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Autore: Shayleen Fairchild    04/09/2015    2 recensioni
Shadowhunters and Downwolders, la vostra amica Shayleen è tornata a sottoporvi una nuova storia. Si tratta della mia prima long, spero che questo piccolo estratto dal primo capitolo vi incuriosisca. Se così sarà, ci vediamo dentro. ;)
Dal primo capitolo:
Il maggiore dei fratelli Lightwood stava semplicemente avendo un incubo, un incubo che stava scavando dentro di lui una terribile voragine lasciandogli una sensazione di perdita, di solitudine, come se qualcosa gli fosse stato strappato via dal petto, lasciandolo sanguinante e incompleto. Si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere sul letto ormai completamente disfatto e cercando di riprendere a respirare in maniera normale anziché con l’affanno, come se avesse appena corso o combattuto una decina di battaglie senza fermarsi. Si portò una mano sul cuore, socchiudendo gli occhi, ma non riusciva a far passare quella brutta sensazione. “Probabilmente è solo un residuo del sogno”, si disse.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Strane sensazioni e sparizioni

 
L’Istituto sembrava essere completamente vuoto e gelido per il silenzio che c’era tra quelle mura, tutto questo soltanto perché erano le 4 di notte e come si suppone che dovrebbe essere ad un orario del genere tutti erano nelle rispettive stanze a dormire. La maggior parte degli abitanti dell’Istituto dormiva sonni tranquilli quella notte, o meglio quasi tutti, tutti tranne uno. Solo Alec dormiva sonni agitati, non riusciva a trovare pace nel sonno. Si agitava in continuazione tra le coperte del letto, sradicandole da sotto il materasso, come se su quel letto ci fosse stata una battaglia o ci fosse passato sopra un tornado. In verità niente di tutto quello stava accadendo, il maggiore dei fratelli Lightwood stava semplicemente avendo un incubo, un incubo che stava scavando dentro di lui una terribile voragine lasciandogli una sensazione di perdita, di solitudine, come se qualcosa gli fosse stato strappato via dal petto, lasciandolo sanguinante e incompleto. Si svegliò di soprassalto mettendosi a sedere sul letto ormai completamente disfatto e cercando di riprendere a respirare in maniera normale anziché con l’affanno, come se avesse appena corso o combattuto una decina di battaglie senza fermarsi. Si portò una mano sul cuore, socchiudendo gli occhi, ma non riusciva a far passare quella brutta sensazione. “Probabilmente è solo un residuo del sogno”, si disse. Scivolò giù dal letto, lasciando che la luce dell’alba lo guidasse attraverso la stanza che ormai conosceva a memoria e si diresse verso il bagno, deciso a fare una doccia calda, sperando che quello potesse aiutarlo a trovare un po’ di calma e a tranquillizzare i nervi che ormai sentiva a fior di pelle. Si spogliò, lasciando tutti i vestiti in un cestino di vimini, e si infilò sotto il getto dell’acqua quasi bollente, sperando di riuscire a sciogliere i muscoli tesi. Non riusciva a capacitarsi di quella sensazione di vuoto che il sogno gli aveva lasciato. Uscì dalla doccia e tornò in camera per rivestirsi, ma nemmeno la doccia gli era servita a molto, si sentiva esattamente come prima, se non peggio, dato che la sensazione peggiorava sempre di più, come se avesse perso una parte della sua anima. Appena quel pensiero gli balenò in mente, l’unica cosa che riuscì a fare, fu mettersi in fretta la tenuta da combattimento, gli stivali con la runa del silenzio sulla suola e la cintura delle armi. Corse silenziosamente verso l’armeria, prese qualche pugnale e una spada angelica e ancora con il cuore che gli batteva all’impazzata si diresse verso l’uscita dell’Istituto. Appena l’aria fredda del mattino invernale gli colpì la pelle, un brivido lo percosse da capo a piedi, ma non si lasciò fermare da nulla, corse il più velocemente possibile fino a casa del suo Stregone. Man mano che si avvicinava sentiva la sensazione peggiorare, come se stesse davvero perdendo parte della sua anima. Quando accadeva che faceva sogni sulla possibilità di rimanere da solo, andare da Magnus lo tranquillizzava, anche solamente trovarsi davanti la sua porta. Quella volta, più si