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Autore: Lizhp    03/09/2015    5 recensioni
Storia scritta insieme a VvFreiheit.
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Dal testo:
Con un sorriso, il biondo sospirò, passando poi le labbra sul collo del compagno, risalendo infine fino all’orecchio.
Ci fu un lieve mugolio, poi Mika si voltò verso di lui, sempre ad occhi chiusi.
-Mika?- sussurrò allora Andy, sperando di convincerlo ad aprire gli occhi.
-No- borbottò il ricciolino, sempre ad occhi chiusi.
-No?- chiese Andy, ridendo.
-No- confermò Mika, curvando leggermente le labbra.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giugno 2015

Andy camminava avanti e indietro tra il salotto e la veranda vista mare della casa dei suoi genitori poco fuori Atene, in cui si trovava da qualche giorno per degli impegni di lavoro.
Teneva nervosamente il cellulare in mano in attesa di una chiamata da Mika, che gli aveva solo fatto sapere, una ventina di minuti prima, che stava andando in ospedale a farsi visitare da un medico per quel problema che aveva iniziato ad accusare poco prima del concerto in Giappone.
Probabilmente, ipotizzava il biondo, si trattava di un’infiammazione alla gola, dovuta agli sbalzi di temperatura, al fuso orario e al cambio di alimentazione.
Come se non bastasse, mentre già non stava benissimo due giorni prima, aveva dovuto esibirsi in due concerti in una sera per sopperire ad un errore nella vendita dei biglietti, ed evitare così di deludere i suoi numerosissimi fan che da anni attendevano quel momento.
Andy aveva temuto che, sottoposto ad un tale stress, il compagno prima o poi sarebbe crollato e sapeva che ogniqualvolta veniva presa di mira la sua voce, Mika era solito reagire in maniera peggiore rispetto ad ogni altra malattia a cui si trovava a dover far fronte. Senza contare il fatto che aspettava da anni di potersi esibire in Cina.
Quando il suo telefono squillò, Andy si bloccò di colpo e sedutosi sul divano rispose immediatamente.
-Mika?-
-Ehi- la voce del ragazzo sembrava dispiaciuta, più bassa del normale, spenta.
-Allora?- chiese Andy, il quale aveva già intuito quale fosse il verdetto.
-Cinque giorni senza sforzare la voce, altrimenti la situazione potrebbe peggiorare e potrei compromettere tutto quanto- annunciò con aria sconsolata, con un filo di voce.
Andy sospirò passandosi una mano sul viso: aveva temuto qualcosa del genere.
Sentirlo così giù gli fece solo venir voglia di essere con lui, di abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto per il meglio.
-I due concerti in Cina…- sussurrò Mika al telefono e Andy sospirò di nuovo.
Sapeva quanto erano importanti quei concerti per lui, sapeva quanto era importante il suo lavoro e quanto ci tenesse ad essere di nuovo in tour, dopo tanto tempo.
-Mika, troverai sicuramente un altro momento in cui andare in Cina e fare quei due concerti. Non puoi rischiare adesso…- cercò di rassicurarlo Andy.
Ci fu un attimo di silenzio.
-Lo so- commentò Mika alla fine, rassegnato.
-Mi dispiace- gli disse poi Andy, sinceramente infastidito dal fatto che l’unica cosa che potesse fare in quel momento fosse rivolgergli solo qualche parola al telefono e nulla più.
In quei momenti uno sguardo, un abbraccio, una carezza sarebbero stati ciò che ci voleva per tentare almeno in parte di risollevare il suo morale a terra.
-Sì, anche a me- rispose il riccio, per poi aggiungere –Se non potrò fare quei concerti, non voglio stare qui da solo. Se ti raggiungessi in Grecia?-
Andy, stupito, si prese qualche secondo per riflettere: se Mika fosse venuto in Grecia da lui, avrebbe dovuto fare un viaggio in aereo in più, di lì a qualche giorno, nel momento in cui sarebbe dovuto rientrare lui stesso a Londra per altri impegni di lavoro. E nella sua condizione, non era il caso che si stressasse più del necessario con un altro volo ed i cambi di fuso orario.
Andy guardò l’orologio e rifletté su quello che poteva fare: se si fosse messo all’opera subito, avrebbe finito di montare il documentario che aveva il compito di portare a termine. Avrebbe fatto tardi, ma avrebbe potuto farcela.
