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Autore: meuccio23    03/09/2015    2 recensioni
Kristi è una ragazza a cui viene diagnosticato un disturbo della personalità.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kristi non aveva mai pensato di essere malata finché quel giorno lo psichiatra glielo aveva detto chiaramente. Una diagnosi secca e coincisa: Disturbo di Personalità Borderline. Quella parola la rispecchiava ma allo stesso tempo la spaventava: non voleva essere etichettata con il nome di una malattia, circoscritta in una patologia. Lei era una persona e non un insieme di sintomi.

Dopo la visita era schizzata fuori dallo studio, accendendosi una sigaretta. Mentre aspirava profonde boccate e osservava la fiamma divorare la carta aveva riflettuto su quanto le aveva detto il medico. Avrebbe dovuto prendere degli psicofarmaci per curarsi, in lei c’era qualcosa che non andava.
Durante le sedute precedenti il dottore, un uomo sulla sessantina che la osservava attraverso delle spesse lenti, aveva preso appunti scuotendo la testa. Era abituato a vedere pazienti con ogni tipo di disturbo ma aveva preso particolarmente a cuore la situazione di Kristi, probabilmente per la sua giovane età.

La ragazza aveva solo sedici anni e si affacciava timidamente al mondo degli adulti. Era sempre stata un’adolescente volubile, soggetta a frequenti sbalzi d’umore. Sua madre, una donna perennemente impegnata con il lavoro, aveva deciso di portarla dal medico quando aveva scoperto dei profondi segni rossi sulle sue braccia. Da lì era iniziato un travaglio di visite, controlli, domande, ipotesi finché non era arrivata la diagnosi definitiva.
Kristi mosse un passo dopo l’altro, iniziò a vagare senza meta per le stradine di Venezia. Arrancava sotto il peso di quella rivelazione e faceva un’analisi di se stessa. Cosa aveva indotto il medico a pensare che fosse affetta dal Disturbo di Personalità Borderline? Era sempre stata una ragazza molto sensibile: dava un’importanza smisurata a piccoli gesti e bastava poco per farla sprofondare nella depressione più totale. Un commento, una parola interpretata male, qualcosa a cui i suoi coetanei non avrebbero nemmeno fatto caso.

Se ci fosse stato un termine adatta per descriverla sarebbe stato “impulsiva”. Le capitava spesso di agire senza riflettere sulle conseguenze delle sue azioni. Per esempio una volta alle medie la professoressa le aveva messo un brutto voto e Kristi in risposta le aveva mostrato il dito medio. L’insegnante l’aveva fatta accompagnare in presidenza da un bidello.

-Siediti, Kristi. Dobbiamo fare due chiacchiere.- aveva detto il dirigente.- solo perché ti va di fare una cosa non significa che tu possa farla-.

La ragazza aveva ripensato spesso a quelle parole, le erano tornate in mente in tutte le occasioni in cui aveva sbagliato. La sua vita era stata una successione di errori, aveva fallito in tutto: come figlia, come studentessa, come amica… Si sentiva una delusione per le persone che la circondavano, puntavano tutti sulla sua intelligenza ma aveva dato loro motivo di credere di essersi sbagliati a considerarla tale. Si era ritirata da scuola da qualche mese perché non aveva voglia di studiare, preferiva uscire la sera a fare baldoria con i pochi amici che aveva.

Il suo rapporto con i coetanei era conflittuale, per questo molti si allontanavano da lei. Era passata da una relazione all’altra, tutte intense ma brevi, e non sopportava la solitudine, aveva sempre bisogno di qualcuno al suo fianco. Nella prima fase di un’amicizia o di una storia d’amore affidava la sua vita agli altri, li idealizzava, ma non sopportava le frustrazioni e al minimo errore  non riusciva a perdonarli e li cancellava dalla sua vita.

Le persone che le volevano bene sopportavano i suoi insulti, le volte che rinfacciava loro di non essere abbastanza, ma nel profondo avevano iniziato a stancarsi di lei. E’ difficile stare accanto a una persona malata, meglio cercare un’amica che non abbia problemi per non doversi accollare un fardello in più.

La linea che separa la normalità dalla follia è molto sottile, una pura convenzione. E io mi trovo al confine, sull’orlo del baratro, talvolta pendo da una parte, talvolta dall’altra, senza trovare una collocazione definitiva. Questo significa essere Borderline, non appartenere né a questo mondo ne a quell’altro, essere in bilico tra la pazzia e la sanità mentale. I medici dicono che, a differenza di altri disturbi psichiatrici, come il bipolarismo, è molto più difficile da trattare in maniera efficace perché non implica solo oscillazioni dell’umore, ma anche il modo di vedere il mondo e di rapportarsi agli altri. Il mio più grande desiderio è quello di trovare un equilibrio, seppure precario, ma questa eventualità, scontata per gli altri, mi è negata.

I pensieri di Kristi correvano veloci, ora finalmente poteva dare un nome al mostro che aveva dentro di sé. Una malattia che l’aveva logorata dall’interno, distruggendo le sue relazioni e segnando la sua adolescenza. Non ricordava mai di essere stata felice, alternava momenti di euforia ad altri di depressione. Quando si sentiva esaltata commetteva un errore dopo l’altro: andava a ubriacarsi, fumava a catena, accendendo una sigaretta dopo l’altra incurante dello stato di salute dei suoi polmoni anneriti dal catrame.

Kristi continuò ad avanzare, costeggiando un canale. All’orizzonte vedeva la laguna di Venezia stagliarsi contro il mare e si fermò a riflettere. Le passò davanti gondola con a bordo dei turisti che scattavano foto in continuazione e ammiravano la straordinaria città costruita sull’acqua. Ormai Kristi dava per scontata la magnificenza che la circondava, ma per una volta si fermò a riflettere. Non aveva mai apprezzato nulla nella vita, non le era mai bastato, dentro di sé aveva un vuoto incolmabile. Aveva provato a riempirlo in tutti i modi ma in realtà c’era un problema di fondo: una confusione generale.

Non aveva mai avuto le idee chiare su niente, dalla carriera da intraprendere al suo orientamento sessuale. Cambiava opinione in continuazione su qualsiasi argomento e le era difficile mantenere una posizione stabile. Cosa voleva realmente dalla vita?

Kristi arrivò in un vicolo isolato, si era fatto buio e la strada era deserta. Estrasse dalla tasca un rasoio che portava sempre con sé. Esitò un attimo prima di abbassarsi i pantaloni e di incidersi tre profonde linee sul fianco destro, dove non le avrebbe viste nessuno. Subito dopo la accolse una familiare sensazione di sollievo, era riuscita a trasformare il dolore psicologico in dolore fisico. Ora sarebbe tornata a casa e avrebbe raccontare alla mamma l’esito della visita. Era sicura che lei avrebbe scosso la testa e avrebbe ignorato il problema, come era solita fare con ogni cosa che le succedeva.

Esisteva davvero un modo per guarire?
 
 
   
 
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