Serie TV > Hannibal
Ricorda la storia  |      
Autore: Giulz87    05/09/2015    2 recensioni
“A volte sognare è come vegliare.”
Will aveva fissato un punto imprecisato della stanza e aveva pronunciato quella frase. Non si era mosso eppure era riuscito ad avvertire il risveglio dell’uomo alle sue spalle, una figura che silenziosamente aveva sollevato le palpebre.
Un respiro che aveva cambiato ritmo.
“E di che cosa parlano i tuoi sogni, Will?”
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
N.d.A. Ciao a tutti! Che dirvi? Beh, questa breve shot è nata dopo aver visto l’ultimo episodio di Hannibal, dopo aver visto una scena post credit che non poteva non essere spiegata. O quanto meno “integrata” con un’altra scena! Così, questo è ciò che potrebbero essersi detti i due protagonisti… plausibile? Lo spero! Buona lettura. Giulia


 
“Tell It to the Moon Light”

 
La luce della luna filtrava attraverso l’oceano.
La luce della luna filtrava attraverso la finestra.
Erano raggi gentili, erano carezze che si perdevano nello spazio e che imbrogliavano ciò che restava del tempo.
Doveva pensarlo anche Will in quel momento, mentre girandosi fra le lenzuola sollevava le palpebre allontanando il torpore, un sonno che aveva inglobato il pallore del giorno.
Le cose intorno erano tornate pian piano ad essere reali. Il comodino, la lampada, i vecchi libri, erano ancora al loro posto. Erano parte integrante di quel luogo, proprio come i suoi sospiri, soffi di un’anima che avvolgeva l’aria, che dipingeva il nulla di colori invisibili.
Erano una specie di suono, un qualcosa di udibile anche dalle orecchie più stanche.
Sdraiato nella penombra, Graham rammentava il dolore, ne catturava l’essenza solo per poi liberarla in un ansito leggero, come una fitta che solleticava appena, come una memoria sbiadita e non del tutto dimenticata.
Era una reminescenza che a tratti diventava metafisica.
Era un uomo che giaceva assopito dietro alle sue spalle, che sfiorava con il corpo la sua pelle.
A volte ripensava a quello che avrebbe dovuto essere il futuro. Ripensava a Molly e a quella famiglia che aveva creduto di avere. Osservava i secondi che tranquilli e monotoni fuggivano via come se fossero fluidi, che divenivano trascorsi come petali avvizziti ed appassiti.
Perché l’idea del domani non era mai come il domani stesso. Erano aspettative che combattevano contro la realtà.
Erano dettagli che facevano la differenza.
 
Erano dettagli che si mischiavano fra loro, che si spengevano nella morte del Drago e che riflettevano l’animo umano.
Era stato un attimo, un secondo perso e ritrovato, gli occhi di Hannibal riflessi nei suoi.
Will aveva appoggiato la mano sulla sua spalla e per la prima volta aveva sentito il contatto come vero. Aveva tremato ed assaporato il tocco delle sue dita sopra il maglione, i polpastrelli a contrasto con una stoffa rovinata e macchiata, qualcosa che risorgeva dalle ceneri dei giorni andati.
Era stata la brezza della notte, forse il chiarore della luna, o forse ancora il rumore dell’oceano, ma l’unica certezza era il finale, erano fette di vita cancellate e all’improvviso ritrovate.
Quando Will si era accostato al suo petto aveva sentito il volto di Lecter sfiorare i suoi capelli, ancora e ancora.
E la tazza era di nuovo intera.
In successione c’era stato il nulla, un peso che si era fatto leggero e il vento che si era trasformato in acqua. Ed era stato come vivere due volte.
I minuti erano passati inesorabili e l’unico ricordo che ancora riusciva a catturare era l’essenza del mare. Erano vortici e correnti che cullavano le loro membra mentre l’abbraccio restava saldo per sempre, come se fosse stata la fotografia di un istante felice. Poi il tempo aveva ripreso a scorrere e i loro corpi si erano allontanati.
L’ultimo pensiero era stato quello di un cuore che si lacerava.
L’ultimo prima che i sensi lo abbandonassero.
L’ultimo prima che un paio di braccia lo riportassero verso la  superficie.
Uno specchio d’acqua che lentamente evaporava e al suo posto lasciava il deserto, granelli di sabbia che accoglievano un passo stanco e senza peso.
Hannibal camminava lentamente, non poteva correre e non voleva scappare. Il suo respiro era un suono gutturale che reprimeva la fatica, era un sussurro che si fondeva nel suo sguardo reso opaco dal dolore.
E dopo alcuni metri aveva ceduto all’affanno. Era caduto in ginocchio e aveva osservato la figura Will, un misto di sangue e di sale che giaceva inerme e privo di sensi fra le sue braccia.
E quando aveva deciso di guardare avanti, Chiyoh era arrivata. Il fucile saldamente fra le mani e un’espressione risoluta che dagli occhi scendeva fino alle labbra.
Lei non aveva mai smesso di vegliare.
 
“A volte sognare è come vegliare.”
Will aveva fissato un punto imprecisato della stanza e aveva pronunciato quella frase. Non si era mosso eppure era riuscito ad avvertire il risveglio dell’uomo alle sue spalle, una figura che silenziosamente aveva sollevato le palpebre.
Un respiro che aveva cambiato ritmo.
“E di che cosa parlano i tuoi sogni, Will?”
La mano di Hannibal aveva accarezzato i suoi fianchi.
“Sogno Chiyoh. Sogno del vuoto, del mare e della spiaggia. Sogno di lei che arriva a salvarci. È come un ciclo che si ripete, come le stagioni. Come le ore che si susseguono e che sovrastano il tempo stesso.”
“Quindi sogni il passato?”
“Sogno ciò che mi ha permesso di avere un futuro.”
La stanza era immobile e rifletteva i loro pensieri. Quelli di Will erano disegni che creavano a loro volta altri disegni, erano situazioni che si erano evolute fino a sfociare in un qualcosa più grande. Quelli di Lecter erano quesiti, erano domande retoriche che abbisognavano di risposte, concetti inespressi ma non per questo scontati. Erano aforismi che trovavano pian piano il loro posto nello spazio.
“Il futuro non è mai come ce lo aspettiamo, Will. Un giorno è fatto di aspettative e il giorno successivo è fatto di realtà. Il punto è quando questa supera le altre. Quando l’incerto, pur trasformandosi in certo, riesce ugualmente a scacciare la monotonia di una vita reclusa dall’accondiscendenza.”
“È come fissare un punto. È come vederlo in lontananza. E all’interno di quei confini c’è tutta una vita da vivere. Tutto il tuo futuro. E quando finalmente raggiungi quel punto, scopri che la vita è quello che c’è al di fuori.”
Hannibal si era avvicinato lentamente e lentamente aveva appoggiato le labbra sulla sua spalla, un tocco caldo e allo stesso tempo ricolmo di attesa.
“Stai dicendo che noi siamo al di fuori di quel punto, Will?”
Graham si era voltato e aveva cercato il suo sguardo, uno specchio che ogni volta rifletteva un vuoto d’aria.
“Sto dicendo che è bellissimo.”
Dopo quella verità le loro bocche si erano sfiorate e poco a poco il bacio era diventato vero, un misto di saliva e passione, un connubio di sapori che si portava appresso un aroma conosciuto, un gusto di donna che ancora attendeva il suo destino nella sala vicina.

 

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Hannibal / Vai alla pagina dell'autore: Giulz87