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Autore: xwilliamseyes    04/09/2015    12 recensioni
Flora si ferma, si guarda alle spalle.
C'è il suo passato, incorniciato da tutte quelle domande rimaste ancora dubbi.
Si gira completamente e non vede altro che Zayn.
Quell'amore che aveva trasformato il suo cuore in ossessione.
Cerca risposte, Flora, nelle sue immagini sbiadite e in quegli odori acri di ortensie.
Ma alla fine solo due domande riecheggiano instancabili nel suo cervello: può un ossessione annullarsi come sabbia al vento? Possono due cuori, un tempo così uniti, dimenticarsi per sempre?
Una storia sugli eccessi, sulla condivisione, sui caratteri difficili, sulle parole non dette e sull'amore fatto di battiti infiniti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prologo
 
Non imparammo mai a contare, a dividerci le cose in parti uguali.
Era tutto o niente.
Non restò nulla di ciò che eravamo; tutto si si portò inevitabilmente nella mani dell'altro, si confuse, si trasformò e si sbiadì nel nulla.
Dalla scuola alla patente di guida, dagli amici ai sabati sera passati sotto le coperte.
Dal presente al futuro.
No, ora non lo chiamerei amore il nostro, era più vicino ad un qualche tipo di ossessione, di quelle rare e dolorose.
Era tutto o niente.
Era dedicarsi completamente all'altro, era perdersi nell'altro e mai più ritrovarsi.
Era soffocarsi, era perdere i sensi.
Rimanemmo da un giorno all'altro nudi, ripieni solo di quel sentimento caldo che pareva tenerci in vita, insieme.
E per quanto ti avessi dato il meglio, per quanto spoglia fossi, per quanto freddo sentissi mai riuscii ad allontanarmi completamente da te, a riprendere la mia vita tra le mie sole mani.
Ci eravamo appartenuti inevitabilmente e irrimediabilmente.

E sai, ho paura che sarà così per sempre.

