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Autore: Rosalie97    04/09/2015    3 recensioni
[Scorpion CBS]
[Scorpion]
Dalla One Shot:
"Lei si bloccò. Il silenzio calò come la tenda di un sipario. Si aspettò che tutto cominciasse a diventare… imbarazzante, di sentirsi a disagio, non era una tipa da smancerie, lei. Ma nonostante questo, nonostante la convinzione che per lei la stanza avrebbe cominciato a sembrare piccola e soffocante, così non fu. Non era pratica di queste cose. Per niente. Non era romantica, sdolcinata… ma una volta Toby le aveva detto che dietro a un cinico intollerante all’amore si nascondeva semplicemente un romantico ferito.
Nel profondo, le aveva fatto piacere sentire quelle parole. Avrebbe voluto… ridere, saltare come una bambina che sta per andare a Disneyland. Perché? Era così… serio, ciò che c’era tra loro due? Impossibile.
- Ti amo, Happy Quinn. -"
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pistanthrophobia



 
Sorrise, forse il primo sorriso sincero dopo aver saputo che un membro della sua famiglia, della Scorpion, era finalmente fuori pericolo.
Teneva tra le mani una tazza di ceramica nera, stringendola forse con troppa forza, mentre osservava Ralph dormire steso sul divano, con una coperta a scaldarlo.
<< Se la stringi un altro po’, quella tazza comincerà a implorare pietà >> scherzò una voce che lei ben conosceva.
Sospirò, mentre voltava leggermente la testa per puntare gli occhi marroni in quelli castani di Toby Curtis. Lo osservò con sguardo serio, respirando in modo regolare dalle narici.
<< Oggi è stata una giornata dura >> replicò semplicemente, per poi voltarsi di nuovo e riportare l’attenzione su Ralph.
<< Tutto bene? >> le chiese Toby chinandosi verso di lei.
<< Dipende cosa intendi con "bene". >>
<< Quello che abbiamo passato oggi… la paura che Walter potesse morire… di non farcela. >>
<< Sapevo che ce l’avremmo fatta, ce la facciamo sempre >> riconobbe un tono stizzito nella propria voce.
<< Vuoi farmi credere che non hai avuto paura di non riuscire a salvarlo? Nemmeno per un secondo? Avanti, Happy, non darmi dello stupido. >>
Non si voltò nemmeno, si alzò in piedi di scatto. Come sempre, la corazza dentro la quale si era nascosta molto tempo addietro non voleva saperne di lasciarla libera. Quel carapace la rendeva la dura che era, la Happy violenta che non temeva mai nulla, e che se lo faceva, lo nascondeva alla perfezione. Se doveva ammetterlo… era stanca, stanca di essere sempre la forte della situazione. Quella giornata appena passata l’aveva scossa, scossa nel profondo. Non poteva credere di aver pensato di abbandonare ciò che quella mattina era rimasto della Scorpion, della sua famiglia… ma era stato il dolore a spingerla a farlo, quello che l’aveva spinta a telefonare a Paige, che era forse l’unica amica sincera – no, l’unica amica – che avesse mai avuto, arrabbiandosi con lei per via del fatto che decidendo di andarsene l’aveva ferita. Non era stato solo perché Paige aveva deciso di far allontanare Ralph, ma anche perché… se fosse andata a Portland… cosa sarebbe stato dell’amicizia che le legava? È vero, non erano il solito tipo di amiche, quelle che uscivano a fare shopping o a bersi qualcosa, che spettegolavano, ma erano legate, Paige per lei era come una sorella.
<< Vado a prendere dell’altro tè >> disse a Toby, lasciandoselo alle spalle. Sapeva che l’avrebbe seguita.
Appena entrò in cucina e si versò altro tè caldo nella tazza di ceramica, poggiandosi al marmo del ripiano su cui erano posti i fornelli, vide con la coda dell’occhio la figura dell’uomo raggiungerla e fermarsi accanto a lei, contro il pianale. Si voltò a guardarlo, il capello calcato in testa come sempre, gli occhi marroni che la guardavano in modo profondo, le braccia incrociate al petto magro e un sorriso gentile dipinto sul volto che lei trovava davvero… bello.
<< Happy… voglio solo aiutarti. >>
<< Non mi farò psicoanalizzare da te >> rispose, mettendoci quel tono passivo-aggressivo di sempre.