-No- disse quindi al telefono –Non venire qui, è inutile, tra qualche giorno dovremmo comunque ripartire. Vai a Londra, io ti raggiungo domani, con il primo volo-
Andy era sicuro sarebbe stata la decisione migliore per entrambi
Ci fu un attimo di silenzio, poi Mika parlò.
-Ma Andy, non devi finire…-
-Non preoccuparti- lo interruppe il greco - Ce la faccio-
-Sei sicuro?- gli chiese Mika, combattuto. Era dispiaciuto del fatto che Andy mettesse fretta al suo lavoro solo per poterlo raggiungere, ma dall’altro lato sentiva il bisogno di passare quei giorni prima del concerto in Svizzera con Andy, che di sicuro avrebbe saputo distrarlo e gli avrebbe impedito di pensare al suo malessere ed alla sua voce in continuazione.
-Sì. Tu piuttosto, sei sicuro di metterti in viaggio ora?- chiese Andy, che stava anche valutando l’idea di raggiungerlo in Cina, in modo che non dovesse affrontare il volo fino a Londra.
-Sì, il 7 ho un concerto in Svizzera, prima torno in Europa, meglio è. Ho più tempo per riadattarmi al fuso orario e più possibilità di arrivare sano a quel festival-
Effettivamente, era un ragionamento che aveva senso: Andy sperò solo che Mika si sarebbe rimesso per quell’esibizione e per tutti gli altri impegni in Italia che aveva dopo quella data: tra la promozione dell’album, i concerti, le interviste e l’inizio delle audizioni di X Factor, non avrebbe avuto un attimo di tregua.
-D’accordo- disse alla fine il biondo –Allora fai attenzione e fammi sapere quando arrivi a Londra. E parla il meno possibile, copriti la gola e stai attento all’aria condizionata dell’aer…-
-Andy!- lo interruppe Mika, ridendo al telefono –Sei peggio di mia madre-
Il biondo non poté fare a meno di aprirsi in un leggero sorriso: -Sono solo preoccupato- confessò in un sussurro il ragazzo.
-Stai tranquillo- gli rispose Mika, per poi salutarlo –Ci vediamo domani allora-
-Certo- rispose Andy.
-Grazie- fu l’ultima cosa che disse il riccio, prima di chiudere la chiamata.
Come bloccò il cellulare dopo aver parlato con il suo compagno, Mika si ritrovò immediatamente con un umore migliore rispetto a poco prima. Era in auto con il suo autista e sua sorella di ritorno dall’ospedale, diretti all’hotel dove a quel punto non doveva fare altro che fare le valigie e, dopo alcune interviste ancora in sospeso, tornare a Londra.
Il pensiero di trovare Andy a casa lo faceva sorridere, il biondo aveva la capacità di farlo sbellicare dalle risate come se non ci fosse un domani, semplicemente parlando di scemenze, ed in quel momento di frustrazione dovuta alla sua salute non poteva chiedere di meglio. Ridevano in modo quasi psicotico quando stavano insieme e questa era solo una delle cose che permetteva loro di sentirsi così bene in presenza dell’altro.
Si ritrovò a pensare alla fortuna di avere accanto una persona che dopo tanti anni di relazione era ancora disposta a lasciare tutto pur di stargli accanto in momenti di difficoltà anche banali, come potevano essere situazioni come quella. Con la mente che vagava tra pensieri sereni, senza accorgersene, raggiunse l’hotel e poté finalmente dare inizio alla sua ultima giornata lavorativa in terra cinese.
 
Nonostante avesse preso in giro Andy al telefono per il suo comportamento iperprotettivo, Mika fece esattamente come il compagno gli aveva detto: avvolse intorno al suo collo una sciarpa e, sbuffando irritato, si infilò la giacca sopra la camicia quando sentì l’aria condizionata dell’aereo colpirlo in pieno viso.
Quando atterrò a Londra chiamò un taxi: fece una veloce sosta a casa dei suoi genitori per prendere Melachi e Amira, entrambe felicemente scodinzolanti nel rivederlo, e poi si fece lasciare proprio di fronte a casa sua. 
