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Autore: Clytie    04/09/2015    6 recensioni
Ci sono cicatrici nel corpo di ciascuno che raccontano ognuna una storia diversa: quella sotto il gomito destro, per esempio, se l’è procurata a sette anni, la prima volta in cui è andata a pattinare sul ghiaccio con i suoi genitori; quella appena sotto il ginocchio sinistro invece l’ha guadagnata in una delle scorrazzate con Ron e Harry verso la capanna di Hagrid.
Poi esistono cicatrici invisibili agli occhi, all’altezza del cuore, quelle che continuano a bruciare sempre un po’: cicatrici di guerra, che ti graffiano l’anima, come unghie che scorticano la carne.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cicatrici di guerra









Una mano la strattona, afferrandola per il braccio, quasi rischiando di farla inciampare nelle sue stesse gambe. La presa è talmente violenta da lasciarle dei lividi sulla pelle bianca, le unghie lunghe le perforano dolorosamente la carne. La scaraventa a terra e, nonostante lei cerchi di divincolarsi e di ritrarsi, la donna le immobilizza le braccia. Hermione sente il respiro pesante ed ansante di Bellatrix sul suo viso e, inevitabilmente, un brivido le corre lungo la colonna vertebrale; vede il sorriso maligno e famelico aprirsi sulle labbra rosse, la risata gutturale proveniente dalla sua gola le provoca un tremore in tutte le membra.
Alza la bacchetta, Bellatrix, e il dolore s’irradia in ogni muscolo del corpo di Hermione, annebbiandole la vista e i sensi. Le lacrime si riversano senza controllo sulle gote e un urlo terribile le sgorga dal petto, prima che lo possa trattenere.
Dolore, ancora dolore.
Bellatrix urla, accusa, pretende e poi ride. Perché il dolore della ragazza appaga la sua sete di sangue, la sua pazzia. Perché è questo che merita una Mezzosangue. Hermione la prega, la prega di cessare quella tortura, ma sa fin troppo bene che sono parole vuote gettate al vento.
Sente di nuovo le unghie che scavano la pelle e una sostanza calda che le riga le braccia; non ha bisogno di voltare il capo per capire che è sangue quello che percepisce.

Ode una voce proveniente dal basso, una voce che si dispera e chiama il suo nome a pieni polmoni: è la voce di Ron. Ron… come vorrebbe averlo accanto, dirgli quello che ha sempre provato per lui, quel sentimento che pian piano è cresciuto con lei, negli anni di Hogwarts, e che ha custodito tanto gelosamente.

Si domanda quando Bellatrix si deciderà ad ucciderla, ma non sembra essersi saziata a sufficienza delle sue grida disperate. La torturerà fino alla pazzia, come ha fatto con i genitori di Neville?
Il dolore le perfora il cuore e immediatamente la visuale di Hermione si annerisce, le luci, i colori, i suoni sono risucchiati in un vortice di oscurità, al quale anche lei si abbandona, improvvisamente leggera, come una piuma che si libra nel cielo. Prima di perdere conoscenza, sente la bacchetta di Bellatrix puntata alla gola.  


Si desta con il respiro affannoso e il cuore che sembra voler uscire dal petto. La fronte è imperlata di sudore, gli occhi sgranati, le membra scosse da un tremito incessante. Una mano le sfiora il braccio e, istintivamente, lei la respinge, intimorita. Il sogno è stato così vivido che credere di non essere mai fuggita da Villa Malfoy.

«Hermione…» pronuncia una voce premurosa e familiare.

Lei si sfiora il viso e si accorge che le lacrime non sono state solo un sogno; le caccia con il dorso della mano e respinge con risolutezza quelle che stanno per fuoriuscire prepotentemente.
Ron le accarezza la fronte con delicatezza, sporgendosi verso di lei.

«È stato un incubo, solo un incubo» aggiunge con dolcezza «ci sono io con te, non temere».

Hermione lo scruta negli occhi azzurri, velati di preoccupazione e comprensione.

La guerra ha lasciato su ciascuno il suo marchio indelebile, le sue cicatrici che faticano a rimarginarsi. Gli incubi tormentano il loro sonno, il buio dona sensazioni spaventose e agghiaccianti, dove si annidano i mostri del passato. I volti delle persone care, perse in guerra, affollano i sogni.
Sirius che si abbandona e scompare oltre il velo, la tomba di Dobby a Villa Conchiglia, il corpo esanime di Fred tra le braccia di Percy e le grida disperate di George, privato della sua metà, Remus e Tonks, mano nella mano fino all’ultimo respiro, la salma di Silente e il canto addolorato di Fanny, la disperazione nel vedere il corpo senza vita di Harry tra le braccia di Hagrid.

