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Autore: Flavi    04/09/2015    1 recensioni
Una vespa. Due ragazzi. Un'amore.
-Te e Roma, anzi non vi somigliate siete uguali-
-Ah si sono uguale al traffico di questa città, agli autobus sporchi, alla puzza, alla confusione,? Sono uguale a questo?- Ride, ride di gioia e di dolore.
-Scusa mi sono espresso male, tu sei uguale alla Roma che vediamo noi turisti, sei uguale alla storia del Colosseo, all'arte di San Pietro, sei uguale al tramonto che sta dipingendo questo cielo-
é sempre per te filosofo. Prima o poi te le farò leggere tutte queste storie, forse da queste parole mi capirai.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Ti va un giro?- é li davanti a me, il suo sorriso rompe felice la sua pelle chiara, i capelli arruffati risplendono in quella luce calda di meta agosto, il rosso scuro si fonde con l'arancione che sta tingendo da qualche istanti il cielo. É li davanti a me seduta sulla sua vespa che mi chiede un giro, con quella mano stesa verso di me, con quel sorriso contagioso, con quell'allegria a cui non posso dire di no. É li davanti a me e mi sta chiedendo un giro per Roma, per la capitale, un giro dentro se stessa, un giro dentro il suo mondo. Sorride, e la mia bocca si piega insieme alla sua, i miei occhi brillano in quella calda luce e la seguo li ovunque lei vuole. Mi siedo dietro la sua vespa e le circondo i dolci fianchi, lei parte e il vento le scompiglia i capelli, il suo profumo invade le mie narici e mi cullo nel suo essere nella sua essenza, quanto mi era manca, la stringo ancora di più a me e sento il suo corpo sussultare un attimo per poi bearsi di quell'abbraccio, mi sorprendo a ridere senza un vero motivo, rido come non mi capitava da tempo, rido e osservo il sole calante nel cielo, rido e m'innamoro di questa città, rido e scopro lei. Forse è questa la vera felicità? La vespa sfreccia veloce nelle strade affollate di Roma, corre sugli storici sampietrini, corre e scorro quasi in un sogno tutti i posti più belli di Roma, il Colosseo, il Circo massimo, San Pietro, L'olimpico, il Fontanone, artisti su artisti rivivono davanti ai nostri occhi sognati, statue scolpite si animano davanti alla nostra gioia, rovine rispendono in quel giorno di mezz'estate... Roma, la città dei sogni la città della vita, della storia, la città che non dorme mai. I fori imperiali scorrono veloci accanto a noi, i pensieri che vorticavano incessanti nella mia mente sono spariti portati via dal profumo di lei, portati via dal vento. La ragazza strombazza felice il clacson, ride e si perde nella confusione di quella città, sa che adesso è viva, sa che questa è la vera felicità, sa che è innamorata. La strada si fa in salita, il cielo striato dai mille colori del tramonto ci accompagna in questo viaggio, ci accompagna tingendosi dei nostri sentimenti, colorandosi dei nostri sogni. Il caos di Roma sfugge via dalla nostra visuale e alberi imponenti si stagliano ai lati della strada che stiamo percorrendo, le voci si attutiscono portate via dal vento, la vespa rallenta, una grande piazza ci accoglie, giriamo di fianco a una delle tante statue romane fermando la vespa li vicino a tante altre. Scendiamo, si sfila il casco e io posso godere di nuovo del suo sorriso, della luce nei suoi occhi, i suoi capelli resi ancora più ribelli dal casco le cascano delicati sulle spalle e il sole si diverte a giocare con il suo colore creando mille sfumature. La osservo mentre cerca di sistemarseli con le mani, gliele blocco e gli sorrido felice.

-No lasciali cosi, sono più belli- Un guizzo le illumina il volto e un raggio di sole le colpisce gli occhi facendoli diventare dello stesso colore dei capelli.