Le persiane erano ancora chiuse, così come la porta, segno che Andy non era ancora rientrato. Mika infilò la chiave nella serratura ed entrò in casa, sospirando di sollievo di fronte al familiare profumo di quel posto. Aprì le persiane e fece entrare un po’ della grigia luce londinese; riaccese il gas e azionò nuovamente i contatori della corrente elettrica, per poi riaprire anche l’acqua, mentre le due cagnoline zampettavano al suo fianco e lo seguivano ovunque andasse.
Tornò in sala con l’intento di capire che ore fossero a Londra: i cambiamenti di fuso orario spesso lo confondevano. Osservò per un attimo il fine orologio in legno appeso sopra il camino, ma poi i suoi occhi corsero automaticamente alla piccola sveglia digitale che Andy, anni prima, si era preoccupato di posizionare poco distante dall’orologio, per permettere anche a Mika di leggere l’ora. Le quattro di pomeriggio.
Mika si sentiva a pezzi: un po’ per il viaggio, un po’ perché ancora la delusione di non essere riuscito a fare i due restanti concerti in Cina lo tormentava. Si cambiò, mettendosi in abiti comodi, e poi si stese sul divano verde scuro, accendendo la tv.
Fu immediatamente raggiunto da Mel e Amira, che si posizionarono accanto a lui, con i musetti appoggiati alle sue gambe. Il riccio fece passare le sue mani tra il pelo delle sue cagnoline, lasciando loro delle carezze affettuose, per poi puntare gli occhi alla tv.
 
Andy pagò e ringraziò il tassista, per poi scendere dall’auto con la valigia, che trascinò fin davanti alla porta. Le persiane aperte indicavano che Mika doveva essere già tornato.
Aprì piano la porta e subito alle sue orecchie giunse il suono della televisione. Appoggiò la valigia nell’ingresso, per poi dirigersi in salone: non poté fare a meno di sorridere di fronte al tenero quadretto che gli si presentò di fronte.
Mika era steso sul divano, profondamente addormentato, sepolto dai riccioli che gli contornavano il viso conferendogli così un aspetto ancora più fanciullesco. Respirava profondamente nel sonno; un braccio era infilato sotto il cuscino del divano, mentre l’altro cadeva penzoloni. Verso il fondo del divano, Mel si era sistemata sulle gambe di Mika mentre Amira, facilitata dalle più piccole dimensioni, era accoccolata vicinissima a lui, con il musino appoggiato alla pancia del ragazzo.
Cercando di fare meno rumore possibile, Andy si avvicinò quasi in punta di piedi al divano, per poi abbassarsi sulle gambe, portandosi più o meno alla stessa altezza di Mika. Allungò un braccio e fece passare una mano tra i suoi riccioli, accompagnando quel gesto appoggiando delicatamente le labbra sulla fronte del compagno.
Il moro emise un lieve mugolio voltandosi poi verso Andy, mantenendo gli occhi chiusi ancora addormentato. Le cagnoline intanto erano entrambe scese dalle sue gambe per salutarlo gioiosamente. Dopo un veloce sguardo all’orologio, spense il televisore acceso ormai inutilmente da chissà quanto e decise di lasciarlo e concedersi una meritata doccia calda, prima di mettersi ai fornelli.
Quando dopo una buona mezz’ora scese le scale in legno, vestito con una comoda tuta, ritornò in salotto trovando Mika ancora assopito sul divano verde, questa volta in posizione rannicchiata, abbracciato ad Amira. Erano le 7 e 10 di sera, Andy iniziava ad avere una certa fame, ma la voglia di mettersi ai fornelli era sparita, sostituita da un po’ di stanchezza data dal viaggio e dal desiderio di trascorrere quanto più tempo possibile con il suo ragazzo.
Per questo si avvicinò a Mika e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, avvertendo un po’ di calore sulle gote rossicce.
-Mio bello addormentato!- lo chiamò cercando di svegliarlo, portando poi una mano ad accarezzargli la schiena mentre la piccola golden, svegliatasi quasi subito, prese a leccare l’altra sua mano.
Andy emise un risolino e con un cenno indirizzò il musetto della cagnolina verso il viso del moro. La piccola sembrò capire il suo padroncino al volo e un secondo dopo stava bellamente offrendo lo stesso trattamento allo zigomo del riccio. 
A quel punto finalmente gli occhi di Mika si schiusero. Posò una mano sulla testolina bionda della cucciola per far sì che smettesse di leccargli la faccia e poi si accorse dell’altra testolina bionda che si trovava a pochi centimetri dalla sua.
