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Autore: metaldolphin    05/09/2015    3 recensioni
Sousuke deve partire di nuovo per una missione e a Kaname la cosa non va giù, anche se non può impedirlo. Però potrà provare a seguirlo in un modo tutto suo, pur rimanendo a scuola.
Ambientato dopo i fatti di Hong Kong.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Quanto starai via?
Poteva leggerle la preoccupazione in viso e negli occhi, mentre stringeva le dita sulla rete di protezione della terrazza della scuola. Con la voce, invece, cercava di mantenere un tono più distaccato.
Di solito non aveva il tempo di avvisarla della sua partenza o non lo faceva perché difficilmente lei sarebbe stata ad ascoltarlo tranquilla, specie se in vista c’era qualche prova d’esame che coincideva con la missione.
Stavolta però era stato diverso: era un viaggio dall’altra parte del mondo, un lavoro difficile e pericoloso, un recupero di armi atomiche in mano a gente troppo pericolosa per essere ignorata e aveva voluto salutarla, anche se se ne era subito pentito, vedendo lo sguardo che lei aveva assunto alla notizia.
Sousuke si voltò a guardare verso i campetti dove un paio di classi stavano svolgendo la lezione di ginnastica.
-Non lo so. Potrebbero essere due giorni come due settimane.
Kaname esitava, chiaramente voleva dire qualcosa, ma forse non trovava le parole adatte.
-E sarà… pericoloso?- gli disse a bassa voce, come se temesse che la sfortuna si sentisse chiamata in causa per divertirsi un po’ con loro.
Sousuke sapeva che era inutile mentirle, lei se ne accorgeva sempre, quindi fu sincero. Ma non parlò, limitandosi ad annuire con un cenno del capo.
-Devi proprio?- riuscì ad insistere lei, pur sapendo che quella domanda era superflua... solo quel ragazzo dall’aria perennemente seria poteva pilotare l’Arbalest, sarebbe andato in ogni caso: Uruz7 non poteva abbandonare la sua squadra.
Alla sua protezione avrebbe pensato Wraith, come sempre accadeva in questi casi, quindi tutto sarebbe stato tranquillo anche in sua assenza.
-Allora… ci vediamo Chidori.- si congedò prima di voltarle le spalle ed incamminarsi verso il luogo prefissato per il rendez-vous, dove un elicottero ben mimetizzato con l’ECS sarebbe giunto a prenderlo con puntualità invidiabile.
Mentre lui si allontanava, guardando le sue spalle muoversi rigide a tempo col suo passo marziale, Kaname seppe che doveva fare una cosa.
-Sousuke!- lo chiamò e lui si fermò per voltarsi a guardarla.
-Io…- esitò lei, mentre rimaneva a fissarlo da lontano, ricambiata dallo sguardo interrogativo di lui. Poi portò la mano ai capelli e li sciolse dal nastro rosso che li teneva legati in basso e glielo porse.
-Portalo con te, consideralo un portafortuna.- gli disse con voce speranzosa.
Il ragazzo tornò indietro e lo prese. Era sottile e liscio come seta sotto le sue dita e lo strinse forte, come a non volersi fare sfuggire qualcosa di importante.
-Grazie.- si limitò a dire con il suo solito modo serio e misurato, quindi tornò sui suoi passi.
Sapeva che i cavalieri europei del Medio Evo portavano in battaglia o ai tornei un pegno della propria dama, solitamente un fazzolettino o una striscia del tessuto della veste dell’amata. Il cuore gli accelerò in petto a quel pensiero: quel gesto era paragonabile a quelle storie? Non sapeva perché Chidori l’avesse fatto, ma in qualche modo ne era felice, avrebbe affrontato la missione con più energia.
 
Uruz2 a Uruz7… ci sei Uruz7?- la voce di Melissa Mao risuonò nella cabina di pilotaggio dell’Arbalest e Sousuke si affrettò a rispondere: -Qui Uruz7, dimmi Uruz2.
-Se hai terminato chiamo gli elicotteri.
-Roger.- Confermò il ragazzo soddisfatto, ci avevano messo solo quattro giorni, briefing e viaggio compresi. Inoltre AR non aveva subito il minimo danno, anche se avevano combattuto duramente. Forse sarebbe riuscito a rientrare a Tokyo in tempo per gli esami.
I suoi pensieri furono interrotti da AR: -Sergente…- disse con la sua voce sintetica l’intelligenza artificiale che presiedeva all’Arm Slave.
-Sì, AR?- gli diede corda Sousuke.
-Il Lambda Driver ha funzionato al meglio stavolta.- osservò AR.
-È vero.- confermò il pilota.
-Ha funzionato anche se miss Chidori non era con noi…- rimarcò il robot.
Quell’ultima affermazione spiazzò il ragazzo: anche quello strano As si era accorto di quella coincidenza? Dopo i fatti di Hong Kong ne aveva praticamente avuto conferma: quando lei era presente, riusciva a far funzionare come si doveva quello strano aggeggio.
-Anche questo è vero, ma solo in parte. Vedi, il nastro rosso che ho legato al braccio sinistro me lo ha dato lei e per me è come se fosse stata qui.
L’intelligenza artificiale elaborò l’informazione, quindi osservò: - È una specie di comunicatore? Ad un’analisi approfondita non rilevo dispositivi elettronici al suo interno.
-Vedi AR, gli esseri umani comunicano anche con altri mezzi…
“Col cuore, ad esempio” si ritrovò a pensare, ma questo non lo disse ad alta voce.
-Roger.- confermò di aver capito AR… ma come aveva fatto? Forse era meglio non indagare...
Sousuke sfiorò il nastro con la mano destra ricoperta dal guanto.
Anche se non si fosse rivelato un pegno d’amore a lui faceva piacere credere che fosse così e chissà, forse, un giorno…
   
 
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