Un sospiro ruppe quella apparente pace, tutto era così tranquillo qui sulla torre; niente faceva pensare che al di là delle mura ci fosse la guerra. Quando questa parola mi sfiorò il pensiero mi venne da piangere, “guerra” che significato ha? A mio parere è inutile, ma quanto può contare ciò che pensa una donna? Niente… ecco la risposta. Osservai ancora una volta il paesaggio davanti a me, così bello e puro che ora porta il sangue di migliaia di guerrieri, i quali avevano famiglie da sfamare… che ora si ritrovano sole e versano lacrime amare per la loro scomparsa e a piangere per i loro destini avversi. Lo sento la moira questa volta è contro di me come lo stato in passato per i miei familiari. I miei sette fratelli e il mio dolce padre, uccisi dal giovane Achille, che lui sia maledetto da Ares dio delle guerra, che lui ama tanto. Rabbia è ancora presente in me e sarà difficile cancellarla, ma la maggior parte delle volte, questa rabbia viene sostituita dal quel gran senso di solitudine, di paura e di dolore. Cos’è il dolore, apparentemente potrebbe risultare difficile concepire tale cosa, ma quando ti ci ritrovi immerso e difficile uscirne, soprattutto quando lo strazio che provi è per la perdita di un tuo caro parente. Rammento ancora con grande tristezza quando venni a sapere della morte di mio padre; ero giovane e ignara di ciò che sarebbe potuto accedere. Ero al telaio quando vidi arrivare il compagno di mio padre, in quel momento la mente incominciò a chiudersi e a rifiutare l’evidenza di ciò che stava per accedere, sentii un urlo straziante, era mia madre. Non ce la feci, no, non è possibile, non lui, non il mio caro padre. Non una lacrima versarono i miei occhi, non riuscivo ad accettare la realtà, la triste realtà. Il corpo non mi apparteneva più, non lo sentivo più mio, alla mia vista incominciò a farsi tutto più nero e l’unica cosa che potevo sentire erano le urla strazianti di mia madre. Solo quando mi ripresi compresi che ero svenuta, trovai al mio fianco mia madre. Aveva gli occhi rossi e lucidi dal pianto e tuttora non smetteva di singhiozzare, l’abbracciai 
-Madre…- dissi singhiozzando 
-No Andromaca, non dire niente – disse con voce strozzata e mi strinse a lei baciandomi i capelli corvini. Non proferii parola, solo pianto interrotto. In quel momento mi tornò una stretta attorno al cuore come se mi stessero pugnalando, un gemito di dolore fuoriuscì dalle mie labbra. Mi voltai e sfilai dalle braccia della serva il mio dolce bambino, lo cullai e lo strinsi forte a me, come se questo gesto potesse tenerlo al sicuro. Gli posai un bacio sulla piccola fronte e tornai a cullarlo. La mia mente tornò nei ricordi passati, dove trovai solo immenso dolore e rammarico. Un’altra stretta al cuore, non voglio che il mio dolce marito vada in guerra, non posso perdere anche lui. Io non voglio vivere senza di lui, se Ade me lo porterà via tra le fiamme anch’io lo seguirò tra quel straziante dolore. Io non scelgo di vivere senza di lui, io non lo scelgo.







Salve a tutti ;) frugando tra gli infiniti documenti del mio computer ho ritrovato questa storia, che avevo scritto durante l’ora di epica, qualche anno fa. Devo ammettere che il personaggio di Andromaca mi è sempre piaciuto moltissimo. Spero che vi piaccia. Elly.