avvicinava, più sentiva il freddo invadergli il petto e non era dettato dalla temperatura esterna: ormai se ne era convinto, c’era qualcosa che non andava. Non era nemmeno lontanamente pronto a quello che trovò una volta che, con la sua chiave, aprì la porta del loft di Magnus. Tutto era sotto sopra, oggetti rotti sparsi in giro, vetri, bruciature sul pavimento e sul muro, come se Magnus avesse combattuto con il suo fuoco per difendersi da qualcosa. L’istinto lo portò a prendere la spada angelica e a sussurrarne il nome per farla accendere, ma sentiva quel loft silenzioso come mai prima d’ora e freddo, completamente gelido. Fece qualche passo dentro, attento a non calpestare niente, anche se nonostante tutti i sensi all’erta, non riusciva a sentire nulla. Si addentrò ancora un po’ e vide il divano di Magnus, su cui avevano passato innumerevoli serate, pieno di graffi, come se qualcosa gli si fosse scagliata contro, quasi come i graffi che avrebbe potuto lasciare Chairman Meow, se solo fosse stato quattro volte più grande. A quel pensiero Alec rabbrividì, sentendosi invadere da una sempre maggiore preoccupazione, non che il suo Stregone non sapesse difendersi, ma aveva come la sensazione che la speranza di trovarlo sul letto a riposare e riprendersi prima di sistemare quel disastro, sarebbe stata vana. Si addentrò lungo il corridoio e raggiunse la porta della camera padronale, era chiusa e Alec fece un respiro prima di stringere la maniglia nella mano e aprirla. Quando aprì la porta però, capì che le sue paure erano del tutto fondate, Magnus non c’era e la stanza era in perfetto ordine, c’erano persino i suoi vestiti dove lui stesso li aveva lasciati la sera precedente, prima di tornare all’Istituto. Fece qualche passo verso il letto e sentì un suono, come un pianto di un gatto, provenire da sotto il letto e una leggera lacrima gli scivolò da un occhio. La spazzò via con un gesto della mano e con passi cauti si avvicinò ancora, sedendosi poi sul letto, dopo aver riposto la spada. –Hey, Chairman, sono io...- Sussurrò Alec, sperando che il gattino si facesse vedere e, come previsto, vide una palla di pelo sgusciare via da sotto il letto e arrampicarsi, fino a salirgli sulle gambe e arrampicarsi per aggrapparsi alla sua maglietta con gli artigli e continuare a piangere con quel miagolio che ad Alec spezzava il cuore. Sapeva quanto il gattino fosse legato al suo padrone e se Chairman Meow faceva così doveva aver assistito o sentito qualcosa di davvero brutto. Alec portò una mano contro il dorso del gattino e lo strinse a se, come a stringerlo in un abbraccio rassicurante, come a volergli fare capire che avrebbe risolto il problema. Si alzò dal letto e tenendo il gatto ancora con un braccio, tornò nella stanza principale, sperando di poter capire qualcosa. Appena messo piede lì, Chairman saltò giù dal suo abbraccio e corse verso la cucina, indicandogli, con il musetto, il bancone sulla quale innumerevoli volte avevano fatto colazione. Quando Alec si avvicinò ad esso vide solo un pezzo di carta di pergamena, piegato in due e il suo cuore cominciò a battere all’impazzata, sentendo quella sensazione di vuoto che si faceva strada in lui e che, se la preoccupazione e la voglia di capire cosa era successo a Magnus e aiutarlo non fossero state più forti, avrebbe anche potuto farlo piegare in due e bloccare sul posto. Non appena raggiunse gli sgabelli, ormai in pezzi, Chairman si attacco con le unghiette ai suoi stivali e, prima di qualsiasi altra cosa, Alec si chinò e se lo sistemò nel cappuccio della giacca, sentendolo aggrapparsi alla sua spalla. Si avvicinò ancora di un passo e prese in mano la pergamena, non aveva idea di cosa aspettarsi, ma quelle parole lo fecero gelare.

Abbiamo preso il tuo Stregone, Alexander Lightwood, se vuoi rivederlo sano e salvo sarà meglio che non ci importuni e ci lasci compiere i nostri piani. Non andare al Conclave, nessuno deve interferire con i nostri piani. Sapremmo se ci denuncerai e se lo farai, ti faremo recapitare un pensierino per farti capire che non scherziamo. Se lui sarà così saggio da aiutarci a compiere la nostra vendetta, lo lasceremo tornare da te, altrimenti, sarai tu a dover piangere la sua morte improvvisa.

