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Autore: D Nimy    03/09/2015    1 recensioni
"quanto ti ho odiato [...] e ti odio ancora"
si può amare una persona per tutta la vita anche quando questa probabilmente non si ricorderà neanche della propria esistenza? E' divertente come un qualcosa possa essere così importante per qualcuno tanto da cambiare la sua vita e allo stesso tempo essere insignificante per qualcun'altro, eppure c'è chi vivrebbe solo di quel qualcosa così insignificante, morirebbe per quel qualcosa così insignificante, abbandonerebbe la propria libertà...allora come può quel qualcosa essere così insignificante?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eri un pirata, con quella tua barbetta sul mento che profumava di salsedine.
Eri un pirata, con quella tua pelle scura baciata dal sole che sembrava trasformarsi quando indossavi gli eleganti abiti di corte. Era come l'immagine che mostravi di te: crudele e seducente quando solcavi le a te familiari e giocose onde, dolce e affascinante quando camminavi sul freddo marmo del castello.
Eri un pirata, con quei tuoi occhi che brillavano quando scrutavi l'orizzonte. Il sole impallidiva quando, al tramonto, incontrava l'oro celato in quelle iridi ambrate  capaci di riflettere ogni minima sfumatura di quel cielo infiammato.
Eri un pirata, con quelle tue grandi mani piene di cicatrici formatesi durante quelle battaglie di cui andavi tanto fiero e che raccontavi con così tanta passione che a chi ti ascoltava sembrava di vivere in prima persona. Quante volte ho desiderato essere una di quelle cicatrici, le ho invidiate così tanto: loro potevano starti sempre accanto e giacere sotto il tuo tocco tanto letale da uccidere quanto delicato da distruggere ogni sicurezza, ogni convinzione, ogni resistenza che si poteva credere di possedere.
Eri un pirata, fiero, con la schiena dritta, la testa alta, il portamento di colui che non si piegava neanche dinanzi alla morte.
Eri un pirata, tutto il tempo passato al mio fianco non ti avrebbe cambiato.
Eri un pirata, sono stata sciocca a dimenticarlo.
Ora mi ritrovo qui, sul balcone della stanza in cui hai riposato durante il tuo soggiorno a palazzo, nella stanza in cui le notti diventavano di fuoco sotto le tue passionali cure, nella stanza in cui, ogni sera, non vedevo l'ora di recarmi per poter sentire ciò che allora alla mia ingenua anima sembrava la libertà assoluta, ma che ora ho capito essere solo una briciola della tua, della libertà di cui sei stato privato per un tempo a te infinito e a me troppo breve.  La odio quella stanza, la odio con tutta me stessa. Ora che non è più in grado di donarmi emozioni così grandi non fa altro che opprimermi con quei ricordi ancora vividi nonostante tutto il tempo che è passato, rendendo più pesanti le catene a cui sono legata. Eppure ora sono qui, nello stesso punto in cui tu, ogni sera, ti mettevi ad osservare il mare che diventava un tutt'uno con il cielo, che man mano ti toglieva il sole dalla vista quasi fosse geloso del suo più caro tesoro. 
Non ho mai interrotto quei momenti, ti osservavo dalla finestra della mia stanza, non così tanto al di sopra della tua, ma abbastanza da nascondermi ai tuoi occhi. Attendevo impazientemente che il sole scomparisse, che rientrassi nella tua stanza per poi venirti a trovare, sempre nello stesso modo, sempre alla stessa ora, sempre con la stessa scusa. Dovevo sembrarti una povera stupida da compatire a quel tempo, ti facevo tenerezza, una stupida ragazzina che credeva di essere una donna, te lo si leggeva negli occhi, ma ero troppo giovane per capirlo, troppo ingenua, troppo stupida, troppo accecata dalla tua presenza.
