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Autore: RuWeasley    05/09/2015    1 recensioni
Sei schiavo degli stereotipi. Tu come tutti gli altri.
Il tuo essere libero è sbagliato sin dal concetto.
E nonostante tu lo sappia
ora è troppo tardi. Le mie parole ti appartengono. Ho narrato la tua storia.
Quindi, perchè ora non posso continuare a farlo?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oliver Smith - il numero 19

Sto diventando pazzo?
Io lo sento
Non ho idea di chi sia.
Sin da quando posso ricordare, ho alla mente le sue parole. Fredde, crudeli…
Vere.
Ho vissuto con la sua voce in testa, una voce che da risposte quando non deve e fa domande quando non puoi rispondere.
Sto diventando pazzo?
No.
Ecco, ancora. Forse lo sono davvero.
Ripeto; no.
Tu… Tu puoi ascoltarmi?
Certamente.
Sto lentamente perdendo il senno, sto iniziando a perdere il controllo della mia mente.
Spazientito torno allo studio, la luce della scrivania illumina i fogli, ancora vuoti.
Svogliato, giocherello con la penna, cercando di scacciare quella insolita voce dentro di me. Mi sorprende la mia indifferenza verso la voce. Era una voce conosciuta, ma non familiare.
Come può sorprenderti se io sono te?
Attimi di pausa, silenzio nella mia mente che ora ospitava una nuova voce.
Io non sono te.
Su questo hai ragione.
Non hai appena sostenuto di essere me? Non capisco
Infatti
Io sono te, tu non sei me.
Chi sei tu?
Io sono te.
Tu non sei me.
Io sono te.
Confuso, non riesco a pensare a nulla
Rimango come muto nella mia mente, ormai privato della segretezza del mio pensiero. Non riesco a convivere
Come fai a non convivere con me?
Vivi con me da molto.
Da quando?
Questo non lo so.
Non riesco a sentire la presenza familiare. La sento distaccata, il che mi dissuade dal pensare che io abbia iniziato a parlare da solo.
Non capisco se sia un bene
o sia un male.
Finito di studiare abbandono i libri e il resto del materiale sulla scrivania, incurante delle urla di mia madre. Attacco le cuffie ed esco di casa.
Impostando la musica guardo rapidamente l’orologio. Erano solo le quattro del pomeriggio.
Non sapendo dove andare, mi rifugio dal mio migliore amico. Passiamo ore a giocare ai videogiochi
Spara
Riparati
Ricarica.
Spara
Riparati
Ricarica.
C’è qualcosa di malsano. Eppure continuiamo imperterriti a giocare, a godere della morte dei nostri avversari, incuranti se fossimo noi gli avversari o bot senza mente e senza cuore.
Importava il risultato

Il numero di kill
Il numero di morti
Il numero delle munizioni sprecate.
La nostra gioia si basava sui numeri che vedevamo a pieno schermo, finito il gioco.
Ma in fondo
era solo un gioco.
Il mio migliore amico non è un tipo molto arguto. Non ho idea del perchè sia il mio migliore amico.
Penso però di averla una vaga idea. Non fa domande e mi rallegra.
Ho smesso di cercare qualcuno che mi capisca
Come pretendo di trovare qualcuno che mi capisca quando non capisco gli altri? Come pretendo di saper trasmettere qualcosa quando non riesco a ricevere nulla?
Agli occhi degli altri sono una persona vuota
E agli occhi delle persone vuote non sono altro che uno sfigato.
Personalmente ci sono momenti in cui invidio il loro perenne vuoto interiore. Felicità gratuita perchè convinti di poter andare ovunque. Penso che vivano sotto vuoto. A gravità zero, senza un alto e senza un basso. Senza ideali, senza valori, continuano a muovere i loro arti convinti di cambiare le cose, senza accorgersi che non c’è nulla da cambiare. Ma loro ne sono convinti, e difficilmente smuoverai il loro punto di vista. Ma io continuo a pormi domande, e non faccio che allargare l’abisso in cui io stesso sto per cadere.
Non ho idea se mai ci cadrò
Non ho idea se mai riuscirò a tornare su.
Il mio migliore amico serve per scappare dall’abisso. Se l’abisso continua a logorarmi lui mi cura, con rimedi stupidi, ma efficaci, sebbene questo metodo né prevenga né arresti la mia pazzia, nel continuare ad aprire l’abisso.
L’unica certezza che mi ha dato l’abisso
E’ che se mai cadrò
ci cadrò da solo.

 
   
 
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