-Ma buonasera! Temevo avrei dovuto svegliarti con una secchiata d’acqua- lo prese in giro Andy accarezzandogli piano una guancia.
-Hmm- mugugnò il ragazzo. -E’ colpa di tutte le robe che sto prendendo, mi fanno dormire come un ghiro!- sentenziò infine, riferendosi ai vari antibiotici ed antiinfiammatori che i medici gli avevano prescritto insieme ai giorni di riposo.
-Faccio finta di crederci. E comunque questa tua voce è sexy da morire!- replicò il greco, un po’ per gioco, anche se in realtà ciò che aveva affermato lo pensava davvero.
Mika scosse la testa e divenne leggermente rosso, scatenando la risata del compagno, che ancora una volta era riuscito a far comparire quel colore sulle sue guance.
-Non è sexy, è orribile- borbottò Mika, cercando di alzarsi almeno con la schiena dal divano, per svegliarsi un po’ meglio.
-Almeno quando sei malato potresti limitarti a darmi ragione senza protestare- constatò Andy con un mezzo sorriso, mentre il riccio incrociava le gambe e si metteva seduto, facendo in quel modo spazio al compagno, che non esitò a sedersi accanto a lui.
Andy osservò Mika esibirsi in un enorme sbadiglio, stropicciarsi gli occhi e sbadigliare di nuovo. Quando la stanza iniziò a ruotare intorno a lui, rinunciò a stare seduto: si sdraiò di nuovo, appoggiando la testa sulle gambe di Andy e richiudendo gli occhi. Tutto quello che voleva fare in quel momento era dormire, con lui al suo fianco.
Il biondo sorrise leggermente, facendo passare una mano tra i capelli del compagno, scostandogli qualche ricciolo dalla fronte, più calda del normale.
Regnò il silenzio per qualche secondo, rotto soltanto dal ticchettio dell’orologio a muro, mentre Andy continuava a giocherellare con i capelli del compagno e Mika lo lasciava fare volentieri.
-Mangi qualcosa?- chiese poi il biondo, parlando a bassa voce. La risposta fu un lieve borbottio incomprensibile, ma dalla faccia del ragazzo, Andy intuì che fosse un no.
-Non puoi stare senza mangiare- gli fece quindi notare, e il riccio sospirò lievemente, aprendo gli occhi e incontrando quelli color del cielo del compagno, che lo stavano scrutando attentamente.
Senza di lui in quel momento avrebbe passato la serata a tormentarsi per le sue condizioni e per i concerti annullati: non avrebbe fatto altro che dormire e, nei momenti di veglia, riportare il pensiero a tutte quelle persone che aspettavano solo di vedere lui.
-Grazie per aver lasciato tutto ed essere venuto qui- gli disse quindi, sinceramente grato al ragazzo per avergli dimostrato, ancora una volta attraverso i gesti, quanto ci tenesse a lui. La risposta di Andy fu un sorriso luminoso, seguito da un leggero bacio a fior di labbra.
-Spaghetti al pomodoro- sussurrò poi Mika, a pochi millimetri dalle labbra del compagno, esibendosi nel primo sorriso della serata.
-Chi l’avrebbe mai detto- commentò Andy, divertito nell’udire nominare il piatto preferito del libanese. Sollevò delicatamente la testa di Mika dalle sue gambe e si alzò, appoggiandogli sotto un cuscino e lasciandogli un’ultima carezza sul viso.
-E spaghetti al pomodoro sia-
-Ti aiuto- mormorò Mika, facendo il gesto di alzarsi dal divano.
-Non essere ridicolo- rispose il biondo, sventolando freneticamente una mano e dirigendosi in cucina.
Mika si guardò intorno, ormai in posizione supina, erano quasi le sette e mezza e aveva praticamente dormito tutto il pomeriggio da quando aveva messo piede in casa. Decise che nonostante la stanchezza ancora fortemente presente, avrebbe fatto compagnia al suo ragazzo che era tornato prima dalla Grecia apposta per lui.
Lentamente si alzò dal divano e ciondolò in cucina dove una volta arrivato si lasciò scivolare su una delle bianche sedie che circondavano l’imponente tavolo in marmo, osservando Andy che meticolosamente pesava la pasta.
-Cosa ci fai qui? - gli chiese gentilmente il biondo voltandosi, avendo percepito la presenza del riccio dietro di lui, dall’ennesimo sbadiglio.
