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Autore: BettyLovegood    02/09/2015    3 recensioni
Raccolta di drabble/one shot/flashfic Johnlock.
#1 - Don't be dead.
Io e te contro il resto del mondo, ricordi?
Non può esistere solo John. Non può farcela da solo John.
Siamo John e Sherlock, quindi smettila Sherlock Holmes, non puoi lasciarmi solo.
Siamo Sherlock e John, l’uno non può vivere senza l’altro, quindi alzati Sherlock Holmes.
Alzati e dimmi che è tutta una farsa, un trucco, uno stupido gioco.
#2 - Gli amanti perduti.
"Dimmi perché ti sei preso quella pallottola al posto mio" mormora piano il dottore.
"Tu sei quello importante John."
"Sei tu il genio Sherlock, non io."
#3 - L'arte del dedurre.
AU in cui Sherlock viene obbligato ad una seduta psichiatrica e John è il dottore.
#4- Notti senza cuore.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note di B.
Questa storia è nata durante la partecipazione alla Winter is coming Week indetta dal gruppo We are out for prompt.
Il prompt è di Donatella:
AU, in cui Sherlock viene obbligato (a te come o perchè) ad una seduta psichiatrica e John è il dottore.


 

-One shot, 1268 parole. -
 
#3 - L'arte del dedurre.

 

 

"Ho detto di no."
"E io ho detto si, Sherlcok tu farai come ti dico."
"Costringimi"
Sherlcok puntò i suoi occhi azzurri in quelli scuri del fratello, il quale non si scompose minimamente difronte all'ostinazione e al tono di sfida dell'uomo seduto davanti a lui.
Cacciò dalla tasca un taccuino nero e lo apri all'ultima pagina.
"Preferisci forse una perquisizione per droga da parte di un certo Philip Anderson?"
Sherlcok sbruffò dinanzi al nome dell'uomo più insopportabile -e idiota- del pianteta.
"Anderson fa parte della scientifica, non può eseguire una perquisizione per droga."
Mycroft sorrise maliziosamente, riponendo il taccuino in tasca.
"Quindi non sei pulito?"
"Certo che si!" rispose velocemente il fratello.
"Oh, fratellino non farlo. So riconoscere un bugiardo dal suono della sua voce. Dovresti saperlo."
Sherlock strinse i braccioli della poltrona su cui era seduto. Odiava essere letto da suo fratello.
"Non andrò da un maledetto psicologo Mycroft!"
"Sappi che si è offerto volontario. Ed è molto ansioso di perquisire questo posto."
Sherlock sospirò rumorosamente. C'era un solo modo per mettere fine a tutto quello.
"Non sono uno psicopatico Mycroft."
"Beh, nostra madre non la pensa cosi. Quindi accetti?"
Il consulente investigativo si alzò dalla poltrona, si sistemò la già impeccabile giacca ed aprì la porta dell'appartamento.
"Quando la smetterai di essere il cocco di mamma me lo dirai. Addio Mycroft."
Mycroft si alzò a sua volta e raggiunse la porta.
"A domani Sherlock" gli disse, prima di uscire.
"Ti ha comprato con una torta, vero?" domandò con un'occhiataccia.
Mycroft fece per rispondere,  ma suo fratello fu più veloce. Gli chiuse la porta in faccia e si recò nel salotto a suonare il violino.


 

