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Autore: Midori No Esupuri    03/09/2015    1 recensioni
[WARNING: MYTHEA]
Andrea si presenta in ufficio con un abito un po' troppo corto. Mycroft la chiama in ufficio per farle una sfuriata.
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Dal testo:
-E che cosa stai facendo, dunque?
I loro sguardi incatenati, le parole sussurrate nonostante fossero soli nell'enorme e lussuoso edificio, lei bloccata contro la porta e lui a pochissima distanza, intento a guardarla dall'alto. Non si era accorto di aver avvicinato il volto a quello dell'assistente, che adesso lo guardava con un sorriso sardonico stampato sul viso. Sentiva il suo profumo, misto alla lacca per capelli e all'odore del trucco di marca, non erano mai stati così vicini in tanti anni di lavoro.
-Mi sembra abbastanza ovvio.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthea, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trappole eleganti

Era appena iniziata un'altra giornata di lavoro, in cui Mycroft aveva impegni per pranzo, per il tea pomeridiano e persino per cena: prevedeva di rientrare nella propria villa stanco e provato, con il solo desiderio di stendersi sul letto e dormire. Proprio lui che soffriva di insonnia ormai da anni. 
Il Diogen's era il solito palazzo elegante e silenzioso, la moquette accuratamente pulita e la carta da parati liscia e decorata, i mobili scuri e lucidi grazie alla cera. Mycroft ne percorreva i corridoi stretto nel completo e nelle scarpe nere, beadosi di quel silenzio in cui i suoi passi riecheggiavano appena. Il suo ufficio, indicato con una targhetta dorata sulla porta scura, era ancora vuoto: Anthea non era ancora arrivata, ma era lui ad essere in anticipo, quindi non se ne preoccupò. Prese posto, notando che sulla sua scrivania erano rimasti alcuni rapporti militari in attesa di essere letti. 
-Mi sono occupata di riassumerli, troverà una postilla allegata all'ultimo foglio. 
La voce della sua assistente annunciò la sua presenza in un angolo della stanza, il maggiore degli Holmes annuì distratto. 
-Molto bene, Anthea. 
Alzò lo sguardo per dirle di portargli un tea caldo ed un dolce, visto che aveva saltato la colazione anche quella mattina, ma trovò la donna già in piedi davanti alla sua scrivania con un vassoio in mano. Trucco leggero come sempre, una collana di perle di un delicato color avorio coordinato con il bracciale al polso sottile e un tubino nero, che le fasciava perfettamente il corpo slanciato. Posò il vassoio sulla scrivania mentre ancora l'uomo la guardava, rivolgendogli il quotidiano sorriso di cortesia, e quando fece un passo indietro per lasciare lo studio Mycroft si accorse di un ulteriore dettaglio. Anthea indossava sempre abiti all'altezza del ginocchio, a volte qualche centimetro sopra, ma presentarsi con un tubino monospalla che a stento le copriva metà delle cosce era... 
Troppo
In qualche modo la donna doveva aver notato dove era finito il suo sguardo grigio, perché sorrise appena e chinò la testa per congedarsi.
-Se non desidera altro, Sir, tornerei ai miei compiti.
Mycroft annuì leggermente, di nuovo, guardando Anthea muoversi verso la porta in perfetto equilibrio sui tacchi, ma dovette far fede a tutto il proprio buonsenso per non seguire il leggero movimento ondulatorio del suo corpo, poco sopra l'orlo dell'abito.
Lavorare con una bella donna al proprio fianco aveva dei lati sia positivi che negativi, uno di questi ultimi era certamente la capacità femminile di deconcentrare qualsiasi uomo con poche, pochissime mosse. E lui, suo malgrado, non riusciva a scacciare l'immagine di quelle gambe sode e lisce dalla propria mente.
Non che non avesse mai realizzato quanto la sua assistente fosse bella e raffinata, ma non aveva mai fatto considerazioni sul suo aspetto fisico in maniera così mirata. Riuscì a resistere circa due ore tra quei pensieri, l'immagine di quel vestito troppo corto e di quelle gambe perfette, prima di richiamare la donna nel proprio ufficio e lasciar perdere i suoi rapporti militari. La donna fu subito alla porta, una volta entrata la richiuse alle proprie spalle e guardò il politico con aria perplessa, innocente. Interrogativa. 
"Una perfetta recita." pensò Mycroft. 
-Sir? 
-Immagino tu sappia per quale motivo ti ho richiamata.
Anthea lo guardò di nuovo, ma stavolta Mycroft riconobbe la sfumatura di un sorriso soddisfatto sul suo volto, anche se solo per qualche secondo. 
-Ha forse trovato imprecisioni nel mio riassunto? 
-No. 
Mycroft si alzò, poggiando le mani aperte sulla scrivania, e incrociò il suo sguardo.
-Qualcosa non va, Sir? 