-Ti faccio compagnia. – gli rispose con fare ovvio mentre appoggiava i gomiti sul tavolo e portava il viso a sorreggersi sulle mani con aria assonnata.
-Come ti senti? - indagò poi il biondino prendendo posto a sua volta al tavolo, su una sedia di fronte a Mika e mimando la sua posizione, arrivando così a fissare gli occhi castani arrossati e semichiusi.
-Pronto per un concerto direi…- ironizzò drammaticamente il cantante, mostrando la sua frustrazione per quella situazione scomoda alla quale aveva dovuto cedere.
-Oh bene! Allora dopo cena saliamo di sopra e voglio l’intero nuovo album dal vivo solo per me! – controbatté Andy serio, alzandosi poi per preparare piatti, bicchieri e stoviglie.
Mika sbatté le ciglia un paio di volte con aria confusa. -A dire la verità non potrei cantare per 5 giorni. – informò poi Andy, guardandolo mentre dalla credenza estraeva due bicchieri colorati.
-Beh decidi tu, se non vuoi dormire sul divano stasera, ti conviene cantarmi almeno una decina di canzoni. – continuò Andy, portando avanti quel teatrino comico di cui non era sicuro il suo ragazzo stesse afferrando in pieno la vena palesemente ironica.
-Posso dormire anche qui stasera, tanto non fa differenza– ammise poi in un sussurro Mika portando la testa a riposare sulle braccia, ora distese sul tavolo, e chiudendo gli occhi.
Andy appoggiò le forchette sul tavolo, accanto ai piatti e passò una mano sul capo del ricciolino, aveva sicuramente una lieve febbre a giudicare dalla temperatura, ma soprattutto era esausto dal tour. Gli faceva una tenerezza immensa.
-Dai che gli spaghetti sono quasi cotti. Il pomodoro è in frigo? – la risposta di Mika fu un leggero movimento della testa e un dito alzato in direzione del refrigeratore.
Pochi attimi dopo il giovane percepì un invitante profumino raggiungere le sue narici e risvegliare il suo stomaco.
Si mise in posizione composta e dopo essersi augurati il buon appetito a vicenda iniziarono la cena.
Mentre mangiavano, Mika si risvegliò dal suo stato catatonico e fu addirittura lui a porre qualche domanda a Andy circa il suo lavoro.
-Sai che l’altro giorno ho incontrato Nikos a Atene? – gli confidò il biondino, parlando di un amico che i due avevano in comune, il presentatore di The Voice Francia, che essendo greco, trascorreva spesso del tempo della capitale ellenica.
-Quel tipo ha davvero un talento incredibile per la fotografia. – continuò l’anglo-greco.
-Tra le sue foto ce n’era anche una tua che ha scattato tempo fa. Davvero molto bella! – lo informò proseguendo quello che ormai era diventato un monologo.
-Mika ci sei? – gli chiese ad un certo punto Andy. Il ragazzo stava perdendo colpi di nuovo, i medicinali presi durante la cena stavano facendo effetto.
-Hm? – chiese infatti socchiudendo gli occhi assonnato.
A quella scenetta di un Mika semi addormentato sul piatto Andy non resistette. Si girò ed afferrò il cellulare dal ripiano della cucina e prima che il moro potesse accorgersi, gli scattò una fugace fotografia.
-Quasi come quelle di Nikos! Le tue sorelle avranno di che parlare per un attimo - lo prese in giro il biondo aprendo Whattsapp e accingendosi ad inviare l’immagine alle cognate Penniman.
Mika comprendendo le intenzioni del compagno, come risvegliatosi all’improvviso dal suo stato di semi-veglia gli balzò addosso maldestramente, facendo quasi cadere il piatto vuoto per terra.
-NON CI PROVARE! - quasi gli urlò pentendosi immediatamente ricordandosi le sue condizioni.
-Troppo tardi! – lo canzonò il giovane mostrandogli la spunta grigia dell’invio riuscito.
Mika lo squadrava dall’alto del suo metro e novanta, in piedi di fronte a lui a braccia conserte.
-Con quella faccia da cucciolo malaticcio non intimidiresti neanche il tuo nipotino. – infierì Andy.
-Sei uno stronzo! – lo apostrofò il libanese lanciandogli un’occhiataccia.
