Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: MissJB2501    02/09/2015    0 recensioni
"Ci ripetono che l'amore è il sentimento più forte e puro che un essere umano possa provare in tutta la sua esistenza. Non ci credevo, o almeno è quello che mi imponevo di credere. Dopo le mie storielle da quattro soldi ero arrivata a pensare che forse non avrei mai provato amore per qualcuno, che non avrei provato tutte quelle sensazioni che erano scritte nei libri. Adesso posso garantire che mi sbagliavo perchè l'amore, quello vero, è anche meglio di come viene descritto , va oltre l'immaginario. Ma dobbiamo anche ricordare che l'amore è sofferenza e che amare vuol dire distruggere e che essere amati vuol dire essere distrutti."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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"E così sei caduta." disse mia madre tra le risate.

Eravamo spaparanzate sul divano da un bel po' di tempo e guardavamo programmi demenziali alla TV.

Erano queste le serate che più mi piacevano, stare vicine, ridere e scherzare sulle disavventure dell'altra.

"Si , posso dire che questo non sia stato un bel giorno per Liv Tanner" confermai prendendo una liquirizia a coca-cola dal sacchetto che mia madre aveva portato tornando da lavoro.

"E posso sapere a cosa ti servivano quei cento dollari?" chiese con fare interrogativo.

Aveva i capelli castani ben acconciati sulle spalle e indossava ancora la camicia che aveva a lavoro.

"Adesso non ha più importanza." dissi sviando l'argomento.

Come potevo dirle che avevo rotto l'ampolla della nonna, mi avrebbe aperto la testa e fatto una bella ramanzina.

"Qualcosa mi dice che non dovrei lasciar perdere." iniziò alzandosi dal divano. "Ma sono sfinita , quindi me ne vado a dormire." continuò chinandosi per poi darmi un tenero bacio sulla guancia.

Spense la televisione e raccolse le sue scarpe dal pavimento.

"Notte mamma" la salutai per poi imitarla e andare in camera mia.

Quando credevo che quella brutta giornata fosse finalmente finita, sentii mia madre urlare.

"Liv Tanner , che fine ha fatto l'ampolla della nonna?"

Alzai gli occhi al cielo e sospirai, non avrebbe smesso tanto presto.

Le cose peggiorarono quando entrò furiosa in camera mia.

"Vedi mamma, quei cento dollari servivano proprio per questo." Dissi sincera non potendo più nascondere la verità.

Sapevo che mi avrebbe uccisa a breve, quindi ficcai la faccia nel morbido cuscino in piuma d'oca.

"Signorina, quando la smetterai di comportarti come una bambina?Hai diciassette anni , dovresti essere già una donna! " urlò cercando di calmarsi.

Non capivo perchè si arrabbiasse tanto per una cosa antica e senza senso.

"Lo so e mi dispiace, è stato un incidente."mormorai stringendo ancora di più il cuscino.

"Questo vorrà dire che per farti perdonare, domani mattina verrai con me in ambulatorio e farai tutto quello che Gerard ti dirà." Disse categorica stringendo gli occhi a una fessura.

"Mamma questo non puoi farlo , è una cosa orribile." Protestai.

" L'argomento è chiuso. Domani alle sette ti voglio pronta , altrimenti le cose si metteranno molto male."

Uscì dalla mia camera sbattendo la porta, senza darmi il tempo di ribattere.

XXX

Ero ad un passo dal lanciare giù dalla la finestra i due lecca lecca che avevo in mano da venti minuti, se quella bambina non avesse scelto in quell'istante un dannatissimo colore, avrei perso la pazienza.

"Prendo quello rosa"disse la bambina con un sorrisetto.

"Bene, era ora."

Non ne potevo davvero più, ero li dalle sette di quella mattina e avevo un forte mal di stomaco per quell'odore disgustoso di disinfettante.

Lo sentivo addosso, sui vestiti e sui capelli.   

Volevo solo tornare a casa e farmi una bella dormita, visto che non avevo chiuso occhio.

Ogni volta che riuscivo a dormire per due secondi mi ritornavano in mente gli occhi di Justin e non sapevo nemmeno perche.

"Devi preparare il caffè."sentii dire da Gerard che si guardava le umghie.

Svogliatamente mi diressi in una stanza adiacente a quella dello studio di mia madre e cominciai a preparare il caffè borbottando.

"Quando crescerai?Sai che ti dico , resterò una bambina, è meglio. Lavorerai in ambulatorio! ma va a quel paese."

Presi il vassoio con avente sopra le tazzine, facendo attenzione a non farle cadere.

Quando mi voltai, notai qualcuno guardarmi dalla porta con un sorriso divertito.

Riconobbi subito gli occhi e per la sorpresa il vassoio mi scivolò dalle mani infrangendosi al suolo.

"Dannazione"sussurrai chinandomi.

"Non sapevo di fare questo effetto alle ragazze" disse lui abbassandosi per aiutarmi a raccogliere i cocci delle tazzine.

"Non preoccuparti , sono abbastanza maldestra." commentai passandomi una mano tra i capelli in imbarazzo.

Non sapevo perchè mi succedessero quelle cose in sua presenza , anche se era la seconda volta che lo vedevo.

La sua vista mi aveva mandato subito in tilt.

Non ero così, ero una ragazza che sapeva contenere le sue emozioni e gestire le relazioni con gli altri.

Fui strappata dai pensieri da una fitta di dolore al dito che mi fece gemere: Mi ero tagliata.

"Fammi vedere che cosa ti sei fatta." mi disse facendomi alzare con lui, il tocco della sua mano nella mia mi regaló una strana sensazione.

"Non è nulla." dissi velocemente avvicinandomi al bancone.

"Non è vero, ti fa male?"mi chiese esaminando il dito.

Era davanti a me , a pochi centrimetri e la sua visione angelica mi fece sentire caldo; quel posto d'un tratto era diventato troppo piccolo.

"Non fa tanto male."

Lo guardai negli occhi cercando di non far trasparire l'agitazione dovuta alla sua vicinanza.

"Potrei farti sentire meglio che ne dici?" chiese poi avvicinandosi al mio orecchio.

Sapevo che quella non era una situazione normale , e non smettevo di chiedermi che cosa ci facesse in ambulatorio.

"No credimi, è tutto apposto."

Cercai di staccarmi da lui , ma il suo corpo me lo impedì.

"Beh... lasciami provare." disse infine sfiorando le sue labbra con le mie.

Era uno sconosciuto, dannazione.

"Liv va tutto bene qui dentro?" sentii la voce di Gerard che spuntava di poco dalla porta.

Scostai Justin alla svelta e guardai verso il segretario con la faccia letteralmente in fiamme.

"Certo va tutto bene." risposi pulendo velocemente il caffè finito sul pavimento.

"Credo che sia meglio che vada"disse Justin passandomi davanti.

"Mi dispiace per essere stati interrotti , le cose iniziavano a scaldarsi"continuò dicendo, per poi uscire.

Scioccata per quella frase corsi alla finestra dove lo vidi entrare in una macchina rossa fiammante con una ragazza intorno ai tredici anni.

La cosa che catturò la mia attenzione però, fu il luccichio di qualcosa pendente dallo specchietto retrovisore centrale.

   
 
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