<< Ehi, sono un ottimo ascoltatore. >>
<< Non mi sono mai piaciuti gli strizzacervelli >> gli lanciò un’occhiataccia, alzando la tazza in sua direzione. Andò a sedersi al tavolo, scostando la sedia senza fare rumore per non rischiare minimamente di svegliare Ralph. Era stata una giornata difficile anche per lui.
Toby la raggiunse, << Ma io ti piaccio. >>
<< Mi piacevi >> replicò Happy. << Fino a quando non mi hai dato buca, facendomi aspettare da sola a un tavolo di un ristorante elegante e per nulla economico e facendomi fare la figura della stupida >> ci mise molta rabbia, nella frase, pur mantenendo il tono basso.
<< Te l’ho detto, ero… >>
<< Sì, agitato e ti sei messo KO da solo. L’ho capito >> poggiò i gomiti sul tavolo, portando il bordo della tazza alle labbra rosa. Non avrebbe mai immaginato, quando era entrata a far parte della Scorpion ed aveva conosciuto Toby, che sarebbe finita lì, con lui, a fare quella conversazione. Poi, d’un tratto, qualcosa nella sua mente scattò. Forse fu per colpa dell’adrenalina che per tutto il giorno le era corsa nelle vene, o magari per via di ciò che aveva represso tempo addietro. O magari per l’intensità della sofferenza del colpo che le aveva inflitto ciò che lui aveva fatto, troppo forte per tenerla a lungo sopita dentro di sé. << Avevo messo il profumo, Toby >> lo aggredì.
Lui spalancò gli occhi, forse sconvolto dal modo in cui Happy era scoppiata.
Lei sapeva di avere gli occhi lucidi.
<< Solo per te. Avevo deciso di provare, di lasciarmi andare. Che forse eri… non lo so, quello giusto. >> Ma cosa diavolo stava facendo? Era impazzita? Doveva essere per forza per via di ciò che aveva sopportato quel giorno, la troppa tensione, che ora stava scoppiando.
Coraggio, Happy, contieniti. Riprendi il controllo di te stessa.
Ma non ci riusciva.
<< Happy… >> cominciò Toby.
<< No! >> voltò la testa dall’altra parte, ricacciando giù le lacrime che non voleva piangere.
Non piangeva da… quanto, anni? Non aveva pianto per cose ben più importanti, perché proprio ora? Per lui?
<< Sta’ zitto, o giuro su Dio che ti lancio questa tazza in faccia. >>
<< Happy >> il tono di voce di Toby si tramutò da preoccupato a gentile, basso. << Stai piangendo? >>
Lei voltò di nuovo la testa. Non stava piangendo, aveva fermato le lacrime. Non avrebbe pianto per lui. Le aveva fatto un torto, aveva tradito la sua fiducia. Ma allora perché aveva voluto che ci fosse lui a badare con lei a Ralph, dopo quello che avevano passato quel giorno? Perché aveva pensato subito a lui? Perché non era riuscita a impedire alle parole di uscirle dalle labbra? Aveva tentato di convincersi che fosse semplicemente per via dello stress causato dall’incidente di Walter e dal tentativo di salvarlo… ma sapeva che non era così, dentro di sé. Quando le cose si erano messe a posto, quando aveva saputo che il suo amico era fuori pericolo… era a Toby che aveva pensato per primo, a lui, non ad altri. A lui.
<< Che vuoi? Non mi parlare come se fossi la paziente di un manicomio. >>
<< Non ti parlo come se fossi la paziente di un manicomio, e sai che non lo farò mai. Non sei pazza >> Toby sorrise, in un modo che incrinò la rabbia di Happy. Ma essa era troppa, ci voleva ben altro.
<< Ti odio. >>
<< Non è vero. >>
<< Sì che è vero. >>
<< E allora perché mi hai chiesto di farti compagnia e di badare a Ralph insieme a te? >>
<< Perché… >> fece spallucce, tentando di trovare una risposta soddisfacente. << Perché tu sei uno strizzacervelli e ti comporti come un bambino, quindi saresti potuto servire. >>
Toby ridacchiò, facendo qualche passo avanti, con le mani in tasca. << Happy, preferirei che la smettessi con questa tua abitudine di darmi dello stupido. È vero, mi comporto da idiota, ma non lo sono. >> Si guardarono per qualche istante negli occhi, << Sappiamo che non è così, lo so io e lo sai anche tu. >>
<< Ah sì? >> replicò lei sollevando il mento con fare altezzoso.