-Seguimi ti porto a vedere la vera Roma- Cammina veloce, freme, si volta, mi sorride, mi guida e poi si ferma. Io da dietro non smetto di osservarla, di studiarla, di ringraziarla per quello che mi ha dato. É di spalle io sono fermo un passo dietro si lei e riesco a scorgergli leggermente il volto, i suoi occhi guardano estasiati la sua città, seguo il suo sguardo e mi perdo li, nell'enormità di quella città, della sua città. Scruto il sole cadere dietro la grandezza di Roma, dietro quei monumenti, dietro quella storia che non mi è mai piaciuta, ma che adesso mi fa esplodere il cuore. Scruto il cielo e il tramonto, osservo le sfumature come mi aveva detto lei di fare, e mi stupisco di come è più bello il mondo, come le sfumature possono cambiare il complesso. Osservo Roma e poi lei, Osservo la sua città e poi la sua bellezza, osservo i colori che stanno tingendo tutto di surreale e poi osservo i suoi capelli, osservo e vi trovo lei ovunque, in tutte le sue sfumature. Il sorriso è ancora sulle sue labbra, i suoi occhi sono ancora fissi in quel mare di storia, vita e arte, non si è accorta del mio cuore che ha preso a battere più forte, non si è accorta dei miei sguardi, non si è accorta di niente perché lei è persa li nella sua città, nel suo essere, nella sua storia. Un po' la invidio questa città, lei la osserva con una luce che non regalerà mai a nessun'altro.

-Sai un po' sono gelosa di voi turisti!- La sua voce è pura e pacata, si lega con la luce calda del tramonto.

-Perchè?- La mia domanda finalmente fa staccare i suoi occhi dalle grandi rovine e li fa incatenare ai miei.

-Perchè voi la riuscite a vedere con occhi diversi, voi la vivete per veloci attimi e assimilate di lei solo la bellezza che vi regala- La sua voce ora è tinta da una leggera delusione, io come se osservassi la scena dall'altro mi vedo mentre l'abbraccio delicatamente. Perdo il contatto con i suoi occhi, ma trovo il contatto con il suo corpo.

-Ah benvenuto a Roma, non te l'avevo ancora detto- Il sussurro arriva dolce nelle mie orecchie, un brivido mi percorre la schiena, lei si stacca lentamente dal mio petto porta di nuovo i suoi occhi a quello spettacolo indescrivibile.

-Lo vedi, vedi il sole le sue sfumature, guarda come colorano il mondo- Sembra quasi una bambina davanti al suo giocattolo preferito, la gioia e la malinconia, il sapere di quella fugacità di quell'attimo e il non voler sapere si fondono fra di loro. La osservo e vedo il suo tramonto, la osservo e vedo le sue mille sfumature, la osservo e vedo le sue rovine, la osservo e vedo la sua arte. Lei è Roma.

-Lo sai che vi somigliate?- Le sorrido, tenendo i miei occhi fissi sul suo profilo. Un sorriso divertito e curioso si riaffaccia sulle sue labbra.

-Chi?-

-Te e Roma, anzi non vi somigliate siete uguali-

-Ah si sono uguale al traffico di questa città, agli autobus sporchi, alla puzza, alla confusione,? Sono uguale a questo?- Ride, ride di gioia e di dolore.

-Scusa mi sono espresso male, tu sei uguale alla Roma che vediamo noi turisti, sei uguale alla storia del Colosseo, all'arte di San Pietro, sei uguale al tramonto che sta dipingendo questo cielo- Alle mie parole s'illumina di una nuova luce, si illumina oscurando tutto, si illumina e i nostri occhi non riescono più a staccarsi. Mi avvicino muto al suo corpo e le circondo come poco prima sulla vespa i fianchi, il suo profumo invade di nuovo le mie narici, è qualche centimetro più bassa di me, le circondo il volto con le mie mani, i miei pollici le accarezzano delicatamente le guance mi perdo un attimo ancora nei suoi occhi prima di perdermi sulla sua bocca. Le sue mani scorrono veloci sulla mia schiena, accarezza i miei capelli. É li davanti a me ed è viva, è li davanti a me e mi sta amando, è li davanti a me e i nostri sorrisi si fondono, è li davanti a me e se ne frega che da domani saremo di nuovo alle nostre noiose vite. Io nel mio paesino sperduto lei in questa città enorme, nostalgici di qualcosa che non tornerà più.

 

   
 
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