Ogni sera ti trovavo lì, sempre in quella posizione, sempre con quello sguardo desideroso e dolente, lo sguardo di un uccello in gabbia,ma io non me ne rendevo conto. Per me quello era solo uno sguardo che ti rendeva ancora più bello. Quel fascino misterioso di chi ha visto e vissuto tanto,  che non si sarebbe mai potuto conoscere fino in fondo anche dopo aver ascoltato tutte quelle storie migliaia di volte. Io, cieca in quei momenti, ero convinta di sapere tutto di te quando invece non riuscivo neanche a vedere quella tua sofferenza tanto palese, non m accorgevo del tuo bisogno di essere cullato dalla luce del sole, non mi accorgevo che ti mancava da morire quella tua vita libera come il vento. Io, arrogante, egoista e stupida gli imprecavo contro affinchè se ne andasse il prima possibile per poi poterti avere tutto per me. Se solo avessi saputo prima quello che provavi lo avrei pregato di rimanere immobile, lì, a metà tra il cielo e il mare per permettergli di fare l'amore con i tuoi occhi, di fare l'amore con il tuo Io più profondo. Ne sarei stata gelosa, ne sarei morta se fosse successo, ma la tua felicità, quel momento di respiro in cui immaginavi di volare via sarebbe valso più della mia stessa vita, e io solo ora lo capisco bene visto che è esattamente quello che ho iniziato a provare dal momento in cui sei uscito da palazzo per l'ultima volta.
Ora capisco ciò che provavi, ora sento tutte le catene a cui avevo fatto l'abitudine e contro cui avevo smesso di lottare, perchè solo dopo aver assaggiato quel briciolo di libertà mi sono resa conto che io non l'avevo mai avuta.
Chissà se riuscivo a donarti un pò di sollievo quelle notti, chissà se ti facevo superare ogni confine, terrestre e non, come tu facevi con me. All'epoca credevo che tu non aspettassi altro, che ti mettessi a guardare il sole per incitarlo ad andare via per poter stare insieme a me il prima possibile, ma tu eri un pirata, lo sapevo ma lo avevo dimenticato. Ad un pirata non basta passare la notte su un letto, per quanto grande possa essere. Un pirata dorme sotto il cielo stellato che non è costretto in quattro tristi mura. Un pirata fa l'amore sul mare le cui onde rendono tutto più armonioso e passionale. Un pirata non è felice rinchiuso tra regole leggi e doveri.
Ti ho odiato...oh quanto ti ho odiato. Ho pianto così tanto che avrei potuto creare un nuovo oceano in cui tu avresti potuto navigare. Piango ancora, ti odio ancora.
Ti odio perchè è colpa tua. 
E' solo a causa tua, tua e della tua tanto amata libertà se il volto di tuo figlio diventa più luminoso del sole che ammiravi quando guarda il mare. E' colpa tua se ha i tuoi stessi occhi, se ha i tuoi stessi capelli corvini che non vuole in alcun modo tagliare. E' colpa tua se ora lì, all'orizzonte, vedo la sua nave pirata salpare per la prima volta e diventare sempre più piccola. E' colpa tua se per tutto questo tempo si è sentito in gabbia. E' colpa tua se ora ti vedo di nuovo andare via, lontano.   
I miei occhi non sono più quelli di una volta, il mio viso è più squadrato, le mie gambe sono più alte e formose, i miei seni sono cresciuti... credo che ti piacerei se mi vedessi ora. Sono proprio come le donne che tu guardavi con occhi vogliosi e che io odiavo. Perchè chiunque era vittima di quello sguardo tranne me che tanto lo desideravo? Mi prendevi sempre in giro. Ero troppo piccola per te, una bambina ai tuoi occhi nonostante non ci fosse poi tutta questa differenza di età. Vorrei tanto sentire quello sguardo su di me ora, ma non sono neanche sicura che ti ricorda di me. Quante altre donne avrai avuto? Quanti altri figli avrai di cui non sei neanche a conoscenza? Sei ancora vivo? Quanto avrei voluto ricevere qualche tua lettera... ma sei un pirata, no? I pirati non si legano, i pirati non s'incatenano, i pirati sono liberi.
Va allora. Sii libero. Vivi e sii felice. Se incontri nostro figlio non riconoscerlo, lascia che anche lui sia libero, lascia che viva felice come te. Io tornerò qui ogni giorno della mia vita a scrutare l'orizzonte in compagnia del sole che prego ogni giorno affinchè non vada via, affinchè si fermi lì, a metà tra il cielo e il mare. Rimarrò nella mia gabbia a sperare che prima o poi, almeno uno dei due, anche solo per sbaglio, ritorni.
  
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