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Autore: Adeia Di Elferas    03/09/2015    1 recensioni
Passata alla storia come l'Invisibile Terrore della Prussia Orientale, Roza Šanina non era solo una spietata e inarrestabile cecchina russa. Morta a 21 anni in seguito a una ferita, Roza aveva trascorso un'infanzia abbastanza spensierata, aveva coltivato il sogno di diventare maestra d'asilo e poi, dopo la morte del fratello in guerra, aveva deciso di offrirsi alla causa di una Russia libera dai nazisti.
Dopo un addestramento portato a termine in modo esemplare, venne subito mandata sul campo. Si narra che, dopo aver abbattuto il primo nemico, ebbe un piccolo cedimento e, accasciandosi, disse: "Ho ucciso un uomo."
Una patriota e una ragazza mossa da forti passioni e da un carattere determinato e deciso, vissuta in un momento storico molto delicato e confuso, in cui chiunque avrebbe potuto trasformarsi nel peggiore dei codardi o nel migliore degli eroi.
((La storia, pur basandosi in gran parte su fatti storici, viene in alcuni punti romanzata per rendere la lettura più leggera e più piacevole!))
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali
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~~ Roza era rimasta a casa di suo fratello per qualche tempo, ma appena era stato possibile, aveva accattato di buon grado la possibilità di fermarsi nel dormitorio della scuola.
 Le piaceva stare con le compagne di studi e si divertiva un mondo, soprattutto quando riuscivano a ritagliarsi un'ora libera per giocare insieme a pallavolo.
 Spesso, la sera, uscivano per andare al cinema e ogni volta Roza veniva stregata dalle immagini che scorrevano sullo schermo. Si chiedeva se mai un giorno anche lei avrebbe visto il mondo che gli attori dipingevano in modo così vivido...
 Le piaceva sognare a occhi aperti e più di ogni altra cosa amava chiecchierare con tutti quelli che le capitavano a tiro.
 I giorni passavano tranquilli e piacevoli e la città era un groviglio pulsante di vita che non smetteva mai di sorprenderla.
 Spesso andava anche allo stadio, appassionandosi sempre di più allo sport, quale che fosse e sommando sogni ai sogni, e, vedendosi proiettata nel futuro, si immaginava campionessa sportiva, insegnante, attrice, viaggiatrice...
 Le sue compagne di stanza, a conti fatti le sue amiche più care, l'adoravano e non perdevano occasione di farle raccontare qualsiasi cosa, perchè con la sua parlantina riusciva a farle ridere a crepapelle o emozionarle, a seconda della piega che il racconto prendeva.
 Era riuscita, in poco tempo, a creare solide amicizie basate sulla fiducia e sulla complicità. Era una ragazzina molto decisa e leale e tutti dovevano riconoscerle una spiccata propensione al lavoro di squadra.
 Di tanto in tanto, comunque, non mancava di fare qualche infrazione alle regole abbastanza ferree del collegio.
 Quella sera, per esempio, come era già capitato altre volte, si era trovata fuori dal dormitorio dopo il coprifoco.
 Era stata in giro per la città, prima al cinema con le sue compagne di scuola e poi era andata a trovare altri amici in centro e in un attimo era arrivata un'ora improponibile.
 Erano circa le tre del mattino, quando riuscì a raggiungere i cancelli – chiusi – del dormitorio.
 Sapeva bene che non poteva fasi scoprire, altrimenti la punizione non sarebbe ricaduta solo su di lei, ma anche sulle sue compagne, che avrebbero dovuto denunciare subito agli insegnanti la sua assenza.
 Così si nascose in un angolo buio e si prese ancora un momento, prima di palesare la sua presenza alle amiche.
 Respirò a fondo, come aveva fatto il giorno in cui era arrivata ad  Arkhangelsk. Ora gli odori e i profumi della città che si mescolavano irrequieti le sembravano più facili da individuare.
 Anche nella notte, poteva sentire il fumo delle case e delle pipe, il sentore dei rifiuti e della sporcizia delle strade e al contempo il profumo che arrivava dai forni che stavano cuocendo il pane...
 E poi, più ancora che non durante il giorno, c'era quella punta di selvaggio, l'aroma del mare, lontano e impalpabile... Così diverso dall'odore della sua infanzia, l'odore di stalla ed erba e neve e polvere da sparo dei fucili dei cacciatori...
 Sorrise a quel misto indefibile che la metteva sempre di buon umore e si decise a farsi viva con le altre.
 Tossì due volte, come faceva sempre e si mise più vicina al fianco del palazzone, in attesa.
 Non dovette attendere molto, prima che dalla finestra del dormitorio arrivasse la solita corda fatta con lenzuola strappate.
 L'aveva fabbricata una sua amica la prima volta che lei era rimasta chiusa fuori di notte. Da allora la nascondevano a turno e la tiravano fuori quando Roza ritardava.
 Avvolta dal mantello della notte, Roza prese un'ultima boccata d'aria e afferrò la stoffa un po' ruvida con entrambe le mani.
 Per sua fortuna aveva braccia forti e un certo senso dell'avventura, perchè a ogni scalata rischiava l'osso del collo, visto che la corda di fortuna era tutto fuorché sicura e che la finestra non era quella del piano terra.
 Mettendo una mano davanti all'altra e dando colpi di reni nei punti in cui la presa sembrava scivolare, Roza avanzò lenta e silenziosa fino al suo piano.
 Appena fu alla fine della sua scalata, molte mani l'afferrarono e l'aiutarono a entrare dalal finestra.
 “Racconta – le disse una delle sue migliori amiche – com'è stanotte la città?”
 Roza riprese fiato e cominciò a svestirsi. Voleva dormire qualche ora, ma doveva ripagare subito, almeno in parte, l'aiuto pronto e fedele delle sue amiche.
 Sorrise, slacciandosi i lacci delle scarpe: “Profumata e frenetica.”
 Tutte trattennero il fiato e si misero comode, nel buio della stanza si poteva comunque scorgere il brillare dei loro occhi, che non aspettavano altro che immaginarsi nei dettagli la serata brava che la loro amica coraggiosa aveva avuto il coraggio di vivere.
 Con un sospiro allegro, Roza raggiunse il suo letto, e cominciò: “Dopo che ci siamo lasciate, fuori dal cinema, mi sono detta: perchè non fare un giro in centro città?”
 E così, mentre le parole della ragazzina aprivano alle amiche mondi che loro non osavano scoprire di persona, la notte lentamente sfumò nel giorno e quando gli insegnanti andarono nella camerata a dare la sveglia, le trovarono già tutte bell'e pronte per una nuova giornata.
 
   
 
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