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Autore: claws    02/09/2015    3 recensioni
Rufy pensava a Ace e Sabo e sorrideva, perché c’era qualcosa di straordinario nel legame con i suoi due fratelli che non riusciva a spiegarsi se non con le parole fratelli di cuore.
[ASL][≈900 parole]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: ASL, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'ASL & FOB'
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The Kids Aren’t Alright









We put your curse in reverse

Ogni tanto Ace sentiva che suo fratello Sabo non era morto. Era solo una sensazione, o un impulso, una di quelle cose che non si pensano con il cervello ma che sono lì, sotto la pelle, nell’inconscio, come lo si vuole chiamare, e che a volte risalgono in superficie come delle balene che riprendono fiato prima di tuffarsi. Forse era un impulso dovuto al fatto che non aveva mai visto il suo corpo esanime. Poi pensava che non sarebbe riuscito a sopportare di rivederlo, ma che avrebbe voluto vederlo lo stesso, in qualsiasi caso—

Era la S sul braccio: si vedeva ma era cancellata.

Ogni tanto si appoggiava al parapetto della Moby Dick e, guardando il mare, stringeva la pelle del braccio sinistro sotto la mano destra. Era un’incertezza che durava solo per qualche secondo: poi Ace abbassava la testa per rialzarla di scatto, sorridendo. La tristezza – e il rimorso, il rimorso, soprattutto il rimorso – non spariva. Nessuno dei due spariva mai, però Ace sorrideva, si toglieva il cappello e toglierselo era come far volare fuori una colomba dal cilindro del mago: era come far portare via il dolore terribile dal vento fresco.

Forse Sabo non c’era più, ma—se ci fosse stata una minima possibilità—allora Ace sorrideva, nella forse patetica impressione che, anche da così lontano, dovunque fosse, terra o mare, superficie o fondale, Sabo potesse vederlo e sorridergli. Avrebbe voluto dirgli talmente tante cose, farsi perdonare, piangergli in faccia—

«Tu lo sapevi, Sabo, che non siamo normali per niente, tutti e tre.»

Forse era quello che lo faceva sorridere.












And let your dirty sadness fill me up just like a balloon

Stava piovendo da un po’ lungo il tratto di mare in cui navigava la Sunny. Rufy stava divertendosi con Usopp e Chopper a correre per tutto il ponte nel tentativo di non farsi colpire dalle enormi gocce di pioggia, per cui saltavano continuamente per evitare l’acqua. Ovviamente il gioco era troppo difficile perché uno dei tre potesse vincere, ma bastava poco per ridere.

Quando il divertimento finì perché erano tutti e tre fradici, Rufy decise di mettersi a prua per guardare l’orizzonte. In genere, questa specie di pausa meditativa non durava molto, perché gli veniva una gran fame, ma qualche volta—

Pensava ad Ace. Non che lo pensasse di rado: ma sotto la pioggia, presso la prua della Sunny, ripensava alle parole di suo fratello e anche se non piangeva nel ricordarle (e nel ricordarlo) sentiva una pesante sofferenza comprimergli i polmoni. E quando pensava anche a Sabo, arrivava sul punto di scoppiare, come un palloncino troppo gonfio; allora Rufy si levava il cappello e respirava profondamente. A volte bastava un respiro, a volte ce ne volevano due, o tre: per ogni respiro lui aveva un ricordo. Uno bello, uno brutto.

Ma quelli belli, soprattutto. Essendo belli non lo facevano sentire triste. Come i palloncini, che volavano in alto e mai guardavano in basso. E se si trattava di ricordi tristi—non abbassava mai lo sguardo oltre l’orizzonte.

Rufy pensava a Ace e Sabo e sorrideva, perché c’era qualcosa di straordinario nel legame con i suoi due fratelli che non riusciva a spiegarsi se non con le parole fratelli di cuore.












Don’t you know that the kids aren’t— the kids aren’t alright?

Quando Sabo arrivò presso le tombe di Ace e di Barbabianca con il ritaglio di giornale e i tre bicchierini di sakè, allora pianse, com’è naturale. Si tolse il cappello blu, lo appoggiò per terra e cominciò a piangere senza avere paura.

Il dolore gli spezzava il corpo a metà: ma il rimpianto, quello cercava di strappargli l’anima, il senno, il cervello. Non averlo ricordato prima—non aver ricordato prima né Ace né Rufy—

Pianse a lungo con tutto il cuore. Dopo il pianto, aveva gli occhi puliti da ogni impurità, ma il rimpianto rimaneva sopra il diaframma a rendergli difficile il respiro. Stava pensando che Ace era sfuggito al tempo, al tempo di Sabo, che avrebbe voluto ricordarlo prima e rincorrerlo nel tempo e nello spazio per riabbracciarlo e fargli sapere che gli aveva sempre voluto bene e sempre gliene avrebbe voluto.

Da qualche parte in sé, o fuori di sé, o forse troppo in profondità in sé, Sabo pensò che Ace gli aveva voluto bene lo stesso per tutti quei dieci anni in cui lo aveva creduto morto. Il rimpianto non spariva, tuttavia si disperdeva in tutto il corpo, lasciandogli appena le energie per respirare in maniera decente. D’altronde, loro tre erano sempre stati un po’ non convenzionali, da quel punto di vista. Non avevano avuto bisogno di dire certe cose esplicitamente per saperle vere.

«Ho imparato una parola apposta per noi tre, Ace. Trascendere. Lo so che è da matti cercare queste cose, ma – mi serviva.» Rimase in silenzio per qualche minuto, come se stesse formulando la frase per non sbagliarla davanti a lui, per non sbagliarla prima o poi davanti a Rufy (perché almeno Rufy l’avrebbe rivisto, prima di morire). «Il nostro legame trascende il tempo e lo spazio e la vita e la morte.»

A quel punto, si era alzato in piedi e aveva detto: «Dopotutto, noi tre non siamo mai stati normali, quindi me lo perdonerai. Quando ci rivedremo, se già non la sai, voglio insegnarti questa parola.»






















Note varie:

Vecchi fandom (almeno da lettrice) e vecchi feels (che sempre fan male, questa cosa non me la spiego). Ciao feels. Dovrei finire di far la dieta e cominciare a mangiare cioccolato, magari così mi sentirei meglio.

Se ci sono imprecisioni, ehm, è dovuto al fatto che sono accecata dai feels (da circa cinque anni a questa parte, temo) e che quindi ho letto male qualcosa. Scusate.

Poi non so come fanno le persone che non hanno fratelli di cuore. Non lo so.

La mia vena linguistica ha contagiato anche Sabo, abbiate pazienza. lol

Spero vi sia piaciuta. Grazie per aver letto.

Alla prossima! C:

claws_Jo




Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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