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Autore: MiaBlack    03/09/2015    12 recensioni
estratto dal testo:
[...]il proprietario ha solo pochi anni in più di me e non solo è ricco da far paura ma è anche bellissimo: almeno così dicono, io non l'ho mai visto, ma non è grave, si dice che ogni sera il giovane scelga una ragazza tra quelle presenti nel locale e se la porti a casa dove concludono la serata, la ragazza della sera dopo non è mai la stessa della sera prima […] [...] mi soffermo a studiarlo: spalle larghe, fisico grosso e non grosso perché grasso, sono sicura che sotto quella maglia ci siano muscoli definiti, tanto definiti che potrei usare la sua pancia come base per gli scacchi[...]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La storia è nata questa estata mentre ero in spagna e la mia amica mi ha abbandonato per andare a divertirsi con un ragazzo...

La storia la dedico a mio babbo che mi ha insegnato a sognare.... un giorno babbo pubblicherò un libro.

Vincere i pettegolezzi



Che ci faccio qui?
Okay non ci sono certo per mio espresso desiderio, voglio dire: ho ancora la capacità di intendere e di volere, anche se in questo caso la capacità di volere è stata annullata da lei. Lei chi mi chiedete? Lei: Sara, la mia migliore amica, ci conosciamo da diversi anni e siamo sempre andare d'accordo anche se oggettivamente non abbiamo niente in comune. Sara è sempre estroversa e attiva, con quel sorriso perenne in volto che le illumina il viso e la rende ancora più bella, se c'è un ragazzo nel raggio di un miglio sicuramente arriverà per parlare con lei. No non sto cercando di piangermi addosso ne di compatirmi, sono i fatti che parlano, Sara è una calamita per le persone, al contrario di me.
Qualche ora fa Sara si è presentata a casa mia e mi ha costretto a infilarmi questo ridottissimo vestito ma soprattutto questi tacchi vertiginosi e scomodi da morire, per poi trascinarmi fuori dal mio comodo e confortevole appartamento.
Ora sono al Verdent: locale di tendenza e super In della città, è aperto solo da un anno ma è tra i più famosi ed è frequentato soprattutto dai giovani, il proprietario ha solo pochi anni in più di me e non solo è ricco da far paura ma è anche bellissimo: almeno così dicono, io non l'ho mai visto, ma non è grave, si dice che ogni sera il giovane scelga una ragazza tra quelle presenti nel locale e se la porti a casa dove concludono la serata, la ragazza della sera dopo non è mai la stessa della sera prima. Non so se provare pena per la ragazza o per lui: lei che ci sta sperando di essere l'ultima, quella che lo farà cambiare che gli farà mettere la testa a posto, o provare pena per lui: che nonostante sia circondato da tanta gente è solo più di un cane. Tutte le mie riflessioni finiscono in frantumi esattamente come il bicchiere ancora pieno che tengo in mano, un idiota grande e grosso mi ha appena urtato mentre stava facendo il cretino con una bionda svenevole tutta tette.
-Ehy!- mi lamento guardandomi i piedi bagnati dal drink quasi intatto che avevo nel bicchiere, il giovane che nemmeno si è accorto di avermi urtato si volta e io rimango per un attimo folgorata dalla bellezza dei suoi occhi: blu come il mare e profondi come l'oceano più scuro e tormentato, ma purtroppo la mia irritazione non mi fa provare pietà per lui e così decido di scaricare la mia frustrazione: perché sono qui e non ci voglio essere, perché le scarpe mi fanno male, perché sono circondata da gente che mi alita addosso e mi fanno caldo, insomma il solo fatto che respiri in questo locale mi da il permesso di sfogarmi su di lui.
-Guarda dove metti i piedi, idiota!- sbotto allontanandomi da lui e dalla biondina che mi guarda come se fossi un aliena: idiota anche lei! Senza molta grazia inizio a spintonare la gente che mi ostruisce il passaggio, voglio trovare Sara e andare via da qui.
Sono sicura che se stessi cercando uno yeti invece che la mia amica sarebbe una ricerca molto più facile e proficua, in questo posto c è troppa gente stipata in troppo poco spazio.
Vago per il locale cercando una faccia amica, la mia ricerca viene interrotta, quando qualcuno mi afferra per il braccio e mi ferma, tirandomi poi indietro di qualche passo, sbilanciata mi ritrovo schiacciata contro il corpo di chi ha avuto la pessima idea di tirarmi.
-Che diavolo vuoi?- chiedo infastidita, la mia pazienza è ormai finita: è storia, è un ricordo lontano soprattutto appena riconosco il ragazzo che mi ha tirato e che mi ha quasi fatto cadere.
-Stai calma...- quelle parole hanno il potere di farmi innervosire ancora di più.
-Volevo chiederti scusa, ti offro da bere per farmi perdonare...- lo guardo e non cerco nemmeno di mascherare il mio scetticismo: testa inclinata e sopracciglio alzato.
-E perché dovrei accettare?- chiedo tagliente, lui non sembra intimorito dalle mie risposte anzi, sembra che lo divertano.
-Sono stato io a farti cadere il bicchiere, il minimo che possa fare e offrirtene un altro.- il ragionamento del ragazzo non fa una piega, lui me lo ha fatto cadere lui me ne offre un altro, peccato che io non sia come tutte le altre svenevole bionde che lo circondano in questo momento e che lo stanno guardando come se fosse un Dio sceso in terra.
-No grazie...- rispondo, prima di girarmi per allontanarmi riesco a scorgere, con soddisfazione, l'espressione sorpresa, non deve essere abituato a sentirsi dire no, beh c'è sempre una prima volta.

