Anime & Manga > D.Gray Man
Segui la storia  |       
Autore: Exorcisto    05/02/2009    3 recensioni
[Post-serie] Allen Walker scopre che fronteggiare Akuma è molto più semplice che esprimere i propri sentimenti. Una storia che ha inizio il 25 Dicembre.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2. Everybody Hate The Christmas Party

 

 

La sera arrivò prima ancora che Allen riuscisse a capacitarsene. Verso le quattro del pomeriggio il cielo sbiancò e il vento si acquietò, e ovunque si diffuse il sentore che qualcosa di incredibile stava per accadere.

E poi, verso le sei, la neve cominciò a cadere, dapprima rada, poi sempre più fitta.

Allen era nella sua stanza, steso sul letto. Timcampi finalmente era lì con lui; gli era venuto incontro volando mentre lui faceva ritorno alla sua stanza per cambiarsi per la festa di quella sera.

-come è andata, Timcampi?- gli stava chiedendo, un filo di preoccupazione nella voce, mentre si alzava per indossare il consueto gilet grigio sopra la camicia e sostituiva la cravatta con il solito fiocco rosso. –Komui ti ha torturato?-

Non sembrava essere andata così, perché Timcampi lo tranquillizzò con uno dei suoi sorrisoni. Allen sospirò. –meno male- disse, mentre si osservava allo specchio. Si sciolse i capelli –erano cresciuti parecchio- e contemplò se stesso sulla superficie riflettente. –può andare, no, Timcampi?- chiese al piccolo golem, con un sorrisetto insicuro.  Timcampi ovviamente non gli rispose, ma prese a svolazzare intorno alla sua testa con aria spensierata, cosa che ad Allen parve più un sì che un no.

Guardò un’ultima volta nello specchio –sentendosi decisamente stupido- e uscì, con Timcampi al seguito.

In corridoio incontrò Crowley, tirato a lucido dalle scarpe al ciuffo dei capelli. –ehilà, Allen- lo salutò l’esorcista vampiro, perfettamente a suo agio nel suo abito elegante, esibendo un bianchissimo sorriso a trentadue denti. –già pronto per la festa?-

Allen annuì, mentre Timcampi si posava delicatamente sulla sua testa. –oh, bentornato, Timcampi!- esclamò Crowley, e -buonasera, Miranda!- aggiunse immediatamente dopo, poiché Miranda stava uscendo dalla sua stanza in quel momento. Allen rimase sbigottito.

Miranda indossava un abito lungo, nero e raffinato, e sembrava più rilassata che mai. –Crowley, Allen- li salutò, arrossendo, probabilmente imbarazzata. –Miranda-san- rispose rispettosamente Allen. –sei davvero bella, questa sera, Miranda- dichiarò Crowley, muovendo qualche passo verso di lei e offrendole il braccio. –vogliamo andare?-

Allen ridacchiò tra se e se dei metodi fuori moda di Crowley, mentre Miranda, rossa come un pomodoro, accettava l’invito dell’esorcista e i due si allontanavano sotto braccio.

-vogliamo andare?- chiese quindi Allen, rivolto a Timcampi, prendendo un po’ in giro Crowley. Sicuramente, non esistevano in giro persone altrettanto particolari.

 

Quando lui e Timcampi varcarono le porte della mensa, Allen si chiese se per caso non avessero sbagliato stanza. I pavimenti erano lustri e la sala decorata, c’erano vasi di stelle di natale dappertutto e piattini contenenti qualsiasi vettovaglia erano distribuiti su tutti i tavoli, coperti da eleganti tovaglie rosse.

–Allen-kun!- lo chiamò Linalee, in piedi dall’altra parte della stanza, Komui al fianco. Allen si disse che in fin dei conti non avrebbe dovuto stupirsi: sicuramente era stata Linalee ad organizzare tutto.

Anche lei, come Miranda, quella sera era veramente incantevole: indossava l’abito cinese che aveva ricevuto da suo fratello quel giorno stesso e aveva i capelli legati in uno chignon.