Solo leggendo quelle parole, Alec sentì un improvviso senso di impotenza, allo stesso tempo però sentì il suo desiderio di proteggere le persone che ama che si risvegliava dentro di lui, prendendo il sopravvento su qualsiasi altra sensazione. Prese il pezzo di pergamena e se lo mise nella tasca interna della giacca. Non poteva chiamare il Conclave, ma Jace, Clary e Izzy non erano il Conclave, loro l’avrebbero aiutato sicuramente, ma anche il vampiro, Simon, sarebbe stato dalla sua parte. Strinse i pugni fino a sentire le nocche che gli dolevano, fino a sentire le unghie, seppur cortissime, che si infilavano nella carne e si mosse. Lì non c’era più nulla da fare, nulla da scoprire al momento, doveva tornare all’istituto a parlare con Jace. Corse fuori e si chiuse la porta alle spalle, portando Chairman con sé, non avrebbe mai potuto lasciarlo da solo in quell’appartamento distrutto a piangere per la scomparsa del suo padrone. Non quando anche Alec era nelle sue stesse condizioni, si sarebbero dati conforto a vicenda, mentre Alec e la squadra che voleva metter su, avrebbero fatto di tutto per riportare Magnus a casa. Chiunque aveva architettato quel piano, aveva sbagliato a rapire il Sommo Stregone di Brooklyn, ma l’errore più grande era stato mettersi contro Alexander Lightwood, che sarebbe morto lui stesso pur di salvare le persone che ama.
Alec mise piede all’Istituto che erano le 6 passate, prese l’ascensore e, una volta arrivato al piano, trovò Church davanti alla porta che quasi soffiò in direzione della sua spalla. 
-È un amico, Church, comportati bene. Dove sono gli altri?- Lo rimproverò Alec, prima di chiedergli di portarlo dai suoi fratelli. Camminava in silenzio, seguendo quel gatto che era quasi il maggiordomo di quell’Istituto, sentendo allo stesso tempo Chairman Meow nel suo cappuccio che tremava per quello che era successo poco prima. Alec sapeva che il micino di Magnus non era mai uscito da casa e che di solito non gli piaceva allontanarsi dal suo territorio, ma quella era una situazione d’emergenza e sapere che comunque Chairman si stava fidando di lui, riusciva a scaldargli un po’ il cuore. Perso nei suoi pensieri, nemmeno si accorse che Church l’aveva condotto davanti alla porta del salone, prima di allontanarsi di nuovo. Alec aprì la porta e sentì l’odore della colazione invadergli le narici, ma allo stesso tempo sentì il suo stomaco rifiutare qualsiasi invito prodotto da quel profumo. Vide Jace e Isabelle seduti davanti al camino che facevano colazione, riuscì perfino a capire in anticipo che Jace gli avrebbe fatto una battuta sull’essere andato in perlustrazione da solo. Non appena Jace si girò verso di lui e lo guardò in viso la battuta gli morì in gola.
-Alec, che succede?- Fu Isabelle invece a parlare, mentre lui si avvicinava a loro e si sedeva accanto a Jace, prendendo Chairman Meow e mettendoselo in grembo, coccolandolo. –Che ci fa Chairman con te?-
Non sapeva nemmeno come fosse possibile che non aveva nemmeno la forza di parlare, Magnus aveva bisogno di lui e lui si sentiva come paralizzato dalla sensazione di vuoto che dentro di lui si era fatta sempre più pressante, chiudendogli lo stomaco e facendogli salire le lacrime agli occhi. Continuando ad accarezzare Chairman Meow con una mano, prese con l’altra la pergamena dalla tasca e la porse a Izzy che leggendola sbiancò, per poi porgerla a Jace e avvicinarsi ad Alec abbracciandolo.
-Alec, risolveremo questa situazione. Insieme ce la faremo! Te lo giuro sull’Angelo!- Le parole della sua sorellina, insieme al tono dolce e rassicurante con cui le disse, ebbero il potere di calmarlo un po’ e lui, sorridendole debolmente, alzò poi lo sguardo su Jace.
-Pensi che potremmo chiedere a Clary e Simon di unirsi a noi?- Domando Alec al biondo, che si era alzato e gli porgeva di nuovo la pergamena. Lui la prese e se la rimise in tasca. Si rimise Chairman nel cappuccio e lo rassicurò con una carezza, ma sapeva che il gattino stava osservando e ascoltando, come se capisse, tutto quello che gli accadeva in torno.
-Vado a cambiarmi e mando un messaggio a Clary. Tra dieci minuti andiamo a casa di Jordan, meglio avere anche due braccia in più, oltre a quelle di Simon.- Gli rispose il fratello, facendogli quel suo sorriso carico di sicurezza, correndo quasi fuori dalla porta. Alec si sorprese un po’, a dire il vero, sapeva che Jace gli voleva bene, ma non pensava che avrebbe preso parte così velocemente alla ricerca di uno Stregone, anche se era lo Stregone del suo parabatai. Seguendo quelli che erano stati i movimenti di Jace, anche Alec e Isabelle si alzarono. Sentì una mano posarsi sul suo braccio e si girò a guardare Isabelle.
