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Autore: 365feelings    04/09/2015    3 recensioni
01. Percy/Annabeth; prompt 56. Sono un poliziotto e tu un giornalista invadente e non dovrei proprio darti nessuna informazione sul nuovo omicidio!au
02. Jason/Piper; prompt 71. Sei una cheerleader e io un punk e viviamo in due mondi diversi!au
03. Jason/Piper; prompt 25. Ci siamo scambiati per sbaglio i cellulari!au
04. Jason/Piper; prompt 37. Sono depresso e decido di chiamare una hotline!au
05. Chris/Clarisse; prompt 72. Ero uno zombie e sono stato “ri-animato” ma tu mi tratti come se fossi ancora un mostro!au
Un tempo, pensa, ci sarebbe stato Luke ad aspettarlo – non è vero. Un tempo ci sarebbe stata Clarisse.
Prende la sua sacca e si incammina.

Multiship canon | #100au (challenge indetta dal campmezzosangue), #PJShipWeeksItalia
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Percy Jackson, Piper McLean
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: Scelte sbagliate e conseguenze da pagare
Pairing: Chris/Clarisse
Rating: verde
Genere: generale, angst leggero
Avvertimenti: au, In the Flesh au, one shot (1307w)
Prompt: 72. Ero uno zombie e sono stato “ri-animato” ma tu mi tratti come se fossi ancora un mostro au
Note: nuovo capitolo! Spero di non essere andata OOC ;__;
  • Scritta per la challenge One Hundred Alternative Universes indetta dalla community lj campmezzosanguee per la IX ShipWeek – Chris/Clarisse indetta sempre dalla stessa community.
  • In the Flesh è un telefilm bellissimo sugli zombie, qui la pagina Wikipedia. Brevemente: il protagonista è un adolescente che viene ri animato insieme a tantissime altre persone, diventando uno zombie. Il telefilm segue il suo reinserimento nella società dopo un lungo periodo di riabilitazione (esiste infatti una cura).
  • Ho apportato alcune modifiche, perché Chris non muore suicida ma si fa convincere da Luke che la vita da famelico (come viene definito lo zombie prima di essere curato) sia migliore. Insomma, tutta la faccenda di Crono e del labirinto solo in chiave zombie. L’HVF è squadra che si occupa dell’eliminazione dei non morti famelici.
  • Non c’è bisogno di precisare che la persona che vive da Will è Nico, vero?
 
 

 
 
 5. Scelte sbagliate e conseguenze da pagare
 
 
L’aria è fresca, odora di bosco e di pioggia. È un’aria che va respirata a pieni polmoni, soprattutto dopo aver trascorso mesi, senza poter mai uscire, nella struttura alle sue spalle. A Chris, però, non gliene importa molto.
Il cielo, sopra di lui, si apre per qualche secondo lasciando filtrare alcuni tiepidi raggi di sole e in lontananza tre uccelli spiccano il volo.
A Chris, in verità, non gliene importa proprio per niente. Né dell’aria fresca, né delle nuvole cariche di pioggia, né degli animali nascosti tra fronde degli alberi che costeggiano la strada. Tanto è morto.
I medici che lavorano nel centro di riabilitazione gestito da Mr. D gli hanno detto che è affetto da PDS, sindrome da decesso parziale, come tutte le altre persone che si sono risvegliate ormai più di un anno prima, gli hanno somministrato farmaci e lo hanno inserito in gruppo di altri nove pazienti seguiti da uno psicologo; gli hanno detto che è ancora una persona, che non deve, per alcuno motivo, considerarsi un mostro e che ciò che fatto in passato rimane nel passato e non ne ha colpa.
Per quanto gli riguarda, lui e tutti e gli altri sono zombie e prima di essere catturati e portati da Mr. D hanno fatto cose da zombie. Alcuni non riescono a convivere con i ricordi di quando erano famelici, altri vogliono fare ammenda, altri ancora rifiutano i farmaci e chiedono di essere lasciati liberi di andare a mangiare persone.
Chris non vuole mangiare altre persone, i suoi giorni da famelico sono finiti mesi prima e non vuole tornare indietro. Non è sicuro, però, di come si faccia ad andare avanti e se c’è qualcuno da incolpare per la situazione in cui si trova (essere un ri-animato fa davvero schifo col senno di poi) quel qualcuno è solo se stesso. Ha scelto lui di seguire Luke nel suo folle progetto di una vita migliore e ora ne paga le conseguenze. A partire dalla strada deserta che si srotola per alcune miglia tra il verde degli alberi.
Un tempo, pensa, ci sarebbe stato Luke ad aspettarlo – non è vero. Un tempo ci sarebbe stata Clarisse.
Prende la sua sacca e si incammina.
 