Hermione lo sa bene, le succede frequentemente negli ultimi anni, soprattutto l’anno in cui ha fatto ritorno ad Hogwarts per completare gli studi senza Harry e Ron.

Ci sono cicatrici nel corpo di ciascuno che raccontano ognuna una storia diversa: quella sotto il gomito destro, per esempio, Hermione se l’è procurata a sette anni, la prima volta in cui è andata a pattinare sul ghiaccio con i suoi genitori; quella appena sotto il ginocchio sinistro invece l’ha guadagnata in una delle scorrazzate con Ron e Harry verso la capanna di Hagrid.  
Poi esistono cicatrici invisibili agli occhi, all’altezza del cuore, quelle che continuano a bruciare sempre un po’: cicatrici di guerra, che ti graffiano l’anima, come unghie che scorticano la carne.

«L’ho sognata di nuovo» singhiozza e il fiato è spezzato dal pianto «È così… vivido… come se… non se ne fosse mai andata».

Si copre il volto con i palmi e stringe le gambe al petto, come a voler proteggere il suo fragile cuore. Ron afferra le sue mani con gentilezza e, a poco a poco, le allontana dal viso. Hermione lo guarda di nuovo con gli occhi nocciola arrossati dalle lacrime e gli stringe la mano. I tratti di Ronald si sono fatti più marcati, i capelli si sono tinti di un colore più scuro e il suo tocco è divenuto meno impacciato, più dolce. Non ha perso il suo umorismo e la sua goffaggine – quella che Hermione, in fin dei conti, ha sempre trovato tenera −, ma ha acquistato sicurezza e intuitività.   

«Lo so, Hermione, lo so» risponde lui in un sospiro «Capita anche a me, a tutti noi. A volte temo di essere rimasto solo, di avervi persi tutti, ma poi mi volto, vedo te e la paura svanisce».

Hermione abbozza un sorriso e i suoi occhi luccicano, ma stavolta le lacrime hanno ben altro sapore. Si distende e appoggia il capo al cuscino; Ron la circonda con le braccia muscolose, avvolgendola in un abbraccio che ha un calore familiare e rassicurante, che sa di casa.
Il battiti rallentano, il respiro si stabilizza, i tremiti cessano, la mano di Ron le sfiora la spalla scoperta dalle lenzuola.

«Finché sarò al tuo fianco, nessuno ti farà del male» le sussurra all’orecchio.

Se c’è una cosa che ha imparato dalla guerra, Hermione, da questa guerra, è che l’amore sopravvive alla morte, alla distruzione, sia fisica che psicologica, che può vincere la paura e fintantoché Ron, Harry, Ginny, i suoi genitori, i Weasley e gli amici di Hogwarts le saranno accanto e l’amore per loro sarà vivo, ci sarà sempre la possibilità di ricominciare, di riappropriarsi di una vita intaccata dalla guerra.

«Ron?»

«Sì?» chiede lui, non sciogliendo l’abbraccio che l’avviluppa.

La voce di Hermione è salda e decisa. «Grazie» dice soltanto e questo vale più di mille altre parole.

Gli occhi di Ron brillano nel buio della stanza da letto, si china sulla giovane e posa le labbra sulle sue, all’inizio con infinita dolcezza, poi con crescente trasporto. Le mani si cercano, come per la prima volta, le bocche si rintracciano in un crescendo di ansiti e sospiri, fino a che i loro corpi diventano un’unica cosa e le lenzuola giacciono a terra, in un groviglio informe. Sono due cuori di cenere (1) che si alimentano del reciproco amore per rinascere.

E forse è proprio quello il giorno in cui ricominciare.  













Angolo dell'autrice:

(1) "cuore di cenere" è un'espressione che ho tratto da un racconto di Italo Calvino; mi è piaciuta immediatamente e l'ho trovata adeguata alla loro condizione, dato che simboleggia allo stesso tempo fragilità e rinascita.

Per quanto mi riguarda, sono convinta che gli effetti della guerra e il trauma che ne consegue siano fattori con cui inevitabilmente i personaggi dovranno fare i conti. Penso anche, tuttavia, che siano in grado di ricostruirsi una vita, sostenendosi a vicenda.
Non voglio dilungarmi oltre, perciò se avete qualche domanda, perplessità, consiglio, opinione a proposito, potete farmelo sapere con una recensione.
Siete autorizzati anche a tirarmi pomodori nel caso, quindi non abbiate timore!
Baci,

Hera
   
 
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