-Chiunque sia stato, la pagherà cara per aver osato toccare Magnus!- Gli disse con quel tono che tempo prima avrebbe usato per proteggere Max. Il pensiero del suo fratellino gli fece venire un groppo in gola, mentre si dirigeva in armeria, non avrebbe sopportato l’idea di perdere qualcun altro. Isabelle era corsa nella sua stanza a cambiarsi e tra poco si sarebbero trovati tutti in armeria, non sapevano se sarebbero tornati presto e quando sarebbero servite le armi, meglio portarne già da subito. Una volta dentro riempì la cintura con un altro paio di lame angeliche e si mise in spalla perfino il suo arco e le frecce. Poco dopo sentì la porta aprirsi e vide i suoi fratelli, in tenuta da combattimento e sorrise loro, anche se era sempre un sorriso un po’ spento. Vide Isabelle già con la frusta attorno al polso, che gli fece un occhiolino, prima di riempire una cintura con le altre armi, mettendosela attorno alla vita. Spostò lo sguardo su Jace e lo vide armato fino ai denti, mettendo poi in un borsone una tenuta e una cintura piena di armi.
-Per Clary?- Chiese lui indicando il borsone, mentre tutti e tre si dirigevano verso l’ascensore.
-Assolutamente sì. Era già sveglia, mi ha detto di portarle tutto quello che le serve. Vuole essere al meglio se dovessimo combattere. Siamo tutti con te Alec!- Gli rispose Jace, posandosi una mano sulla runa parabatai, facendo sorridere il fratello. Entrarono in ascensore e in poco furono fuori dall’Istituto e si stavano di dirigendo, di corsa, pur stando attenti a Chairman Meow, verso casa di Jordan e Simon.
Arrivarono lì prima degli altri e quando Jordan aprì loro la porta e vide le loro facce serie e determinate, li lasciò entrare con un semplice –Chiamo Simon!-
Quando Simon entrò nella piccola cucina e vide i tre armati fino ai denti guardò Isabelle con curiosità. –Chi dobbiamo far fuori?-
-Dobbiamo prima capirlo Simon. Magnus è stato rapito!- Gli disse Isabelle, tenendo però lo sguardo sul fratello, vedendolo sussultare, come Chairman, a quelle parole. Quei due sembravano quasi vivere in simbiosi in quel momento. Alec si andò a sedere sulla poltrona, prendendosi nuovamente il gatto in grembo. Nello stesso istante arrivarono anche Clary e Maia, e allo sguardo confuso di tutti Clary si affrettò a spiegarsi.
-Ho pensato che un lupo in più potesse farci comodo, non sappiamo contro chi combattere no?- Disse la rossa, vedendo tutti annuire. Si disposero tutti sul divano, mentre Alec posava la pergamena sul tavolino, facendola vedere a tutti gli altri. Clary la prese e nel giro di poco questa girava tra le mani di tutti gli altri.
-Non riuscivo a dormire bene stanotte.- Alec interruppe il silenzio, deciso a spiegare come aveva scoperto che Magnus non era nel suo loft. –Mi sono svegliato di soprassalto, come quando ci si sveglia da un incubo, con il respiro affannato. Mi sembrava di aver combattuto dieci battaglie senza nemmeno una pausa e, a giudicare dallo stato del letto, credo che di essere stato parecchio irrequieto. Ho subito fatto una doccia calda per cercare di calmare i nervi, ma nemmeno quello è riuscito a togliermi la sensazione che provavo. Mi sentivo come se stessi perdendo un pezzo della mia anima. A quel pensiero, mi sono vestito e armato di corsa e sono andato da Magnus. Arrivato lì, ho trovato il loft completamente distrutto, il divano era pieno di graffi, come se qualcosa gli si fosse scagliato contro, parecchi mobili erano distrutti, scheggiati e c’erano perfino diversi vetri a terra. Sulle pareti e sul pavimento segni di bruciato, segno che Magnus ha lottato, con forza, prima di essere rapito. Per un attimo ho sperato di trovarlo sul letto che riprendeva le forze dopo la battaglia, ma come sapete era una speranza vana. In camera ho trovato tutto perfettamente in ordine, c’era solo Chairman che piangeva. È stato lui a farmi notare la pergamena sul bancone della cucina.- Mentre parlava, Alec cercava di trattenere il senso di vuoto che provava e affondava le dita nel pelo morbido di Chairman Meow che in quel momento sembrava l’unica cosa che potesse renderlo più calmo. Sentiva gli occhi di tutti puntati su di lui, ma non aveva il coraggio di alzare lo sguardo.
