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Autore: lapoetastra    03/09/2015    1 recensioni
Pesanti nubi grigie cariche di pioggia formavano una spessa cotre nel cielo notturno.
Richard, inginocchiato sull'erba, alzò gli occhi a contemplare tutta quella immensità, che così stonava con il suo sentirsi piccolo ed inutile, di fronte alla sua foto.
Grosse gocce caddero a terra, confondendosi con il terreno.
Pioggia, e lacrime.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Pesanti nubi grigie cariche di pioggia formavano una spessa cotre nel cielo notturno.
Richard, inginocchiato sull'erba, alzò gli occhi a contemplare tutta quella immensità, che così stonava con il suo sentirsi piccolo ed inutile, di fronte alla sua foto.
Grosse gocce caddero a terra, confondendosi con il terreno.
Pioggia, e lacrime.
 
 
 
< È tanto grave? >, mormora piano Richard, ed anche quelle tre parole pronunciate con voce spezzata gli provocano una fitta di dolore allucinante, che gli toglie il respiro e lo fa tremare.
< No, fratello. Assolutamente. Non ti preoccupare, adesso arriverà il dottore e ci penserà lui a farti tornare come nuovo >, gli risponde Jimmy, accovacciato accanto a lui.
Non lo guarda, però, è come se si sforzasse di non farlo, e per Richard non è un fatto incoraggiante.
Il viso gli va a fuoco, poi, è come se mille vetri affilati fossero conficcati nella pelle delicata, inviando scariche di tremenda agonia direttamente al cervello.
< Io… io non vedo bene, Jimmy >, mugola, ma l’altro non risponde.
Se n’è andato.
È arrivato il dottore che, al contrario dell’amico, non esita a guardarlo con occhio indagatore e non nasconde una smorfia di puro e semplice disgusto.
Richard riesce appena a chiedersene il motivo, poi tutto diviene buio.
 
 < Allora, campione. Come stai? >
Quella domanda riporta Richard alla realtà, svegliandolo da uno stato di trance assolutizzante.
Con fatica, riesce a mettersi seduto, e guarda il suo visitatore.
Jimmy.
Chi altri, sennò?
Lui è il suo migliore amico, è il fratello che non ha mai avuto.
Ed adesso il dramma della guerra ha rafforzato ulteriormente il loro legame.
Jimmy sorride, ed è un sorriso dolce e delicato che scalda il cuore di Richard, facendolo sentire bene. Sì, proprio bene.
Ma dura solo un attimo.
Una fitta di bruciore intenso e devastante attraverso l’intero suo viso, ed egli improvvisamente ricorda tutto: la battaglia, la granata, lo scoppio. Il dottore che lo guarda con orrore.
Con la mente annebbiata, Richard si guarda il corpo.
Nulla.
È sano ed intatto.
Appena un po’ sporco e leggermente sudato, ma assolutamente integro.
Non è lì che è stato ferito, lo sa.
< Cosa… cosa è successo al mio viso? >, chiede a Jimmy.
Deve sapere, deve capire, anche se dentro di sé non lo vuole davvero.
L’amico non lo guarda più, adesso.
E sta in silenzio.
Ma lui deve sapere.
< Jimmy, ti prego >, lo implora.
L’altro non parla ancora.
Si limita ad alzarsi, e con passo appena un po’ malfermo lascia la stanza.
Torna poco dopo, ed adesso ha uno specchio, sporco e piccolo, stretto nella mano destra.
Sempre con gli occhi sfuggenti – che cos’è che brilla in quei due pezzi di cielo? Sono lacrime? – lo porge a Richard che lo prende con foga.
Le sue mani tremano mentre con una lentezza estenuante se lo porta al viso.
Si guarda.
Ed urla.
O forse no, forse è solo un’illusione.
Forse è sempre stato in silenzio, perché le sue labbra non si sono mosse.
Ma si possono chiamare labbra, quelle?
La parte sinistra della sua bocca non c’è più.
La parte sinistra del suo viso non c’è più.
Solo ferite, solo bruciature.
Rosse, purulente ed orrore.
La cavità nera che un tempo ospitava l’occhio sinistro è l’unica cosa che con il suo colore nero e tenebroso spezza la superficie fulva della pelle purulenta.
È sfigurato, Richard.
È un mostro.
E lo sarà per sempre.
Quelle ferite non scompariranno, ed anche se mai si dovessero rimarginare, rimarranno le cicatrici.
Abbassa lo specchio.
Guarda Jimmy seduto sul letto a fianco a lui.
< Voglio morire >, dice.
È davvero quello che desidera, in quel momento, con tutto se stesso.
Jimmy, semplicemente, tace.
 
 
 
La mezzanotte era passata da un pezzo, e Richard era ancora inginocchiato col capo chino.
Le gambe urlavano di dolore per quella posa innaturale e scomoda, per cui decise di assecondarle e si sedette, continuando a fissare ciò che aveva fissato nelle ultime tre ore.
Una lapide.
Spoglia e misera, nel buio della notte imperante.
L’aveva costruita da solo quando aveva capito che ormai… che ormai lui non sarebbe più tornato.
Tutto ciò che dava colore alla tomba era una foto, nella quale un ragazzo poco più che ventenne sorrideva.
Era un sorriso dolce e delicato, che scaldava il cuore di Richard ogni volta che lo vedeva.
Era il sorriso di Jimmy.
E Jimmy era morto.
Richard pensava a lui ogni giorno, ed ogni giorno malediva il destino, quel destino nefasto ed ingiusto.
Doveva essere lui sotto terra, ridotto ad un cumulo di polvere infestato dai vermi, e non Jimmy, che amava la vita ed aveva una splendida famiglia che lo adorava.
Lui, invece, aveva sempre desiderato morire, sin da quando quel dannato incidente gli aveva rubato l’intera metà sinistra del viso.
Un’ondata di consapevolezza, improvvisa come un pensiero, colpì Richard in pieno petto, facendogli mancare il respiro.
Qualcosa di nuovo, di forte e strano, gli colmò il cuore martoriato e vuoto.
L’aveva trovata, finalmente, proprio quando meno se lo aspettava.
Aveva trovato una motivazione per vivere, dopo anni di estenuanti ed inconcludenti ricerche.
Doveva vivere per lui.
Per Jimmy.
Per poter raccontare a Tommy Darmody, il suo bellissimo bambino di appena tre anni, che grande uomo fosse stato suo padre, quando avrebbe raggiunto l’età giusta per poterlo capire ed esserne orgoglioso.
Il piccolo avrebbe sorriso, a quei racconti, Richard ne era sicuro.
Ed era altrettanto sicuro che quel sorriso sarebbe stato dolce e delicato, esattamente come quello di Jimmy, e gli avrebbe scaldato il cuore.
Solo per questo valeva la pena vivere.
 
 
   
 
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