–hai visto che bella è Miranda?- gli chiese non appena lui le fu vicino, dopo che ebbe salutato Timcampi. Allen annuì, spiegandole di aver incontrato lei e Crowley appena uscito dalla sua stanza. –molto elegante- convenne Komui, in giacca e cravatta, sorseggiando il suo caffè. Era preoccupante, perché lo stava facendo ancor prima d’aver cenato. –si è tutti più belli a Natale, dopotutto- Allen e Linalee si scambiarono un’occhiata esasperata. –tecnicamente, si dice che si è tutti più buoni a Natale- chiarì qualcuno dietro di loro. Allen riconobbe la voce gioviale di Lavi, ma questo non impedì alle sue gambe di tremare, per qualche misteriosa ragione. Trattenne il respiro, si voltò, e se lo ritrovò davanti, i capelli fulvi trattenuti da una fascia nera, e l’aria distesa di sempre. Indossava un maglione scuro e cadente, a righe, e un paio di pantaloni neri e ingombranti, pieni di fibbie. Alle sue spalle, Kanda si guardava attorno, piuttosto irritato. Allen si stupì di vederlo senza il soprabito da esorcista; al contrario il ragazzo portava un maglione verde scuro, a collo alto, e pantaloni marrone. Ancor più stranamente, portava i capelli sciolti. –Yu, vieni a vedere quant’è carina Linalee stasera!- lo invitò Lavi con un ghigno, indicando la ragazza. Allen si voltò verso di lei, indispettito per chissà quale motivo dal comportamento di Lavi, e si ritrovò davanti una Linalee diversa dal solito, con le guance imporporate e lo sguardo intimorito. Strano, non era la prima volta che Linalee riceveva dei complimenti di questo tipo, ma era di certo la prima che la vedeva così sconvolta.  Non ebbe tempo di domandarsene il motivo, perché Komui era salito su un tavolo e stava annunciando a tutti l’inizio ufficiale del party di Natale. L’intera sala esplose di urla di esultanza, e la festa ebbe inizio.

 

Allen si fece dapprima largo verso i tavoli imbanditi. Non fu per niente facile: La gente vi si accalcava davanti, e chi lo vedeva arrivare cercava d’accaparrare quante più vivande possibili per non restare a bocca asciutta. Poi, quando nei piatti rimasero solo le briciole, cominciò la musica, dapprima soffusa, debole, poi sempre più forte, fino a che Allen non fu più in grado di sentire i discorsi di chi gli stava vicino.

Finì presto in un angolo, seduto, mentre la festa attorno a lui entrava nel vivo. Fortunatamente Timcampi era con lui, e questo lo rassicurava. Dalla sua postazione Allen poteva vedere Lavi e Linalee che ridevano e si parlottavano nelle orecchie qualche metro più in là. Gli passò presto la fame, e lasciò nel piatto la maggior delle pietanze con le quali l’aveva riempito. Prese a guardarsi attorno fingendo indifferenza, ma in realtà si sentiva solo. Cercò Crowley con lo sguardo, e lo vide. Stava chiacchierando animatamente con Bookman e Miranda. Sembrava divertirsi molto. Allen si alzò e mosse qualche passo verso il gruppetto, con Timcampi sulla spalla, ma a metà strada cambiò idea e tornò sui suoi passi. Timcampi gli morse un dito.

Allen lo guardò. Il suo piccolo golem aveva ragione, dopotutto era inutile stare lì da soli, aspettando che qualcuno si accorgesse di lui. Evidentemente tutti avevano ben altro a cui pensare. Lavi e Linalee avevano raggiunto il centro della sala e stavano ballando. Linalee continuava a ridere per chissà quale ragione, lo chignon quasi del tutto disfatto. Allen si scoprì fortemente infastidito.

–vuoi che ce ne andiamo, Timcampi?- domandò al golem dorato, con la segreta speranza che lui rispondesse di si, che voleva tornare al più presto in camera e starsene per conto suo, perché quella festa era noiosa e straziante e….e quello era solo ciò che pensava lui stesso, Allen se ne rendeva perfettamente conto. Tutto ciò che voleva era lasciarsi alle spalle il rumore, la confusione e….quella situazione. Guardare Lavi stare così vicino a Linalee gli dava fastidio….ma per quale motivo? Non nutriva alcun sentimento nei confronti di Linalee, se non una profonda amicizia. Eppure c’era una strana rabbia dentro di lui, che scavava sempre più a fondo, lasciandolo senza fiato. Sospirò, allontanando lo sguardo dai due. Sentì Timcampi posarglisi sul capo. Il golem del suo maestro rappresentava per lui l’unico porto sicuro in quel mare di strani sentimenti.