-Cosa faresti senza questo stronzo eh?! – intervenne a quel punto il greco, afferrando Mika per i fianchi e tirandolo verso di lui. Per tutta risposta Mika, assonnato, prese posto sulle sue gambe mentre Andy faceva passare le braccia da dietro, stringendolo in un abbraccio lieve.
Un attimo dopo il biondo si ritrovò la testolina di Mika appoggiata alla sua spalla, aveva chiuso gli occhi, accoccolato a lui.
Andy si prese un attimo e affondò il viso nella massa di riccioli castani, inspirando il profumo di gelsomino dei suoi capelli, stringendolo di più a sé.
Pensava a quell’atipica serata che teoricamente avrebbero dovuto trascorrere a migliaia di chilometri di distanza, uno in Cina e uno in Grecia e a come invece il fato avesse fatto in modo che, seppur non per una buona causa, si ritrovassero quel giorno alle 9 di sera abbracciati non troppo comodamente sulla sedia della cucina nella loro casa di Londra.
Mika era immobile, non muoveva più un muscolo: gli antibiotici lo avevano messo decisamente KO.
-Ehi- sussurrò quindi il biondo, lasciandogli un bacio sulla fronte. Mika mugugnò sommessamente, spostando la testa solo per mettersi più comodo sulla spalla del compagno. Andy sorrise e ci ritentò.
-Mika andiamo, dai-
Questa volta la risposta del riccio fu molto simile ad un grugnito.
-Coraggio!- disse Andy aumentando un po’ il tono della voce e tentando di alzarsi, per cercare di far camminare Mika. Ma il ragazzo era ancora posato su di lui e gli impediva qualsiasi movimento.
-Non ho voglia- asserì il riccio, portando le braccia attorno al collo di Andy e risistemandosi per bene sopra di lui.
-Andiamo a letto, così puoi dormire e non ci spostiamo più- tentò di convincerlo Andy, alzando il suo volto per cercare i suoi occhi. Il ragazzo alla fine aprì gli occhi e borbottò un –va bene- poco convinto, ma si alzò dalle gambe del biondo per dirigersi verso le scale.
Osservò per un attimo il suo ragazzo incamminarsi, con la velocità di una tartaruga, verso le scale, poi mise i piatti nel lavandino e si preoccupò di chiudere la porta di casa, dar da mangiare alle cagnoline e spegnere tutte le luci.
Quando raggiunse il piano superiore, Mika aveva appena finito di cambiarsi e si era infilato sotto le coperte. Andy fece lo stesso, per poi raggiungere il compagno sotto le coperte. Si mise su un fianco e si avvicinò al volto di Mika, che teneva già gli occhi chiusi.
-Ti serve qualcosa?-
Mika aprì per un attimo gli occhi, allungò le braccia verso Andy e lo fece tornare con la schiena sul materasso, per poi accoccolarsi con la testa sul suo petto e richiudere nuovamente le palpebre, ormai davvero troppo stanche per rimanere aperte.
-Sto bene così- disse poi in un sussurro, mentre sentiva le braccia di Andy stringerlo a sé.
-Buonanotte allora- gli rispose il biondo, accarezzandogli delicatamente i capelli.
 
La mattina successiva Andy fu svegliato dalle persiane che picchiettavano insistentemente contro la finestra del corridoio, lasciata semi-aperta la sera prima per rinfrescare l’aria della casa, rimasta chiusa per qualche tempo. Si alzò svogliatamente e si diresse verso la finestra. Prima di chiuderla, diede un fugace sguardo al di fuori. Un temporale era alle porte della città e un vento impetuoso spazzava le vie londinesi. Era la giornata perfetta da trascorrere in casa a far nulla. 
Tornò sotto le coperte prendendosi un attimo per controllare l’orario. Erano le 7 e mezza. Di lì poco sarebbe stato tempo per Mika di prendere le sue medicine mattutine, decise quindi che già che era sveglio, gli avrebbe portato la colazione a letto, come da parecchi mesi non aveva più avuto l’occasione di fare.
Scese in cucina, sfamò le due golden, le lasciò uscire per un attimo in giardino e intanto si mise ai fornelli. Conoscendolo, era sicuro che Mika non avrebbe avuto fame, come spesso succedeva quando non era in forma. Decise quindi di stuzzicargli l’appetito preparando dei pancake al miele e lamponi. Mentre l’impasto friggeva in pentola, diede un veloce sguardo fuori dalla finestra, stava iniziando a piovere a grossi goccioloni.