* * * *
Lo studio del dottor John H. Watson era di un azzurro spento. Tutto era pulito e ordinato, sulla scrivania non c'erano foto di nessun tipo, alla parete era appesa solo una laurea in psicologia conseguita con il massimo dei voti e l'aria profumava di lavanda. Sherlock stava già escogitando una via di fuga da quell'inferno in cui era costretto a stare, quando la porta si aprì ed entrò un uomo basso, biondo dagli occhi azzurri. Zoppicava leggermente, poggiandosi ad un bastone lungo e grigio. "Mr. Holmes, buongiorno." salutò educatamente il dottore, porgendogli la mano. Sherlock non la strinse,  si limitò ad un cenno del capo. "Dottor Watson."
John osservò la sua mano, ancora distesa verso l'uomo, poi la abbassò.
"La prego, si accomodi"
Sherlock non si accomodò, continuò a vagare per la stanza alla ricerca di qualcosa di interessante.
"Afghanistan o Iraq?" domandò senza guardarlo.
"Come scusi?" John osservò il suo paziente, ora apparentemente interessato alla sua laurea appesa alla parete.
Sherlcok si voltò, facendo svolazzare il suo lungo cappotto.
"Oh andiamo dottor Watson, io non ho intenzione di rispondere alle sue domande e lei non ha intenzione di lasciarmi andare. " Holmes raggiunse la poltrona sistemata difronte al dottore, si tolse il cappotto e si accomodò accavallando elegantemente le lunghe gambe. "Quindi cerchiamo di passare questa mezz'ora nel modo meno noioso possibile. Afghanistan o Iraq?"
John si sistemò, decisamente meno elegantemente del suo paziente,  sull'altra poltrona. C'era qualcosa di strano in quell'Holmes qualcosa di strano, ma decisamente interessante.
"Afghanistan" mormorò. "Chi gliel'ha detto?"
Sherlock sorrise. "Oh io non ho bisogno di informatori, sono in grado di dedurre da solo la vita di un ex medico militare"
John s'irrigidi leggermente, ma continuò quella sorta di gioco che avevano iniziato. "Dedurre?"
Holmes annuì, stava attirando l'attenzione del dottore e la cosa gli piaceva parecchio.
"So che lei è un medico militare, ritornato da poco da una missione. Due mesi, direi a giudicare dall'abbronzatura.  So che è stato ferito alla spalla e che segue un'analista. Posso anche dirle che è un uomo solo, non ha moglie, fidanzata o fidanzato e non ha nessun tipo di legame con la sua famiglia."
John rimase in silenzio per qualche secondo. Non sapeva bene come reagire.
"Come sa tutto questo?" chiese, osservando gli occhi azzurri del paziente.
Sherlock si prese qualche secondo di silenzio prima di rispondere.
"La sua laurea non è una laurea in psicologia. Lei è un medico, con la specialistica in psicologia. Un medico che a giudicare dall'abbronzatura è stato all'estero da poco. Ma non per vacanza, la sua abbronzatura non va oltre i polsi, quindi ci è stato per lavoro. Un medico che lavora all'estero all'aperto?  Un medico militare, che a giudicare dalla sua andatura è stato ferito gravemente e messo in congedo. La sua analista gli ha diagnosticato un disturbo psicosomatico. Ha ragione. Lei zoppica poggiandosi al bastone ma non si siede. Per quanto riguarda l'essere solo è semplice. Non ha fotografie di nessun tipo in giro. Un uomo con qualsiasi tipo di relazione duratura avrebbe una foto di sua moglie o fidanzata. Lo stesso vale per la famiglia."
John rimase a fissare l'uomo davanti a sé per qualche interminabile secondo.
"È stato davvero stupefacente." si lasciò sfuggire, senza riuscire a smettere di guardarlo.
Sherlock alzò un sopracciglio, sorpreso. "Davvero?"
John annuì, quell'uomo gli aveva appena raccontato metà della sua vita con un solo sguardo. "Sì,  davvero fantastico."
"Non è quello che la gente mi dice di solito." Sherlock abbassò gli occhi, per un attimo imbarazzato.
"E cosa le dicono?"
"Fuori dai piedi."
John sorrise e Sherlock con lui.
"Allora signor Holmes, ora mi lasci fare il mio lavoro. Anche io sono in grado di dedurre la sua vita, lo sa?"
Sherlock gli lanciò uno sguardo di sfida.
"La prego, mi illumini."
John lo osservò per un attimo, soffermandosi sui suoi occhi che sembravano cambiare colore.
"Lei è un uomo solo, è un detective privato che aiuta la polizia a risolvere casi. Suona il violino e non dorme molto. Ora mi dica, a cosa le serve la cocaina?"
Sherlock non si scompose difronte alle vere notizie appena ascoltate,  continuò a sorridere.
"Oh questo non è giusto."
"Cosa?"
"Ha imbrogliato dottor Watson."
John alzò un sopracciglio, confuso.
"Queste sono solo notizie che le ha dato mio fratello." spiegò Holmes, poggiando le mani sui braccioli lisci della poltrona.
"Mi ha scoperto." John sorrise ancora una volta all'uomo che aveva difronte.  Perchè non riusciva a smettere di farlo?
"Comunque suo fratello crede sia meglio che lei venga una volta a settimana. Ne ha bisogno."
Sherlcok si alzò dalla poltrona.
"Mycroft crede anche che mangiare torte di nascosto lo faccia dimagrire" borbottò mente indossava il lungo cappotto.
"Dove va Mr. Holmes?" chiese il dottore, alzandosi a sua volta.
Sherlock si voltò a guardarlo. "La nostra mezz'ora si è conclusa da un pò dottore, la sua segretaria è indecisa se disturbarla o no per ricordarglielo. Sta camminando nervosamente avanti e indietro da circa cinque minuti. Ah, è indecisa anche se chiederle o no di uscire stasera. Fossi in lei non accetterei, è una donna che ama spendere molto e da quel che ho visto lei non mi sembra molto ricco."
John ancora una volta rimase sorpreso dell'intelligenza di qell'uomo.
"Sta cercando di fare colpo su di me, Mr Holmes?" chiese avvicinandosi.
Sherlock sbattè velocemente le palpebre,  confuso da quella domanda.
"No, non lo farei mai." mormorò.
John sorrise dinanzi al l'imbarazzo dell'uomo. "Peccato. Ci stava riuscendo. Ci vediamo la settimana prossima, Mr Holmes."
Sherlock annuì. "La prego, mi chiami Sherlock."
John gli porse la mano, che l'altro strinse forte. Si guardarono un'ultima volta negli occhi.
 "A presto Sherlock."
"A presto John."


 


Allora come è andata la seduta? - MH
Bene, io e John abbiamo appuntamento per lunedì prossimo. -SH.

Mycroft osservò torvo il cellulare.
"Anthea mi porti il fascicolo del dottor Watson. Ha fatto colpo su mio fratello e devo riuscire a capire cos'ha di particolare."
"Sì signore."

   
 
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