 
***
 
Primo Capitolo
 
Le strade erano afose, strette e giallastre per via delle luci che le percorrevano.
Osservai in alto, verso il cielo e lo vidi tremendamente nero. Neanche una stella lo colorava, lo rendeva più chiaro, lo illuminava.
Camminavamo a passo svelto io e Adele, con le cosce appiccicate per via del caldo e i capelli arruffati sulle schiene seminude.
Avevamo fretta di raggiungere Piazza Giorno, lì dove avremmo trovato tutti i nostri amici, coetanei e conoscenti del liceo.
Era la vigilia di Ferragosto, mancava poco e sarebbe arrivata la mezzanotte.
Ci eravamo ripromesse di festeggiarlo quell'anno il 15 Agosto, di scappare da casa e divertirci.
Avevamo diciassette anni e ci credevamo immortali; era una bella sensazione la nostra. Quei brividi sottocutanei che non volevano lasciarci in pace e le guance perpetuamente arrossate alla vista di un bel ragazzo.
Sentirsi vive in ogni secondo, avere così tante cose da scoprire e provare.
Mancavano pochi passi e ci saremmo ritrovate ai limiti della piazza. Dalla nostra distanza riuscivamo già a sentire voci, urla e canzoni passate al massimo sulle radioline.
“Senti Flora? Hanno già iniziato a fare un casino da pazzi!”
Adele prese ad agitarsi e ad accelerare ulteriormente il proprio passo. Iniziò ad allontanarsi di parecchio dalla mia figura che le arrecava dietro.
“Si, ma non correre così!”
Provai ad urlarle invano. Sembrava completamente distratta dal divertimento che ci stava aspettando.
E dietro un'alta salita le luci si fecero sempre più intese e le voci e i corpi delle persone sempre più chiari.
Piazza Giorno ci era davanti.
La prima cosa che pensai fu il fatto che fosse completamente diversa dalla piazza che era di mattina. Così calma, così muta, solo il vento a volte smuoveva le foglie degli alberi che la circondavano; ed ora era più viva di una battaglia, più rumorosa di uno stadio.
Spalancai gli occhi più che stupita, provando dentro di me uno strano senso di soddisfazione.
Avanzammo sempre di più facendoci spazio tra la folla disordinata e super eccitata. Ritrovammo dopo un po', per fortuna, alcuni dei nostri amici seduti su di un muretto poco distante.
“Ciao!”
Urlò Adele accostandosi man mano.
“Ehi, ciao!”
Ricambiarono loro in coro.
La mia amica si affiancò completamente a loro ed afferrò una bottiglia di birra dalle mani di Chiara, già mezza ubriaca.
Io guardai tutti interdetta, un po' indecisa sul da farsi. Intrecciai i piedi fra di loro e mi tenni stretta le mani sullo stomaco, cercando di essere meno appariscente possibile.
Non ero mai stata timida eppure in quella situazione nuova e estremamente chiassosa, disagio e diffidenza si fecero sentire in me, rendendomi restia e silenziosa.
“Flora! Avvicinati!”
Mi urlò Massimo con un sorriso confidenziale a circondargli il viso.
Ricambiai quella cortesia proseguendo nella loro direzione.
Eravamo noi, i soliti.
Flora, Adele, Massimo, Chiara e Lucio.
Ci eravamo conosciuti al liceo e frequentando gli stessi posti negli stessi giorni avevamo creato una specie di piccola comitiva, dove ci si divertiva senza troppe pretese o novità.
Li guardai uno ad uno e li vidi talmente felici che tutto il mio timore e la mia insicurezza svanirono in un istante.
Mi portai sul muretto a mia volta continuando ad osservare i loro volti per poi distogliermi ogni tanto su quelli della piazza.
Conoscevo più o meno tutti. Chi di vista, chi di persona.
Non vedevo altro che libertà, felicità e spensieratezza e tutto questo rese un po' più leggera anche me.
“Zayn! Sei tornato, finalmente!”
Urlò Massimo con un tono liberatorio e fiducioso.
“Ti eri perso?”
Continuò saltando giù dal suo posto a sedere.
Dalle nostre spalle era apparso improvvisamente un ragazzo che non avevo mai visto. Si confondeva quasi con tutto il buio che lo circondava per via dei suoi capelli neri e della sua carnagione olivastra.
Avanzò sempre di più fino a ritrovarsi perfettamente davanti a noi.
Massimo lo circondò con un braccio strappandogli di mano le tre bottiglie di birra che aveva portato con sé.
Lo sconosciuto sbuffò per un attimo, prima di stiracchiarsi e massaggiarsi i capelli all'indietro con una mano.
“E questo chi è?”
Chiese silenziosa, al limite della curiosità Adele, mentre gli concedeva continui sguardi di meraviglia.
“Zayn, un mio amico. Si è trasferito qui da Milano”
Chiarì in un secondo il nostro amico, con la faccia eternamente puntata sul suo vetro.
“Ciao”
Affermarono Chiara, Adele e Lucio con simpatia.
Il ragazzo ricambiò il saluto rivolgendoci un veloce sguardo di intesa.
Così prese posto vicino a Massimo, afferrando a sua volta una bottiglia e portandola alla bocca con disinvoltura.
Ne sorseggiò alcune gocce prima di azzardare uno sbuffo di appagamento.