Velocemente si diresse verso il giardino e richiamò Amira e Mel, facendole rientrare prima che si inzuppassero il pelo di acqua, allungò loro le ciotole e tornò ad occuparsi della colazione, mentre al di fuori poteva ormai sentire la pioggia danzare a ritmo sul tetto della casa.
 
Quando terminò di preparare la colazione, facendo attenzione a non svegliarlo, rientrò in camera con il vassoio tra le mani e lo appoggiò sul comodino.
Un tuono aggiunse altro rumore a quello delle gocce di pioggia che si stavano riversando su Londra, costringendo Andy a distogliere per pochi secondi lo sguardo da Mika e puntarlo alla finestra. Accanto al letto, la sveglia gli disse che era l’ora, per Mika, di prendere nuovamente gli antibiotici, che il biondo aveva appoggiato da parte al vassoio della colazione.
Tornò ad osservare il compagno, decidendosi a svegliarlo. Una mano del greco corse sotto le coperte, raggiungendo il fianco di Mika, mentre un bacio leggero raggiunse i suoi riccioli.
Nessuna reazione.
Con un sorriso, il biondo sospirò, passando poi le labbra sul collo del compagno, risalendo infine fino all’orecchio.
Ci fu un lieve mugolio, poi Mika si voltò verso di lui, sempre ad occhi chiusi.
-Mika?- sussurrò allora Andy, sperando di convincerlo ad aprire gli occhi.
-No- borbottò il ricciolino, sempre ad occhi chiusi.
-No?- chiese Andy, ridendo.
-No- confermò Mika, curvando leggermente le labbra.
-Ma devi prendere l’antibiotico- gli ricordò il greco, facendo passare una mano sulla sua guancia: non sembrava più caldo come il giorno precedente, cosa che rassicurò Andy.
Non fece però in tempo a portare a termine questo pensiero che si ritrovò schiacciato sul materasso, con Mika steso sopra di lui a stella marina, il volto appoggiato nell’incavo del suo collo, completamente immobile, fingendo di dormire ancora.
-Mika!- esclamò allora il greco, mentre poteva sentire il petto di Mika alzarsi ed abbassarsi, segnando il ritmo delle sue risate.
-Buongiorno!- salutò il libanese, alzando la testa e rivolgendogli un sorriso.
-Vedo che ci siamo ripresi- commentò Andy, nonostante la sua voce fosse ancora un po’ più bassa del normale. Almeno però il ragazzo sembrava più attivo del giorno precedente.
-Tu dici?- chiese Mika, assestandogli un lieve morso sul braccio, per poi puntare gli occhi sulla colazione appoggiata sul comodino.
-Ahi!- esclamò Andy, tirando un pugno giocoso a Mika –Lo dico eccome! E leva gli occhi da quella colazione, se avessi saputo che la risposta al mio risveglio dolce sarebbe stata un morso, non ti avrei preparato tutto questo- scherzò il biondo, mentre Mika si stampava in faccia quell’espressione dispiaciuta e implorante che usava ogni volta per farsi perdonare quelle finte offese.
-E non mi guardare in quel modo, non cambia niente- aggiunse poi il biondino, distogliendo lo sguardo da quegli occhi color cioccolato che lo fissavano insistentemente.
Mika cambiò allora tattica, avventandosi su di lui e schiacciandolo di nuovo contro il materasso, anche se questa volta Andy reagì, invertendo immediatamente le posizioni e iniziando a fargli il solletico all’altezza dei fianchi.
Il suono di entrambe le loro risate riempì la stanza mentre continuavano quel gioco, atterrandosi a vicenda sul letto, attirando anche l’attenzione delle due cagnoline, che li raggiunsero sul materasso, unendosi alla festa.
Quando riuscirono a calmarsi, Mika regalò un paio di carezze ad entrambe le “ragazze”, come erano soliti chiamarle, mentre Andy allungò una mano verso il comodino e prese un pancake, staccandone un pezzo e porgendolo al ragazzo.
-Non male- commentò il libanese, non volendo dare troppe soddisfazioni a Andy.
-Non male?- lo rimbeccò il biondo, assaggiandone un pezzo –Sono perfetti- decretò infine, con aria di superiorità, facendo di nuovo ridere Mika, che si allungò per prenderne un altro.