<< Sì. >>
<< E come fai a esserne tanto sicuro, Mr. Psicologo? >>
<< Psichiatra >> la corresse. Happy, nella propria mente, sorrise, involontariamente. Toby ci teneva sempre a specificare. << E comunque, lo vedo dai tuoi occhi. Sono un ottimo osservatore, oltre che un davvero buon ascoltatore. >>
Happy sospirò, riportando l’attenzione sulla tazza. Toby andò sedersi al tavolo, prendendo posto direttamente davanti a lei. La stanza era illuminata dalla luce soffusa e calda del lampadario, che illuminava il ripiano su cui Paige cucinava, il frigorifero e le pareti di piastrelle.
<< Non mi piace che tu sia arrabbiata con me >> commentò l’uomo.
<< Allora dovevi pensarci prima di darmi buca. >>
<< Non l’ho fatto intenzionalmente. >>
<< Ma l’hai fatto. >>
<< Senti, Happy… So che tu hai questo problema a fidarti degli altri >> Toby distolse lo sguardo, per poi riportarlo sulle dita delle proprie mani, poggiate sulla superficie del tavolo, << e che ti sei fidata di me. E che io ho tradito la tua fiducia. >>
<< E non solo tu, anche Paige >> replicò in modo serio lei. Era vero, ai suoi occhi, Paige l’aveva tradita.
<< Sai che l’intenzione di Paige era semplicemente quella di impedire che Ralph rischiasse la vita. Happy, renditi conto di ciò che facciamo! Noi rischiamo la vita! Pazzi che tentano di uccidere innocenti con gas tossici, assassini esperti, trafficanti che non si pongono problemi nell’uccidere gli altri… E Walter affronta sempre questa gente senza pensare alla propria incolumità. Ralph lo ammira, vuole essere come lui, e per questo ha rischiato di venire incenerito! >>
<< Allora la pensi come lei? >>
Si guardarono, << Happy >> l’espressione di Toby si addolcì ancora. << Non credi che abbia ragione a temere per l’incolumità di suo figlio? >>
Passò qualche secondo di silenzio, nel quale Happy si osservò le mani, pensando. I capelli le ricadevano in volute sulle spalle, sciolti come sempre. << Sì >> disse alla fine, sospirando, << hai ragione. >> Toby fece per parlare, ma lei lo interruppe: << Però ha deciso di abbandonarci. >>
<< E cosa poteva fare? Abbandonare suo figlio? Happy, è suo figlio! >>
<< Odio Drew. >>
<< Credimi >> Toby annuì, << neanche io impazzisco di amore nei suoi confronti. >>
Happy distolse ancora lo sguardo. Non riusciva a ricambiare le sue occhiate molto a lungo, ed una parte di lei si convinse che fosse un segno di debolezza.
<< Ehi >> la voce di lui la riportò alla realtà, distraendola dai suoi pensieri. Lo guardò come a esortarlo a continuare. << Potrai mai perdonarmi completamente? >>
Fece un sorriso amaro, << Dipende. >>
<< Dipende? Da cosa? >>
<< Mi fidavo di te. >>
<< Io… >>
<< Come mi fidavo di Paige. E sai che io… >> sospirò, serrando le palpebre. Era stanca, davvero stanca. << Io tendo a non fidarmi della gente. La Scorpion mi ha aiutato a combattere, in parte, questa mia fobia. E poi, quando imparo a tenere davvero a qualcuno e fidarmi completamente… >> lasciò la frase in sospeso.
<< Farò di tutto per farmi perdonare. >> Fece una pausa, << E sai che Paige tiene a te, come tiene a me, a Sylvester e a Walter, oltre che sì, pure a Gallo. >>
Happy sospirò. Sapeva che Toby aveva ragione, ma c’era una parte di lei che le impediva di accettarlo. Era quella paura, quella corazza.
<< Mi hai ferito >> annuì, come a dare il proprio assenso a una domanda che solo lei aveva potuto udire.
<< Lo so. >>
<< Ci tenevo a te. Davvero. >> Avrebbe avuto una conversazione simile con Paige, in seguito, lo sapeva, ma non del tutto uguale. Era ovvio, Toby non stava sullo stesso piano di Paige, anche se non aveva idea su quale lui stesse.
<< Ed ora? >> la guardò negli occhi, in modo significativo. Lei ci pensò su, a cosa rispondere. Era un momento decisivo, questo avrebbe potuto capirlo chiunque.
<< Io… >> scosse la testa, non riusciva a dire le parole che nel profondo di sé sapeva di voler dire.
<< Happy >> la richiamò lui, << sii sincera. Supera quel blocco, dimmi ciò che davvero pensi. >>
<< Ti meriteresti davvero di ricevere questa tazza in faccia >> replicò.
