spazio nel piccolo reparto.
 
Conosceva molto bene quel posto. Le stesse stanze, gli stessi letti, lo stesso staff di infermieri e dottori, le stesse sensazioni.
 
Infondo al corridoio a destra entra piano in una stanza buia, accende la luce e finalmente può vedere di nuovo quel viso tanto familiare cambiato negli anni.
 
Prende la mano al ragazzo sdraiato nel letto d'ospedale e avvicinando la sedia al letto si mette comodo vicino a lui.
 
"Hey Jace."
Per un attimo si perde a guardare le macchine e i vari fili collegate a più parti del corpo del ragazzo disteso.
 
"Non ci sono molte novità dall'ultima volta. Se ti può interessare Debbie si è fatta di nuovo sospendere da scuola e questa volta dovrà cambiarla. 
Certo anche io ho cambiato parecchie scuole, ma speravo proprio che non prendesse da me e invece."
Ride leggermente ricordandosi quel periodo della sua vita.
 
"Infondo sapevo che prima o poi si sarebbe cacciata nei guai, ma per adesso una sospensione non è uno dei problemi più grandi. Assomiglia molto a me come carattere."
 
Il sole fuori era tramontato da parecchie ore e la città era illuminata solo dalle tante varie luci.
"A Thomas gli sono cresciuti i primi due denti, ma oltre a questo rimane sempre il solito bambino di un anno e forse della nostra famiglia insieme a Lydia è il più normale.
 
Mi manchi tanto, ma ormai questo lo sai visto che te lo ripeto tutte le volte che vengo a trovarti."
Gli occhi verde mare di Percy cominciano a riempirsi di lacrime, ma prima che qualcuna di esse possa rigargli le guance si strofina gli occhi con la manica della felpa.
 
"La mamma non è più venuta a cercarci e da un lato ne sono felice perché io in realtà non voglio più rivederla, ma dall'altro lato sono quasi deluso.
Alla fine quello che temevo era vero. Non gli importa di noi, ma questo in fondo lo sapevo già. Ha lasciato Thomas, ha lasciato Lydia e Debbie.
 
Sto cercando di impegnarmi il più possibile per far si che siano felici, ma non so se ci riuscirò ancora per molto."
 
Un leggero bussare alla porta fa smettere a Percy il suo discorso.
Tra la porta e lo stipite compare la testa riccia di Rose che guarda il ragazzo seduto vicino al fratello con occhi pieni di compassione.
 
"Percy mi dispiace, ma devo farti uscire per forza."
 
Percy lancia un'altro sguardo al fratello sempre disteso.
È da tanto che non lo vede muoversi e quasi non ricorda il vero colore dei suoi occhi.
 
Il ragazzo si alza e rimette a posto la sedia dove l'aveva presa poco prima. Saluta il fratello stringendogli la mano leggermente più forte e usce dalla stanza seguito da Rose.
 
"Grazie ancora Rose, giuro che la prossima volta non farò in ritardo."
Cerca di sorride, ma gli occhi ancora lucidi lo tradiscono.
 
"Non ci spero troppo, stammi bene ragazzino."
Percy la circonda in un abbraccio veloce prima di dirigersi verso l'uscita lasciandole un piccolo sorriso.
 
Controlla ancora una volta l'ora sul display prima di attraversare il corridoio principale.
 
"Signor Jackson!"
Una voce roca lo blocca e girandosi vede un volto famigliare che si avvicina con indosso un lungo camice bianco.
 
"Buonasera Dottor Donnavan."
 
"Ciao Percy, vorrei parlarti un attimo sulle condizioni di tuo fratello Jace."
Percy si irrigidisce per un attimo, non era mai un buon segno quando i dottori lo invitavano a parlare.
 
O almeno era quello che aveva imparato negli ultimi cinque anni.
"Ormai sai che non c'è alcuna possibilità che tuo fratello Jace si risvegli dal coma anche se i parametri vitali sono sempre stabili e visto che sei maggiorenne e hai la facoltà di decidere le propongo questa via di uscita."
 
Percy sa dove voleva arrivare, già delle altre persone lo avevano avvisato a riguardo.
 
"Lei può acconsentire a spegnere le macchine che tengono in vita suo fratello."
Percy scuote la testa interrompendo il discorso del dottore, tutto quel dolore era troppo per lui.
 
Il Dottore posa una mano sulla spalla del ragazzo cercando di farlo calmare.
"So che è una scelta difficile, ma quel ragazzo non è più tuo fratello. Non è più in lui, è come se se ne fosse già andato da ormai cinque anni."
 
Percy con uno scatto un po' brusco fa cadere la mano del Dottore dalla sua spalla e senza guardarlo, posando lo sguardo sul pavimento pensa un attimo alla situazione.
 
Non era così forte da poter fare una cosa del genere e per quanto sembrasse strano dopo tutto quel tempo qualcosa in lui lo spingeva a non smettere di aver speranza.
 
Voleva rivedere quegli occhi, voleva risentire il suono della sua voce e bearsi del suo sorriso.
 
"Lei dovrebbe solo propormi questa opzione e non spingermi a sceglierla." sospira pesantemente mentre si allontana per raggiungere gli ascensori " la ringrazio dell'offerta, ma è una scelta mia."
 
Scende di corsa le rampe di scale per uscire al più presto dall'ospedale.
Fuori piove e il cielo è coperto da nuvole grigie.
 
Percy aspetta l'autobus sotto la pioggia costante mentre cerca di non pensare a tutto quello che gli sta capitando.
  
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