Decisamente nessuno gli ha mai detto di no, nonostante la mia scortesia e le risposte velenose questo tizio non vuole molare, ridacchiando mi ha circondato la vita con un braccio e mi ha portato al bancone del bar dove ora sta parlando con la barista, la quale gli sorride, se solo sorridesse un po' di più le si spaccherebbe la faccia, a quanto pare non sono solo le svenevole bionde a morirgli dietro, davanti e di lato, ma anche le more non si salvano. Mentre parla con la barista mi soffermo a studiarlo: spalle larghe, fisico grosso e non grosso perché grasso, sono sicura che sotto quella maglia ci siano muscoli definiti, tanto definiti che potrei usare la sua pancia come base per gli scacchi; i capelli sono biondi, corti e alzati come vuole la moda del momento. Non sarà un vero Dio, ma devo ammettere che ne ha le fattezze.
-Ti piace ciò che guardi?- arrossisco come una scolaretta, beccata in pieno.
-No...- lui mi guarda alzando entrambe le sopracciglia, devo ammettere che ho appena detto un enorme cazzata.
-Cioè, non posso negare che tu sia un bel ragazzo, anche un cieco lo vedrebbe...- il sorrisetto soddisfatto che fa mi fa salire il nervoso.
-Ma non sono il tipo che si ferma all’apparenza, è la sostanza che mi interessa...- mi volto pronta ancora una volta ad allontanarmi da lui, ma mi ferma ancora.
-Aspetta dammi la possibilità almeno di dimostrarti che non sono solo apparenza.- lo guardo scettica, sto ancora decidendo se dargli la possibilità o meno che lui mi porge un bicchiere pieno di qualcosa di color verde e dopo aver dato un bacio sulla guancia alla barista con una mano afferra il suo bicchiere e con l'altra afferra ancora il mio polso e mi allontana dal bancone.
Mi guida per il locale attraverso questa folla di gente come se niente fosse, non riesco a capire dove stiamo andando fino a che non ci soffermano davanti ad un buttafuori che sta di guardia davanti ad una porta, l'uomo si sposta per lasciarci passare, il mio rapitore si sporge per dirgli qualcosa e quello sposta la sua attenzione su di me sorridendo; sono tentata di andarmene, questa situazione non mi piace, l’occasione per andarmene sfuma un attimo dopo, il ragazzo saluta il buttafuori e oltrepassa la porta: la musica che fino ad un attimo prima era assordante si smorza, ora riesco quasi a sentire i miei pensieri.
-Wow... – esclamo, le mie orecchie fischiano leggermente e mi ringraziano per averle salvate da possibile danni permanenti.
-Ti piace? - mi guardo attorno: la stanza è grande con divanetti, poltroncine e qualche tavolino basso dall'aspetto resistente, questo deve essere il privè del locale.
-Mmm è tutto verde, potevano sforzarsi con i colori... - mi limito a rispondere prima di sedermi su un divanetto e prendo un sorso del mio cocktel: buono, decisamente buono, niente a che vedere con quello che mi aveva fatto prendere prima Sara, questo è molto meglio.
-Ti piace?-
-Le cose sono due o sei maledettamente insicuro oppure hai un ego smisurato, sarà la terza volta che mi chiedi se mi piace qualcosa, in caso tu lo voglia sapere io opto per la seconda: hai un ego fuori misura. - commento, è maledettamente presuntuoso una sistemata al suo ego non gli farà certamente male.
-Mi detesti proprio... -
-Io non ti detesto... non so nemmeno chi sei! - ammetto, io non sono così, non aggredisco le persone in questo modo e ora che i tacchi hanno smesso di farmi male e la musica non sta più tentando di violentare i miei timpani, capisco di aver avuto una reazione esagerata quasi da pazza aggredendolo in quel modo.
-Mi stai dicendo che non hai idea di chi io sia? - sembra sorpreso e anche divertito dalla mia totale ignoranza, inizio a chiedermi se sia un personaggio famoso in città.
-Esatto. -
-Da dove vieni? Dalla luna? - mi chiede sarcastico.
-Vengo da Las Vegas, mi sono trasferita qui da qualche anno. - rispondo, continua a guardarmi con la stessa espressione sorpresa, forse mi sono veramente persa qualcosa.
-Interessante e che lavoro fai? - mi chiede sfoderando un sorrisetto.
-Io... Sono solo un informatica non faccio niente di importante... - cerco di minimizzare, mia madre mi ripete sempre che quel lavoro è uno spreco per il mio quoziente intellettivo.
-Cosa ne pensi del drink? – mi chiede cambiando discorso.
-Non l’ho ancora assaggiato. - mento, non so nemmeno io perché lo faccio.
-Che aspetti? – socchiudo gli occhi scrutandolo.
-Eri li con me, non ci ho messo nulla! – esclama alzando le mani in segno di difesa. Ancora diffidente bevo un lungo sorso del mio drink, il liquido mi scivola lungo la gola: è sia dolce che aspro, un mix decisamente buono, ne bevo un altro sorso mentre lui mi guarda soddisfatto e mi sorride.
-Ti piace? – mi chiede.
-E’ veramente buono! – ammetto, i pochi drink che ho bevuto fino ad ora erano tutti o troppo aspri o troppo dolci, questo invece ha un equilibrio perfetto, almeno secondo me.
-Come si chiama? – questo sarà decisamente il mio cocktel quando dovrò ordinare da bere.
-Verdant, non lo trovi sul menù è un cocktel speciale e la ricetta è segreta, ma potrei anche dirtela in cambio di qualcosa…- il sorriso che mi sta facendo non è molto incoraggiante, il mio lato sfrontato prende il sopravvento e decido di rispondergli.
-Qualcosa tipo? –
-Vieni con me! – ancora una volta mi afferra per la mano e dopo avermi aiutato ad alzarmi mi porta fuori dal privè e torniamo in mezzo alla gente, prima che qualcuno mi dia una botta e mi faccia versare nuovamente la bevuta finisco quello che è rimasto e lo poso su un tavolo insieme ad altri bicchieri vuoti.
Lo spazio libero intorno a noi è pochissimo, la gente sgomita e si muove in modo sincopatico cercando di tenere il ritmo di una canzone. Finalmente troviamo uno spazio libero e lui si ferma tirandomi verso di lui, i nostri corpi sono pericolosamente vicini e l'alcool inizia a salirmi alla testa.
-No aspetta, io non so ballare…- sembra non sentirmi, o se lo fa ha deciso di ignorarmi, sento la sua mano calda appoggiarsi sulla mia schiena e scendere verso il basso fermandosi poco prima del mio sedere.
-Seguimi…- mi sussurra all’orecchio, la voce è calda e sensuale e io non capisco più nulla, mi lascio guidare da lui e iniziamo a ballare.
I nostri due corpi si muovono in sincronia, sento il suo corpo schiacciato contro il mio, il mio seno è premuto contro il suo petto, sto completamente perdendo la testa, non so cosa mi sia preso ma tutti i miei freni sono saltati. Sento qualcosa posarsi sulla mia guancia, apro un occhio e vedo che mi sta lasciando una scia di baci e che sta scendendo verso il collo, piego la testa così da lasciargli più spazio, lo sento giocare con la pelle del mio collo, la morde, la bacia, la lecca, la mia mente è completamente persa dalle sensazioni che mi attraversano il corpo, mi spingo verso di lui il mio seno si schiaccia ancora di più contro il suo petto, forte, sodo, è un blocco compatto di muscoli.
Il mio corpo vibra mentre gioco a strusciarmi contro di lui, vorrei sentire le sue labbra sulle mie, il sapore della sua bocca; finalmente sento le sue labbra avvicinarsi, risale lentamente dal collo su lungo la mandibola, quando è a pochi centimetri dalle mie labbra mi sposto, lo sento mugolare di frustrazione, quando apre gli occhi per guardarmi i suoi occhi blu brillano divertiti non appena mi vede sorridere.
-Così vuoi giocare? – annuisco ridendo, non so cosa mi sia preso ma mi sento bene e non voglio fermarmi, voglio vivere il momento. La sua mano risale rapida lungo la mia schiena fino ad arrivare alla mia nuca, la presa è forte e non mi permette di muovermi, ma anche se potessi farlo non lo farei: basta giocare. Dopo quelle che mi sembrano ore sento le sue labbra, schiudo le mie e lascio che la sua lingua incontri la mia e inizi a giocarci.