Dopo diversi minuti di silenzio, in cui nessuno aveva idea di come parlare ad Alec, fu Clary a rompere il silenzio. –Forse è un’idea un po’ stupida. Non abbiamo idea di dove cominciare no? Io direi di andare al loft, prendere qualcosa a cui Magnus teneva e provare con una runa per localizzarlo. Non è molto, ma potrebbe essere una possibilità!-
Alec alzò lo sguardo a quelle parole e sentì gli occhi di tutti puntati di nuovo su di lui, si aspettavano che fosse lui a dirigere la situazione, ne era consapevole, pur essendo lui quello che aveva bisogno di forza in quel momento. Vide Isabelle semplicemente annuire e si ritrovò ad essere d’accordo con loro.
-Sì, credo che sia un buon punto di partenza Clary. Grazie. Magari possiamo anche cercare nell’ufficio di Magnus, so che stava studiando qualcosa, ma non so se le due cose siano collegate.- Rispose lui, vedendo il sorriso spuntare sulle labbra di Clary che, preso di corsa il borsone, corse in camera di Simon, sicuramente per mettersi la divisa e la cintura con le armi.
Isabelle gli sorrise e vide anche Maia avvicinarsi e sorridere a Chairman Meow, mentre il gattino guardava prima lei e poi lui, curioso. –Puoi fidarti, Chairman, credo che dovrò lasciarti con Maia e Jordan mentre io e gli altri torniamo a casa.- Sussurrò Alec al gatto, come se lui lo capisse e, contro ogni aspettativa degli altri, il gatto miagolò e scese dalle gambe di Alec, strusciandosi contro le caviglie di Maia. –Non vi dispiace vero?- Chiese poi alzando lo sguardo sui diretti interessati.
-Assolutamente no Alec! Ci prenderemo cura di lui nel tempo che voi sarete al loft, tranquillo!- A rispondergli fu Maia, che gli sorrise dolcemente, chinandosi per accarezzare Chairman che nel frattempo stava prendendo confidenza con lei.
-Forse è meglio che anche Simon resti qui, voglio dire, siamo armati fino ai denti, dovremmo usare le rune per nasconderci agli occhi dei mondani!- Disse all’improvviso Isabelle e notando che anche Simon annuì a quelle parole, Alec si alzò e porse lo stilo a Jace, togliendosi la giacca e alzando la manica.
-Forza Jace, qualche runa non ci farà male!- Lo incoraggiò Alec, sentendo poco dopo il dolce dolore delle rune che si imprimevano sulla sua pelle. Quando tornò Clary, vide Isabelle andare da lei e annunciarle la decisione, prendendo a farsi le rune a vicenda. Non appena Jace ebbe finito, Alec disegnò le stesse rune su di lui, per poi rivestirsi. Si chinò a dare un buffetto sulla testolina di Chairman e guardò i suoi compagni.
-Bene, andiamo!- Vedendoli annuire, si diresse verso la porta, capitanando la piccola squadra e, rimessosi in spalla l’arco e le frecce, precedette tutti dirigendosi verso la metro e poi da lì a casa di Magnus. 

L’angolino di Shayleen:
Salve a tutti, sono di nuovo qui, questa volta con una long! La mia prima, primissima long! Sono emozionata... *w*
Okay allora, vi spiego un po’ di cose. Innanzitutto, se state leggendo questo primo capitolo è solo grazie a quella pazza amica che Twitter mi ha fatto conoscere un mese fa! È stata lei a spronarmi a scrivere e a continuare e lei è stata la prima a leggere i capitoli che scrivevo, obrobri per me, ma lei mi ha perfino paragonata ad Alec per le mie insicurezze! (Che onore! :3)
Come è nata questa idea? Non lo so nemmeno io, veramente... D: Una notte mi è venuto il pensiero di come si sarebbe sentito Alec se Magnus fosse svanito e mi sono ritrovata a lasciar scorrere le dita sulla tastiera del pc senza sapere dove sarei andata a parare. E ne è venuta fuori questa long.
Bene, detto questo, non vi annoio ulteriormente.
Ci sentiamo presto per il prossimo capitolo!
Se vi piace (o anche se non vi piace) fatemi sapere cosa ne pensate!
Baci baci
E che Raziel vi benedica tutti!
Shayleen <3
 
   
 
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