Tutto ciò è dedicato alla mia Bocchan,
a cui voglio più bene di quanto effettivamente
sappia esprimere.
 

Dannazione, quanto gli mancava.
Quel dolore era così terribilmente tangibile che quasi riusciva a vederlo materializzarsi davanti a lui, la forma di un sottilissimo filo di seta che gli attraversava il petto da parte a parte, all’altezza del cuore.
Era verde, il cordoncino, di quel colore così simile ai Suoi occhi.
Si chiese, in un attimo di lucida consapevolezza, se fosse destinato a perdere tutte le persone che più amava; se in lui ci fosse qualcosa di estremamente sbagliato, così tremendo da portare l’allontanamento dei suoi cari.
Derek non era lì, Derek se n’era andato.
Derek, il fottuto Derek, non sapeva quanto tutto quello fosse dannatamente difficile per lui.
Non aveva pensato neanche per un secondo, lo stronzo, che forse aveva bisogno delle sue braccia per sostenersi e non cadere in quel burrone che era la vita?
No, lui era l’egoista che lo aveva abbandonato.
L’egoista che non riusciva a togliersi dalla testa, la sua immagine che vorticava pericolosamente nei meandri del suo cervello.
Sospirò stanco, rigirandosi il cellulare tra le mani e reprimendo la malsana voglia di chiamarlo.
Deglutì un groppo di saliva che quasi gli graffiò la gola, componendo il numero di Derek in un momento di debolezza che, ne era consapevole, sarebbe stata la sua fine.
“Pronto?” la sua voce gli fece tremolare ogni singolo atomo che andava a comporre il suo corpo ormai di giovane uomo; ringraziò mentalmente di essere seduto sul pavimento e prese un gran respiro, consapevole del fatto che Derek potesse capire ogni singola emozione anche a distanza, e non per i sensi sviluppati da lupo.
“Sono io, s-sono Stiles” represse una risata per l’assurdo tremolio della sua voce e quando l’altro gli rispose semplicemente con “lo so”, con quella voce dura e fredda, si sentì quasi morire.
“Q-questo è stato davvero un grosso, grosso errore” sussurrò ancora, il pollice fece per muoversi.
“No aspetta. Stiles, aspetta!”
“Vaffanculo. Dio, vaffanculo. Te ne sei andato”
“Lo so. Mi dispiace Stil..”
“Non voglio le tue scuse! Non voglio nulla da te” stava urlando. Stava urlando davvero e suo padre si sarebbe sicuramente svegliato, sarebbe corso da lui e avrebbe preteso una spiegazione del perché suo figlio stava urlando contro la persona che più amava.
E lui non avrebbe fatto altro che crollare, la voce tremante e gli occhi lucidi.
Chiuse la chiamata velocemente, guardando l’alba filtrare tra le foglie degli alberi che decoravano il suo giardino, sospirando così forte da sentire le tempie tremare.
“Non voglio nulla da te, Derek. Voglio solo amarti un altro po’”
 







Spazio Autrice:
Salve!
Mi diverte il fatto che pubblichi cose a quest'ora da pazzi ma, che ci volete fare? La nomalità non è un buon requisito!
Non so cosa sia succecco con quella roba scritta qui sopra, so solo che se lo leggo mi sale una malinconia assurda e anche le mie puppile urlano "STEREK" cc.
Detto ciò, è la mia prima ff su questo fandom e, come sempre, ho un po' paura di non averli gestiti bene.
Comunque, recensite se vi va!
Un abbraccio♥♥