-Vuoi, Timcampi?- domandò nuovamente, con un tono tendente allo scongiuro. Ma il golem non si mosse. Allen sospirò nuovamente, e fu allora che vide Kanda, seduto solo e serioso in un angolo.  Non appena posò i suoi occhi su di lui, Kanda si volse ed intercettò il suo sguardo, cogliendolo impreparato. Allen si sentì il viso in fiamme. Abbassò gli occhi e cercò di comportarsi con naturalezza, ma quando rialzò lo sguardo ritrovò gli occhi di Kanda esattamente dove li aveva lasciati. Arrossì di nuovo. Cambiò quindi tattica, e gli fece un cenno con la mano, in segno di saluto, così da allentare la tensione che sembrava essersi creata tra di loro.  Kanda, per tutta risposta, si alzò e marciò spedito verso di lui. Il cuore di Allen prese a battere a ritmo accelerato, mentre guardava il ragazzo avvicinarglisi. Cercò di pensare lucidamente a qualcosa da dire, ma non gli veniva in mente nulla.  Si sentiva straordinariamente a disagio. Perché Kanda non faceva altro che fissarlo? Perché sembrava metterlo continuamente al centro del suo interesse? Allen non lo sapeva, ma un sospetto andava insinuandosi, strisciante, nella sua mente. In quel momento, all'improvviso, gli venne in mente Lavi.

 

Lavi che gli sorrideva, appoggiato allo stipite della porta.

Lavi che lo portava sulle spalle, in mezzo alla neve.

Il calore del corpo di Lavi mentre lo stringeva a sé nell’Arca di Noè…

Lavi, riesci a sentire la mia voce?

 

Fu come un fulmine a ciel sereno.

Allen capì improvvisamente di desiderare intensamente da Lavi la stessa attenzione che Kanda sembrava riservargli. La verità si presentò inesorabile ad Allen, lasciandolo paralizzato, gelato. Fortunatamente, Kanda non si fermò a parlare con lui. Pronunciò “mammoletta” e passò oltre.

 

Linalee si sentiva a pezzi.

Sorrideva, certo, ma dentro gridava. Avrebbe voluto far capire a Lavi che per lei la festa era finita. Era bastato semplicemente vedere Kanda che lasciava la sala a farle passare il buonumore. Perse qualsiasi interesse per Lavi, per i suoi sorrisi, per le sue parole. Lo sguardo inequivocabile con cui lui la guardava cominciava a disturbarla. Sorrise distrattamente ad una battuta del ragazzo e notò Allen, solo, in un angolo. Il suo migliore amico. In quel momento, la sua ancora di salvezza. –andiamo a fare compagnia ad Allen-kun?- chiese a Lavi, e il suo tono era speranzoso. Lavi se ne accorse subito. Era cambiato qualcosa. Annuì a malincuore, chiedendosi cosa fosse andato storto. Fino a qualche secondo prima Linalee era sembrata perfettamente a suo agio. Si costrinse a seguirla a capo chino.  Lei aveva già raggiunto Allen, che però non sembrava aver particolarmente voglia di fare conversazione. –me…me ne stavo giusto andando, Linalee…- disse, sorridendo appena, in palese imbarazzo. Aveva l’aria strana, quasi colpevole, e sembrava esausto, Lavi non potè non notarlo. –qualcosa non va, Allen?- gli chiese, appoggiandogli una mano sulla spalla. Non doveva stare per niente bene, Lavi riusciva a sentire il calore della pelle di Allen al di sotto della camicia.  Ardeva. –Allen, sei bollente. Non avrai la febbre?- Il suo sguardo si fece ansioso, mentre portava la mano a tastare la fronte del ragazzo. Non c’erano dubbi, scottava. –è tanto caldo?- domando Linalee, apprensiva. –dovresti essere a letto, Allen-kun!- aggiunse poi, decisa, circondando le spalle di Allen con un braccio. Allen fece una smorfia, liberandosi dalla sua stretta. –ma no, Linalee, che dici?- Cercò di sorridere più apertamente, ma era vero che si sentiva strano. Scosso. –Non dire scemenze, Allen. Vieni, hai bisogno di un letto. Linalee, aiutami- -Io sto benissimo!!!!- cercò di protestare Allen, ma non ci fu nulla da fare. Linalee lo cinse da una parte, Lavi dall’altra, ed insieme lo trascinarono fuori dalla sala. Allen smise di protestare quasi subito: non aveva veramente la forza di opporsi, si sentiva stanco e depresso.