-Eccoti finalmente! – il tanto agognato bacio viene bruscamente interrotto, Sara è arrivata e mi ha staccato.
-Sara… - balbetto incredula.
-Dobbiamo andare! –
-Aspetta… - mi tira via e io scivolo via dalla stretta del ragazzo, la folla attorno a noi si stringe e si muove e io lo perdo di vista.
L’aria fuori dal locale è fresca e io rabbrividisco.
-Che accidenti ti è preso Sara? –
-Fel, tu sai chi era quello con cui stavi ballando? – mi chiede fissandomi dritta negli occhi, la sua espressione è seria sembra quasi arrabbiata per qualcosa che non riesco a capire.
-Un ragazzo molto carino. – rispondo alzando le spalle, non ho idea di chi sia non ci siamo mai detti i nomi.
-Lui è Oliver… Oliver Queen il proprietario del locale. – il proprietario? Quello che cambia una ragazza a sera? Quel ragazzo così carino e divertente non può essere lo stesso ragazzo di cui ho sentito parlare.
-Non ci posso credere… Lui sembrava così diverso…- ammetto
-Io dovevo dirtelo, ma se vuoi tornare dentro non sarò io ad impedirtelo.- mi sorride maliziosamente Sara è sempre così: non vuole che le persone soffrano.
-No, andiamo…- guardo per l’ultima volta l’entrata del locale poi salgo in auto e ce ne andiamo.