-Andrea.
Non si rivolgeva mai a lei con il suo vero nome, ma quello era un caso particolare, molto particolare. 
-Ho sempre fatto in modo che questo luogo fosse elegante e raffinato, immagino di aver avuto un notevole successo in questo. Ne convieni? 
La donna annuì leggermente.
-E immagino che tu convenga che le persone che lo frequentano siano altrettanto eleganti. 
-Sì, Sir.
Mycroft fece lentamente il giro della scrivania, avvicinandosi a lei con passo lento e misurato. 
-Visto che convieni con quanto ho appena finito di dire, il problema dovrebbe essere lampante.
-Non la seguo, Sir. 
Si potevano dire tante cose su Mycroft Holmes, su quanto apparisse inesperto in campo sentimentale, addirittura frigido, ma non che fosse un idiota. E non ci voleva un genio per capire che Anthea sapeva perfettamente cosa Mycroft intendesse dirle, che fosse altrettanto perfettamente consapevole che il suo elegante datore di lavoro avesse visto ben oltre la lunghezza del suo abito, nonostante non lo avrebbe mai ammesso. 
-Non giocare con me.- sussurrò, cercando di essere intimidatorio. Ottenne solo un vistoso fremito da parte della donna, che lo lasciò alquanto perplesso. 
-Non sto giocando. 
Sorrise appena, Mycroft, notando che finalmente la sua assistente tirava fuori il proprio carattere da predatrice. Lo reprimeva spesso, era lieto di essersi accorto che quel lato della donna veniva liberato solo in sua presenza. 
-E che cosa stai facendo, dunque? 
I loro sguardi incatenati, le parole sussurrate nonostante fossero soli nell'enorme e lussuoso edificio, lei bloccata contro la porta e lui a pochissima distanza, intento a guardarla dall'alto. Non si era accorto di aver avvicinato il volto a quello dell'assistente, che adesso lo guardava con un sorriso sardonico stampato sul viso. Sentiva il suo profumo, misto alla lacca per capelli e all'odore del trucco di marca, non erano mai stati così vicini in tanti anni di lavoro.
-Mi sembra abbastanza ovvio.
Si divertiva a provocarlo, quella donna era capace di mettere a disagio la sua parte più gelida con niente, e non gli piaceva affatto. Sarebbe stato fin troppo facile annientarlo, se si fosse scoperto che uno dei suoi punti deboli era Anthea, oltre che suo fratello minore.
Ogni abito che indossava era perfetto su di lei, il suo corpo formoso e liscio aveva catturato il suo sguardo più spesso di quanto avrebbe potuto e dovuto permettersi, e in quel momento gli sfrecciò in testa il pensiero che la donna se ne fosse accorta. Ecco il motivo per cui lo stava provocando in quel modo, deliberatamente, senza il minimo accenno di imbarazzo. Tuttavia, spingersi al livello tale da far confondere i loro respiri contro la porta di un ufficio non era il massimo dell'eleganza, per quanto la situazione stesse iniziando a provocare diversi effetti sul tanto controllato politico. 
La guardava, aveva le labbra dischiuse in un leggero sorriso e l'aspettativa negli occhi, le pupille appena dilatate, il respiro caldo si infrangeva sulle bocca sottile di un Mycroft che non era stato mai più incerto di quel momento.
-Signor Holmes?
La strascicata voce maschile proveniente da dietro la porta interruppe quella particolare atmosfera, il suo autista aveva decisamente un pessimo tempismo. O perfetto, visto che non aveva assolutamente idea di come comportarsi davanti ad una donna così propensa a donarglisi in un ufficio che, per quanto elegante, non si addiceva a nessun particolare contatto fisico.
-L'appuntamento con la Regina.- soffiò Anthea, che in qualche modo aveva annullato la distanza che la separava dall'orecchio del politico.
-Sì.- sibilò Mycroft, piatto.
Così come si era avvicinata, la donna si scostò da lui mantenendo un vago sorriso, evidentemente il suo piano - qualunque esso fosse - doveva essere riuscito. Era una persona alquanto strana, la sua Andrea, ma non poteva fare a meno di affidarsi a lei sul lavoro, e anche nella vita. La considerava, nel suo intimo, come la propria unica amica, e sperava che quel pensiero fosse corrisposto.
La donna le porse il cappotto e lui lo indossò, in perfetto silenzio, ma un pensiero continuava a ronzargli in testa e aveva voglia di liberarsene al più presto, per potersi concentrare del tutto sugli impegni della giornata.
-Mia cara.- la richiamò, mentre percorrevano il corridoio vuoto del Diogen's, diretti all'auto nera che attendeva fuori.
-Sir?
-Quel vestito sarebbe probabilmente adatto ad una cena elegante, più che ad un ufficio.
Soppesò l'ipotesi di aver detto troppo durante la breve pausa di silenzio successiva, ma la donna si voltò a guardarlo con cipiglio vagamente saccente.
-Immagino che mi farà venire a prendere, questa sera.
-Naturalmente.
-E che sceglierà un locale di lusso in grado di offrirci del buon vino.
-Certo.
-E che indosserà un completo elegante a sua volta.
-Alquanto ovvio.
Salirono in auto, continuando a parlare.
-E presumo anche, Sir, che alla fine della serata mi accompagnerà a casa e si deciderà a darmi il bacio che mi ha negato prima.
-Naturalmente mia cara, naturalmente.
Sollevò lo sguardo all'improvviso, colto da un'illuminazione. Non era quello che avrebbe dovuto dire, ma era troppo tardi per rinnegare le parole che gli erano rotolate via dalle labbra senza che le soppesasse.
"Maledizione."
-Allora sarà una splendida serata, Sir.
Mycroft guardò con insistenza fuori dal finestrino, imbarazzato. La sua assistente era proprio una piccola manipolatrice, a modo suo.
  
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