Quando arrivarono davanti alla porta della stanza di Allen, Lavi la aprì senza fare tanti complimenti e fece sdraiare Allen sul letto. Il lieve peso che Allen aveva avvertito sino ad allora sul capo svanì, ad indicare che Timcampi era volato via. Linalee toccò a sua volta la fronte di Allen, impensierita. Allen avrebbe voluto dire qualcosa, pregarli di uscire e di lasciarlo solo, ma non disse nulla. –non mi sembra veramente caldo- decretò la ragazza, rivolta a Lavi. Lui la guardò stranito. –davvero, Linalee? a me sembrava bollente- ribatté,  avvicinandosi nuovamente al letto e tastando per la seconda volta la fronte di Allen, che non potè evitare di arrossire violentemente. Lavi si rabbuiò. –ha il viso completamente rosso, Linalee- dichiarò –non te ne sei accorta?- Linalee inclinò leggermente il capo, perplessa. Era strano, lei non l’aveva affatto notato. –vado a prendere delle medicine per lui in infermeria- decise quindi, e Lavi annuì. La seguì con lo sguardo fino a quando non la vide scomparire oltre la porta, e la sentì anni luce lontana da lui. Ancora non era riuscito a spiegarsi il suo comportamento. Riportò lo sguardo su Allen senza riuscire a vederlo davvero, benché non avesse smesso di tenere la mano posata sulla fronte accaldata del ragazzo.

Allen si sentiva malissimo. Timcampi si era posato sul comodino, fin troppo lontano da lui. –come ti senti, Allen?- gli domandò Lavi, concentrandosi finalmente su di lui. Allen decise a malincuore di mentire. –va tutto bene- rispose, anche se era cosciente di avere il viso in fiamme e il battito accelerato. –devo…aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male- Non potè non pensare di aver tirato fuori la scusa meno credibile del mondo, e si maledì per questo. Lavi non gli avrebbe mai creduto. Ma… –può essere- rispose il ragazzo, sorprendendolo. Allen lo guardò. Se l’era bevuta, quindi. O forse no. Non poteva esserne del tutto sicuro, l’espressione di Lavi era indecifrabile. Allen si sentì ancora più in imbarazzo. -divertente la festa, eh?- tentò, cercando di fare conversazione. Non sopportava la strana atmosfera che era venuta a crearsi tra di loro. Finalmente l’espressione di Lavi mutò, e divenne scettica. –non mi è sembrato che ti stessi divertendo molto- commentò, con un sorrisetto. Aveva la mano ancora posata sulla fronte di Allen, che cercava disperatamente di non pensarci. –ti sba…- tentò di dire, ma Lavi lo interruppe bruscamente.  - stai mentendo di nuovo- Allen voltò lo sguardo dall’altra parte. La parete nuda gli sembrava più attraente che mai. –che cos’hai?- lo interrogò nuovamente Lavi, e la sua voce non sembrava più così amichevole. –niente di particolare- rispose Allen, vago, sperando che il discorso cadesse. Ma Lavi non aveva intenzione di cedere. -che cos’hai?- insisté, il tono sempre più aspro. Allen si sentiva in difficoltà. –dovresti dirmelo- lo incalzò infine Lavi, estremamente serio, e Allen si sentì davvero messo alle corde. Fu Linalee a salvarlo da se stesso, da ciò che avrebbe potuto dire se lei non fosse entrata di fretta nella stanza, carica di scatoline. –ecco qui, dovrebbe bastare….- disse, avvicinandosi al letto e sorridendo premurosa ad Allen. –domani starai benissimo, Allen-kun- La mano di Lavi finalmente abbandonò la sua fronte, e Allen potè rilassarsi. Il suo cuore tornò a battere frenetico solo quando incontrò lo sguardo amareggiato di Lavi prima che lui uscisse dalla sua camera, senza neppure salutare.

 

Quella notte, Allen non riuscì a dormire. La testa gli faceva male, e si sentiva il cuore pesante. Sapeva in qualche modo di aver ferito Lavi. Aveva tradito la sua fiducia, l’aveva fatto sentire un estraneo. Avrebbe voluto dirgli tutto. Avrebbe voluto spiegargli, fornirgli le risposte che non riusciva a dare neppure a se stesso. Nell’ombra, osservava quella foto autografata, uguale a tante altre, mentre una  consapevolezza angosciante si faceva strada nella sua mente.  Lui non era come Linalee. Lui non aveva ricevuto un coniglietto di peluche rosa. Lentamente, e dolorosamente, si rese conto di desiderare quell’insulso coniglietto con tutte le sue forze.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Exorcisto