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Autore: The Writer Of The Stars    03/09/2015    2 recensioni
"Le superfici vitree sono le più misogine nemiche dei ricordi, perché uno specchio è abituato a riflettere sempre e solo la realtà, ciò che c’è fuori e che si vede, ignorando bellamente quello che ci portiamo dentro. "
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Mirai Trunks! Mirai Bulma!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mirai!Bulma, Mirai!Trunks | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le superfici vitree sono le più misogine nemiche dei ricordi, perché uno specchio è abituato a riflettere sempre e solo la realtà, ciò che c’è fuori e che si vede, ignorando bellamente quello che ci portiamo dentro. Perché lo specchio vede l’individuo giorno dopo giorno, e l’individuo si abitua a vedere la propria immagine riflessa allo specchio affiancata da quella di qualcun altro, poco importa che sia una figura anonima o fondamentale per la sua vita; lo specchio dimostra che non si è soli, quando c’è una presenza, eppure getta tutta la solitudine e il malessere di una mancanza quando vede che sei solo, indifeso. Ed è brutto trovarsi solo dinanzi una fredda superficie di vetro, oh sì che è brutto, terribile a voler usare eufemismi, quando si era abituati ad avere qualcuno accanto.

Trunks, ad esempio, aveva avuto la relativa fortuna di non sperimentare tale distacco emotivo, a differenza di sua madre, perché si era abituato sin da piccolo a specchiarsi da solo, senza demoni o fantasmi di principi vanagloriosi che mendicano pace alle spalle. Aveva sofferto la mancata presenza di quella figura maschile che rivedeva riflessa nelle iridi soffocate di sua madre, ma almeno, a differenza sua, non sapeva cosa si provasse a guardare la propria immagine allo specchio senza più scorgere quella discreta e burbera del Principe della guerra. E in realtà non ci aveva mai fatto caso, ma in quel momento, quando la porta d’ingresso era aperta, pronta a ricordargli che la navicella era pronta, che doveva andare e che il passato aveva bisogno di lui, lo specchio appeso in soggiorno era stata la sua rovina. Trunks aveva arrestato la sua corsa verso la salvezza di una dimensione passata solo quando aveva intravisto di sfuggita un’ ombra quasi invisibile riflessa su quella lastra.
Con lo sguardo impassibile, serio e impenetrabile, si era bloccato dinanzi allo specchio, scrutando attentamente la sua figura freddamente riflessa, la giacca blu dove spiccava lo stemma della Capsule Corporation, i capelli color glicine ben sistemati e gli occhi blu come il mare corrucciati in quella naturale espressione inflessa dal cromosoma di suo padre. Ed era rimasto immobile, a fissare lo specchio che rifletteva il divano dietro di lui, senza sapere perché non riuscisse a staccarsi da quella posizione.


Bulma stringeva una tazza in ceramica, una di quelle vecchie ma che sanno di casa, colma di caffè bollente e un cucchiaio di zucchero, buttata giù non tanto per voglia quanto per combattere le palpebre che minacciavano di serrarsi all’improvviso. Lo aveva trovato così allora, immobile dinanzi allo specchio con l’espressione di chi non sa cosa sta facendo e in un flash back, aveva rivisto sé stessa lì davanti, diciassette anni prima, a fissare da sola il ventre accentuato da una piccola, iniziale curva, e a piangere per quel guerriero morto tra le mani fredde dei cyborg. Ingoiando un grosso groppo di saliva, Bulma si avvicinò a Trunks, abbandonando la tazza sullo scaffale al suo fianco e insinuandosi anche lei in quel dialogo silenzioso tra il vetro e suo figlio.

“Va tutto bene?” gli chiese con la premura di ogni mamma, mettendosi alle sue spalle e osservando la figura di loro due che le ricordava quanto Trunks fosse dannatamente uguale a lui.

“Ho visto papà.” Esclamò dopo attimi di silenzio Trunks, il volto perso nel vuoto. Bulma sentì un tremolio convulso scuoterla, percependo la gola chiudersi e il respiro appesantirsi.

“C – come hai visto tuo padre?” balbettò confusa, lo specchio rifletteva la sua espressione sconvolta. Trunks strinse i pugni con forza, ferendo i palmi callosi con piccoli tagli che presero a stillare sangue a piccole dosi.

“N – non lo so, ho visto un’ombra allo specchio e due occhi neri, sembravano arrabbiati, e non so nemmeno io perché ho pensato potesse essere papà, visto che lui è morto!” rigettò fuori con irruenza e turbamento Trunks, scuotendo la testa più volte come per scacciare quel pensiero contrastante e assurdo. Bulma si morse distrattamente il labbro interiore, carezzando piano la spalla destra di Trunks.

“Lui non è morto.” Disse dopo attimi di silenzio, costringendo Trunks ad alzare lo sguardo e  fissarla esterrefatto dalla superficie dello specchio. Bulma sorrise teneramente commossa, pensando che infondo se lo aspettava quel momento, sapeva sarebbe accaduto prima o poi, perché portare con sé gli occhi di Vegeta era un peso troppo grande e gravoso per un ragazzino di diciassette anni che ha visto il proprio mondo sgretolarsi dinanzi a lui.

“Guarda con attenzione …” continuò Bulma, invitando Trunks a fissare con morboso e nervoso interesse la sua figura allo specchio. Avvenne quasi con lentezza straziante eppure, sul fondo delle sue iridi blu, Trunks intravide qualcosa di nero luccicare sempre più allo specchio appannato a causa del suo respiro accelerato.

“Vedi? Lui vive in te …” sussurrò Bulma con gli occhi fissi alla superficie dinanzi a sé, cogliendo nell’espressione di stupore di Trunks la veridicità di quell’affermazione. D’altra parte Trunks, perso nel fondo delle sue stesse iridi, vide riflettersi dinanzi a lui due occhi uguali ai suoi, seri e duri, ma del colore dell’onice più puro e delle galassie più dimenticate, perché è questo che si trova negli occhi di un guerriero; l’infinità delle cose. E osservando quelle iridi sfumare sulla superficie di vetro, Trunks si rese conto che se davvero lo specchio riflette solo la verità effettiva delle cose, lui gli occhi di suo padre li aveva veramente dentro, e probabilmente non era solo un malinconico ricordo del passato quello che aveva spinto sua madre ad affermare che suo padre non era morto, ma continuava a vivere dentro di lui …
 
 

Nota autrice:
Buonasera! Era da un po’ che non scrivevo nulla in questa sezione, ma ogni tanto ci vuole un salto al natio borgo selvaggio. :) La one shot che avete appena letto è un rifacimento (molto più dettagliato) di una mia vecchia ff pubblicata ormai un anno fa e che aveva come protagonisti appunto Mirai Bulma! E Mirai Trunks!
Da grande amante Disney e innamorata profondamente del “Re Leone” non ho potuto non utilizzare quella citazione ad una delle scene più belle e commoventi della storia del grande schermo, per una storiella come questa. Purtroppo, ascoltare a ripetizione “He lives in you” comporta questi effetti collaterali. :)
Spero vi sia piaciuta!
Alla prossima!
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