Dalla mia postazione lo vedevo per metà. Vedevo le sue gambe magre avvolte in un pantalone nero che terminavano con delle sneakers marcate Nike e la sua canotta grigia e malandata da cui fuoriuscivano una quantità inaudita di tatuaggi: sul petto, sulle braccia.
Mi ritrassi di qualche centimetro sbalordita.
Doveva essere molto più grande di noi quel ragazzo, pensai, rivolgendogli un ultimo sguardo di sottecchi.
“Verrai a scuola da noi?”
Chiese Chiara, spostandosi lentamente verso di lui.
“No”
Rispose, azzardando una risata.
“Ho finito da un po'”
Riprese, guardandola dritta negli occhi. A quel contatto la mia amica si vide costretta a deglutire e ad abbassare immediatamente lo sguardo.
La intimorì spaventosamente l'espressione di quello straniero.
E io sentii che fosse strano, perché a Chiara nulla e nessuno la spaventava.
Dopo un po' si ritrasse, accostandosi nuovamente verso Lucio.
Il ragazzo continuò a bere e a ritornare sulla piazza e su i suoi pensieri.
“Sembra strano..”
Mi sussurrò improvvisamente Adele in un orecchio, mentre lo indicava a mezz'aria con la testa.
Lo guardai un'ultima volta.
Aveva il viso buio e le palpebre semichiuse. Le labbra erano vivide per via della birra che continuava a portare quasi meccanicamente alla gola.
Mi sembrò per un attimo una specie di statua di marmo corrosa dal tempo. 
Così le confermai con un cenno e un brivido nel cuore le sue parole.
“Ci alziamo un po'? Voglio ballare”
Afferrò un mio braccio beccandomi di sorpresa e mi trascinò verso la folla.
Iniziò ad agitare le braccia e tutto il corpo come se lo facesse per l'ultima volta in tutta la sua vita.
Scoppiai quasi a ridere a quella vista, ma mi trattenni con il timore di offenderla.
Mi avvicinai a lei ed iniziai più o meno ad imitarla.
La musica cominciò ad avvolgerci completamente. La sentivamo nei polmoni, e di tanto in tanto pareva solleticarci le corde vocali, tant'è che ridevamo e sghignazzavamo senza alcun motivo. Ci stringevamo fra di noi e verso la gente che avevamo attorno, che ricambiava avvicinandosi a sua volta.
Una grande e magnifica festa, una festa giovane come l'estate, una festa infinita come le nostre anime.
Dopo circa un quarto d'ora Adele si fermò e con una certa fretta si accostò ad una parete più o meno lontana. Sorpresa e spaventata le corsi dietro, cercando di afferrarla per il colletto della maglia.
“Adele, tutto bene?”
Le accarezzai le spalle e i capelli mentre la guardavo stranita.
Il suo volto era sbiancato e gli occhi le tremavano. Sfiorai un lembo di pelle e la sentii tremendamente sudata, ma di un sudore freddo.
“Ehi!”
La richiamai, non ottenendo nessuna risposta.
Si portò una mano sul petto e chiuse gli occhi.
“Mi manca il respiro, ho la nausea”
Disse in un sussurro. 
“Devo solo riposare un po'”
Le feci un cenno con la testa e prendendola sotto braccio la riportai verso il nostro muretto.
C'erano solo Lucio e Chiara che chiacchieravano animatamente nel loro piccolo.
Lucio ci vide arrivare, e scomposto anche lui dal viso di Adele prese a scontrarsi verso di noi immediatamente.
“Ragazze, che succede?”
Osservò prima il mio volto e poi l'altro, che si rinchiudeva sofferente sotto se stesso.
“Non si sente bene”
E con un ultimo aiuto la appoggiai sul cemento.
Una volta seduta si tirò i capelli all'indietro, sulle spalle.
“La riempi di acqua?”
Mi porse una bottiglia di birra vuota, indicando la fontanella alla mia destra.
La afferrai e proseguii nella direzione da lei indicata.
Quando fui a pochi passi dalla mia meta il cielo si colorò improvvisamente di mille colori.
Erano i fuochi d'artificio, era arrivata la mezzanotte, era Ferragosto.
C'era il giallo, l'arancione, e il celeste che si univa al verde e il verde che si univa al viola.
Alzai completamente il mio volto verso l'alto, sorridendo.
Non li avevo mai visti così da vicino i fuochi d'artificio, e in quel momento mi parvero la cosa più bella e magica di questo mondo.
Ritornai dopo un po' alla realtà grazie ad uno scossone datomi da una ragazza di passaggio, che facendo urtare la mia mano sul ferro della fontanella mi aveva ricordato della bottiglia che avevo ferma tra le mani.
La poggiai verso il getto d'acqua e la lasciai riempire del tutto.
Ritornai verso Adele, notando con gioia dal suo viso che sembrava già stare meglio.
Fece scivolare la bottiglia tra le sue mani per poi ringraziarmi con un sorriso.
La scolò subito per metà.
“Come stai?”
Le chiesi.
“Ora meglio”
Mi sorrise di nuovo rivolgendomi uno sguardo e poi scendere con un balzo sul terreno.
“Ritorniamo a ballare?”
Mi domandò con convinzione. 
Arretrai stupita.
“Sei sicura?”
“Si”
Strinse tra la mano destra un mio braccio, trascinandomi per l'ennesima volta.
Si notava, però, dai suoi passi un pizzico di stanchezza e disturbo.