E’ passato un mese dall’ultima volta che sono stata qui, quando ho lasciato questo posto l’ultima volta pensavo di star facendo la cosa giusta, che non ne valesse la pena, anche se Oliver Queen è bello da far male a gli occhi non avrei calpestato il mio amor proprio per una notte di sesso con un ragazzo viziato a cui non è mai stato detto di no, ma in questo mese mi sono arrivate molte voci all’orecchio: il playboy Oliver Queen sembra infatti aver perso la testa per una misteriosa ragazza bionda che ha incontrato al Verdant e che poi è scomparsa senza lasciare tracce, il rampollo dei Queen da quella sera si dice sia impazzito per ritrovare la misteriosa bionda.
-Allora Felicity, ne sei sicura? – fisso l’entrata del locale, ho preso la mia decisione e non intendo tornare indietro, non ora, non prima di essere entrata li dentro ed aver verificato se le voci sono vere o meno.
-Si….-
-Bene… -
Entriamo nel locale, il posto è sempre uguale proprio come la volta precedente, musica altissima e pieno di gente, c’è tanta gente che a malapena riusciamo a muoverci. Sara mi sorride prima di sistemarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Vai e distruggi. –
-Grazie… - lei se ne va in mezzo alla pista pronta a godersi la serata, mentre io punto al bar è il momento della verità: o ora o mai più.
Al bancone del bar c’è la ragazza che ci ha servito da bere l’ultima volta.
-Dimmi.- mi guarda appena mentre prende il biglietto della bevuta, so perfettamente che cosa prendere.
-Un Verdant. – l’attenzione della ragazza è completamente su di me mi squadra da capo a piedi valutandomi.
-Un attimo… - seguo con attenzione i suoi movimenti, la vedo prendere il telefono e chiamare qualcuno, non ho idea di cosa stia dicendo, ma qualunque cosa sia sembra abbastanza concitata.
Smetto di guardare la giovane e mi volto, sto cercando Oliver per il locale, ma di lui nemmeno l’ombra, sicuramente sarà a caccia della nuova preda e io qui sto solo perdendo tempo.
-Ecco a te…- mi volto e non posso fare a meno di sorridere davanti a me bellissimo proprio come me lo ricordavo c’è Oliver Queen.
-Grazie Oliver. – mi guarda sorpreso.
-Ti ho cercato…-
-Lo so, sono qui per questo. – continua a guardarmi con la stessa espressione, forse non si aspettava che le voci fossero arrivate fino a me.
-So che ho una brutta reputazione, ma…-
-Balliamo? – non so che altro dirgli, lui mi guarda sorpreso ma poi sorride.

-Vieni con me. – mi afferra la mano e mi porta via da li, staremo a vedere cosa ne uscirà.
fine

spero vi sia piaciuta, scusate se vi ho fatto aspettare tanto per farvi leggere una nuova storia, ma la vita fa schifo e mi ha travolto... spero di poter tornare a pubblicare velocemente altre storie. mi mancate tanto
MiaBlack

   
 
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