La vede una sera, otto giorni dopo le sue dimissioni. Sono entrambi nello stesso pub, lui è da solo, lei con Mark, Sherman e altra gente che non conosce. Indossano tutti abiti verde militare, ridono sguaiatamente davanti boccali colmi di birra e hanno i lineamenti induriti dalla ferocia e dal disprezzo.
Fanno parte dell’HVF, riconosce le divise, e decide di andarsene prima che lo notino, ma non fa in tempo ad alzarsi che i fratelli di Clarisse gli sono davanti.
«Guarda un po’ chi abbiamo qui» latra Mark «Rodriguez!»
Gli altri membri della milizia ridono e incitano il compagno a divertirsi un po’, tanto lui è già morto.
«Non voglio problemi nel mio locale» esclama il barista asciugando alcuni bicchieri, ma Mark non sembra intenzionato ad ascoltarlo.
«Ci penso io» interviene Clarisse, scostando malamente il fratello e trascinando Chris verso l’uscita sul retro. Una volta fuori, non appena la porta si richiude, la ragazza lo afferra per il colletto e lo sbatte contro il muro; è furiosa.
«Cosa cazzo pensi di fare, eh?» ringhia e continua riversandogli addosso mesi di odio e rabbia – di dolore.
Chris sa di averla ferita scegliendo di essere contagiato e questa consapevolezza fa più male di qualsiasi altra cosa; più delle iniezioni, più dei ricordi che sono un labirinto senza uscita, più dei sensi di colpa per aver mangiato delle persone. Per cui lascia che si sfoghi, che lo minacci, che lo insulti: se lo merita.
«Scusa» mormora alla fine, mentre Clarisse riprende fiato «Io…scusa».
Non prende nemmeno in considerazione l’idea che la ragazza possa perdonarlo per ciò che ha fatto, non ci sono parole che possano cancellare il passato e riportare tutto a com’era prima. Ciò che c’era tra loro (è che per lui è sempre stato più di semplice amicizia) è perduto per sempre e questa, realizza, è sua punizione.
Clarisse lo fissa dritto negli occhi, lasciandolo andare, e poi lo colpisce con forza sulla mascella, facendolo cadere. Se si è fatta male, non lo mostra e si volta verso la porta.
«Chi ti fa le iniezioni?» chiede prima di rientrare.
«Mi arrangio».
 
«Muoviti» gli ordina, precedendolo di qualche passo sul marciapiedi.
Indossa ancora i pantaloni mimetici della sera prima, infilati sbrigativamente in un paio di anfibi sporchi di fango, ma ha sostituito il giaccone verde su cui erano appuntati i gradi con una giacca di pelle che immagina sia di uno dei fratelli. Sulla schiena sono state cucite delle fiamme e le lingue di fuoco arancioni e rosse sono la cosa più colorata e viva che abbia visto in quel nebbioso mattino di ottobre uguale a molti altri; persino i fiori del signor Gardner sembrano grigi.
La segue con le mani in tasca attraverso la via, riconoscendo in alcune delle villette a schiera le abitazioni della famiglia Chase e della signora Beckendorf e a un isolato ci sono i Mason. Tutte famiglie per bene e Chris non capisce perché Clarisse lo abbia portato proprio lì. Forse è una punizione, un modo per dirgli guarda quello che hai perso per sempre, che non potrai avere mai – ma nemmeno prima avrebbe potuto. L’erica che si arrampica sulla facciata, il giardino curato, un contratto che dica che quella è casa sua e di nessun altro, una famiglia: è sempre stato solo un sogno.
Quale che sia il motivo di quella camminata, Chris non chiede e si limita a seguire Clarisse che procede per qualche altro metro, poi apre il cancello di una delle abitazioni e calpestando l’erba umida raggiunge la porta sul retro. Ha già la mano sulla maniglia quando impreca e si ricorda di pulirsi le suole; lo fa sbrigativamente e il secondo dopo è già dentro.
«Sono io» si annuncia mentre attraversa la stretta lavanderia e apre un’altra porta. Nonostante l’impegno, sul pavimento resta il segno del suo passaggio, ma Clarisse non se ne cura.
«In cucina» risponde un’altra voce, maschile e a Chris non suona nuova. Si ricorda a chi appartiene, però, solo una volta visto il proprietario: Will Solace. Il motivo di quell’uscita, tuttavia, non gli risulta più chiaro e si guarda attorno con aria interrogativa, notando così un particolare che prima gli era sfuggito. In quell’abitazione tutto parla, con discrezione, di due persone ed è allora che se ne accorge.
Non sono da soli, nella stanza c’è un’altra persona, un altro non morto. Tutti i ri-animati sono andati al Creatore e poi, in qualche modo, sono tornati indietro; c’è chi è uscito dalla tomba, chi è sparito dall’obitorio, chi è stato morso e ognuno di loro ha il proprio fardello da portare. Ma quel ragazzo, considera Chris, quel ragazzo è stato all’inferno e non ci è ancora uscito – probabilmente non lo farà mai.
Clarisse non lo guarda nemmeno, forse è abituata alla sua presenza, e scambia due parole con Will. Sembrano in confidenza, più di quanto lo fossero prima del risveglio, e, nonostante il rammarico di non essere più lui la spalla della ragazza, è felice di constatare che Clarisse non è rimasta sola, che ha ancora un amico, qualcuno su cui contare.
«Si occuperà Will delle tue iniezioni» gli dice e se ne va prima che lui possa ribattere, lasciandolo in piedi sulla soglia della cucina, intento a fissare il punto in cui c’era lei.
La sera prima lo appende al muro e giura di farlo a pezzi con le sue mani, il mattino gli offre una mano. Chris è disorientato.
Will nel frattempo sospira, notando le macchie lasciate dagli anfibi dell’amica, e poi gli sorride.
«Caffè, acqua, qualcosa? Vedrai che le passa. In fondo è stata lei a trovarti e a portarti da Mr. D».
   
 
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