Feci finta di non farci caso, presa com'ero dalla situazione che ci circondava.
Era arrivata l'una e mezza quando ritenemmo opportuno tornarcene a casa. Il cielo aveva preso a rimbombare e un vento gelido a percorrere le nostre spalle.
Con il terrore di una tempesta tornammo su i nostri passi.
Salutammo tutti.
“E Zayn dov'è?”
Chiese Adele, mentre io solo guardando i volti dei miei amici mi resi conto che mancava.
“E' andato via”
Sentenziò Lucio con distrazione.
La mia amica rispose con un cenno mentre con una mano mi invitava a starle affianco mentre ci allontanavamo.
La confusione, le luci, le urla si sbiadirono, sempre più lontane.
Per fortuna ci trovavamo in una zona abbastanza illuminata e vivendoci da una vita tutto quel silenzio e quel buio non ci spaventava; camminavamo a testa alta e con un passo moderato.
“E' stata una bella serata, dai”
Affermai io, tra una chiacchiera e l'altra.
“Si” 
Replicò lei con una strana espressione.
“Non ti è piaciuto qualcosa?”
“No..è che...poteva andare meglio forse”
“In che senso?”
Si prese nuovamente il petto tra le mani, per poi passarle un attimo dopo sullo stomaco.
“Devo vomitare Flora, devo vomitare”
Iniziò a ripetere più volte con il viso verso l'asfalto e avanzando a fatica.
“Vomita, allora! Non c'è nessuno!”
Le indicai un angolo dietro ad un palazzo. Lei vi si accostò, chinandosi ed aprendo con forza la bocca.
Restò così per un qualche secondo fin quando capii che se continuavo ad osservarla assorta non si sarebbe mossa.
“Mi giro, tranquilla”
Mi voltai, dandole completamente le spalle.
Avevo l'attenzione verso la strada deserta e verso gli enormi e alti lampioni. In un secondo dal semibuio avanzò una figura magrolina che non impiegò molto a mostrarsi completamente.
Zayn mi stava di fronte, arrancando con il passo.
Mi scrutò in volto con attenzione per poi indicarmi. E in quel momento esatto il rumore del vomito di Diana prese a spezzare il silenzio.
Il ragazzo si scostò a destra delle mie spalle.
“Mi sa che ha bevuto troppo”
Disse, forse tra sé e sé.
Con determinazione le si avvicinò, toccandole un braccio.
“Mi dai una mano?”
Mi guardò dalla sua distanza, facendomi cenno di approssimarmi.
Obbedii e - come lui mi aveva indicato – tenni stretti i capelli di Adele, mentre quella povera ragazza pareva rigettare l'anima.
“Dovevamo incontrarci due volte stasera, era destino”
Esclamò improvvisamente, lasciando cullare i suoi occhi sul mio viso.
Aveva un'espressione in una qualche modo divertita, ma rilassata.
La luce dei lampioni scivolava sulla sua pelle e creava zone d'ombra particolari sul suo profilo e su i suoi tatuaggi, che sembrava mi stessero osservando.
Notai, poi, con distrazione che i suoi occhi erano umidi e rispecchiavano insolitamente i confusi bagliori che ci circondavano.
Arrossii. 
Mi sembrò così attento, diverso, migliore.
“Ho sognato il numero due ed una donna stanotte, tu ci credi ai sogni?”
“Sì, più o meno”
Balbettai più che stranita da quella domanda.
Mi sorrise di nuovo per poi prestare attenzione verso il basso.
La mia amica si rialzò dopo non molto, asciugandosi nervosamente la bocca con il palmo della mano e cercando dalle mie mani un fazzoletto.
Lo estrassi con velocità dalla mia borsetta e glielo porsi.
Lo strappò letteralmente dalle mie mani per poi gettarselo sul viso.
“Grazie”
Mormorò con distacco e vergogna.
“Ma figurati”
Rispose lui tastandosi con soddisfazione le tasche dei jeans.
Cacciò una sigaretta ed un accendino da una, portando la prima alla bocca e usando la fiamma del secondo per accenderla e quindi fumarla.
Si lasciò avvolgere da una nuvola di fumo prima di guardare Adele un'ultima volta.
Io lo osservavo non con gli occhi ma con il cuore spalancato.
Mi metteva paura, non so, ma allo stesso tempo anche una quantità immonda di curiosità e meraviglia.

-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Benvenuti alla mia nuova storia!
Troviamo un'enorme rivoluzione: non tratta più di Louis! Bensì, il nostro protagonista è Zayn.
Ok ok, mi ispirava troppo, non è stata mica colpa mia?
Ci sto lavorando da più di un mese ormai, manovrando tutti i piccoli dettagli al meglio.
Ho assunto anche una meravigliosa beta per eventuali consigli
KoiNoYokan grazie mille di nuovo!
I prossimi quattro capitoli sono già pronti quindi non credo di tardare con gli aggiornamenti settimanali.
Spero vi piaccia quest'inizio e che vi abbia incuriosito.
Al via questa nuova avventura con tutti voi!
*una piccola recensione proprio non mi dispiacerebbe..fa un grande sorriso*
Un bacio.
-Manu
p.s. il titolo di questa fanfiction riprende l'omonima canzone dei The 1975

 
- ZAYN -



(la mia ossessione con i tatuaggi continua anche qui, perdonatemi)
  
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