Andy nel frattempo prese la boccetta dell’antibiotico e ne versò un po’ nel tappo che fungeva da misurino, per poi passarlo a Mika.
-Sto meglio- decretò il cantante, addentando un’altra volta il pancake e fingendo di non volere ciò che il compagno gli stava porgendo.
-Non mi interessa, butta giù questo coso- ordinò Andy, avvicinandolo al suo volto.
Mika si esibì in un mezzo sorriso furbo e scosse la testa, ci era cascato!
-Non dovrò mettermi a far finta che sia un aeroplano come con i bambini, vero?- chiese il biondo, osservando il compagno cocciuto.
Mika gli sorrise, con gli occhi luminosi, chiaramente allettato dall’idea, allontanandosi di poco da Andy, continuando ad evitare così la medicina.
-Oh, no!- esclamò il greco –Non mi abbasserò anche a questa umiliazione- e scosse la testa, deciso.
Mika incrociò le braccia e diede le spalle a Andy: un bambino imbronciato, ecco cosa sembrava.
-Mika, berrai l’antibiotico, a meno che tu non voglia dormire nella cuccia di Melachi per i prossimi cinque giorni-
-Mi fai spazio?- chiese subito il riccio, accarezzando la cagnolina che era stesa ai loro piedi –Eh? Mi ospiti?- per tutta risposta, la golden gli leccò le dita della mano.
-Credo fosse un sì- annunciò Mika sorridente, voltandosi verso il compagno.
Questa volta, fu Andy a dover cambiare tattica. Attento a non rovesciare l’antibiotico sul letto, si portò sopra Mika, voltato verso di lui, che se ne stava appoggiato alla testiera del letto.
Senza dire una parola si avvicinò, raggiungendo le sue labbra in un bacio che si preoccupò bene di approfondire immediatamente.
La sua mano libera dall’antibiotico andò a posarsi tra i capelli di Mika e per un attimo anche Andy dimenticò il suo scopo iniziale, godendosi semplicemente il momento. Poi però, quando fu sicuro che Mika ormai, con gli occhi chiusi, fosse completamente preso da quel bacio, si allontanò lievemente, sussurrandogli: -Se vuoi che io prosegua…- si interruppe mostrandogli il tappino che teneva in mano e agitandolo appena per attirare la sua attenzione.
Mika sbuffò sconfitto e bevve senza protestare fino all’ultimo goccio e poi il greco, soddisfatto, appoggiò il tappo sul comodino.
-Avevo ragione ieri sera, sei davvero uno stronzo- sussurrò Mika, avvolgendo Andy con le braccia e avvicinandolo ancora di più a lui, in una stretta che non permetteva via d’uscita.
Non che Andy avesse cercato di divincolarsi, comunque.
-Non avevo nessuna intenzione di dormire solo in questi giorni- rispose Andy, con un’alzata di spalle, facendo nuovamente ridere Mika.
Mika si ritrovò a pensare che Andy alla fine ce l’aveva fatta anche quella volta: era riuscito a distrarlo, era riuscito a farlo svegliare ridendo, cosa che non sarebbe potuta succedere senza di lui, dopo quei concerti annullati e quel problema alla gola. L’aveva di nuovo trascinato via dai problemi, con una semplicità di cui solo lui era capace.
Aveva sempre pensato che quel loro ridere sinceramente, anche per le cose più stupide, fosse una delle cose più belle che avevano insieme e quella era stata solo un’altra conferma, una delle tante.
 

Buongiorno!
Come scritto nell'introduzione questa storia l'abbiamo scritta io e VVFreiheit insieme.. ci abbiamo messo mesi, credo. 
Ma alla fine ce l'abbiamo fatta. 

Gli avvenimenti prendono spunto dai concerti di Mika in Cina annullati lo scorso giugno, come avrete potuto notare, e da questo suo tweet del tre giugno:
"Home and sitting on my sofa in London. Dogs asleep. Tv on. Dinner cooking. Garden in bloom. House quiet. Antibiotics working, mood good. X"
In più in quel periodo sul sito di Andy è stata messa una foto in cui lui era in Grecia, per questo all'inizio della fan fiction lui si trova ad Atene.

Niente, tutto qui!
Fateci sapere che ne pensate, se vi va! 
Buona giornata :)

 
 
 
 
 
 
   
 
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