Lui sorrise, << Ma non la tirerai, vero? >>
<< No >> mise su un muso lungo, mugolando.
<< Sono felice di sapere che ci tieni ancora a me, almeno tanto da lasciarmi intatta la faccia. Te ne sono grato >> fece un leggero inchino.
<< Va’ al diavolo >> mugolò di nuovo.
Toby sorrise ancora. << Sai, c’è una cosa che ancora non ti ho detto. Ho tentato di dirtela due volte, una quando abbiamo rischiato la vita in quell’incendio, alla ricerca di quei ragazzi >> si guardarono, << e la seconda al garage. >>
<< So già cosa vuoi dire. >>
<< Ah sì? >> Toby cominciò a fare lo sbruffone, come sempre.
<< Già >> Happy sorrise, senza quasi nemmeno sforzarsi, anche se fu un sorriso un po’ sbilenco e impacciato.
<< Sei tu la strizzacervelli, adesso? >> la prese in giro.
<< No, ma ti conosco, Toby Curtis, e so che dirai qualcosa che rovinerà tutto. >>
<< Come fai a essere convinta che rovinerà tutto? >>
<< So che lo farà. >>
<< Non puoi saperlo, e anzi, sono convinto che potrebbe solamente migliorare la situazione >> insistette spalancando le braccia.
<< Non dirlo. >>
<< E invece… >> si chinò sul tavolo, << credo proprio che lo dirò. >>
<< Ah-ah >> scosse la testa, << non dirl… >> prima che potesse finire la frase, Toby disse:
<< Io sono innamorato di te. Ti amo, Happy Quinn. >>
Lei si bloccò. Il silenzio calò come la tenda di un sipario. Si aspettò che tutto cominciasse a diventare… imbarazzante, di sentirsi a disagio, non era una tipa da smancerie, lei. Ma nonostante questo, nonostante la convinzione che per lei la stanza avrebbe cominciato a sembrare piccola e soffocante, così non fu. Non era pratica di queste cose. Per niente. Non era romantica, sdolcinata… ma una volta Toby le aveva detto che dietro a un cinico intollerante all’amore si nascondeva semplicemente un romantico ferito.
Nel profondo, le aveva fatto piacere sentire quelle parole. Avrebbe voluto… ridere, saltare come una bambina che sta per andare a Disneyland. Perché? Era così… serio, ciò che c’era tra loro due? Impossibile.
<< Ti amo, Happy Quinn. >>
<< Smettila di dirlo. >> “No, non smettere!
<< Ti amo. Ti amo nonostante tu sia dannatamente violenta, e che farti anche un solo piccolo torto ne varrebbe dei miei gioielli di famiglia o del mio naso. Ma ti amo, ed ho aspettato tanto per dirti queste parole. Quando mi hai baciato, quella notte non ho dormito, sai? >> rise, << Continuavo a pensare a quel momento, sorridendo come un idiota e sentendomi come una liceale a cui il più bello della scuola ha sorriso. >>
<< Mi stai dicendo che somiglio ad un uomo? >> scherzò lei, non sapendo nemmeno perché lo stesse facendo. Ma dopotutto, non sapeva direttamente più che diavolo stesse succedendo, non sapeva nemmeno perché quel dannato sorriso non se ne volesse andare dal suo volto.
Toby allungò il braccio sul tavolo e le prese la mano. << Happy, non smetterò mai di ripeterlo. Sei la donna più incredibile e più pericolosa che abbia mai conosciuto. >>
<< Su questo ho i miei dubbi, ricordi quella terrorista? >> inclinò leggermente il capo verso sinistra.
<< Non può minimamente avvicinarsi a te, non la si può nemmeno comparare, a te. >>
<< Toby, sai che non sono tipo da smancerie. >>
<< Lo so. >>
<< Ma stai dicendo tante stronzate estremamente sdolcinate. >>
<< Sì, so anche questo. >>
Happy sorrise, abbassando lo sguardo verso la tazza, e puntando gli occhi marroni sul liquido scuro che conteneva. << Forse potrei perdonarti >> disse infine.
<< Forse? >> replicò lui con un sorriso.
<< Già, forse. >>
<< Che cosa devo fare? >>
<< Oh >> rise lei, << tante cose. La lista è molto, molto lunga >> si lanciarono un’occhiata e sorrisero contemporaneamente, mentre si stringevano ancora per mano, le dita incrociate le une alle altre come una cosa sola. 
  
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